Il dittatore dello Stato libero di Bananas (2001-2006)
Non avete un’idea di quale disponibilità al servilismo dimostrino gli estimatori di Berlusconi. Neppure ai tempi di Starace c’erano così clamorose e pubbliche dichiarazioni di devozione.
Enzo Biagi, «Corriere della Sera», 3.8.2003
Il 13 maggio 2001 Berlusconi stravince le elezioni e torna a Palazzo Chigi. Diversamente dal 1994, quand’era personalmente intonso da guai giudiziari, ora il Cavaliere è un pluri-imputato con un cumulo impressionante di carichi pendenti. Ma il tema della legalità, in campagna elettorale, viene ampiamente disertato dai suoi «avversari» del centrosinistra (il ticket Rutelli-Fassino). Ne parlano invece alcuni programmi Rai, dopo che Daniele Luttazzi ha invitato a Satyricon, su Rai2, l’autore di questo libro a presentare L’odore dei soldi, scritto con Elio Veltri, sui rapporti fra Berlusconi, Dell’Utri e la mafia. Da allora il tema viene rilanciato in tv da Michele Santoro, Enzo Biagi e Roberto Benigni. Giornalisti come Montanelli e intellettuali come Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Paolo Sylos Labini, Paolo Flores d’Arcais e Antonio Tabucchi denunciano i pericoli di regime che incombono sull’Italia e regalano al centrosinistra un’impennata (e un bel po’ di voti) nella morta gora della sua campagna elettorale. Ma sono voci isolate, anche a sinistra. La cosiddetta informazione e la presunta intellighenzia dominanti sono già pronte ad accogliere a lingue aperte il nuovo padrone d’Italia. Ben sapendo che questa volta spadroneggerà per cinque anni. E non farà prigionieri. «Cupidigia di servilismo e di abiezione», per dirla con Sylos Labini.
Una Scoria Italiana
«La vita professionale di Berlusconi si fa sempre più fitta di impegni, giornate e notti dedicate al lavoro. La famiglia è serena, ma qualcosa nel rapporto con Carla cambia agli inizi degli anni Ottanta. L’amore si trasforma in sincera amicizia. Silvio e Carla, di comune accordo, decidono di continuare la loro vita seguendo ognuno le proprie aspirazioni» (pudica descrizione del divorzio di Berlusconi dalla moglie Carla Dall’Oglio per passare con Veronica Lario, con cui il Cavaliere conviveva clandestinamente da due anni e da cui aveva già avuto la figlia Barbara, Una storia italiana, opuscolo a cura di Guido Possa e Sandro Bondi, recapitato per posta in milioni di copie ad altrettanti elettori in campagna elettorale, marzo 2001).
La Sacra Famiglia di Hard-core
«Silvio Berlusconi ha sempre avuto un vero e proprio culto per la famiglia. Anche oggi, ogni momento del suo tempo libero è dedicato ai suoi cari...» (da Una storia italiana, ibidem).
Tu Maria, io Gesù
«Berlusconi dona alla madre per il compleanno una statua della Vergine col Bambino, opera di Pietro Canonica. Nel dargliela, dice alla mamma: “Questa sei tu e quello sono io”» (da Una storia italiana, ibidem).
Oppositore, ma pro
«Sono ottimista e fiducioso nell’evoluzione dei Ds, alla luce anche della elezione di D’Alema alla presidenza. Hanno capito che la demonizzazione dell’avversario non porta da nessuna parte e che la via giudiziaria non è altro che un boomerang. Faranno un’opposizione che non sarà contro il governo» (Silvio Berlusconi, 12.1.2001).
«D’Alema ha detto che il caso Luttazzi-Travaglio è un boomerang per la sinistra? Lui è il migliore dei peggiori. E quindi è intelligente» (Silvio Berlusconi, 17.3.2001). Infatti l’ha detto anche Marcello Dell’Utri.
Non disturbate il manovratore
«Appello contro la faziosità politica». «Siamo convinti che non sia in atto uno scontro tra civiltà e barbarie. L’attuale maggioranza di governo e la coalizione delle opposizioni hanno pieno e legittimo diritto di essere giudicate in modo maturo e meditato... L’enfasi emotiva, lo smodato attacco personale e la trasformazione della campagna elettorale in un conflitto finale in difesa della democrazia in pericolo sono strumenti di un vecchio arsenale ideologico che ha già recato gravi danni al Paese e alla credibilità delle sue classi dirigenti, politiche, intellettuali» (Franco Debenedetti, Luciano Cafagna, Michele Salvati, Paolo Mieli e Augusto Barbera, «Il Foglio», 10.3.2001). È la risposta degli intellettuali «terzisti» all’appello lanciato su «MicroMega» da Flores d’Arcais e sottoscritto da Bobbio, Galante Garrone, Sylos Labini e Tabucchi sui pericoli che corre la democrazia italiana dalla quasi certa vittoria di Berlusconi. Chi si vedrà dare ragione e chi torto dai fatti, non è neppure il caso di specificarlo.
Ambasciator non gira il mondo
«Non si può pretendere che egli [Silvio Berlusconi, nda] spieghi come si è arricchito. Una pretesa inquisitoria, frutto di vecchio anticapitalismo, a cui non furono assoggettate le dinastie dei Kennedy e dei Bush...» (Sergio Romano, ex ambasciatore, «Corriere della Sera», 17.3.2001). Per la verità sia i Kennedy sia i Bush furono assoggettati eccome, ma l’ambasciatore non sa dove sono gli Stati Uniti.
