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Scavalcai la barriera dietro i due fuggitivi e feci un salto di quasi tre metri, atterrando sul cemento. Rotolai per terra e mi rialzai, con un gran male alle giunture.

Vidi per terra macchie di sangue, ma non riuscii a capire da che parte fossero scappati l’uomo e la donna. Evidentemente il ferito si era avvolto una benda improvvisata sulla mano.

Intorno a me c’erano soltanto automobili ferme, cemento e una decina di possibili vie di fuga.

«Dove sono finiti?» chiese Mahoney alle mie spalle. Stavano arrivando anche diversi uomini delle squadre speciali. «Com’è possibile?»

«Li vedete?» chiesero via radio dal centro di comando.

«Negativo» risposi. «Bloccate le uscite e circondate l’isolato. Sperando che non sia troppo tardi.»

Ci disperdemmo nelle varie direzioni per controllare sui tetti degli edifici circostanti, dietro le porte chiuse, sotto le vetture, ma invano. Erano spariti. Ci avevano seminato, non si sa come. La donna era una professionista: aveva mantenuto il sangue freddo e sparava con grande precisione.

Era ancora possibile che riuscissimo a fermarli fuori del parcheggio. Li avevamo visti in faccia e l’allarme era stato dato in tutta la città.

La Sicurezza Nazionale poteva chiudere i ponti e predisporre posti di blocco sull’autostrada, volendo. Ma non stava a me dare questo tipo di ordini.

Quando Ned e io risalimmo al piano superiore, l’operazione era conclusa. Il sergente Enrique Vaillos, delle squadre speciali, era seduto sul paraurti dell’Audi dietro cui eravamo riparati io e Ned, con una mano sulla bocca. Doveva aver preso una botta in pieno volto.

«Qual è il bilancio, quassù?» chiese Ned.

«Cinque li abbiamo presi, uno è morto» rispose Vaillos. «E due...»

«Sono fuggiti» conclusi io per lui.

Più avanti, lungo una fila di macchine, c’era un uomo alto steso per terra. Era vestito di grigio e aveva i tratti da arabo. Aveva la faccia rivolta verso di noi, gli occhi sbarrati, lo sguardo vacuo e un foro di proiettile in fronte. Mi venne la pelle d’oca.

«Che cos’è successo?» domandai.

Vaillos scosse la testa. «Incredibile... La donna che è riuscita a scappare, prima di mettersi a correre, si è voltata e gli ha sparato in mezzo agli occhi. Non so perché, ma di una cosa sono certo: se non avesse sparato a lui, sarebbe morto uno dei nostri.»

Si voltò e sputò sangue sul cemento.

«Non perderò il sonno, comunque, ve lo assicuro. Sono degli assassini spietati e in fondo, se si ammazzano fra loro, ci rendono la vita più facile.»

Ripensai alla donna fuggita: non credevo proprio che ci avrebbe reso la vita più facile.

Uccidete Alex Cross
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