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L’arroganza delle persone meritevoli ci offende ancor più
dell’arroganza degli uomini senza merito perché già il merito
offende.
Questo aforisma di Nietzsche si riferisce all’inferno in cui ci confiniamo quando ci paragoniamo agli altri e ci costringiamo a vivere una situazione in cui si perde sempre. L’invidia è infatti il riflesso di un’ammirazione gestita male che trasforma un possibile stimolo a superare i nostri limiti in un freno per le nostre capacità.
Questo sentimento, definito anche come «tristezza per la felicità altrui», fa in modo che l’invidioso abbia difficoltà a rapportarsi positivamente con le persone più intime che sono, di solito, quelle più invidiate.
Per combattere l’invidia gli psicologi consigliano di smettere di vedere la felicità altrui come un fattore che ci sminuisce. Il successo di un collega non significa il nostro fallimento; al contrario, ci mostra fin dove potremmo arrivare. Se sostituiamo l’invidia con la sfida, i successi e le qualità degli altri diventano un invito a superarci.
In fin dei conti il confronto migliore che possiamo avere è quello con noi stessi. Se sappiamo dove ci troviamo, possiamo aspirare alla conquista del posto che vorremmo occupare.