Poveretto, come Sofri/1
«Non credo che Berlusconi stia in politica per farsi gli affari suoi» (Adriano Sofri alla vigilia delle elezioni politiche, «la Repubblica», 12.5.2001).
Poveretto, come Sofri/2
«D’Alema non ha mai ceduto alla tentazione di demonizzare l’avversario... Basta con questo armamentario di accuse intollerabili... Questo mi indigna, perché queste accuse sono false. Se Berlusconi è un bombarolo stragista, allora non solo non è abilitato a fare il capo del governo, ma nemmeno il leader dell’opposizione. Se Berlusconi è un criminale allora dobbiamo combatterlo» (Adriano Sofri a proposito delle accuse di mafiosità a Dell’Utri e Berlusconi, coinvolti nelle indagini sui mandanti occulti delle stragi del 1992 e del 1993, «il Giornale», 15.5.2001). E non guardate me, che scrivo sul «Foglio» e su «Panorama» e do interviste al «Giornale».
Oreste si nasce, ma Scalzone si diventa
«È sbagliato focalizzarsi contro un Berlusconi, come fa la Compagnia della Buona Morte: la cordata dei Travaglio-Montanelli-Luttazzi-Eco-Bocca-Tabucchi-Freccero-Flores d’Arcais-Biagi» (Oreste Scalzone, ex leader di Autonomia Operaia e Potere Operaio, latitante a Parigi dopo una condanna a 9 anni per associazione sovversiva e banda armata, Ansa, 19.5.2001).
Vi prego, non opponetevi
«L’Ulivo rinunci a copiare metodi e pratiche della guerriglia parlamentare condotta dal centrodestra nella scorsa legislatura» (Andrea Manzella, «la Repubblica», 30.5.2001).
Chi non si consocia è consociativo
«Alla fine ogni tentativo di delegittimazione dello schieramento avversario rischia di tradursi in una manovra trasformistico-consociativa» (Augusto Barbera, costituzionalista ed ex deputato Pci-Pds, «Il Foglio», 1.6.2001). Chi parla male di Berlusconi è un trasformista consociativo. Al vero oppositore, dunque, non resta che parlarne bene.
La Settima
«Straordinaria la vittoria di Silvio Berlusconi» (Roberto Colaninno, finanziere mantovano, già «capitano coraggioso» della privatizzazione dalemiana della Telecom, ora impegnato nel lancio del nuovo canale tv La7, «la Repubblica», 16.5.2001).
«La7 non sarà una tv contro Berlusconi. Non mi presterei a tanto» (Gad Lerner, 17.5.2001). Nessuno, peraltro, l’aveva mai ipotizzato. Gli uomini di punta della «nuova» rete provengono quasi tutti dalla Fininvest: Giancarlo Giovalli, Ernesto Mauri, Fabrizio Rondolino e Giuliano Ferrara. «Idea geniale – commenta Curzio Maltese – si sentiva proprio la mancanza della settima rete berlusconiana».
L’operaia Natalia
«Sono pazza di Silvio, mi considero anch’io una presentatrice operaia» (Natalia Estrada, fidanzata di Paolo Berlusconi, dunque soubrette tv, «Playboy», 30.4.2001). Braccia rubate alla catena di montaggio.
Il nuovo Giustiniano
«Alla faccia di quelli che lo considerano un nuovo “puzzone supremo”, invece voglio chiamarlo Giustiniano Berlusconi» (Lucio Colletti, filosofo, «Il Foglio», 1.5.2001).
Barzellette efficienti e produttive
«Lezione di efficienza e di produttività lavorativa da parte di Berlusconi di fronte alla platea degli industriali romani divertita dalla performance del Cavaliere che ha fatto ricorso ad una barzelletta-aneddoto e ad una mimica esilarante» (Ansa, 3.5.2001).
Il fratello furbo
«La demonizzazione dell’avversario è la negazione del bipolarismo. A questo proposito, mi torna in mente un episodio della mia campagna elettorale: al termine di un comizio, un uomo mi ha detto: “Complimenti, ha parlato un’ora e mezzo senza mai nominare Berlusconi”... La magistratura non è stata certo favorevole alla destra: ha indagato per 10 anni e non è riuscita a concludere nulla... Io mi occupo di leggi, non di reati. Mi sono proposto in politica di non parlare di fatti giudiziari... Il problema del conflitto d’interessi si risolve vendendo la Rai» (Franco Debenedetti, fratello dell’ingegner Carlo e senatore Ds, «Il Foglio», 6.6.2001). Magari direttamente a Berlusconi, così gli interessi raddoppiano, ma almeno sparisce il conflitto.
Il nuovo Michelangelo
«Berlusconi è come Michelangelo: ha fatto un’opera d’arte con le sue aziende. Ha fatto un’opera d’arte con il partito. È un’opera d’arte anche lui. Politica e cultura coincidono» (Vittorio Sgarbi, FI, sottosegretario ai Beni Culturali, Ansa, 12.6.2001).
La cerimonia d’investitura
«Berlusconi mi mise la spada sulla spalla e mi nominò ministro. Al teatro Carignano, a Torino. Sa, Berlusconi fa di queste cose. Divenni rosso, non sono abituato. Dovetti ringraziare» (Raffaele Costa, eurodeputato FI, «la Repubblica», 14.6.2001).
