L’Unione fa la lingua (2006-2008)
Sono un leccaculi, ma non si trova più un culo che valga la pena.
Altan
Il 10 aprile 2006, dopo una notte di grande incertezza, l’Unione del centrosinistra guidata da Romano Prodi vince di misura le elezioni politiche, le prime con la legge elettorale «Porcellum». Al Senato il margine della nuova maggioranza è talmente esiguo (3 seggi) da consegnare Prodi in ostaggio ai partiti che lo sostengono (si fa per dire) e lo espone ai ricatti dell’opposizione. Risultato: un governo pletorico di 103 elementi fra premier, ministri, viceministri e sottosegretari, che durerà meno di due anni e cadrà nel gennaio 2008 sotto i colpi della compravendita berlusconiana di senatori, degli scandali finanziari e degli autogol della presunta Unione (uno per tutti: l’indulto). Un biennio talmente grigio da mettere in seria difficoltà anche i leccatori più spudorati: stavolta non sanno proprio chi leccare. Comunque si arrangiano.
Max for President
Il 14 aprile 2006 iniziano le mazurke per la successione a Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale. Giuliano Ferrara si dà un gran daffare per sponsorizzare Massimo D’Alema presso Berlusconi in nome dell’eterno inciucio. Incontra il dalemiano Nicola Latorre, poi lancia sul «Foglio» la candidatura di Max con un appello subito sottoscritto da tutto il meglio della politica, dell’intellighentija e soprattutto della cortigianeria nazionale: Lanfranco Pace, Oreste Scalzone (latitante), Fedele Confalonieri, Carlo Rossella, Marcello Dell’Utri, Paolo Cirino Pomicino, Francesco Cossiga, Vittorio Feltri, Renato Farina, Paolo Guzzanti, Gianni Baget Bozzo, Piero Ostellino, Marcello Veneziani, Clemente Mastella e così via. Il 6 maggio il segretario Ds Piero Fassino si prostituisce con un’intervista al «Foglio» per leccare Berlusconi e chiedergli i voti del Pdl in cambio di varie promesse ai confini della realtà: «La guerra è finita, la candidatura di D’Alema al Quirinale dev’essere il primo atto di una pace da costruire e non l’ultimo atto di una guerra che continua», evitando «ogni possibile cortocircuito fra politica e giustizia» e naturalmente ogni «demonizzazione del centrodestra». Il Cavaliere, rassicurato, fa sapere che «D’Alema è il più bravo di tutti i comunisti, mentre Napolitano non esiste: tra un comunista e l’altro, mi fiderei più di D’Alema». Completa il quadro, anzi il quadretto, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, in una memorabile intervista a Fabio Fazio a Che tempo che fa, su Rai3: «Da uomo della strada dico sì a D’Alema, è uno con la testa, molto simile al Cavaliere, sono uomini che non usano i bizantinismi... Da uomo d’impresa dico che D’Alema è un uomo di parola: dieci anni fa è venuto in azienda e ha detto che Mediaset non si toccava perché era un patrimonio del paese. E infatti con il suo governo non abbiamo avuto nessun problema». Poi però si mettono di traverso, nel centrodestra, Casini e Fini e, a sinistra, Rutelli. Così D’Alema tramonta e passa Napolitano. Ma è stato bello comunque.
PRODI
Il Pantani della politica
«Compleanno in famiglia. Prodi festeggia 59 anni: lavoro per ricucire». «Nel giorno del suo compleanno (59), Romano Prodi fa una confidenza: “Per la verità mi piacerebbe molto di più avere un altro figlio mio”. Interno di famiglia, famiglia ampia: in trentacinque per quattro generazioni. Con il presidente del Consiglio che, in modo inatteso, rivela il suo desideratissimo “sogno impossibile”. Gli fanno tutti molta festa, ma non c’è scambio di regali. “Li ho aboliti per decreto”, ride divertito. Però arriva una torta, gentile pensiero della pasticceria Boni di Reggio Emilia, con una scritta in lettere di cioccolata: “Buon compleanno al Pantani della politica”. Niente veri cadeau, tipo piatti d’argento od orologi. Nemmeno cravatte. Nel “castello” sull’Appennino dove il capo del governo prende l’aria buona, il dì di festa è contrassegnato dal telefono. “Auguri Romano”, “Grazie presidente”» (Vittorio Monti, «Corriere della Sera», 10.8.1998).
