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Il Tevere aveva superato il livello di guardia.

Era l’ultima novità dell’emergenza. Da qualche ora, il fiume era costantemente monitorato nel timore di un’improvvisa esondazione. Era impossibile prevedere quanta pioggia sarebbe ancora caduta su Roma e se gli argini sarebbero riusciti a contenere una piena.

Il personale della protezione civile era stato incaricato di spostare le opere d’arte, che arricchivano musei e palazzi, ai piani alti degli edifici. Si mettevano in sicurezza i monumenti erigendo muri di sacchi di sabbia, simili a trincee. Piazza Navona, l’Ara Pacis, il Colosseo, il Pantheon e tutte le chiese e i siti archeologici sembravano campi di battaglia.

Nonostante non avvenisse un’esondazione da più di quarant’anni, era sempre vivo nella gente il ricordo dei capricci del grande fiume che, in passato, aveva più volte invaso il centro storico. Il Tevere ribadiva ancora una volta chi fosse il vero padrone di Roma, chi per secoli le aveva donato bellezza e prosperità, e chi avrebbe potuto riprendersi tutto in pochi minuti.

Anche per questo i locali dell’archivio della questura erano deserti.

Il personale addetto infatti era stato dislocato dove era più utile. Sandra ci sperava, perché non voleva spiegare ai colleghi il motivo per cui si trovava lì. La grande stanza affrescata, nell’antico palazzo che era sede della polizia di Roma, la accolse con la sua quiete intatta. Somigliava alla sala di consultazione di un’immensa biblioteca. Però sui lunghi tavoli di legno, al posto dei tomi secolari, c’erano moderni computer che in quel momento funzionavano grazie all’energia dei generatori.

Sandra si sedette davanti a uno dei terminali e iniziò a inserire gli estremi della ricerca incentrata sul nome di Vitali.

Partì dallo stato di servizio e vide che l’ispettore aveva peregrinato parecchio negli ultimi anni. Prima di approdare all’ufficio statistiche su crimine e criminalità, aveva diretto l’ufficio pensionamenti, quindi aveva sovrainteso la gestione del parco automezzi. Si era occupato di comunicazione, della rivista del corpo e così via. Tutti incarichi modesti, che non prevedevano alcun ruolo operativo e non contemplavano, perciò, alcun rischio.

Tuttavia quella mattina al formicaio, nell’ufficio del questore, Vitali aveva rivelato un’assoluta padronanza della situazione. Si era espresso come un profiler nel descrivere l’assassino del filmato rinvenuto nel telefono. «C’è un essere umano là fuori capace di fare cose indicibili ai propri simili... Non commetta l’errore di pensare che si tratti solo di un avvertimento o di una minaccia. È una dichiarazione d’intenti. Vuole dirci: questo è solo l’inizio.»

Qualcosa non quadrava in quel poliziotto, Sandra ne era convinta. Cercò di risalire ai vecchi fascicoli dell’ispettore, per capire chi fosse davvero. La risposta degli archivi fu un blocco insormontabile.

«File di quarto livello» recitava la dicitura sul monitor.

Ufficio statistiche un cazzo, si disse Sandra. Il quarto livello di riservatezza era destinato ai casi in cui erano in gioco questioni di sicurezza. Vi rientravano le indagini su cellule terroristiche, gruppi eversivi, serial killer.

In quali di queste categorie rientrava l’omicidio a cui aveva assistito nel filmato? Un drogato che parlava aramaico dopo essere stato comunicato con un’ostia nera. L’acido che era stato costretto a bere e che gli aveva bruciato le carni dall’interno. Il cerchio azzurro sulla pelle. L’assassino che aveva ripreso tutto con un telefonino, lasciandolo poi di proposito su un taxi per farlo pervenire alla polizia.

Perché su quel cellulare c’era una macchia di sangue da epistassi? Marcus era davvero coinvolto in quella storia, oppure Sandra si era fatta solo condizionare perché non riusciva a togliersi quell’uomo dalla testa?

Rammentò la traduzione fatta da Vitali delle parole del condannato prima di morire: «Il Signore delle ombre cammina con me. Lui è il maestro della verità. Lui è la nuova vita...»

Era una preghiera, e ciò avvalorava il coinvolgimento del prete penitenziere. Ma, nello stesso tempo, quella supplica non era come le altre. Qualcosa stonava.

Per questo decise di approfondire la questione con l’uomo più religioso che conosceva.