Quattro lingue per leccarti meglio
«Bruxelles. Debutto poliglotta per Berlusconi. Il presidente parla francese con Chirac, inglese con Bush, italiano nel discorso ufficiale e latino per ribadire il rispetto del protocollo di Kyoto... Berlusconi affronta con disinvoltura il summit... non una parola di troppo... tiene fermo il timone della solidarietà... Sorrisi con Chirac, al quale fa il gesto di spazzar via dalla giacca un capello... Un debutto senza sbavature» (Marco Ventura, «il Giornale», 14.6.2001).
Il vice-Papa
«Le due rive del Tevere non sono mai state così vicine» (Tg1, sulla visita del presidente del Consiglio a papa Giovanni Paolo II, 3.7.2001).
L’Apparizione
«Una parabola unica, incredibile, straordinaria» (Tg1, ibidem).
Veniamo via per poco
«Non si nega, il premier allegro e apparentemente serenissimo, e vìola quella specie di consegna del silenzio che si era imposto: “In che cosa posso esservi utile?” scherza con i giornalisti, dopo aver fatto omaggio di un ciondolino alla cronista e aver preso in giro i maschi: “Volete mica gli orecchini?”» (Paola Di Caro, «Corriere della Sera», 25.8.2001).
Com’è profondo il mare
«Davanti agli occhi il mare. A fargli compagnia, la moglie Veronica, i tre figli minori, qualche amico come Emilio Fede, e nemmeno un collaboratore, un segretario o il fidato maggiordomo. E così, nel silenzio del suo studio con vista sul golfo di Marinella, protetto da decine di guardie del corpo che gli fanno scudo nella villa, quando naviga e nelle rarissime fughe in paese (finora si contano una passeggiata con shopping nella piazzetta di Portorotondo e una sgambatina sul molo deserto di mezzogiorno) tra poche cene in villa con ospiti fidati (Beppe Pisanu, Lucio Stanca) Silvio Berlusconi prepara in grande stile il rientro autunnale» (Paola Di Caro, «Corriere della Sera», 27.8.2001).
Miraggiare pallido e assorto
«Berlusconi è un miraggio che si manifesta senza preavviso. Sabato a mezzogiorno, con un caldo cocente, Berlusconi era seduto con Emilio Fede e un pacco di giornali in fondo al molo del borgo turistico, nel punto esatto in cui ai primi di maggio era attraccato il suo panfilo Principessa Vaivia. Se fosse andato lì per pavoneggiarsi, il premier avrebbe scelto le sette di sera, quando le barche tornano all’attracco e i loro occupanti sciamano, cotti dal sole, verso i ristoranti à la page» (Ugo Magri, «La Stampa», 27.8.2001).
Combattenti di terra, di mare e dell’aria!
«Berlusconi, a Washington per incontrare Bush, ha offerto all’America le nostre truppe di mare. C’è una completa identità di vedute tra Bush e Berlusconi» (Tg2, 16.10.2001).
Caro Silvio, tuo Pompa
«Signor Presidente, sul foglio che ho davanti stento ad affidarmi a frasi di rito per esprimerLe la mia gratitudine nell’aver approvato, nel Ciis di oggi, il mio inserimento, quale consulente, nello staff del Direttore del Sismi... In due occasioni, prima a Milano e successivamente a Roma, ho colto il Suo sguardo indagatore mentre Le stringevo la mano. Uno sguardo poi divenuto dolce conoscendomi come uomo fedele e leale di Don Luigi Verzè. Sarò, se Lei vorrà, anche il Suo uomo fedele e leale... Mio padre contadino, Don Luigi e Lei possedete la forza e la volontà di seminare per il futuro, oltre la vostra esistenza. Desidero, dunque, averLa come riferimento e esempio ponendomi da subito al lavoro. Un lavoro che vorrei, come mi ha suggerito Don Luigi, concordare con Lei quando potrò, se lo riterrà opportuno, nuovamente incontrarLa... Avendo quale ispiratore e modello di vita Don Luigi Verzè, che mi ha esistenzialmente e affettivamente adottato, posso solo parlarLe con il cuore: insieme a Don Luigi voglio impegnarmi a fondo, com’è nella tradizione contadina della mia famiglia, nella difesa della Sua straordinaria missione che scandisce la Sua esistenza... È con il cuore che posso salutarLa: dopo aver fatto l’operaio, l’impiegato, il dirigente e quant’altro la Divina Provvidenza mi ha concesso di sperimentare, come la possibilità di poter lavorare per Lei... Il Suo pensiero mi appare profondo, ma di una estrema leggerezza rappresentabile in un verso [di Eugenio Montale, ndr]: “Quel tenue bagliore strofinato, laggiù, non era quello di un fiammifero”...» (Pio Pompa, analista del Sismi e braccio destro del generale Niccolò Pollari, lettera inviata via fax al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, 21.11.2001).
Corna amichevoli e affettuose
«Sono gesti che servono per creare amicizia, cordialità, simpatia e rapporti affettuosi» (didascalia all’immagine che ritrae il premier Berlusconi mentre fa le corna nella foto di gruppo al vertice internazionale dei ministri degli Esteri a Cáceres, in Spagna, alle spalle dello spagnolo Josep Piqué, «il Giornale», 9.2.2002).
Cucci Cucci sento odor di Silviucci
«Ricordo una visita di Silvio Berlusconi in redazione, occasione per confrontarsi con la sua straordinaria competenza calcistica e con altre idee che avrebbero cambiato non solo il calcio, ma l’Italia» (Italo Cucci, direttore de «Il Corriere dello Sport-Stadio», 15.2.2002).
