64

Uscirono dall’autostrada a sud di Cambridge e puntarono verso Norwich attraverso la campagna. Stavolta la strada era familiare, ma non per questo più rapida. Il cielo era vasto, spazzato dal vento.

«Pensa alla dinamica», osservò Reacher. «Perché Kate avrebbe chiesto aiuto a Taylor? Come poteva chiedere aiuto a uno di loro? Sono tutti devotamente fedeli a Lane. Knight aveva forse aiutato Anne? Kate ha appena saputo la storia. Perché andare da un killer del marito e chiedergli di aiutarla a scappare? Di fare il doppio gioco? Di rubare i soldi?»

«Avevano già una relazione», rispose Pauling.

Reacher annuì rivolto al volante. «È l’unica spiegazione. Avevano già una relazione, forse da molto tempo.»

«Con la moglie dell’ufficiale comandante? Hobart ha detto che un soldato non lo farebbe mai.»

«Ha detto che un soldato americano non lo farebbe mai. Forse i britannici fanno le cose in modo diverso. E i segni c’erano. Carter Groom non è di certo un tipo sentimentale, ma ha detto che a Kate Taylor piaceva e che lui andava molto d’accordo con la bambina.»

«La visita di Dee Marie deve aver fatto da catalizzatore.»

Reacher annuì di nuovo. «Kate e Taylor hanno studiato un piano e lo hanno attuato. Prima però lo hanno spiegato a Jade. Forse hanno pensato che altrimenti sarebbe stato troppo traumatico. E le hanno fatto promettere di mantenere il segreto, per quanto si possa pretendere da una bambina di otto anni. Ma Jade se l’è cavata piuttosto bene.»

«Che cosa le hanno detto?»

«Che aveva già avuto un papà surrogato, e adesso ne avrebbe avuto un altro. Che aveva già vissuto in una casa nuova e adesso sarebbe vissuta in un’altra.»

«È un grosso segreto da tenere per una bambina.»

«Non lo ha proprio tenuto», affermò Reacher. «Jade era in ansia e ha elaborato il tutto disegnando. Forse era una sua vecchia abitudine. Forse le madri dicono sempre ai figli di disegnare qualcosa che vedranno.»

«Di che disegni parli?»

«Nella sua camera ce n’erano quattro, sul tavolo. Kate non ha ripulito tutto con cura sufficiente. O forse li ha scambiati per scarabocchi qualsiasi. C’era un grande edificio grigio con gli alberi davanti. All’inizio ho pensato che fosse il Dakota da Central Park. Ora penso che fosse la fattoria di Grange Farm. Devono averle mostrato delle fotografie, per prepararla. Ha immaginato bene gli alberi. Tronchi dritti e sottili, chiome tonde, per reggere al vento. Simili a lecca-lecca verde chiaro su stecchi marrone. Poi c’era il disegno di una famiglia. Ho pensato che l’uomo fosse Lane, ovviamente. Ma la bocca aveva qualcosa di strano, come se avesse perso metà dei denti. Quindi non era Lane. Era Taylor. Era la sua dentatura. Jade ne era probabilmente affascinata. Aveva disegnato la sua nuova famiglia. Taylor, Kate e lei. Per interiorizzare l’idea.»

«Pensi che Taylor le abbia portate qui in Inghilterra?»

«Penso che lo abbia voluto Kate. Forse lo ha persino supplicato. Avevano bisogno di un rifugio sicuro in un luogo molto lontano, fuori dalla portata di Lane. E avevano una relazione. Non volevano vivere separati. Perciò se Taylor è qui, c’è anche Kate. Jade ha disegnato tre persone su un aereo. Era il viaggio che avrebbe fatto. Poi ha disegnato due famiglie insieme, una specie di doppia visione. Non avevo idea di cosa significasse, ma adesso suppongo che siano Jackson e Taylor, Susan e Kate, Melody e lei. La sua nuova vita. La sua nuova famiglia allargata. Con cui vivere felice e contenta a Grange Farm.»

«Non torna», obiettò Pauling. «I loro passaporti erano ancora nel cassetto.»

«Una mossa molto chiara», commentò Reacher. «Non credi? Avrai perquisito migliaia di scrivanie. Hai mai trovato dei passaporti in vista in un cassetto? In mostra in quel modo? Io mai. Sono sempre sepolti sotto una marea di roba. Lasciarli in evidenza era un messaggio. Era come dire: Ehi, siamo ancora nel paese. Il che in realtà significava che lo avevano lasciato.»

«Come fai a partire senza passaporto?»

«Non puoi. Ma una volta hai detto che non guardano tanto attentamente quando parti. Hai detto che a volte una vaga somiglianza può bastare.»

«Hanno usato il passaporto di qualcun altro?» chiese Pauling dopo un attimo.

«Chi poteva andar bene? Una donna sulla trentina e una bambina di otto anni?»

«Susan e Melody.»

«Dave Kemp ci ha detto che Jackson era rimasto solo alla fattoria», proseguì Reacher. «Questo perché Susan e Melody erano andate negli Stati Uniti. Si sono fatte mettere tutti i timbri del caso e hanno dato i passaporti a Kate e Jade. Forse nell’appartamento di Taylor, forse a cena, in una specie di piccola cerimonia. Poi Taylor ha prenotato i biglietti con la British Airways. Sull’aereo era seduto accanto a una donna britannica: lo sappiamo con certezza. Scommetto che sulla lista passeggeri c’è una Susan Jackson. E scommetto anche che accanto a lei c’era una bambina britannica, Melody Jackson.»

«Ma in questo modo Susan e Melody restano bloccate negli Stati Uniti.»

«Momentaneamente», replicò Reacher. «Che cosa ha spedito Taylor?»

«Un libretto, con poche pagine. E un elastico attorno.»

«Chi mette un elastico attorno a un libretto? In realtà erano due libretti. Due passaporti uniti insieme. Spediti a Susan in una stanza d’albergo di New York dove lei e Melody stanno aspettando, in attesa di tornare.»

«Ma adesso i timbri non combaciano più. Quando partiranno, usciranno senza essere entrate.»

Reacher annuì. «È un’anomalia. Ma cosa faranno al JFK? Le espelleranno? È proprio quello che vogliono. Perciò torneranno a casa sane e salve.»

«Le sorelle», commentò Pauling. «Tutta questa faccenda ruota sulla lealtà delle sorelle. Patti Joseph, Dee Marie Graziano, Susan Jackson.»

Reacher continuò a guidare in silenzio.

«È incredibile», esclamò ancora lei. «Stamattina abbiamo visto Kate e Jade.»

«Che uscivano con le zappe», aggiunse Reacher. «Iniziando la loro nuova vita.»

Poi accelerò un po’ perché la strada si stava allargando e raddrizzando in corrispondenza di una città chiamata Thetford.

Anche John Gregory accelerò. Era al volante di un Toyota Land Cruiser verde scuro a sette posti. Edward Lane era seduto al suo fianco. Kowalski, Addison e Carter Groom erano spalla a spalla sul sedile posteriore. Burke e Pérez sugli strapuntini dietro. Stavano per prendere la M11 all’imbocco più a sud, dopo aver attraversato il centro di Londra e raggiunto l’angolo nordorientale della città.

Un passo di troppo
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