2

 

Nel cortile della scuola, l’agitazione è al culmine. Tanto più che, per la prima volta dopo due settimane, la giornata promette bel tempo, anche i bollettini meteo si trovano d’accordo. La minaccia di qualche temporale estivo non è prevista prima di inizio serata.

Nell’eccitazione della partenza, i bambini non smettono di sparpagliarsi quando gli si chiede di restare in gruppo, mentre i genitori si accampano a gruppetti all’ingresso della scuola quando si spera che si disperdano.

«Mireille! Hai visto la scatola dei braccialetti? È sparita misteriosamente!»

Vicino ai bagni, Bruno Danzig, il professore di ginnastica, gesticola in direzione di una donna elegante, la dinamica quarantenne che ha appena sceso di corsa le scale del cortile e che lo attraversa con passo militare.

«Nel refettorio!» gli risponde decisa.

Senza abbandonare il leggendario sorriso, Mireille Cerise, direttrice della scuola materna Pinsons, prosegue la sua corsa senza rallentare. L’allegro disordine che regna nel cortile non pare sfiorarla; sembra che sia tutto sotto controllo. Cosa che, per l’esattezza, è ben lontana dalla verità.

«Éliane!» urla rivolta a una maestra che tenta bene o male di far regnare l’ordine. «È ora di metterli in fila, i bambini salgono tra cinque minuti!»

Éliane annuisce con un cenno prima di alzare la voce per esigere la calma. Mireille si dirige verso il porticato, zigzaga tra i bambini, prende al volo una palla che confisca prontamente, evita per un pelo un bambino che cade ai suoi piedi e che lei risolleva senza quasi fermarsi.

«Mireille!» urla il bidello dal cortile. «Il pullman blocca tutta la strada! Dovete darvi una mossa!»

«Andiamo, andiamo!»

Poi, avvistando Bruno che ritorna dal refettorio con in braccio una cassa, gli impartisce istruzioni: «Mettiti al cancello, signor Danzig, e distribuisci i braccialetti a ogni bambino che esce».

«È quello che stavo per fare!»

«E manda via i genitori, fanno da tappo!»

Bruno Danzig si allontana brontolando.

«Mandar via i genitori! La fa facile lei!»

Mireille prosegue in direzione dell’entrata. Appena prima di arrivare alla porta, scorge tre bambini che si azzuffano a pochi metri da lei.

«Oh!» grida subito raggiungendo i marmocchi. «La smettiamo, o no? Mettetevi subito in fila o rimanete a scuola!»

I ragazzini provano a giustificarsi, ma è fiato sprecato. Mireille li prende per le braccia e li trascina verso Éliane.

«Sono tuoi questi tre?»

«No, sono di Mylène» risponde Éliane, responsabile del corpo docente della scuola.

«Dov’è Mylène?» chiede Mireille perlustrando il cortile con lo sguardo.

«Non l’ho ancora vista!»

«È uno scherzo?»

Per una volta, il sorriso di Mireille si blocca. Consulta l’orologio e si lascia sfuggire un sospiro contrariato. I ragazzini ne approfittano per svignarsela mentre un po’ più lontano una fila approssimativa si forma sotto le direttive di Éliane. La direttrice cambia subito rotta e raggiunge rapidamente il bidello.

«Hai visto Mylène, stamattina?»

«No» risponde, indifferente all’irritazione che trapela dalla sua voce. «Li fai salire tu, i bambini? Riceveremo ancora un richiamo dal consiglio municipale!»

«Sto aspettando Mylène, guarda caso!»

Allontanandosi, Mireille estrae il telefono dalla tasca. Nessun nuovo messaggio. Allora apre la rubrica, seleziona il numero di Mylène Gilmont, sta per inoltrare la chiamata quando infine scorge la ragazza che si affretta a raggiungerla. Mylène è la maestra più giovane della scuola materna Pinsons. La sua folta chioma rossa e riccia le conferisce un’aria adolescenziale, che il viso costellato di lentiggini accentua ancora di più. Il suo abbigliamento non è sempre irreprensibile, sembra avere diciassette anni, che, nel suo mestiere, non è affatto un punto di forza: turbati dall’aspetto giovanile, molti genitori non si fidano della sua capacità di dirigere una quindicina di bambini della sezione più grande.

La dittatura dell’apparenza.

Tanto per peggiorare le cose, Mylène possiede un fisico ingrato. Se un buon numero di rosse sono di una bellezza strabiliante, lei non rientra nella partita. I tratti sono sprovvisti di armonia, le sopracciglia troppo distanti, gli occhi leggermente cadenti, il naso è troppo lungo, la bocca troppo stretta. Il tutto le conferisce un’aria naturalmente imbronciata, come se la contrarietà fosse il suo umore di default. Di primo acchito, Mylène non è di quelle che si possono definire ragazze attraenti.