Tengo famiglia
«Io sono un aziendalista. Un uomo che ha il senso delle radici. Mio padre era socialista, io sono socialista. Resto uomo di sinistra, è la sinistra che si è spostata. Per questo voto Forza Italia. Io e tutta la mia famiglia votiamo Forza Italia» (Agostino Saccà, direttore di Rai1, «Corriere della Sera», 11.3.2002). «Il mio pensiero è corso subito alla nonna e alle zie», lo fulmina Enzo Biagi. Tre giorni dopo, Berlusconi nomina il nuovo Cda della Rai (che si affretta a nominare Saccà nuovo direttore generale), prima di emanare da Sofia l’«editto bulgaro» contro Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro. Prontamente eseguito da Saccà & C.
Silvio biturbo
«Berlusconi ha sicuramente una marcia in più e riesce a trascinarci e a trascinare l’intero Paese... Il governo è come la Ferrari e Berlusconi è Schumacher» (Pietro Lunardi, ministro dei Trasporti, FI, 17.4.2002). Commento di Mattia Feltri sul «Foglio»: «Lunardi, ministro con trasporto».
L’Eroe dei due Mondi
«Nato e Russia, nasce l’alleanza. Berlusconi: ora Mosca deve entrare nell’Unione europea». «Il vertice è finito, Berlusconi tenta scherzosamente di interrompere la stretta di mano fra il presidente Bush e il presidente Putin» («La Stampa», 29.5.2002).
«La firma di Roma apre un’era nuova tra Russia e Nato» («Corriere della Sera», 29.5.2002).
«Nato e Russia: mai più nemici» («la Repubblica», 29.5.2002).
Camp Smerald
«Per Porto Rotondo si profila un futuro di Camp David italiano: come la tenuta del presidente degli Usa, sarà un centro nevralgico della politica interna e internazionale» («Panorama», 8.8.2002).
Il Superuomo
«Jogging con Berlusconi mette ko Viceconte, Tajani e Pepe». «Portorotondo (Sassari) – Si erano presentati di buon mattino davanti alla villa di Berlusconi in calzoncini e tuta per accompagnare il premier nel consueto jogging rigenerante, ma gli Azzurri Antonio Tajani, Guido Viceconte e Mario Pepe, alla fine della corsa, erano praticamente ko. Si è saputo infatti che dopo la performance di ieri mattina, Viceconte è stato costretto a letto per un colpo della strega, Mario Pepe, come ha raccontato egli stesso, per star dietro a Berlusconi, a momenti rimaneva infartuato, mentre Tajani, per riprendersi, è rimasto per tutta la giornata a riposo in camera» (Ansa, 26.8.2002, ore 20.47).
Berlusconi premio Nobel
«Silvio Berlusconi merita il premio Nobel per la Pace per una serie di ragioni oggettive: per il forte ruolo svolto a favore dell’ingresso della Russia nella Nato; per la cancellazione dei crediti che l’Italia vantava verso alcuni Paesi poveri; per aver interpretato la sua funzione istituzionale come un percorso limpido e coerente di mediazione dei conflitti internazionali; perché ha restituito all’Italia una vocazione diplomatica dispersa. Fatto sta che il premier italiano ha assunto una posizione di coraggioso interventismo nella risoluzione del drammatico sequestro dei palestinesi a Betlemme, e ha organizzato a Roma, subito dopo l’attentato dell’11 settembre, il vertice della Fao. Inoltre ha proposto al vertice una misura di aiuto ai Paesi poveri parallela all’aumento del prodotto interno lordo dei Paesi ricchi» (Antonio Gentile, senatore FI eletto a Cosenza, 1.9.2002).
Il Re del mondo
«Il premier italiano è riconosciuto come l’uomo politico più autorevole della comunità internazionale per trovare una soluzione e persino per conservare la pace» (avvocato Carlo Taormina, deputato FI, Agi, 12.2.2003).
Ginocchia sbucciate
«Non è vero che ho fatto a Berlusconi un’intervista in ginocchio: era un’intervista alla Biagi. Gli è che non mi piacciono le interviste in cui l’intervistatore parla più dell’interessato» (Antonio Socci, «la Repubblica», 11.5.2003). È la risposta alle polemiche seguite all’imbarazzante intervista del vicedirettore berlusconian-ciellino di Rai2 nel suo programma Excalibur al presidente del Consiglio: un monologo del Cavaliere di 51 minuti intervallato da cinque timidi dell’intervistatore. Enzo Biagi commenta: «Socci ha esercitato la parte dello sgabello. Io qualche domanda l’avrei fatta». Ma Berlusconi taglia la testa al toro: «Non era un’intervista in ginocchio: l’ottimo Socci ha solo posto domande alle quali il presidente del Consiglio ha potuto rispondere in maniera piana e compiuta». Garantisce lui.
