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Reacher si mosse sulla sedia. «Nessuno fa sempre centro, non nella vita vera. Questo vale per me, per lei, per chiunque, perciò si butti tutto quanto alle spalle.»
«È la sua risposta?» chiese Pauling.
«Probabilmente ho causato la morte di più persone di quante ne abbia conosciuto in vita sua, ma non mi biasimo per questo. Sono cose che succedono.»
Lei annuì. «È la sorella. Se ne sta lassù in quello strano nido d’aquila. È un po’ la mia coscienza.»
«L’ho conosciuta», disse Reacher.
«È un pensiero fisso.»
«Mi dica del tre di fiori.»
Pauling tacque, come per cambiare marcia.
«Abbiamo concluso che non avesse alcun senso», rispose infine. «C’è stato un libro o un film in cui gli assassini lasciavano delle carte, perciò a quel tempo ne trovavamo parecchie. Di solito però erano figure o assi, in genere di picche. Nei database non c’era niente sui tre e nemmeno sui fiori. Abbiamo pensato che fosse uno di tre elementi collegati, ma non ne sono emersi altri. Abbiamo studiato il simbolismo e la teoria dei numeri, ci siamo consultati con la UCLA, abbiamo sentito persone che studiano la cultura delle bande criminali. Niente. Abbiamo parlato con docenti di semiotica di Harvard, Yale e dello Smithsonian, con la Wesleyan University in Connecticut, chiesto a un esperto di linguistica di lavorarci sopra. Niente. Abbiamo coinvolto nelle ricerche uno specializzando della Columbia, contattato personaggi dalla mente geniale. Niente. Perciò il tre di fiori non ha alcun significato. Aveva solo lo scopo di farci girare a vuoto, il che è stata di per sé una conclusione inutile. Perché quello che ci serviva sapere era chi volesse farci girare a vuoto.»
«All’epoca avevate indagato su Lane? Prima di conoscere la teoria di Patti?»
Pauling annuì. «Abbiamo condotto indagini molto accurate su di lui e su tutti i suoi uomini, più che altro per capire da dove potesse arrivare la minaccia. Chi lo conosceva, chi sapeva che era ricco, chi sapeva che aveva una moglie, cose del genere.»
«E?»
«Non è un uomo molto piacevole. Dal punto di vista psichico è un caso-limite. Ha un bisogno psicotico di comandare.»
«Lo pensa anche Patti Joseph.»
«Ha ragione.»
«E sa cosa?» aggiunse Reacher. «Anche i suoi uomini non sono a posto con la testa. Hanno un bisogno psicotico di essere comandati. Ho parlato con alcuni di loro. Sono dei civili ma si attengono strettamente ai vecchi codici militari, a mo’ di coperta di Linus. Anche quando non sono contenti del risultato.»
«Sono un gruppo strambo. Tutti ex membri delle forze speciali, coinvolti in operazioni segrete, pertanto il Pentagono non era molto disposto a parlarne. Però abbiamo osservato due cose. Gran parte di loro ha partecipato a molte missioni, ma ha ricevuto meno medaglie di quelle che ci si aspetterebbe. E non sono stati congedati con onore, neanche Lane. Cosa crede significhi?»
«Direi che lo sa già con precisione.»
«Vorrei sentire il suo parere professionale.»
«Significa che erano pessimi elementi. Soggetti problematici di grado inferiore, oppure pezzi grossi con accuse non provate.»
«E la mancanza di medaglie?»
«Campagne condotte male», rispose Reacher. «Danni collaterali ingiustificati, saccheggi, abusi sui prigionieri. Forse hanno ammazzato dei prigionieri, bruciato degli edifici.»
«E Lane?»
«Ha ordinato gli abusi o non è stato capace di impedirli. O forse vi ha partecipato. Mi ha detto di aver lasciato dopo la prima guerra del Golfo. Io c’ero. Ci sono stati episodi riprovevoli.»
«Fatti del genere non possono essere dimostrati?»
«Le forze speciali operano autonomamente, lontane da tutto. È un mondo clandestino. Saranno corse voci, nulla di più. Forse qualcuno avrà fatto la spia, ma niente prove concrete.»
Pauling assentì di nuovo. «Siamo giunti alle stesse conclusioni. È partito dall’interno. Anche il Bureau impiega molti ex militari.»
«Voi impiegate quelli validi», osservò Reacher. «Congedati con onore, medaglie e referenze.»
«Come lei?»
«Ho tutte queste cose, ma anche un paio di alti e bassi con le promozioni perché non sono molto incline a collaborare. Gregory mi ha fatto domande al riguardo. È stato il primo con cui ho parlato. Il primo discorso che abbiamo fatto. Mi ha chiesto se avessi avuto problemi di carriera e mi è parso che la cosa gli abbia fatto piacere.»
«Perché così siete sulla stessa barca.»
Reacher annuì. «E spiega in certo qual modo perché siano rimasti con Lane. In quale altro posto potrebbero guadagnare venticinquemila dollari al mese con il loro curriculum?»
«È questo che prendono? Sono trecentomila l’anno.»
«Già. Proprio così.»
«È questo che Lane le ha offerto? Trecentomila dollari?»
Reacher tacque.
«Per che cosa la vuole assoldare?»
Reacher continuò a tacere.
«Che cos’ha in mente?»
«Non abbiamo ancora finito con le informazioni.»
«Anne Lane è morta cinque anni fa in un terreno vicino alla New Jersey Turnpike. Sono gli unici dati concreti che abbiamo.»
«L’istinto cosa le dice?»
«E il suo?»
Reacher scrollò le spalle. «Brewer mi ha detto una cosa: non sa che pensare, il che per lui è strano perché, malgrado a volte si sbagli, ha sempre una sensazione. Io provo esattamente lo stesso. Ho sempre una sensazione, ma non stavolta. Perciò non ho in mente nulla.»
«Ritengo si sia trattato di un vero rapimento», disse Pauling. «E ritengo di aver combinato un pasticcio.»
«Sul serio?»
Lei tacque per un istante e scosse la testa.
«Non proprio», rispose. «Sinceramente non lo so. Dio solo sa quanto vorrei che il colpevole fosse Lane. Ovviamente. E forse lo è. Ma per non uscire di senno devo ammettere che si tratta solo di una pia illusione, per giustificarmi. E devo archiviare il tutto da qualche parte nella testa. Quindi tendo a evitare ogni indulgenza per me stessa e ogni facile consolazione. Di solito l’alternativa più semplice è quella giusta, quindi è stato un vero rapimento, non una sciarada complicata. E io ho combinato un pasticcio.»
«In che modo?»
«Non lo so. Ho passato un’infinità di notti insonni a rifletterci. Non capisco come abbia potuto sbagliare.»
«Allora forse non ha combinato un pasticcio. Forse era una sciarada complicata.»
«Che cos’ha in mente, Reacher?»
Lui la guardò. «Qualsiasi cosa sia stata, si sta ripetendo.»