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DICEMBRE 1923-GENNAIO1924

Alle quindici del giorno che precedeva le elezioni generali, il conte Fitzherbert salì sul palco eretto davanti al municipio di Aberowen. Indossava un formale abito da giorno e un cappello a cilindro. Ci furono applausi da parte dei conservatori, ma la maggior parte dei presenti fischiò. Qualcuno lanciò un giornale appallottolato, ma Billy intervenne: «Niente gesti del genere, ragazzi. Lasciamolo parlare».

Nubi basse oscuravano il pomeriggio invernale e i lampioni stradali erano già accesi. Pioveva, ma il pubblico era numeroso: due o trecento persone, soprattutto minatori con il berretto in testa, qualche bombetta nelle prime file e una manciata di donne sotto gli ombrelli. Ai margini della folla, i bambini giocavano sui ciottoli bagnati.

Fitz stava facendo campagna elettorale a sostegno del deputato in carica, Perceval Jones. Cominciò parlando di dazi doganali, e ciò andava benissimo a Billy: Fitz poteva discutere di quell"argomento anche per tutto il giorno, ma non sarebbe mai arrivato a toccare il cuore della gente di Aberowen. In teoria era il grande tema delle elezioni. I conservatori si proponevano di mettere fine alla disoccupazione aumentando i dazi doganali sulle importazioni e proteggendo così le industrie britanniche. Questo aveva spinto i liberali a passare all"opposizione, dato che il loro più antico fondamento ideologico era il libero mercato. Il Partito laburista concordava sul fatto che i dazi non fossero la risposta al problema e proponeva il suo programma nazionale per impiegare i disoccupati in opere pubbliche, oltre a un prolungamento dell"istruzione obbligatoria per evitare che altri giovani si presentassero su un mercato del lavoro già sovraffollato.

Ma il punto vero era chi doveva governare.

«Al fine di incoraggiare l"occupazione nell"agricoltura, il governo conservatore concederà un premio pari a due sterline per ettaro a ogni agricoltore, a condizione che questi paghi i suoi operai trenta o più scellini alla settimana» disse Fitz.

Billy scosse la testa divertito e, al tempo stesso, disgustato. Perché regalare soldi agli agricoltori? Non erano loro che stavano morendo di fame, ma i disoccupati dell"industria.

«Discorsi così non otterranno voti ad Aberowen» commentò suo padre.

Billy era d"accordo. Un tempo il collegio elettorale era stato dominato dagli agricoltori delle colline, ma quei giorni erano finiti.

Ora che la classe operaia aveva diritto al voto, i minatori sarebbero stati ben più numerosi degli agricoltori. Perceval Jones era riuscito a restare aggrappato al suo seggio per pochissimi voti nelle confuse elezioni del 1922. Sicuramente stavolta sarebbe stato cacciato via.

Fitz si stava scaldando. «Se voterete per il Partito laburista, voterete per un uomo il cui stato di servizio nell"esercito è macchiato.»

Il pubblico non apprezzò molto la frase: conoscevano tutti la storia di Billy, che veniva considerato un eroe. Ci fu un mormorio di dissenso e il padre di Billy gridò:

«Vergogna!».

«Un uomo che ha tradito i suoi compagni d"armi e i suoi ufficiali» insistette Fitz.

«Un uomo che la corte marziale ha condannato per slealtà e mandato in prigione. Io vi dico: non coprite d"infamia Aberowen mandando in parlamento un uomo del genere.»

Scese dal palco tra qualche applauso e molti fischi. Billy lo fissava, ma Fitz si rifiutò di incontrare il suo sguardo.

Toccò a Billy salire sul palco. «Probabilmente vi aspettate che insulti Lord Fitzherbert come lui ha insultato me.»

Tra la folla, Tommy Griffiths urlò: «Fagli vedere l"inferno, Billy!».

«Ma questa non è una rissa in miniera» proseguì Billy. «Queste elezioni sono troppo importanti per essere decise da offese e malignità di bassa lega.»

Gli spettatori si zittirono.

Billy sapeva che non avrebbero apprezzato molto quell"approccio ragionevole. A loro le malignità di bassa lega piacevano. Ma vide suo padre annuire in segno di approvazione. Il papà capiva quello che stava cercando di fare. Certo che lo capiva: glielo aveva insegnato lui.

«Il conte ha dimostrato coraggio venendo qui ed esponendo le sue idee a un pubblico di minatori» riprese Billy. «Può avere torto, ha torto, ma non è un codardo.

Il conte è stato così anche in guerra. Molti nostri ufficiali erano così: uomini coraggiosi, ma ostinati nei loro errori. Seguivano una strategia sbagliata e una tattica sbagliata, le loro comunicazioni erano carenti e il modo di pensare antiquato. Eppure si sono rifiutati di cambiare idea finché non sono morti milioni di uomini.»

