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La dottoressa Hala Al Dossari aveva ventinove anni, era magra e graziosa, molto intelligente, dotata di notevole senso dell’umorismo e di un’ottima memoria fotografica. Suo marito Tariq aveva dieci anni più di lei, era piuttosto basso e sovrappeso e l’amava alla follia. Avevano tutto quello che si può desiderare nella vita, ma erano pronti entrambi a sacrificarla in qualsiasi momento, anche molto presto. Avevano una missione.

Hala lanciò una rapida occhiata all’orologio. Sia lei che Tariq erano consapevoli dei pericoli che correvano all’aeroporto Dulles. L’area degli arrivi internazionali era una delle più sorvegliate al mondo. Oltre alle solite guardie armate e ai funzionari della dogana, al terminal c’era anche una squadra di agenti della Transportation Security Administration specializzati nell’osservare la folla in cerca di eventuali comportamenti anomali.

Per essere fermati e interrogati da uno di quei diabolici agenti talvolta bastava avere una fronte un po’ troppo sudata.

Oppure lo sguardo un po’ troppo circospetto.

O un’andatura che tradiva nervosismo.

O anche soltanto la sfortuna di incontrarne uno di cattivo umore.

«Ci siamo quasi» mormorò Hala stringendo la mano al marito per rassicurarlo. «Ormai manca poco. Sorridimi. Agli americani piace la gente che sorride.»

«Inshallah» rispose Tariq.

«Ti prego, Tariq, sorridi. Fallo per le telecamere di sorveglianza.»

Finalmente Tariq la accontentò. Il suo sorriso era un po’ stentato, ma pur sempre un sorriso. Fin qui tutto bene, pensò Hala. Ancora qualche minuto ed è fatta.

Al controllo passaporti era filato tutto liscio. Anche al ritiro bagagli, benché sembrasse di essere in un recinto per il bestiame, non avevano avuto problemi. Mancava solo un’ultima coda, quella per l’ispezione doganale, poi avrebbero potuto finalmente dire di essere arrivati a Washington sani e salvi.

Tutto a un tratto, però, la coda rallentò. Che incubo!

Poco dopo Hala si rese conto che si era bloccata del tutto.

Due agenti della TSA avevano spostato una delle colonnine separa-code poco più avanti e stavano facendo cenno a due persone di uscire dalla fila. Si trattava di un’altra coppia di sauditi, anch’essi vestiti all’occidentale.

«Venite con noi, per cortesia.»

«Perché?» domandò l’uomo, mettendosi immediatamente sulle difensive. «Non abbiamo fatto niente di male. Perché volete farci perdere il nostro posto nella fila?»

Hala notò che aveva l’accento najdi dell’arabo parlato nella città di Riyad. Lo stesso che avevano lei e Tariq.

Chi erano quei due? Che strana coincidenza... Le bastò un’occhiata per accorgersi che anche suo marito si stava chiedendo la stessa cosa. Possibile che la loro missione negli Stati Uniti saltasse prima ancora di cominciare?

Nel frattempo erano arrivati altri agenti del servizio di sicurezza, fra cui una nera grande e grossa che prese per un braccio la donna saudita.

«Farouk!» La donna invocò il nome del marito, poi gridò: «Lasciateci in pace! Toglimi quelle manacce di dosso!»

Hala guardò il marito della donna ed ebbe un tuffo al cuore. Si stava frugando in tasca con una mano. Una delle guardie gli afferrò il braccio, ma l’uomo lo respinse con violenza, mandandolo a gambe all’aria.

Accorsero altri due agenti ed ebbe inizio una violenta colluttazione. I poliziotti atterrarono il saudita e gli saltarono sulla schiena, ma quello si dibatté, riuscì a liberare un braccio e si infilò qualcosa in bocca.

In quel momento Hala capì che non si trattava di una coincidenza. Anche lei aveva una capsula di cianuro di potassio in tasca, e Tariq pure.

Non sapeva che cosa avessero fatto quei due per insospettire le autorità, ma di sicuro né lei né Tariq potevano fare nulla per aiutarli, ormai. Il loro unico dovere era non farsi scoprire e, soprattutto, evitare di essere arrestati anche loro.

Potevano farcela. L’importante era non perdere la testa. Hala era pronta a tutto, in nome della causa. Con la loro missione, lei e Tariq potevano cambiare il mondo. Ma per portarla a termine dovevano uscire vivi da quell’aeroporto. La Famiglia contava su di loro. Dall’esito della missione dipendeva il destino dell’umanità.

Tariq le prese la mano nella sua, che era sudata, e gliela strinse. «Ti amo, Hala» mormorò. «Ti amo tantissimo.»

Uccidete Alex Cross
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