Introduzione

Siamo tutti a rischio, tutti impauriti o angosciati, tutti incerti, confusi, condizionati da un fiume di informazioni spesso contraddittorie.

Da gaudenti del mondo occidentale, abituati a programmare viaggi, a organizzare pizza e cinema al sabato sera, a distrarci con lo shopping, a innamorarci, disinnamorarci, innamorarci di nuovo, giusto così, per scongiurare i cattivi pensieri, all’improvviso, letteralmente dall’oggi al domani, ci siamo ritrovati agli arresti domiciliari. Costretti dentro casa, dentro città svuotate, fra esercizi commerciali chiusi e cinema e teatri sbarrati. Costretti alla solitudine. Oppure costretti a simbiosi matrimoniali fuori tempo massimo. Costretti a intrattenere figli piccoli che non vanno più a scuola o a trattenere figli adolescenti che non hanno nessuna intenzione di rinunciare a qualche sortita.

Uno shock nazionale, anzi mondiale.

Colpevole: una nemica sconosciuta, dall’identità sfuggente. La malattia. Il contagio.

In questo scenario deprimente, la fascia d’età a cui si rivolge, con immutata passione, la collana di romanzi d’amore “Terzo Tempo”, quelle eterne ragazze d’età compresa fra i sessanta e i novanta anni, i loro stagionati compagni, sono i più colpiti, le più colpite.

Di coronavirus muoiono i vecchi.

A un certo punto qualcuno ha dichiarato che, in caso di terapia intensiva contingentata, i non-più-giovani e neppure-più-soltanto-maturi, saranno sacrificati all’implacabile aritmetica che calcola l’aspettativa di vita.

Comprensibile, certo. Però pesante, un pensiero pesante.

Ho sentito un refolo di malinconia serpeggiare fra le autrici dei primi sei romanzi di Terzo Tempo: Brunella Schisa (Non essere ridicola), Emanuela Giordano (Appena in tempo), Roberta Colombo (Zero gradi), Elena Vestri (Mai dire mai più), più Grazia Giardiello & Barbara Cappi (Balene) e Linda Brunetta (Il meglio deve ancora venire) che dovrebbero essere in libreria ad aprile, sempre che riaprano le librerie.

(Se no, comprateveli online).

Poiché mi occupo della psiche dei miei autori, come dovrebbe fare qualsiasi buon direttore di collana, ho proposto a ciascuna di loro di scrivere un racconto ispirato a questo momentaccio, che tutte e tutti stiamo attraversando.

Hanno risposto di sì.

Ha risposto di sì anche Paolo Guzzanti, che dovrebbe essere in libreria a settembre, con il primo romanzo d’amore over sessanta scritto da un uomo (un azzardo, d’accordo, ma nella vita bisogna osare).

Risultato: una raccolta di otto racconti di ostinata allegria, scaturiti dal profondo delle nostre angosce.

Quello che apre le danze è il mio: A casa, Ragazzina!

(Confesso che non vedevo l’ora di misurarmi anch’io col genere).

La scelta dell’eBook è perché possiate leggerlo senza uscire di casa a cercare una libreria.

La scelta di non venderlo ma regalarlo è perché non abbiamo altro da regalare, noi che sappiamo soltanto raccontare storie.

Prendetelo come un mazzo di fiori.

Lidia Ravera