La giornalista badante
Il 1° luglio 2003 Silvio Berlusconi diventa per sei mesi il presidente di turno dell’Unione europea. E si fa subito riconoscere nel discorso inaugurale al Parlamento europeo, dando del «kapò» nazista al capogruppo socialista Martin Schulz e dei «turisti della democrazia» a tutti gli europarlamentari che sono subito insorti. La scena fa il giro di tutti i telegiornali del mondo, tranne uno: il Tg1 diretto da Clemente J. Mimun. Susanna Petruni, inviata al seguito, non fa ascoltare l’audio con le parole del premier, ma le racconta lei a modo suo riesumando almeno per un giorno il cinema muto dei fratelli Lumière. Più che un’inviata, una badante che protegge il Cavaliere dalle sue stesse gaffe. Chissà se gli cambia anche il pannolone. Commenta il «Financial Times»: «Il Tg1 non ha consentito ai suoi ascoltatori di sentire le parole di Berlusconi al Parlamento europeo. I media sovietici all’epoca di Brežnev non avrebbero potuto fare meglio». «Gli italiani – racconterà il “New Yorker” ancora due anni dopo – videro in televisione un Berlusconi senza l’audio che si agitava mentre una voce fuori campo spiegava che i tedeschi lo avevano attaccato» («The New Yorker», primi di novembre 2003). Dall’alto dei prestigiosi riconoscimenti internazionali, la Petruni verrà presto promossa dal direttore Clemente J. alla conduzione del Tg1 delle ore 20. Interpellato dalla commissione parlamentare di Vigilanza, Mimun sosterrà che non mandare in onda l’audio «è solo una tecnicalità, perché la frase c’era. Non è grave se il sonoro c’è o non c’è. È grave se la notizia è sottaciuta. Certo si sarebbe potuto fare meglio, ma altri non hanno fatto meglio di noi».
Rossella, giornalista tricologo
Il 22 luglio 2003 il Consiglio dell’ordine dei Giornalisti della Lombardia «processa» disciplinarmente il direttore di «Panorama» Carlo Rossella, giornalista-dandy, ex comunista cossuttiano, ex direttore del Tg1 e de «La Stampa», convertito al più fervente berlusconismo, per aver ritoccato qualche settimana prima col photoshop l’immagine di copertina che ritrae il suo principale Silvio Berlusconi di spalle durante la famosa «dichiarazione spontanea» al processo Sme-Ariosto davanti al Tribunale di Milano, rinfoltendogli l’ampia pelata sulla nuca con una ricrescita pilifera corvina degna di Little Tony che anticipa di un anno il trapianto tricologico. Per una tragica dimenticanza, o per inderogabili esigenze di budget, nelle pagine interne il padrone appare invece con il capino implume devastato dall’incipiente calvizie.
Interrogato dall’insigne sinedrio, Rossella si discolpa sostenendo che il taroccamento non è opera sua: la foto giunse in redazione già ritoccata e lui si limitò a selezionarla fra le tante, pur conoscendo bene la pelata dell’amato editore, anzi forse proprio per questo. Alla fine il procedimento disciplinare viene archiviato. L’Ordine pennuto ricorda a Rossella la legge sulla privacy, che impone di trattare i dati personali, fotografie comprese, «in modo lecito e secondo correttezza», e cioè senz’alcuna manipolazione; ma anche la legge professionale dei giornalisti, che li impegna «a tenere comportamenti improntati al rispetto della lealtà, della buona fede, e al rafforzamento della fiducia tra i lettori e la stampa». Ma opta per l’archiviazione con queste motivazioni: «La foto è una notizia. Le notizie vanno ricostruite, accertate, verificate. Sotto questo aspetto Carlo Rossella poteva rendersi conto facilmente che la foto di prima pagina – con Berlusconi dalla folta chioma – era taroccata, che era un “falso”. Il direttore ha preferito pubblicarla evidentemente per procurarsi la simpatia del suo editore-presidente. Ha dichiarato (su “Sette” n. 20/2003) Antonio Ricci: “Se prendi in giro Berlusconi sui capelli si incazza come una bestia perché lo vai a toccare su una roba che sta taroccando evidentemente”. Il Consiglio (unanime) ritiene, comunque, di non dover sanzionare una piaggeria di Carlo Rossella verso il suo editore-presidente. La piaggeria non è un illecito disciplinare, anche se è qualcosa di peggio sul piano morale individuale». Anche i servi, dunque, possono far parte a pieno titolo della categoria. Di solito anzi, con certi editori, diventano direttori.
Provocazione tricologica
Claudio Sabelli Fioretti: E quando hai fatto disegnare i capelli al Cavaliere per la copertina di «Panorama»?
Carlo Rossella: È stata una provocazione politica.
S: Ma va?
R: La sinistra gli toglieva i capelli e io glieli aggiunsi. In fondo ho anticipato i tempi. Dopo un po’ i capelli gli sono miracolosamente ricresciuti a dispetto dei suoi odiatori (Carlo Rossella intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, «Magazine-Corriere della Sera», 18.5.2006).
Il Duce ha sempre ragione
«Il governo rispetta gli impegni. Prima della pausa estiva, Berlusconi rassicura gli italiani e dice: guardate i fatti» (Tg1, 1.8.2003).