Il nuovo Cristoforo Colombo
«Un italiano ha scoperto l’America nel 1492. Dopo quasi sei secoli, la stampa americana scopre finalmente l’Italia. Un commento del “New York Times” riconosce che il governo di Romano Prodi, con il ruolo svolto nella formazione di una forza internazionale per il Libano, ha “segnato un punto per entrare in serie A”» («l’Unità», 31.8.2006).
Doppia Pompa
«Io ho sempre militato nel Pci. Sono un vero comunista e infatti il mio giornale è “l’Unità”. Ho votato Prodi. Gli ho fatto addirittura campagna elettorale» (Pio Pompa, «analista» del Sismi ed ex adoratore di Berlusconi, dinanzi al Copaco, «Corriere della Sera», 8.11.2006).
VELTRONI
Tanti baci perugini
«Una ricerca di Dio forse inconsapevole, ma appassionata. È questo che sta accadendo a Walter Veltroni e che traspare dalle sue incursioni nella narrativa: il prossimo libro, La scoperta dell’alba, uscirà il 30 agosto e già se ne parla. Incursioni che a me, lo dico subito, sembrano molto interessanti, anche letterariamente. E commoventi come sempre lo è il desiderio di Dio, il viaggio accidentato verso il senso della vita. In questo sto dalla parte di Veltroni e voglio spiegare precisamente perché mi sono fatto questa idea “religiosa” (anzi, cristiana) di lui e del suo itinerario... Faccio questa premessa perché ciò che scrivo non sia sospetto di piaggeria. Veltroni infatti era spesso circondato da incensatori. Che forse sono pronti anche stavolta ad agitare i turiboli e tributargli “a prescindere” un entusiastico “bravooo!!!”. Alla maniera di Petrolini. Sui giornali o nei salotti... Dava la sensazione di una sinistra volatile, facilona, diventata spensieratamente “anticomunista”... senza grandi patemi. In realtà il tipo non era così. Non c’era solo una straordinaria capacità comunicativa e poi sotto il vestito niente. No. Sotto al bicchiere mezzo vuoto c’era il bicchiere mezzo pieno. I modi affabili ci parvero solo “paraculismo”, ma erano anche il segno di una sinistra finalmente mite, non fanatica, non settaria, che non azzanna al collo chi sta dall’altra parte. L’appropriazione di simboli altrui – da Kennedy a Don Milani – era troppo disinvolta, ma diceva anche il sano desiderio di uscire dalle cantine dell’intolleranza ideologica per riconoscere le ragioni altrui. L’inquietudine, l’insofferenza per la politica cinica e politicante alla D’Alema... È uscito dalla politica quando era al massimo del successo, leader naturale e acclamato del centrosinistra. Anche questa è stata considerata una furbizia, ma non mi pare che andare a fare il sindaco di Roma per occuparsi di fognature, di vecchietti e di tram, sia una grande astuzia (infatti nessuno dei suoi colleghi lo imita). Forse era nausea sincera della politichetta e bisogno di un’altra dimensione. Umana. Era il sintomo di un’inquietudine che andava oltre la politica. E che infatti si è espressa in forma narrativa. Il libro di racconti Senza Patricio mi ha sorpreso e colpito per questo. Perché (senza saperlo?) è un libro sulla nostalgia di Dio, non sulla nostalgia di Palazzo Chigi. Veltroni esordisce così: “Un giorno, passando per una strada di Buenos Aires, ho visto una scritta su un muro. Vernice colorata su una superficie senz’anima: ‘Patricio, te amo. Papá’. Non mi era mai capitato, in quasi cinquant’anni, di vedere un graffito dedicato da un padre a un figlio. E ho immaginato storie che possono aver prodotto il gesto di quella scritta”. I racconti sono tutti da leggere. Lievi e toccanti. La questione di fondo è la ricerca del padre, perché il dolore della sua perdita precoce è ancora vivo nell’autore e perché in fondo questo è il cuore vero dell’avventura umana. Lo testimonia la letteratura di tutti i tempi, dall’Odissea all’Amleto, il cui nome in inglese è quasi l’inverso perfetto di Telemaco (Shakespeare giocava con i nomi). La ricerca del padre è la ricerca del nostro nome e del nostro volto. È molto di più di quel che appare... La ricerca di un padre che ti dice “ti amo” è la ricerca di Dio. Anzi, del Dio cristiano, perché “Padre” è il nome proprio che i cristiani hanno dato a quel Mistero ignoto che dall’antichità si dice “Dio”. Gesù ha svelato a noi la Sua identità di “Padre”... Gesù ci ha svelato la Sua identità di Padre amorevole e così anche la nostra identità di figli amatissimi. Quella scritta di Buenos Aires (“Patricio, te amo. Papá”), che ha commosso Veltroni e ha fatto scattare la felice idea dei racconti, è un fatto storico: è in realtà la “Scrittura”. È la Bibbia, la grande dichiarazione d’amore del Padre a Israele. Che Gesù ha rivelato essere una dichiarazione d’amore per ciascun uomo. “Padre nostro”, così comincia la preghiera che ci ha insegnato. È il Padre appassionato che nella Bibbia dice a te e a me: “non ti dimenticherò mai”. Il nuovo libro di Veltroni sembra avere ancora come tema la ricerca a ritroso di un figlio negli eventi che portarono alla morte del padre. Vedremo se il narratore avrà la mano felice, leggera e commossa, che ebbe in Senza Patricio (nome, peraltro, che contiene la radice di “pater”)... Nelle pagine di Veltroni dalla ricerca del padre traspare questa nostalgia di Dio, questa sua angosciosa mancanza» (Antonio Socci, «Libero», 26.8.2006).