 

 

La porta tagliafuoco che immetteva sulla scala d’emergenza al terzo piano della questura era scollegata dall’allarme antincendio. Eppure la manutenzione dell’impianto era costante. Ogni volta che il sensore veniva riparato, trascorreva qualche giorno e si rompeva di nuovo. Nessuno dei tecnici riusciva a spiegarsi il mistero. Tuttavia, per svelare l’arcano, sarebbe bastato andare lì verso le undici del mattino, allorché il commissario Crespi si serviva dell’uscita per accedere al ballatoio e fumare la sua unica sigaretta della giornata. Solo Sandra era al corrente del fatto che era proprio lui a disattivare il sensore, perché si era ritagliato un’oasi privata di piacere e non voleva assolutamente rinunciarvi. Anche a discapito della sicurezza dei colleghi.

Forse era l’unico, vero peccato di un uomo irreprensibile come Crespi, pensò Sandra.

Era convinta che nemmeno l’allerta meteo e il blackout avrebbero impedito al commissario di concedersi quei pochi minuti di solitaria beatitudine. Perciò, quando andò a cercarlo, lo trovò esattamente dove si aspettava di trovarlo.

«Vega, che ci fai qui? Non avevi il resto della giornata libero?»

Il commissario aveva appena acceso la sigaretta. «Dobbiamo parlare.»

«Di cosa?»

«Chi è Vitali?»

Crespi sbuffò il fumo, non sapeva dove guardare. «Che razza di domanda è?»

«Pretendo di sapere chi è veramente Vitali...»

«Perché non te ne torni a casa? Hai sentito che il Tevere potrebbe esondare?»

A Sandra, però, non importava nulla del Tevere. Si avvicinò e lo fissò dritto nei piccoli occhi verdi. «Tu, lui, il questore, il capo della polizia: avete messo su una bella recita per me stamattina. Cosa c’è sotto? Ho il diritto di saperlo.»

«Te l’abbiamo detto. Che altro c’è da sapere?»

«Non mi importa che mi abbiate messo in mezzo. Fa più male che ci sia anche tu dietro questo schifo.»

Crespi tacque per un istante di troppo. Sembrava mortificato.

Sandra capì che non si era sbagliata. Fece calare i toni. «Ho sempre pensato che fossi diverso dagli altri, migliore. E mi sono sempre fidata di te. Anche adesso mi fido di te, altrimenti non sarei qui.» Era un brav’uomo. E lei conosceva il suo posticino segreto solo perché era stato lui a portarla lì, un giorno che era scoppiata a piangere per il troppo stress accumulato. Era stato ai tempi dei terribili fatti del mostro di Roma, dopo che aveva detto addio a Marcus. Crespi non voleva che gli altri poliziotti la vedessero in lacrime, così le aveva offerto un rifugio e una spalla su cui sfogarsi. «Avanti, commissario, dimmi che sta succedendo. Ti prego.»

L’uomo trasse un profondo respiro, il suo stomaco prominente sobbalzò. Si passò una mano fra i capelli, grattandosi la nuca alla ricerca di un motivo valido per rompere gli indugi. Alla fine lo trovò. «Di questa cosa non si parla mai. Certi argomenti possono generare equivoci, imbarazzi... E poi ai contribuenti non piace che le tasse siano spese per cose del genere, specie se ci sono un sacco di delinquenti comuni a cui dare la caccia. E la stampa è sempre brava a fomentare l’opinione pubblica. Ecco perché Vitali gode di uno status particolare all’interno del corpo di polizia, e si preferisce mantenere un profilo basso riguardo alla questione.»

Sandra non riusciva a seguire il senso del discorso. Il superiore tergiversava, le sembrava impazzito. «Crespi, ma di che parli? Quale questione? Non capisco...»

L’altro deglutì e la fissò. «Sezione crimini esoterici.»

Sandra comprese in un istante le remore del commissario. «Di che si tratta?»

«In verità, il solo componente è Vitali» disse a bassa voce. «La sezione si occupa di reati che hanno a che fare con la religione: predicatori che plagiano ragazzi indifesi e li schiavizzano nelle loro comunità, fanatici invasati che uccidono per mondare la società dalle proprie colpe, sette sataniche...»

Sandra ripensò al video nel telefonino. A cosa aveva assistito, esattamente? L’impressione di trovarsi davanti a una specie di sacrificio umano non era svanita. Ora Crespi le forniva quasi la certezza. «Parlami di Vitali.»

«È uno stronzo, ma questo l’avrai capito anche tu.»

Era strano sentire un simile linguaggio uscire dalle labbra di uno come Crespi, sempre attento alle parole, mai volgare. Se aveva usato un simile frasario, allora c’era da credergli. «Non piace neanche a me.»