La direttrice richiude il telefono con uno schiocco secco prima di accogliere l’insegnante a grandi gesti agitati.

«Be’, allora! Non è proprio il giorno giusto per arrivare in ritardo!»

«Mi dispiace!» ansima Mylène con il respiro corto. «La mia sveglia non ha suonato, non so perché! E quando ho aperto gli occhi…»

«Non sprecare il fiato, non abbiamo più tempo! Raduna i tuoi bambini e falli salire sul pullman. Tra cinque minuti si parte.»

Confusa, la maestra si affretta a ubbidire. Avanza fino al centro del cortile, batte le mani e riunisce i giovani alunni. Quasi subito qualche genitore la raggiunge, hanno tante raccomandazioni da farle. Matteo soffre di mal d’auto, proprio come Anaïs, Félix è soggetto al raffreddore da fieno, il Ventolin di Jérôme si trova nella tasca dello zaino in caso di crisi d’asma, bisogna fare attenzione che Julie si tenga la sciarpina al collo nonostante il sole, stamattina aveva un po’ di mal di gola ma non sarebbe mancata a questa giornata per niente al mondo. 

Conducendo la fila verso l’uscita di scuola, Mylène memorizza tutte le informazioni. Di fianco al cancello, Bruno distribuisce i braccialetti giallo fluorescente che i bambini mettono al braccio, con lo scopo di contraddistinguere l’appartenenza alla scuola materna in generale, e di individuarli da lontano in particolare.

«Buongiorno Bruno!» esclama Mylène abbozzando un sorriso maldestro. «In forma per affrontare la lunga giornata?»

«Ciao Mylène. Quello che mi consola delle gite scolastiche è che preannunciano la fine dell’anno.»

«Resta un mesetto, comunque!»

«È quello che dico, ancora un mese e siamo in vacanza.»

Non sapendo cosa rispondere, la ragazza si accontenta di abbassare lo sguardo. Si sente sempre un po’ a disagio in presenza del professore di ginnastica, senza dubbio perché non può fare a meno di trovarlo terribilmente attraente, pur restando perfettamente consapevole riguardo al proprio potere di seduzione.

Per darsi un contegno, Mylène riporta l’attenzione sui bambini della classe che, al loro turno, salgono finalmente sul pullman. Qualche genitore è rimasto, ancora appostato sul marciapiede di fronte per assistere alla partenza. Trenta bambini tra i quattro e i sei anni danno libero sfogo all’eccitazione di vivere una giornata fuori dal comune. In programma c’è la visita a una fattoria didattica nella mattina, picnic ai bordi del bosco Quatre-Chênes, poi costruzione di capanne nella radura dei papaveri, un bello spazio ampio, facile da raggiungere attraverso un sentiero aperto da poco, situato ad appena ottocento metri dai bordi del bosco.

Sul marciapiede, all’ingresso della scuola, Mireille Cerise supervisiona il buon svolgimento delle operazioni. Al suo fianco, il bidello scalpita per l’impazienza, borbottando per la lentezza dei ritardatari nel salire i tre dannati gradini che portano all’interno del pullman.

«Smettila di brontolare» lo invita in un sussurro senza per questo smettere di sorridere. «Sembri un vecchio bulldog. Nel giro di tre secondi ti metterai a sbavare.»

«Non so se mi metterò a sbavare, ma morderei volentieri qualche polpaccio per accelerare il passo» le risponde a mezza voce, con lo stesso tono laconico.

Una volta imbarcato l’ultimo alunno, la direttrice riprende la scatola di cartone nella quale restano solo pochi braccialetti, mentre Bruno sale a sua volta seguito da Sandrine, una delle sorveglianti dell’asilo. All’interno del veicolo, Éliane e Mylène, le due maestre, aiutate da Veronica, la bibliotecaria, finiscono di far sedere i bambini, gestire i capricci di ognuno stando attente che quelli che soffrono di mal d’auto si mettano seduti davanti, consolare l’uno o l’altro piccolo impressionato per tutta l’agitazione.

Infine, il pullman è pronto per partire. Il naso incollato ai vetri, i bambini agitano allegramente le mani in direzione del marciapiede opposto, cenni di arrivederci ai quali i genitori rispondono con calore. Il veicolo si mette in moto e alla fine si allontana, con gran sollievo del bidello, che emette questa volta un brontolio di soddisfazione. Se prova anche lei lo stesso sollievo, Mireille Cerise non lo mostra affatto e saluta cortesemente i genitori che, finalmente, si decidono a sgomberare.

«Sono fortunati, con il tempo!» fa notare un giovane papà passandole davanti.

«Eh già!» conviene lei levando gli occhi al cielo. «Le previsioni dicono che ci sarà qualche temporale, ma solo in prima serata. Li aspetta una giornata meravigliosa!»