Emanuele Filibustiere
«Veltroni è un grande uomo, un uomo di cultura. Lo apprezzo, però è un uccello in gabbia: non può muoversi» (Emanuele Filiberto di Savoia, «Il Giornale della Toscana», 14.7.2007).
Il fulcro e la leva
«Ha presente il principio della leva? Veltroni è il fulcro, io sto con quelli che fanno leva a sinistra, mentre altri faranno leva su quella di destra... Il rischio è di fare un’operazione centrista, tutti vogliono stare al centro, ma anche Stalin stava al centro» (Piergiorgio Odifreddi, matematico, candidato alle primarie del Pd con «La Sinistra per Veltroni», «La Stampa», 1.10.2007).
Sarò Franco
«Veltroni è uno degli uomini più interessanti del dopoguerra: ci ha liberati dalla melma putrefatta delle falci e martelli» (Franco Zeffirelli, regista, ex senatore FI, «Quotidiano Nazionale», 3.5.2008).
D’ALEMA
Masterchef
«Massimo [D’Alema, nda] è anche bravissimo a cucinare... Da quando ho conosciuto Massimo ho avuto un feeling con la sua impostazione politico-culturale... Mi distinguevo dai lothar perché facevo la parte del Lator... Approfitto della mancanza di una legge sul conflitto di interessi per dire che D’Alema sarebbe il più adeguato a fare il Presidente della Repubblica» (Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori Pd, «Libero», 27.1.2008). Nel 2013 Latorre passerà con Renzi.
* * *
Diliberto, che genio
«Diliberto è una persona straordinaria, di levatura intellettuale notevolissima, dalla passione politica forte e radicata, con un fortissimo senso delle istituzioni. Un feeling immediato, una sintonia profonda» (Alessandro Bianchi, ministro dei Trasporti in quota Comunisti Italiani, il partito che ha per segretario Oliviero Diliberto, «Corriere della Sera», 25.5.2006).
Sono soddisfazioni
«Violante ha un percorso che non è quello di nessuno di noi. Uno sente parlare Violante e immagina che non vorrà cambiare idea. Invece cambia. Anche lui può redimersi, mi si lasci passare il termine. A nessuno può essere impedito di convertirsi. D’altronde, i convertiti sono i primi che vanno accolti nella casa del Padre. E questo non è stato capito da alcuni di noi. Ecco perché allora mi affrettai a spedirgli un biglietto: “Ho sentito cose che il Manzoni avrebbe definito di politica di quella fine”...» (Marcello Dell’Utri, deputato FI, «Corriere della Sera», 10.7.2007).
IN FONDO A DESTRA
Ideona: facciamolo senatore a vita
«L’ipotesi di Berlusconi senatore a vita ha certamente una sua suggestione politica... politicamente attrae... potrebbe sancire un primo, importante passo verso una più generale pacificazione nei rapporti fra i due schieramenti» (Giuseppe Caldarola, deputato dalemiano Ds, 24.5.2006).
«È una trovata interessante... riconosco la sua capacità di imprenditore... anche se, bontà sua, riconosce che forse “i tempi non sono maturi”» (Nicola Latorre, senatore dalemiano Ds, 24.5.2006). Per quali «altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario» Silvio Berlusconi abbia «illustrato la patria» (come prescrive la Costituzione per i senatori a vita), a parte i reati, i processi e i conflitti d’interesse, non è dato sapere.
