20.
Adelaide invece se lo trovò davanti una mattina alle sei. Era uno dei suoi ultimi giorni da operaia. Poi sarebbe stato ufficio.
Il Taglia stava appoggiato al portone d’ingresso dell’Orrido, e quando la vide arrivare saltò fuori dal buio dove s’era nascosto facendola saltare in aria.
«Dindina», salutò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Era un vezzeggiativo che aveva coniato lui stesso. Lo pronunciava con una voce talmente bassa da mettere i brividi.
Il brivido venne alla ragazza, dopo tanto tempo che non lo vedeva.
«Ma…»
L’Ernesto non le diede tempo di proseguire.
«Dindina, dovresti farmi una cortesia», disse.
«E sarebbe?»
Il Taglia le allungò una borsetta con la scritta CASAMATTI - LATTICINI ALL’INGROSSO.
«Dimmi!»
«Basta che consegni questa borsetta al Lino, il capomeccanico.»
Adelaide rifletté un momento.
«Perché non gliela consegni tu?»
«Perché il Lino prima delle otto non entra e io non ho tempo di aspettarlo, devo partire per le consegne.»
E poi, meno si faceva vedere in giro per il paese meglio era per lui.
Adelaide aveva già la borsa in mano. L’aprì, ci guardò dentro, capì cosa conteneva.
«Ma…»
«Dai, solo per questa volta.»
Senza che i due se ne fossero accorti, il Tedesco li aveva osservati, li aveva visti confabulare, aveva notato il passaggio della borsa. Non perse l’occasione di farlo notare all’Adelaide.
«Cosa ci sarà mai in quella borsa?» chiese alla ragazza davanti al cancello d’ingresso.
«La semenza dei curiosi», rispose d’impeto Adelaide.
Il Tedesco sorrise.
«Sta’ attenta, il Taglia è uno che i guai li procura anche agli altri e i carabinieri non sono come quelli delle barzellette.»
«Grazie per l’informazione», rispose la ragazza.
Tuttavia, per una volta, il Tedesco aveva ragione.