Il pubblico si era fatto silenzioso. Adesso la gente era interessata. Billy vide sua moglie che lo guardava orgogliosa, reggendo un bambino per braccio: i due figli di Billy, David e Keir, di uno e due anni. La politica non appassionava Mildred, la quale però voleva che Billy diventasse deputato in modo da poter tornare a Londra e riprendere la sua attività.

«Durante la guerra nessun proletario ha mai superato il grado di sergente, invece tutti i ragazzi provenienti dalle scuole private entravano nell"esercito da sottotenenti.

Ogni veterano qui presente sa che la sua vita è stata messa inutilmente a rischio da ufficiali stupidi, e molti di noi sono stati salvati da un sergente intelligente.»

Ci fu un rumoroso mormorio di assenso.

«Io sono qui per dirvi che quei giorni sono finiti. Nell"esercito o in qualsiasi altro contesto sociale gli uomini dovrebbero essere promossi per le loro capacità, e non per diritto di nascita.» Alzò la voce, e nel proprio tono percepì quel fremito di passione che ricordava nei sermoni di suo padre. «Queste elezioni riguardano il futuro e il tipo di paese in cui cresceranno i nostri figli. Dobbiamo fare in modo che sia un paese diverso da quello in cui siamo cresciuti noi. Il Partito laburista non vuole la rivoluzione: abbiamo visto che cosa è successo in altri posti e sappiamo che non funziona. Però vuole un cambiamento. Un cambiamento serio, un cambiamento decisivo, un cambiamento radicale.»

Fece una pausa, poi alzò di nuovo la voce per la conclusione.

«No, io non intendo insultare Lord Fitzherbert e nemmeno Mr Perceval Jones.»

Indicò i due cilindri in prima fila. «A loro dico semplicemente: signori, voi ormai siete storia.» Ci fu un applauso. Billy guardò la folla di minatori oltre la prima fila: uomini forti e coraggiosi nati senza nulla, ma che erano riusciti a guadagnare il pane per sé e le loro famiglie. «Amici lavoratori» concluse «noi siamo il futuro!»

Scese dal palco.

Allo spoglio delle schede, Billy Williams vinse con una valanga di voti.

II

Lo stesso fece Ethel.

Nel nuovo parlamento i deputati conservatori erano il gruppo più numeroso, pur non raggiungendo la maggioranza assoluta. I laburisti arrivarono secondi, con centonovantuno rappresentanti, fra i quali Eth Leckwith di Aldgate e Billy Williams di Aberowen. I liberali si classificarono terzi. I proibizionisti scozzesi ottennero un seggio. Il Partito comunista nessuno.

Quando il nuovo parlamento si riunì, laburisti e liberali si coalizzarono facendo cadere il governo conservatore e il re fu quindi costretto a chiedere al leader del Partito laburista, Ramsay MacDonald, di assumere la carica di primo ministro. Per la prima volta la Gran Bretagna aveva un governo laburista.

Ethel non era più entrata nel Palazzo di Westminster da quel giorno del 1916

quando l"avevano buttata fuori perché inveiva contro Lloyd George. Adesso, con un vestito nuovo e il cappello, sedeva sulla panca di pelle verde, ascoltava i vari interventi e ogni tanto lanciava un"occhiata alla galleria riservata al pubblico dalla quale era stata scacciata più di sette anni prima. Scendeva nell"aula e votava insieme ai membri del gabinetto, famosi socialisti che aveva sempre ammirato da lontano: Arthur Henderson, Philip Snowden, Sidney Webb e lo stesso primo ministro.

Disponeva di una sua scrivania in un piccolo ufficio che divideva con un"altra deputata laburista. Andava a curiosare in biblioteca, mangiava toast imburrati nella sala da tè e passava a ritirare sacchi di posta a lei indirizzata. Si aggirava nel grande palazzo, imparandone la geografia, cercando di convincersi che aveva il diritto di essere lì.

Un giorno, verso la fine di gennaio, portò Lloyd con sé e lo accompagnò in visita.

Il bambino, che aveva quasi nove anni, non era mai stato in un palazzo così vasto e sontuoso. Ethel cercò di spiegargli i principi della democrazia, ma Lloyd era ancora un po" troppo giovane.

Lungo una stretta scala con la passatoia rossa, al confine tra l"area dei Comuni e quella dei Lord, si imbatterono in Fitz. Anche lui aveva un giovane ospite con sé: suo figlio George, detto Boy.

Ethel e Lloyd stavano salendo, Fitz e Boy stavano scendendo. Si incontrarono su un pianerottolo.

Fitz fissò Ethel, come aspettandosi che lei gli cedesse il passo.

I suoi due figli, Boy e Lloyd, l"erede al titolo e il bastardo, avevano la stessa età. I due ragazzini si osservarono con evidente interesse.