«L’idea [di Berlusconi senatore a vita, nda] è molto più che una provocazione: non solo mi piace, ma mi convince. Sarebbe giusto... un segnale simbolico importante... Anzi, posso dire di più: nominiamo Berlusconi presidente di una nuova Bicamerale e invitiamo D’Alema, dall’altra parte, a battere un colpo» (Fabrizio Rondolino, ex portavoce di D’Alema, 24.5.2006).
«Io farei senatore a vita Gianni Letta: è un Berlusconi in versione bipartisan. Per lui mi metterei subito a raccogliere le firme. Sarebbe un gesto non solo utile, ma doveroso, per l’equilibrio e la saggezza» (Salvatore Buglio, ex dalemiano eletto deputato nella Rosa nel Pugno, 24.5.2006).
Vita spericolata
«Berlusconi? Abbiamo a che fare con il Vasco Rossi del centrodestra, la politica non c’entra» (Rocco Palese, capogruppo FI alla Regione Puglia, «la Repubblica»-Bari, 17.9.2006).
Il Martire
«Per Berlusconi i cinque anni a Palazzo Chigi sono stati un martirio» (don Gianni Baget Bozzo, «Libero», 23.11.2006).
Tossicodipendenze
«Come sempre siamo Berlusconi-dipendenti» (Aldo Brancher, deputato FI, «il Giornale», 24.11.2006).
La Nuova Era
«Sono state dette tante bugie su Berlusconi, sul fenomeno Berlusconismo, su Forza Italia e sul centrodestra. E allora le vogliamo smentire noi... Berlusconi è il fondatore di una nuova era politica, e questo è giusto dirlo con lui presente non con lui assente... Berlusconismo è l’affermazione di un capolavoro politico e storico» (Ferdinando Adornato, FI, presidente della Fondazione Liberal, «L’Opinione», 23.1.2007).
I più bei nomi
«Porterei nel Pd Letizia Moratti, Ghigo, Osvaldo Napoli e Guido Crosetto di FI, e Michele Vietti dell’Udc» (Sergio Chiamparino, Pd, sindaco di Torino, «Libero», 6.10.2007).
Senza piangerìa
Silvio Berlusconi: Agostino!
Agostino Saccà: Presidente! Buonasera... come sta... Presidente...
B: Si sopravvive...
S: Eh... vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra difficoltà, cioè io... lei è sempre più amato nel Paese...
B: Politicamente, sul piano zero...
S: Sì.
B: ... socialmente, mi scambiano... mi hanno scambiato per il Papa...
S: Appunto dico, lei è amato proprio nel Paese, guardi, glielo dico senza nessuna piangerìa...
B: Sono fatto... oggetto di attenzione di cui sono indegno...
S: Eh... ma è stupendo, perché c’era un bisogno... c’è un vuoto... che... che lei copre anche emotivamente... cioè vuol dire... per cui la gente... proprio... è così... lo registriamo...
B: È una cosa imbarazzante...
S: Ma è bellissima, però! (...) Grasso sul «Magazine» del «Corriere della Sera»... scrive: il potente Saccà fa quello che gli dice Berlusconi e basta... ecc... Che poi non è vero, lei non mi ha chiesto mai...
B: Allora ascoltami...
S: Lei è l’unica persona che non mi ha chiesto mai niente..., voglio dire...
B: Io qualche volta di donne... e ti chiedo... perché...
S: Sì... ma mai...
B: ... per sollevare il morale del Capo... [ridendo]
S: Eh esatto, voglio dire... ma, mi ha lasciato una libertà culturale di... ideale totale... voglio dire... totale... e questo lo sanno tutti! (...)
B: Senti, tu mi puoi fare ricevere due persone?
S: Assolutamente...
B: Perché io sono veramente dilaniato dalle richieste di coso...
S: Assolutamente...
B: Con la Elena Russo non c’era più niente da fare? Non c’è modo...?
S: No... c’è un progetto interessante... adesso io la chiamo...
B: Gli puoi fare una chiamata? La Elena Russo; e poi la Evelina Manna. Non c’entro niente io, è una cosa... diciamo... di...
S: Chi mi dà il numero?
B: Evelina Manna... io non ce l’ho...
S: Chiamo...
B: No, guarda su Internet...
S: Vabbè, la trovo, non è un problema... me la trovo io...
B: Ti spiego che cos’è questa qui...
S: Ma no, Presidente, non mi deve spiegare niente...
