13

India

Accidenti.

È tutto quello che riesco a pensare. Maledetta interruzione che ci ha costretti a separarci. Non riesco quasi a crederci, eravamo così vicini e poi, in un attimo, la fiamma si è spenta.

Sono talmente in imbarazzo per essere stata così audace. A cosa starà pensando? Che sono la segretaria psicopatica che vuole sedurre il capo?

Ecco, questo è il punto. Poco fa non lo vedevo come il mio capo, ma come l’uomo che mi piace, che mi fa battere forte il cuore, che quando mi sfiora mi dà i brividi.

È ancora di sopra a prendersi cura di Rosie, mentre io sono seduta in salotto, mi torco le mani e cerco di capire cosa mi passa per la testa. Mi chiedo se sia stato contento di avere una scusa per allontanarsi, o se invece voleva che accadesse tanto quanto me. Non avrebbe potuto assecondarmi per qualche istante? Era davvero così urgente salire dalla piccola?

A questo punto vorrei solo tornare a casa, ma se me ne andassi ora sarebbe come ammettere che sono spaventata da tutta questa faccenda, cosa che è assolutamente vera, ma non voglio che lui lo sappia. Devo comportarmi come se nulla fosse successo e far finta di non aver mai provato a baciare il mio capo.

Dio, a cosa stavo pensando? Persino se lui è interessato, ci sono tante cose che potrebbero andare storte, anche per un semplicissimo bacio.

Ma voglio comunque correre il rischio.

Il baby monitor si spegne dopo un po’ e sento William scendere le scale. Rientra nella stanza e si siede sul divano accanto a me.

«È una piccola birbante, quella cucciola» dice tenendo lo sguardo fisso sullo schermo della TV. Si vede che è nervoso: si è messo più lontano di prima e la sua postura è rigida. Cerco di sorridere, ma faccio fatica a nascondere la mia delusione. William si schiarisce la gola. Ovviamente sente la pressione tanto quanto me.

«Vuoi bere qualcosa? Dopotutto, è il fine settimana…»

Un drink sarebbe fantastico in questo momento. «Certo» rispondo sollevata.

«Gin tonic?»

«Perfetto.»

William scompare per qualche minuto e io cerco di rimettermi in sesto. Smettila di essere ridicola, mi dico. Ringrazia solo che Rosie ti abbia interrotta prima di fare qualcosa di stupido.

William torna con il mio drink e io vuoto metà del bicchiere in un colpo solo, sembra un po’ sorpreso, ma non mi dice niente. Il film finisce e lui, distrattamente, ne mette un altro, anche se nessuno dei due è interessato allo schermo. Entrambi finiamo i nostri cocktail e lui ne versa un altro. Poi un altro ancora. Comincio a sentirmi di nuovo a mio agio. Lo guardo fissando i suoi addominali cesellati che spingono contro il tessuto della camicia, poi lascio che i miei occhi si posino sulla linea decisa della mascella. Osservo le sue braccia nude, con le vene sporgenti contro la pelle abbronzata.

Lo voglio.

I nostri sguardi si incrociano, riesco a malapena a respirare. Voglio toccarlo, ma non intendo fare il primo passo, tanto più che l’ultima volta mi è andata male. No, se mi vuole dovrà muoversi lui.

È timido. Sapevo che lo sarebbe stato, ma si sta comunque avvicinando. Mi prende il mento con la mano, il suo gesto mi toglie il fiato. Sembra serio, ma appassionato.

«A che gioco stai giocando con me, India?» mi chiede.

Non rispondo per un lungo istante. William mi scruta il viso, il suo sguardo è intenso.

«Baciami» sospiro all’improvviso.

Gli occhi azzurri di William si illuminano e le mie labbra si schiudono quando realizzo ciò che gli ho appena chiesto.

Il suo sguardo pieno di desiderio si posa sulla mia bocca. Maledicendomi dolcemente, afferra i miei capelli sulla nuca e mi tira verso di sé finché le nostre labbra si incontrano.

Chiudo gli occhi e mi perdo in lui quando le nostre lingue si intrecciano, artigliandogli le spalle per averne ancora. Il suo respiro è caldo come la sua pelle.

