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«Successe qualche mese dopo la morte di Zachary» cominciò Molly Johnson. «Io e Rod litigavamo in continuazione, ma una sera lui tornò a casa e mi propose di andare a fare un giro in macchina. Così, all’improvviso.»

Molly guardava nel vuoto, ricordando. Evidentemente, avevamo scoperchiato una sorta di vaso di Pandora. Rimasi in silenzio per non disturbarla e mi limitai ad ascoltare.

«Sinceramente, ispettore, era l’ultima cosa che avrei voluto fare, ma non avevo voglia di bisticciare di nuovo e pensai che accettare fosse la soluzione più semplice. Salimmo in macchina e partimmo. Dopo un po’, Rod prese il thermos che si portava al lavoro e mi disse che si era fermato in un bar che mi piaceva particolarmente per farselo riempire con la mia cioccolata calda preferita. Mi parve un gesto carino e così l’assaggiai. Lì per lì non me ne resi conto, ci arrivai in seguito facendo mente locale: lui non ne bevve neanche un sorso.»

Intuii la conclusione della storia e mi venne la pelle d’oca, pensando a lei, ma anche a Ethan e Zoe.

«Poco dopo mi venne un sonno terribile» continuò Molly. «Stranissimo. Non mi accorsi di niente. Mi risvegliai in un... in un posto che non conoscevo. Una specie di cantina, un sotterraneo. Non saprei descriverlo. Ricordo che puzzava di chiuso, di terra. Qualcosa del genere.»

«Dove si trovava? Lo sa?» domandai. Non riuscivo più a trattenermi dal fare domande. «Si ricorda dove la portò Rodney quella sera? Che strada fece?»

Molly scosse la testa. «Mi creda, ci ho pensato tanto, ma ho solo ricordi nebulosi. Mi aveva lasciato una borsa frigo con dei panini e una bottiglia d’acqua e sicuramente anche in quelli c’era la stessa roba che mi aveva messo nella cioccolata calda. Ma li mangiai lo stesso, non me ne fregava niente. Non ne ho quasi memoria, tanto che a volte mi chiedo se sia successo veramente o se me lo sono inventata.»

«Non credo che se lo sia inventata, Molly. La prego, continui. Quanto tempo rimase in quella cantina?»

«Tre giorni. Dormivo, mi svegliavo, mi addormentavo di nuovo. Poi, senza accorgermi di nulla, mi sono risvegliata a casa mia. Nel mio letto. Rod mi aveva lasciato una lettera per scusarsi e aveva portato via tutte le sue cose.»

Trasse un respiro lungo e profondo e mi guardò per la prima volta da che aveva cominciato il suo racconto. Tremava ancora, ma era più serena.

«Ecco tutto. La settimana dopo chiamai l’avvocato e iniziai le pratiche per il divorzio. Rod non si oppose.»

«Non sporse denuncia?» le chiesi.

«Non ho mai detto niente a nessuno» rispose. «So che sembra un po’... non so neanch’io. Ma dopo aver perso Zach e tutto il resto, avevo bisogno di chiudere con il passato. Non volevo indulgere in brutti ricordi, volevo guardare avanti.» Fece un sorriso tristissimo, con gli occhi bassi. «Le sembrerà patetico.»

«Tutt’altro» le dissi. Le presi la mano, commosso. «Penso che lei sia stata molto coraggiosa.»