B: No, te lo spiego: io sto cercando di avere...
S: Presidente, lei è la persona più civile, più corretta...
B: Allora... è questione di... [parola incomprensibile, le voci si accavallano]...
S: Ma questo nome è un problema mio...
B: Io sto cercando... di aver la maggioranza in Senato...
S: Capito tutto...
B: Eh... questa Evelina Manna può essere... perché mi è stata richiesta da qualcuno [un senatore dell’Unione, nda]... con cui sto trattando... (...) Io sto lavorando in «Operazione libertaggio»... l’ho chiamata così, va bene?
S: Va bene! (telefonata fra Silvio Berlusconi e l’allora direttore di Raifiction Agostino Saccà, intercettata dalla Procura di Napoli, 21.6.2007). Dicesi «piangerìa» il combinato disposto fra l’azione del piangere e quella del leccare: le lacrime lubrificano la lingua onde scongiurarne l’essiccazione durante l’uso.
Servizietto pubblico
Berlusconi: Pronto?
Saccà: Buonasera, Presidente, come sta? Bene, bene...
B: Sto lavorando per far cadere il governo e conto di riuscirci.
S: E credo che ce la può fare (...)
B: Punto secondo, quella pazza della Antonella Troise...
S: Sì.
B: Si è messa in testa che io la odio...
S: Sì.
B: Che io ho bloccato la sua carriera artistica...
S: Ma...
B: È andata a dire delle cose pazzesche in giro... ti chiedo questa cortesia, di farle una telefonata...
S: La chiamo...
B: E di dire: guarda che, e, e, e... fissare un appuntamento, non lo so, dire che c’è qualche cosa, e di dire che io ti ho tolto la tranquillità perché sono un po’ di settimane che continuo a dirti: io devo far lavorare la Troise...
S: Va bene, la chiamo, la convoco...
B: Scusa, dille, sottolinea un mio ruolo attivo...
S: Va bene.
B: Perché io continuo a dirglielo, ma lei dice, pensa che io le sia di ostacolo addirittura, che è una cosa folle, io non sono mai stato ostacolo a nessuno in vita mia in nessun campo... va bene, però è pazza e, quindi...
S: Sì.
B: Fammi questa cortesia perché sta diventando pericolosa (...). Grazie mille.
S: Va bene, Presidente.
B: Grazie.
S: Buon lavoro.
B: Grazie moltissimo, Agostino, ciao.
S: Comunque le voglio dire una cosa, che sul territorio ho trovato un consenso verso di lei, in Calabria, per cui è Papa subito [ride].
B: [Ride] Va bene.
S: Ma è una cosa meravigliosa!
B: Va bene, grazie mille.
S: Arrivederla.
B: Ciao, grazie molto, grazie (telefonata fra Saccà e Berlusconi intercettata dalla Procura di Napoli, 12.9.2007).
Amor ch’a nullo amato amar perdona
«Sto dedicando la mia vita a lui, io credo molto in Silvio Berlusconi... Mi sono innamorato di Berlusconi perché ho visto in lui quella naturalezza e genuinità della politica che non avevo visto in passato. È un grande stratega e un grande leader» (Renato Schifani, capogruppo dei senatori FI, «Libero», 29.7.2007). Gli passerà presto. Il tempo di attendere la prima condanna dello spasimante, poi Schifani lo tradirà con Alfano.
Antiche tradizioni
«Le immagini di piazza San Babila stracolma di gente che lo circonda, e lui [Silvio Berlusconi, nda] che sale sul predellino dell’auto per salutare, mi ricordano l’arrivo di Lenin in Russia a bordo del treno piombato... Mi ha fatto venire in mente anche Eltsin che parla ai moscoviti dalla torretta del carro armato, all’epoca del tentato golpe contro Gorbaciov» (Fedele Confalonieri, «Corriere della Sera», 20.11.2007).
Animal House
«Ho detto che Silvio Berlusconi è un animale politico, e che sulle riforme è un interlocutore indispensabile. E non cambio idea» (Fausto Bertinotti, Prc, presidente della Camera, «Corriere della Sera», 13.12.2007).
The Genius
«Berlusconi è un genio che non va interpretato» (Daniela Santanché, deputata de La Destra, «il Giornale», 17.12.2007).
Silvio laburista
«C’è un solo possibile Blair e al tempo stesso Gordon Brown in Italia: Berlusconi» (Michela Vittoria Brambilla, deputata FI, «Quotidiano Nazionale», 27.1.2008).