Dio stramaledica l’Economist
«Quelle lezioni da zitella vittoriana». «Non ho mai fatto un’inchiesta per spiegare perché Blair non è adatto a guidare l’Inghilterra, Chirac la Francia, Schröder la Germania, Bush gli Stati Uniti e via elencando. Aggiungo, a mia vergogna, di non averci neppure pensato, nell’inconscia convinzione che non siano affari miei, ma degli inglesi, dei francesi, dei tedeschi, degli americani che li hanno eletti. L’“Economist”, invece, ci ha pensato e, nella presunzione che noi italiani, da soli, probabilmente non ci saremmo mai arrivati, non perde occasione per ricordarci in che mani siamo finiti. Non solo ci ha spiegato “perché Berlusconi non è adatto a guidare l’Italia”, ma, dopo aver aggiunto che non è neppure adatto a guidare l’Europa... gli lancia una sfida, ponendogli tutta una serie di domande sui suoi affari giudiziari e non. Thank you, thank you very much... Se l’“Economist” ha deciso di seguire l’esempio del “Sun” o di altri giornali scandalistici e, invece di spogliare in copertina una bella ragazza, spoglia Berlusconi, sono fatti suoi... [L’“Economist” è] una pubblicazione conservatrice, che assomiglia sempre più a una vecchia zitella vittoriana... rovinato dalla sua permalosità professionale... come un qualunque attaccabrighe da “Bar commercio” o, visto che siamo in zona, di un pub popolare. Ridicoli... A chi continuasse a guardarci dall’alto in basso, suggerirei di rispondere come ho risposto proprio in questi giorni a un francese che mi chiedeva con supponenza che cosa siano andati a fare in Iraq i nostri soldati. “A fare quello che fanno tutti i soldati, monsieur. Non a fare le pizze”. E, subito dopo, mandarli a scopare il mare» (Piero Ostellino, «Corriere della Sera», 2.8.2003). Dunque i conflitti d’interessi, le corruzioni, le frodi fiscali, i falsi in bilancio e i rapporti di Berlusconi con la mafia non sono affari dell’Italia e – nel momento in cui il Cavaliere diventa presidente di turno dell’Ue per sei mesi – anche dell’Europa. Sono affari suoi. E se un grande giornale europeo gli pone delle domande, è la solita Perfida Albione che ce l’ha con noi italiani (nemmeno con lui). Parola di «giornalista». E «liberale» per giunta.
L’Alberoni a cui tendevi la pargoletta mano
«Forza Italia non è un partito né una televisione né un nodo di interessi e clientele. È la gente comune che continua ad amare il suo capo» (Francesco Alberoni, sociologo, «Corriere della Sera», 11.8.2003).
B&B
«Sono soltanto battute in libertà, sul filo del paradosso» (Paolo Bonaiuti, FI, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, 3.9.2003). «Berlusconi ha detto quello che pensano tutti gli italiani» (Sandro Bondi, deputato FI, 3.9.2003). I due solerti portavoce si riferiscono all’intervista rilasciata da Silvio Berlusconi alla rivista britannica «The Spectator», in cui il premier ha definito i magistrati italiani – tutti – «pazzi, disturbati mentali, antropologicamente diversi dal resto della razza umana», perché «se fai quel mestiere devi avere delle turbe psichiche». Che zuzzurellone.
Silvio Iglesias
«“Col cuore in gola”, canta Berlusconi. In ferie il Cavaliere ha inciso 7 brani. L’album “Meglio ’na canzone” uscirà a ottobre. Le canzoni scritte insieme ad Apicella saranno prodotte dalla casa discografica di Andrea Bocelli». «Apicella accorda la chitarra, gli fa sentire qualche nota e lui, il presidente paroliere, parte in quarta. L’universo sentimentale e musicale del presidente del Consiglio è proprio questo: è lui lo Julio Iglesias d’Italia» (Giancristiano Desiderio, «Libero», 3.9.2003).
Adornando Ferdinato
«Berlusconi e Forza Italia hanno nel patrimonio storico Gobetti, Matteotti e Giovanni Amendola. Berlusconi ha salvato l’Italia dai comunisti e fondato la democrazia dell’alternanza» (Ferdinando Adornato, deputato FI e direttore di «Liberal», 11.9.2003).
Trapianto di pubblico
Il 24 settembre 2003 Silvio Berlusconi parla all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, al Palazzo di vetro. Purtroppo, conoscendolo, l’hanno collocato durante la pausa pranzo, alle 14.15. Ad ascoltare il suo fondamentale discorso, c’è una distesa di sedie vuote. Che fare? Il Tg1 di Clemente J. Mimun pensa bene di montare sulle immagini del Cavaliere che conciona dal palco quelle del foltissimo pubblico che tre ore prima ha ascoltato e applaudito il presidente americano George W. Bush. Nemmeno il tricologo Rossella aveva osato tanto.
La pagella del Maestro
«Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa... Berlusconi è un uomo fuori dal comune. Ricordo bene che già allora, ai tempi dei nostri primi incontri, aveva questa caratteristica: sapeva realizzare i suoi progetti. Un uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni... È stato giusto bonificare il partito, affidarlo a un uomo come Cicchitto. Cicchitto lo conosco bene: è bravo, preparato. Credo che anche Bondi sia preparato. È uno che viene dalla disciplina di partito. Il progetto di riordino del sistema televisivo? Buono. La riforma della giustizia? Ho sentito che quel Cordova ha detto: ma questo è il piano di Gelli. E dunque? L’avevo messo per iscritto trent’anni fa cosa fosse necessario fare. I nuovi burattinai? Il burattinaio è sempre uno, non ce ne possono essere diversi. Ma questa è una classe politica molto modesta, mediocre. Sono tutti ricattabili» (Licio Gelli, intervistato da Concita De Gregorio, «la Repubblica», 28.9.2003).
Capitale dell’Impero Cispadano
«Milano capitale: è grande». «Il sindaco Albertini conferma l’indubitabile primato di Milano. Non è stata solo una capitale transitoria dapprima dell’Impero Romano e poi della Repubblica Cispadana, ma è da sempre la capitale della Responsabilità» («La Padania», organo della Lega Nord diretto da Gigi Moncalvo, 16.10.2003).