Mi bacia come se stesse morendo dalla voglia di farlo.

Lo bacio come se fosse l’ultima cosa che farò nella mia vita.

Ma improvvisamente non basta.

Voglio tutto.

Mi arrampico su di lui, posizionandomi sopra il suo inguine e mi stringo contro il suo torace mentre gli afferro i capelli e continuo a baciarlo.

Geme nella mia bocca mentre io mi stringo ancora più forte contro di lui. Gli faccio scorrere la mano lungo il petto, sentendo il battito del suo cuore che pulsa veloce mentre mi muovo per slacciargli i pantaloni.

Lo desidero troppo per preoccuparmi dei preliminari.

E questo è il momento in cui mi ferma.

Le sue labbra si allontanano dalle mie in un istante, lasciandomi una sensazione di freddo e di vuoto nel petto. William mi scosta, scuotendo la testa con veemenza, la sua mascella si stringe così forte che vedo i muscoli contrarsi sulle guance. «Dio, India, mi dispiace. Non avrei dovuto lasciare che accadesse. È stata una pessima idea.»

«Un’ottima pessima idea» insisto continuando a baciargli il collo. Questa volta non mi respinge, ma si lascia sfuggire un gemito di desiderio e frustrazione.

«Questo è molto poco professionale da parte mia…» mormora stringendomi le spalle con le sue mani grandi.

«E allora? Non vincerai mai il premio per il capo dell’anno. Almeno questo è più divertente di te che mi urli contro» mormoro continuando a baciargli la linea della mascella.

William questa volta mi spinge con più decisione e mi mette in piedi. Mentre mi solleva, lo guardo dall’alto in basso, ansimando. Respira forte. Lo vedo lottare contro se stesso. La sua potente erezione è visibile attraverso i pantaloni, ma si copre rapidamente con un cuscino.

«Andiamo, India. Sai che è una pessima idea. Sei la mia assistente.» Si passa una mano sul viso arrossato. I suoi occhi sono di un azzurro così brillante che sembrano due laser.

«Non per molto ancora» sussurro con voce tremante. «E non siamo in ufficio… Tecnicamente non sono nemmeno in orario di lavoro. E poi, chi lo saprà a parte noi?»

Mi guarda avidamente, sento che sta per arrendersi. Quando un uomo è così affamato di sesso, non ci vuole molto, basta una piccola spinta e posso averlo in pugno.

Da quando lavoro per lui non ha mai avuto un appuntamento con una donna. Lo so bene, gestivo io la sua agenda personale. So che mi vuole. Posso trovare il modo per fargli fare tutto quello che desidero, ma prima che io possa sedurlo, lui si alza in piedi, scuotendo la testa.

«Nessun altro lo saprebbe, ma io sì, India» dice severo, sistemandosi la camicia. «Il mio lavoro è tutto. Ho visto dove può portare questo genere di cose. Mio fratello si è messo nei guai per essere andato a letto con una dipendente. Alla fine lei ha dovuto lasciare il proprio lavoro per salvare quello di Kit. L’hanno risolto, è vero, ma non è stato facile. Non ho intenzione di mettere a repentaglio la mia reputazione per un’avventura.»

Il suo commento è pungente, voglio dire, dopo stasera non mi aspettavo di certo una proposta di matrimonio, ma fa comunque male essere considerata un passatempo. I momenti che abbiamo condiviso questa settimana non significano niente per lui? Siamo ancora allo stesso triste punto di partenza?

Non voglio arrendermi perché da qualche parte nei suoi occhi vedo un barlume di desiderio che mi dice che lui lo vuole tanto quanto me, ma non intendo implorare. Allo stesso tempo… non posso lasciarlo così.

William è troppo vicino a rompere la sua risolutezza d’acciaio perché io mi tiri indietro. Stiamo in silenzio per qualche istante. Poi, prima di cambiare idea, sposto lentamente la mano sul primo bottone della mia camicetta e lo apro. Poi un altro. Poi un altro. William mi fissa, ammaliato.

