26.

Voce di Rovira:

Torna tra dieci minuti, ne abbiamo per poco.

Voce di Sebastián Petit:

Perfetto. Torno tra dieci minuti, allora.

Silenzio.

Rumore di una porta che si apre.

Rumore di una porta che si chiude.

Silenzio.

Voce di Rovira:

Come hai saputo che è a San Nicolás, mamma?

Voce di Irene:

Da Facebook.

Voce di Rovira:

Da Facebook?

Voce di Irene:

Sì, tu non sei su Facebook?

Voce di Rovira:

No, mamma, ho solo un sito che gestisce un community manager per la stampa.

Voce di Irene:

Be’, io sì, e ho chiesto l’amicizia alla madre di Román.

Voce di Rovira:

Non ci posso credere, avevo pensato che lo avessi saputo tramite qualcuno dei tuoi metodi…

Voce di Vargas:

Scusa, Fernando, ascoltiamola, persino i più navigati investigatori ormai ricorrono a Facebook per risolvere i casi…

Voce di Irene:

Ci sono arrivata da lì, da Facebook. Poi l’ho confermato con il pendolo. E con i tarocchi. Vi dico che è lì.

Voce di Rovira:

Con sua madre?

Voce di Irene:

No, la madre è a Santa Fe. A San Nicolás ci vive uno zio, un certo Adolfo, il fratello del marito.

Voce di Vargas:

Comunico subito ai miei uomini di cercare informazioni.

Voce di Irene:

Ho chiesto l’amicizia su Facebook a quella donna, poco dopo me l’ha data, le ho scritto un messaggio per ringraziarla. E allora mi sono messa a parlarle di Santa Fe sulla chat, lei aveva frequentato una certa scuola, io le ho detto che andavo in un’altra…

Voce di Rovira:

E tu che ne sai delle scuole di Santa Fe?

Voce di Irene:

Con Google, mio caro, come fanno tutti.

Voce di Vargas:

Fatto. Ho avviato i contatti. Tra pochi minuti mi forniranno informazioni.

Voce di Irene:

Le ho detto che provavo un gran dolore per la lontananza dei miei figli, che vivevano a Jujuy e non li vedevo da tempo, ho fatto un piagnisteo sulla carta. Non chiedermi perché mi sia venuta in mente Jujuy. Non ne ho idea. Mi ha detto che le succedeva la stessa cosa, che lei sentiva la mancanza del suo unico figlio. E che mi capiva. Voleva rivederlo più spesso, ma era sempre troppo impegnato. E il colmo è che ha appena saputo che è andato a trovare suo zio, e né lui né lo zio le hanno detto che adesso sta lì…

Voce di Rovira:

E come lo sa?

Voce di Irene:

Perché glielo ha raccontato la fidanzata dello zio. Dice che non la conosce, è solo sua amica su Facebook. Una certa Mónica, allora le ho chiesto l’amicizia, non si sa mai, ma sto ancora aspettando che la accetti. Quella donna le ha detto che il ragazzo è lì, e di non dire niente perché a quanto pare è un segreto. Com’è possibile che abbia dei segreti con sua madre, mi scrive lei, e io rispondo: ma hai ragione, così non va bene, con la propria madre non devono esserci segreti. Vuoi che ti mostri la conversazione?

Voce di Rovira:

No, mamma, continua a raccontare, evita i particolari, solo l’essenziale.

Voce di Irene:

Per me tutto quello che ti sto dicendo è essenziale. Insomma, si lamenta del fatto che pur essendo abbastanza vicino non allunga il tragitto per andare a trovarla. Addirittura, la fidanzata dello zio gli presterà la macchina per recarsi non si sa dove, e lei teme proprio che non sarà a casa sua. È un ingrato, le ho detto, e lei si è bloccata, non ha risposto per qualche minuto, e poi ha detto di no, che i figli sono fatti così, non se ne rendono neanche conto. Ma rischiando che abbandonasse la conversazione, ho insistito a ribadire che è un ingrato. Come tuo fratello…

Voce di Vargas:

Quale fratello?

Silenzio.

Voce di Rovira:

Non ti riguarda.

Voce di Vargas:

Chiedo scusa, Fernando. Torno al punto. Si rende conto di come un buon piano possa fallire nella maniera più stupida? Non dico che quello di Román lo sia, però…

Voce di Rovira:

È tremendo. Tutta questa faccenda è tremenda.

Voce di Vargas:

Cose che non potevamo prevedere. Un po’ come è successo a quel tipo che ha rapinato una banca e sua moglie lo ha denunciato quando si è accorta che era salito su una nave lasciandola senza un soldo. O la moglie della spia inglese che si è dovuto dimettere perché quella ha messo sui social la foto dell’intera famiglia. Tremendo, Fernando, lei ha usato il termine giusto. Il migliore dei piani fallisce quando ci sono di mezzo donne del genere.

Voce di Irene:

Senti un po’, Vargas, guarda che la maggior parte dei piani fallisce per colpa degli uomini. E non farmi fare qualche esempio… Il primo a fare un passo falso è stato lo zio, che lo ha raccontato alla fidanzata, e che io sappia, lo zio è un uomo.

Voce di Vargas:

Scusi, Irene, non volevo farne una questione di genere.

Voce di Rovira:

Lo hai verificato con il pendolo, mamma?

Voce di Irene:

Joaquín sta bene. E Román mantiene la stessa energia.

Voce di Rovira:

Adesso sì, mamma, è arrivata l’ora di bloccarlo.