Studia anche le gaffes
«Berlusconi? Le sue gaffes non sono gaffes. Lui fa finta, ma è tutto già pensato, già voluto... Lui sperimenta, cerca, manda messaggi, anticipa. È uno strumento di comunicazione e anche di direzione politica» (don Gianni Baget Bozzo, «la Repubblica», 17.10.2003).
Il Presidente Domatore
«Nel parco i piloti dell’elicottero presidenziale giocano a pallone. Daini. Cavalli. Due molossi divoratori di caprette, discendenti da avi africani addestrati alla lotta contro il leone, che un giorno – racconta Bondi camminando a mani giunte – si pararono di fronte a Dell’Utri e a Berlusconi, che “li ammansì con un grido”» (Aldo Cazzullo, «Corriere della Sera», 25.10.2003).
Totò Vasa Silvio
Silvio Berlusconi: Stai sereno, perché guarda che io ne ho passate di tutti i colori con la famiglia... guarda soltanto stamattina come sono illustrato in una vignetta in prima pagina sull’«Unità».
Cuffaro: Con quello che ha scritto «l’Unità» su di te e su di me c’è da farne un’enciclopedia.
B: Comunque tu stai sereno, perché ho notizie buone come tu avrai... dall’interno dell’ufficio che si sta interessando di queste cose, per cui ho notizie buone, c’è un orientamento positivo da parte del...
C: Ma spero che si rendano conto che io non c’entro niente, insomma.
B: Ma sì, appunto. Noi ti appoggiamo come un sol uomo, senza nessuna possibilità...
C: Ti assicuro che la tua telefonata è una cosa importante, per l’affetto che mi hai dimostrato...
B: Io se c’è bisogno prendo l’aereo, vengo giù a Palermo, faccio di tutto... Comunque non succederà assolutamente niente (dialogo fra il premier Berlusconi e il governatore siciliano Salvatore Cuffaro, indagato per favoreggiamento alla mafia e intercettato dalla Procura di Palermo, 12.11.2003). Così i magistrati scoprono che Berlusconi ha avuto notizie sugli orientamenti «all’interno dell’ufficio che si sta interessando a queste cose», cioè la loro Procura, che ha deciso ai massimi vertici (il capo Piero Grasso e l’aggiunto Giuseppe Pignatone) di non arrestare Cuffaro e di non contestargli il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Due mesi dopo, il premier richiama a casa Cuffaro dal centralino di Palazzo Chigi.
Berlusconi: Sì, sono io, presidente: come stai?
Cuffaro: Benissimo.
B: Le cose come vanno?
C: Benissimo, benissimo... Mah, io credo bene, al di là delle cose che scrivono i giornali.
B: Io ho saputo qui... la ragione perché ti telefono... il ministro dell’Interno...
C: Sì?
B: ... mi ha parlato e mi ha detto che tutta la... è tutto sotto controllo... sotto controllo.
C: Va bene.
B: Sì.
C: Ma io sono tranquillo, avendo la coscienza a posto. È solo... bisogna solo aspettare.
B: Lo so, ma non basta, non basta.
C: Ci sono i giornali che fanno un poco di schifo e qualche magistrato che fa un poco di bizze.
B: Io oggi ho appena finito di leggere «l’Unità» in cui uno psichiatra dice che io sono il diavolo.
C: Eh eh.
B: Capisci, bisogna dimostrare che io sono il diavolo!
C: Ma figurati! Per tutti noi sai che cosa sei. Quindi sai che ti vogliamo bene, io ogni mattina nella mia preghiera quotidiana... Perché a Palazzo d’Orléans da me ogni mattina alle otto e un quarto faccio la messa...
B: Ah, bene.
C: E ti giuro, non te l’ho mai detto, ma il mio primo pensiero è per il lavoro che fai e per ricordarti quanto ti vogliamo bene.
B: Grazie di cuore, un abbraccio fortissimo. Salutami tanto tua moglie.
C: Grazie, tu non sai quanto mi fa piacere questa telefonata e non sai quanto ti sono grato e quanto ti voglio bene.
B: Grazie.
C: Conta sempre su di me, io lavoro sempre, lavoro anche perché ci sia serenità anche dentro l’Udc, quindi stai tranquillo...
B: Benissimo, grazie mille. Sai che sei contraccambiato totalmente.
C: Lo so, lo so... (telefonata intercettata dalla Procura di Palermo il 10.1.2004).
Il Superdotato
«Sarò fedele solo quando incontrerò un campione, uno che abbia il potere economico e quello fisico, ma che sia superdotato, uno come Berlusconi» (Serena Grandi, attrice, «Corriere della Sera», 20.11.2003).
Mai dire regime (il regime non vuole)
«Certo, i discorsi sul regime berlusconiano si sono fatti da qualche tempo meno fragorosi. Non è più come un paio d’anni fa, quando “Le Monde” interrogava “l’Italie qui refuse Berlusconi”. Allora c’era davvero da sganasciarsi. Una scrittrice dichiarò che il paese era ormai ridotto (Berlusconi governava sì e no da un anno) “ad una repubblica delle banane”; un’altra espresse la sua “angoscia civile” di fronte al delinearsi d’un sistema autoritario; e un’altra ancora sentenziò: “Sì, si può tranquillamente parlare di fascismo...”. Adesso, per fortuna, insensatezze simili non se ne sentono più. Ma resiste l’idea del “regime mediatico”: i tre canali televisivi pubblici e i tre privati, tutt’e sei in mano al Cavaliere. E, certo, la situazione è esattamente questa. Non mi sembra tuttavia che i berlusconiani se ne siano davvero avvantaggiati, che siano riusciti ad imbambolare gli italiani. Forse perché non sanno fare neppure questo, un uso accorto della televisione. O forse perché in politica la televisione serve a poco» (Sandro Viola, «la Repubblica», 22.1.2004). In effetti il premier Berlusconi possiede Rai e Mediaset da cui ha appena fatto cacciare Biagi, Santoro e Luttazzi; la sua polizia ha massacrato e torturato un po’ di gente al G8 di Genova; il governo e il Parlamento varano leggi e decreti a getto continuo per salvarlo dai processi, mettere il guinzaglio ai giudici e tutelare il suo monopolio incostituzionale sulle tv. Ma il vero problema in Italia sono quelli che parlano di «regime mediatico». Putribondi figuri.