La sua voce è profonda e roca. «Cosa stai facendo?» Non rispondo. Mi chiedo se cercherà di fermarmi per amore della professionalità. Non lo fa.

Stordita dalla brama e sbalordita dal mio effetto su di lui, quando vedo l’inconfondibile bagliore del desiderio nei suoi occhi, apro l’ultimo bottone e lascio cadere a terra la camicetta, rivelando il mio reggiseno. Gli occhi di William corrono tra me e il mio seno, come se non riuscisse a credere a quello che sta succedendo.

Mi slaccio i pantaloni, togliendoli con grazia. Sapevo che c’era un buon motivo per indossare un perizoma oggi. Gli occhi di William mi divorano, ma vorrei che mi toccasse. Afferrami, vorrei dirgli, fai qualcosa.

Scuoto la testa facendo ricadere i capelli sulle spalle. Questo piccolo spogliarello non ha fatto altro che aumentare la mia eccitazione. Lentamente mi sollevo, spostando da parte il reggiseno per pizzicarmi il capezzolo. L’affanno di William corrisponde al mio ansimare. È una bella sensazione, ma vorrei che fosse lui a toccarmi così. Devo intensificare il mio gioco se voglio sedurlo.

Non ricordo di aver mai voluto un uomo in questo modo. Ha bisogno del mio tocco come io ho bisogno del suo.

Tremando di eccitazione, mi sistemo sul suo tavolino da caffè. Dal suo sguardo capisco che è ansioso di vedere cosa farò.

Troppo eccitata per essere timida, allargo le gambe, stupita dalla mia stessa audacia. So come farlo impazzire, come fargli infrangere le sue stesse regole.

Scivolo con la mano dentro la biancheria intima. Sento i suoi occhi azzurri percorrermi tutta con lo sguardo. Poi faccio scorrere la lingua sulle labbra in un modo che spero risulti più seducente che nervoso. Ora ho la sua attenzione. Immergo le dita nella mia intimità, esplorando la mia zona più sensibile. William è immobile, i suoi occhi sono concentrati sui miei movimenti, sembra ipnotizzato. Perché non fa niente? Perché non mi afferra in questo momento?

Mi alzo e, mentre mi guarda avvicinarmi, William comincia ad abbassarsi sul divano.

Si è seduto perché voleva allontanarsi da me o perché non riesce a stare in piedi a causa mia?

All’improvviso non ha più importanza, lo sto di nuovo cavalcando. Lui non mi ferma. Respira forte. Le sue mani scivolano possessivamente lungo la mia schiena, stringendomi con forza i glutei. Alzo le dita ancora bagnate dei miei umori fino a sfiorargli le labbra e lui non resiste alla tentazione di leccarle.

Mi appoggio più vicino, sfiorando le sue labbra con le mie. Le sue mani mi stringono ancora più forte, sento la sua erezione che pulsa contro il mio inguine.

«India» mi sussurra all’orecchio con voce roca.

Tremo per lui. Ma non voglio fare tutto da sola, ho bisogno di lui.

Con uno sforzo gigantesco mi alzo in piedi, allontanandomi lentamente. Mentre raccolgo i vestiti William sembra confuso, sbatte le palpebre incredulo.

«Se mi vuoi» gli sussurro, «allora mi troverai nella camera degli ospiti.»

Quando non risponde, mi costringo ad andarmene muovendomi lentamente, spero che cerchi di raggiungermi, ma mentre salgo le scale non c’è traccia di lui. Mi chiedo cosa diavolo stia aspettando. Non avrei potuto essere più chiara.

Entro nella stanza degli ospiti e mi sistemo sul letto. Sono così bagnata dall’attesa che desidero toccarmi, ma mi costringo ad aspettare. Voglio che sia lui a portarmi all’orgasmo. Ma di William non c’è traccia.

Continuo ad aspettare che varchi la porta e mi prenda con forza. Ma mentre l’alcool lascia lentamente il mio organismo, comincio a pensare che non verrà. Ho fatto di tutto per sedurlo e lui mi ha lasciato sola, senza un briciolo di dignità.

E mentre mi sento scivolare nel sonno, l’ultima cosa che mi chiedo è: cosa ho fatto?