Ethel ricordò che a Ty Gwyn ogni volta che le capitava di incrociare Fitz lungo un corridoio doveva farsi da parte, spalle al muro, e abbassare lo sguardo al suo passaggio.

Adesso, immobile al centro del pianerottolo, lo fissò stringendo forte la mano di Lloyd. «Buongiorno, Lord Fitzherbert» disse sollevando il mento in un piccolo gesto di sfida.

Fitz la fissò a sua volta. L"espressione era di rabbioso risentimento. Alla fine rispose: «Buongiorno, Mrs Leckwith».

Ethel abbassò lo sguardo sul ragazzino. «Tu devi essere il visconte di Aberowen.

Piacere di conoscerti.»

«Lieto di conoscerla, signora» disse educatamente Boy.

Ethel si rivolse a Fitz. «E questo è mio figlio, Lloyd.»

Fitz si rifiutò di guardarlo.

Ethel non era disposta a lasciare che se la cavasse così facilmente. «Lloyd, dai la mano al conte.»

II bambino tese la mano. «È un piacere conoscerla, signor conte.»

Non sarebbe stato dignitoso snobbare un ragazzino di nove anni. Fitz fu costretto a stringergli la mano.

Era la prima volta che toccava suo figlio Lloyd.

«E ora vi auguriamo una buona giornata» disse Ethel sbrigativamente, facendo un passo avanti.

L"espressione di Fitz era furente. Con riluttanza, si spostò di lato con suo figlio e, mentre aspettava con la schiena contro la parete, Ethel e Lloyd gli passarono davanti e ripresero a salire le scale.

PERSONAGGI STORICI

Sono numerosi i personaggi storici che compaiono in queste pagine e i lettori a volte mi chiedono in che modo io tracci una linea di demarcazione tra storia e fiction.

E una bella domanda

e quella che segue è la risposta.

In alcuni casi, per esempio quando Sir Edward Grey parla alla Camera dei Comuni, i miei personaggi immaginari assistono a

un episodio accaduto realmente.

Ciò che Sir Edward dice in questo romanzo corrisponde a quanto è riportato dagli atti parlamentari; io ho soltanto accorciato il suo discorso e spero di non avere tralasciato nulla di importante.

A volte un personaggio reale si reca in un luogo di fantasia, come Winston Churchill quando va a Ty Gwyn. In questo caso particolare, mi sono accertato che per Churchill non fosse insolito visitare residenze di campagna e che potrebbe benissimo averlo

fatto più o meno alla data indicata.

Quando personaggi reali dialogano con altri che invece ho immaginato, di norma dicono cose che in qualche occasione hanno detto veramente. La spiegazione che Lloyd George da a Fitz dei motivi per cui non vuole espellere dal paese Lev Kamenev si basa su ciò che scrisse lo stesso Lloyd George in un memorandum, citato nella biografia del primo ministro scritta

da Peter Rowland.

La mia regola è: o la scena è avvenuta davvero o potrebbe essere avvenuta; o quelle parole sono state pronunciate o potrebbero esserlo state. E se scopro qualche ragione per cui la

scena non sarebbe potuta avvenire nella realtà, o quelle parole non avrebbero mai potuto essere dette – se, per esempio, il personaggio storico in quel particolare momento si trovava in un altro paese -, allora elimino il tutto.

RINGRAZIAMENTI

Il mio principale consulente storico per questo libro è stato Richard Overy. Altri storici hanno letto le bozze e apportato correzioni, salvandomi da molti errori: John M. Cooper, Mark Goldman, Holger Herwig, John Keiger, Evan Mawdsley, Richard Toye e Christopher Williams. Susan Pedersen mi ha aiutato in relazione al tema dell"indennità di separazione riconosciuta alle mogli dei soldati.

Come sempre, molti di questi consulenti sono stati individuati per me da Dan Starer della Research for Writers di New York City.

Vari amici mi hanno dato una mano, tra cui Tim Blythe, che mi ha fornito alcuni libri essenziali; Adam Brett-Smith, che mi ha informato sullo champagne; Nigel Dean dall"occhio acuto; Tony McWalter e Chris Manners, due critici saggi e intuitivi; Angela Spizig, che ha letto la prima bozza e l"ha commentata dal punto di vista tedesco.

Gli editor e gli agenti che hanno letto il romanzo e mi hanno dato suggerimenti sono: Amy Berkower, Leslie Gelbman, Phyllis Grann, Neil Nyren, Imogen Taylor e, come sempre, Al Zuckerman.

Ringrazio infine i componenti della mia famiglia che hanno letto il romanzo e mi hanno dato i loro consigli, in particolare Barbara Follett, Emanuele Follett, Marie-Claire Follett, Jann Turner e Kim Turner.