Voce di Irene:

Ci ho provato, certo che ci ho provato. Ma non ha funzionato. Ho tentato con altri metodi, e niente da fare. Sono persino tornata indietro a un’altra mia vita passata e da lì ho cercato di collegarmi a una delle sue vite passate. Nessun risultato. È protetto. Il concepitore gode di una protezione.

Voce di Vargas:

Il concepitore?

Voce di Rovira:

Mamma…

Voce di Irene:

È come se avesse uno scudo tutto intorno. Non capisco cosa sia ma non mi permette di entrarci.

Squillo di un cellulare.

Voce di Vargas:

Vargas. Sì, ti ascolto… Capisco… Capisco… Affermativo… Capisco… Lo avviso, grazie… Dunque, mi dice un collega di San Nicolás che Adolfo Sabaté è un tizio nato e cresciuto in quella città, molto conosciuto dalla gente del posto, noto militante radicale, consigliere comunale per due mandati, portati a termine. Attualmente è sempre iscritto al partito ma senza alcun incarico pubblico, pur partecipando attivamente al comitato esecutivo.

Voce di Rovira:

È andato a rifugiarsi da un radicale?

Voce di Vargas:

Ha fatto un’altra scemenza…

Voce di Irene:

È suo zio, uno di famiglia…

Voce di Rovira:

Comunque sia, un radicale.

Voce di Irene:

Insomma, non è mai stato un ragazzo molto sveglio. Non lo abbiamo scelto per quello, lo abbiamo scelto per ben altre caratteristiche… Sembrava il più indicato…

Voce di Vargas:

Non capisco…

Voce di Rovira:

Stai attenta alle cose che dici pubblicamente, mamma…

Voce di Vargas:

Cosa sta succedendo?

Voce di Rovira:

Scordati di quello che hai appena sentito. Neanche questo ti riguarda, Vargas. Non sei stato assunto per capire.

Voce di Irene:

Non trattarlo così, Fernando. Vargas è come uno di famiglia. Ci ha aiutati su questioni cruciali per il tuo futuro.

Voce di Rovira:

Di che stai parlando, mamma?

Voce di Irene:

Di niente in particolare… E di tutto… Comunque, non ti ho educato a trattare male la gente che ci è fedele…

Un lungo silenzio.

Voce di Irene:

Vargas è dei nostri. Adesso concentriamoci su Román…

Squillo di un cellulare.

Voce di Vargas:

Vargas. Sì… Capisco… Capisco… Gliene sono grato.

Il mio contatto dice che il mobilificio Sabaté era aperto fino a poco fa ma adesso è chiuso, il che è una cosa insolita. E Adolfo Sabaté ha fatto acquisti inusuali sia ieri che oggi. Più pane del solito, più latte, la spesa a metà della settimana, asciugamani, leccalecca…

Voce di Irene:

Sono lì.

Voce di Vargas:

Lo faccio uscire allo scoperto? Chiedo al collega di entrare? O vuole che ci vada di persona?

Voce di Rovira:

Di persona. Vai a San Nicolás. Anzi, ci andiamo insieme.

Voce di Irene:

Non mi sembra prudente che tu ci vada, Fernando. Lascialo fare a Vargas.

Voce di Rovira:

Prepara l’occorrente, si parte tra due ore. Purtroppo tra pochi minuti ho una riunione con Zanetti che non posso disdire. E prima di partire voglio anche parlare con Sylvestre…

Voce di Irene:

E perché Sylvestre? L’unica cosa su cui sono d’accordo con quel tipo è che La Plata è una città maledetta.

Voce di Rovira:

Voglio parlare con lui perché magari, chi può dirlo, tutto questo potrebbe risolversi a mio vantaggio…

Breve silenzio.

Voce di Irene:

Figlio mio… tu sì che mi sei venuto su intelligente… Bisogna sempre saper trarre profitto dalle avversità.

Voce di Rovira:

L’ho imparato da te, mamma.

Voce di Irene:

Vai pure, che io intanto controllo l’energia a Vargas. Non c’è niente che possa andare storto, faremo in modo che tutto fili liscio.

Voce di Rovira:

D’accordo. Vargas, ti avviso quando sarò pronto.

Voce di Vargas:

Come no. Resto in attesa.

Rumore di una porta che si apre.

Rumore di una porta che si chiude.

Silenzio.

Voce di Irene:

Senta, Vargas. Voglio che mi prometta una cosa. Noi abbiamo ecceduto una volta, e fin troppo. E questo ce lo porteremo nella tomba, nessuno lo saprà mai.

Voce di Vargas:

Certamente, le ho dato la mia parola.

Voce di Irene:

Infatti. Ma chi eccede una volta, può eccedere ancora. Mi capisce dove voglio arrivare?

Voce di Vargas:

Ci provo…

Voce di Irene:

Se ci sarà bisogno di commettere un altro errore, lo faccia pure, e io non dirò niente. Mi sono spiegata, adesso?

Voce di Vargas:

Sì, si è spiegata benissimo.

Voce di Irene:

Perfetto. Lo vede che è uno dei nostri, Vargas? Ottimo, ora si occupi delle sue cose.

Voce di Vargas:

Non mi controlla l’energia, Irene?

Voce di Irene:

La sua energia segna dieci punti, Vargas, stia tranquillo.

Rumore di una porta che si apre.

Rumore di una porta che si chiude.

Silenzio.

Le maledizioni
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