«Sì, ma non dirlo troppo in giro. Tratta materie delicate ed è abituato a muoversi in una zona grigia. Quando indaga gode di ampi poteri e ha orecchie dappertutto. È un uomo influente, anche i capi lo temono. Gira voce che sia a conoscenza di svariati segreti con cui si è garantito una specie di ’immunità di servizio’.»

«Che intendi dire?»

«Che è autorizzato a ricorrere a metodi non convenzionali, che spesso rasentano il limite del codice penale senza però violare palesemente alcuna legge. Nei casi di cui si occupa, più del risultato conta la discrezione.»

Sandra lo scrutò bene negli occhi. «Anche tu hai paura di lui, vero?»

Crespi gettò via il mozzicone di sigaretta e, contravvenendo alla regola che si era imposto, quel giorno ne accese una seconda. Diede una profonda boccata e puntò un dito contro Sandra. «Ascoltami bene: stagli lontano, hai capito? Non ti impicciare dei suoi affari, lascialo perdere.»

«Allora spiegami tu cos’è quel video...»

«Cazzo, non mi stai ascoltando.» Crespi aveva superato anche la dose massima di parolacce. «Tornatene a casa e goditi il giorno di ferie che ti ha regalato Vitali.»

«Il video» ribadì lei.

L’anziano poliziotto la fissò, fumando, poi proseguì controvoglia. «Probabilmente l’assassino ha fatto bere alla vittima un composto a base di soda caustica, diluita per rallentarne l’efficacia e rendere tutto molto più doloroso. Ecco, il dolore è un elemento molto importante in questa storia.»

«Perché? Spiegamelo.»

«Perché si tratta di un omicidio rituale.»

Sandra ci aveva visto giusto, anche se in presenza di Vitali non aveva detto nulla.

«Non si sa chi sia il poveretto che è morto in quel modo orribile. Ciò che sappiamo è che l’ostia nera fa parte di un cerimoniale molto antico. Era in uso presso la Chiesa dell’eclissi.» Crespi si guardò intorno, preoccupato. «Cristo santo, non dovrei parlarti di questo.»

Se il commissario nominava invano Nostro Signore, allora la cosa era seria.

«Prima che tu fossi coinvolta, c’è stata un’altra riunione col questore e il capo della polizia. Questo ieri sera, subito dopo il ritrovamento del filmato nel telefonino. È stato allora che Vitali ci ha spiegato che la setta risale all’epoca di papa Leone X. I membri approfittavano delle notti di eclissi di luna per compiere uccisioni a Roma. Vittime innocenti.»

«A che scopo?»

«Non lo so, Vitali non ce l’ha detto. Ha aggiunto solo che i seguaci si tatuavano un piccolo cerchio azzurro sulla pelle.»

Sandra l’aveva notato sull’avambraccio della vittima. «E l’uomo del video? Se era un adepto, perché è stato ammazzato?»

«Mi chiedi troppo, non ne ho idea» sospirò Crespi. «Forse solo Vitali lo sa. Sembra a proprio agio con queste stronzate. Dice che l’ostia nera simboleggia l’ombra della terra che si riflette sulla luna, che, grazie all’assunzione, i membri della setta raggiungono ’l’estasi della conoscenza’» affermò con enfasi.

«E tu che ne pensi?»

«Che fino a ieri mi sarei messo a ridere per una cosa del genere. Ma poi ho visto lo stesso filmato che hai guardato tu... E quel tizio parlava in aramaico – Cristo santo.»

«Non credi che il blackout e l’emergenza ci stiano giocando un brutto scherzo? Voglio dire: la situazione che stiamo vivendo in queste ore è assolutamente inedita, potrebbe condizionare la nostra capacità di giudizio.»

Crespi ci pensò un momento. «Forse hai ragione. Siamo come i nostri antenati davanti a un evento naturale che non riuscivano a spiegare. La paura influisce sulla nostra lucidità.»

Sandra, però, aveva ancora un’ultima domanda. «Perché sono stata coinvolta? Perché io? E non rifilarmi la balla che sono la fotorilevatrice più brava di Roma.»

Crespi si arrese. «Su quel cellulare, oltre al filmato, c’era una tua foto.»

La rivelazione scosse Sandra Vega più della scoperta che sull’apparecchio probabilmente ci fosse traccia del sangue di Marcus.

«Vitali è in dubbio sul fatto che tu possa essere coinvolta. Anzi, ritiene che l’assassino abbia voluto annunciarci chi è la prossima vittima... Per questo ti ha dato il resto della giornata libera. Quel bastardo vuole usarti come esca.»