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A cinquanta chilometri da lì, le vie si assopiscono una dopo l’altra, come candele che si spengono al passare di spifferi d’aria. Invece, all’interno del commissariato regna un’attività febbrile, i ticchettii delle dita che martellano sulle tastiere, le ventole dei computer che ansimano surriscaldate, le suonerie dei telefoni, il fruscio delle pagine di dossier che vengono sfogliate.

Subito dopo la partenza di Étienne Gilmont, Dupuis decide di volerne sapere un po’ di più su quell’uomo. Si connette alla banca dati dei precedenti penali e digita il suo nome.

Nel momento in cui lancia la ricerca, gli agenti Dorothée Voguel e Henry Leduc, di ritorno dall’interrogatorio al personale della scuola materna Pinsons, fanno irruzione nel suo ufficio.

«Non sono proprio certa che abbiamo delle prove» annuncia senza preamboli la poliziotta prendendo posto d’autorità sulla sola sedia libera di fronte a Dupuis «ma abbiamo raccolto due testimonianze che non passano inosservate rispetto al resto.» 

«La ascolto.»

Dorothée Voguel è una quarantenne forte di temperamento quanto di stazza. Sotto le apparenze gioviali dovute alla corpulenza, nasconde una personalità tenace che rasenta spesso l’ostinazione. È tuttavia dotata di un acuto senso d’osservazione ed eccelle nel rilevare le falle emotive di testimoni e sospetti nelle diverse indagini su cui lavora.

Al suo fianco, Henry Leduc fa la figura dello stangone allampanato. È magro così come lei è grossa, tanto secco quanto lei è generosa, rigido quanto morbida lei. E, seguendo questo fenomeno di vasi comunicanti che sembra caratterizzarli, lui è anche flemmatico quanto lei è dinamica. L’agente Leduc non brilla per efficienza, nonostante l’impegno. È troppo scolastico e privo d’iniziativa per far carriera, ragione per cui, a cinquant’anni passati, è ancora agente semplice. Tuttavia, il carattere bonario e le buone intenzioni gli attirano la simpatia dei colleghi.

Dorothée Voguel inizia a riassumere a Dupuis il risultato delle loro indagini.

«Secondo la bibliotecaria della scuola, una certa…» Sfoglia un taccuino che ha tirato fuori dalla tasca della giacca. «Una certa Véronique Duverne» prosegue ritrovando la pagina che stava cercando «la piccola Emma Verdir ha fatto un sacco di storie questo pomeriggio per una delle loro attività. In pratica, doveva costruire una capanna con la maestra che è scomparsa e sembra che non sia andata molto bene.»

«Cioè?» s’informa Dupuis, che non capisce dove vuole arrivare.

«La bibliotecaria non ha saputo darci i dettagli della storia, ma durante la costruzione delle capanne, Emma Verdier era palesemente tenuta in disparte dalla maestra» spiega Henry Leduc, goffamente in piedi di fianco alla collega.

Si riallaccia Dorothée Voguel: «C’è stato un primo incidente, durante il quale Emma Verdier è rimasta tutta sola nel mezzo della radura mentre Mylène Gilmont si occupava degli altri bambini. Il prof di ginnastica gliel’ha fatto notare e Mylène Gilmont si è giustificata dicendo che era la ragazzina che si rifiutava di aggregarsi al gruppo. Apparentemente, Emma Verdier voleva costruire una capanna, ma non con la sua maestra. Cinque minuti dopo essere ritornata nel gruppo, si è messa a piangere.»

«La bibliotecaria li ha raggiunti per sapere cosa stesse succedendo» continua Henry «ed Emma Verdier le ha detto testualmente che Mylène Gilmont era cattiva con lei.» 

«Cattiva in che senso?»

«Non ne sa di più. La situazione era delicata, ha preferito portare Emma nel proprio gruppo.»

«Avete interrogato il professore di ginnastica?»

«Sì, ci ha fornito la stessa versione della bibliotecaria» risponde Dorothée. «Quando gli abbiamo chiesto cosa avesse risposto Mylène Gilmont per giustificare il rifiuto della bambina, ha detto che lei avrebbe minimizzato la questione riducendo tutto a dei capricci.»

«Apparentemente, c’è un problema relazionale tra Emma Verdier e Mylène Gilmont» aggiunge Henry. «E guarda caso, scompaiono tutte e due una dopo l’altra.»

«Se non fosse che ce n’è una che riappare e l’altra no.»

«Non ha alcun senso!» si irrita Dupuis. «Ammettendo che le due non se la intendessero, non ce la vedo una bambina di cinque anni vendicarsi della maestra facendola sparire dalla faccia della terra!»

«A meno che non sia il contrario» suggerisce Dorothée con aria pensierosa.

«Il contrario di cosa?»

La poliziotta cerca di seguire il filo dei suoi pensieri: «Mylène Gilmont ha un grosso problema con l’alunna. Le cose si mettono male tra loro all’uscita della scuola e Emma Verdier l’accusa chiaramente di maltrattamenti davanti agli altri insegnanti di scuola. In seguito la bambina scompare, mettendo tutti nei guai. La maestra parte alla sua ricerca, finisce per ritrovarla, le mette il foulard attorno al braccio presumibilmente per curare un graffio poi, dopo essersi assicurata che fossimo in grado di ritrovarla, l’abbandona e scompare a sua volta per vendicarsi di Emma Verdier. Come a volerla ripagare della stessa moneta».

«Sta ascoltando quello che dice?» esclama Dupuis scettico. «È del tutto contorto, come ragionamento!»

«Non vorra dire che non ha mai incontrato degli individui completamente contorti, capo…» si difende Dorothée.

«Se seguiamo la sua logica, dove si trova Mylène Gilmont in questo momento?»

«Ovunque! Da un’amica, in una camera d’hotel… Si è fatta accusare di maltrattamento da una piccola peste che non sopporta. E per coronare il tutto, la ragazzina è scomparsa nel nulla facendole venire una fifa cane e mettendola in una situazione impossibile. Scomparendo a sua volta, passa dallo status di accusata a quello di vittima. Tanto per rompere le palle a tutti, e in particolare a Emma e alla sua famiglia. Riapparirà domani mattina, viva e vegeta e fresca come una rosa.»

«Faccio fatica a considerare le cose da questa prospettiva.»

«Ma è una possibilità!»

Dupuis la considera in silenzio per qualche secondo. Poi si gira verso Henry. «Che cosa ne pensa lei?»

L’agente alza le spalle.

«Abbiamo visto situazioni più assurde, capo…»

«Siete voi che siete assurdi! Comunque, visto come stanno le cose, dobbiamo scavare più a fondo sulla maestra. Risento la piccola Verdier domani alle dieci. Voi occupatevi di ragazzini e genitori. Ecco la lista dei nomi con gli indirizzi» aggiunge tendendo un foglio di carta. «Voglio sapere tutto: quali sono le relazioni di Mylène Gilmont con gli alunni, con i genitori degli alunni, cosa pensano di lei, se gli piace, se non gli piace…»

Henry afferra il foglio, Dorothée annuisce in segno di accordo. Escono quindi dall’ufficio, lasciando Dupuis alle sue ricerche. Le informazioni sui precedenti giudiziari di Étienne Gilmont sono arrivate. Il capitano apre il documento.

Quello che scopre lo lascia sbigottito.