L’Agenzia Stefani comunica
«L’anniversario comincia con un tripudio di bandiere che sventolano e con il coro che canta l’inno nazionale. Anche Berlusconi canta, le mani incrociate in basso, il pugno chiuso al momento del “sì” finale. Poi è la volta dell’inno di Forza Italia. Il premier lo canta ispirato, parola per parola, muovendo la testa. Cantano tutti e quando il coro arriva alle ultime note, Berlusconi unisce le mani come in preghiera, le porta in alto, si commuove e spunta qualche lacrima» (cronaca dei festeggiamenti per il decennale di Forza Italia, Ansa, 24.1.2004). Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria.
Volevo i pantaloni
Il 27 gennaio 2004, per il decennale della discesa in campo, Silvio Berlusconi inaugura il suo nuovo lifting con una grande convention al PalaEur di Roma. Guest star don Gianni Baget Bozzo, in forma smagliante: memorabile la sua omelia, con la lista completa dei giudici «maledetti da Dio» fin dall’Antico Testamento (Borrelli, D’Ambrosio, Di Pietro, Davigo, Colombo, Boccassini). Alla fine, il cappellano di Bettino e ora di Silvio sale sul palco per ricevere il sacro abbraccio. Senonché, per l’emozione mistica, perde per strada i pantaloni e giunge alla meta con le mutande di fuori. Spetta al padrone di casa, con il consueto tatto, avvertirlo dell’incidente di percorso con un avviso dal microfono: «Don Gianni, stai perdendo i pantaloni!». Imbarazzo in sala: un figurone. La sera stessa, prudenzialmente inquadrato dalla cintola in su, don Gianni è ospite di Gad Lerner su La7 a L’Infedele e lì spiega come e qualmente «nel ’94 Berlusconi scese in campo su ispirazione dello Spirito Santo»: tant’è che lui, don Gianni, già nel 1993 ne fu preventivamente informato, si presume in sogno, dalla viva voce dello Spirito Santo (al quale di tanto in tanto lui appare). Anzi, per la precisione, spiega che la Sacra Colomba decise di scendere personalmente in campo per il tramite del Cavaliere per salvare l’Italia dalla «lobby cattocomunista degli Agnelli e dei De Benedetti». Poi purtroppo nel 1996 la Terza Persona della Santissima Trinità si distrasse un attimo e vinse l’Ulivo. Rimediò poi nel 2001 e ancora nel 2008. La sensazionale, anzi soprannaturale notizia innesca subito un ampio e articolato dibattito tra le autorità, civili e religiose presenti in trasmissione. E anche fuori dagli studi di La7. Al posto dell’ambulanza della neurodeliri, arriva immediata una nota ufficiale del segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giuseppe Betori, che tiene a precisare, restando serio: «Lo Spirito Santo non c’entra con Forza Italia», escludendo recisamente qualsivoglia Suo intervento nelle campagne elettorali del 1994, del 1996 e del 2001. Si attende da allora un comunicato chiarificatore dello Spirito Santo in (terza) persona.
Leonardo da Arcore
«In Berlusconi vedo l’ingegno leonardesco» (don Gianni Baget Bozzo, 1.2.2004).
Il Comandante Gerarca
«Io sono la prova della grande saggezza del nostro comandante, l’assoluto gerarca» (don Gianni Baget Bozzo, «la Repubblica», 1.2.2004).
Il Trisunto del Signore
«Berlusconi è l’uomo della Provvidenza» (don Gianni Baget Bozzo, 1.2.2004). L’ultimo: il penultimo – come disse il cardinal Gasparri (Pietro, non Maurizio) nel 1929 dopo la firma del Concordato Stato-Chiesa – era Benito Mussolini.
«Berlusconi mi ricorda Cristo sul Calvario» (don Gianni Baget Bozzo, 1.2.2004). L’aveva già detto di Craxi. Ma non sarà che confonde Cristo con i due vicini di croce?
Nessuna speranza
«“Non si illudano: ci seppellirà tutti. La sua vera età è di 55 anni. Berlusconi è tecnicamente quasi immortale”. Il professor Umberto Scapagnini medico e sindaco è l’uomo che tiene le chiavi del dopo-Cavaliere. Il custode dell’elisir: “Provitamine, antiossidanti, immunostimolanti, enzimi, amminoacidi, e soprattutto minerali, magnesio e selenio attivato. Gli stessi che assorbono i centenari che ho incontrato sulla via della Seta, a Sud di Urumqi e nelle oasi tra il deserto del Taklamakhan e il Gobi. Poi un olio particolare, un certo yogurt”, e quasi nessuno dei segreti che hanno alimentato suggestioni da alchimia medievale, criniera di unicorno, lacrime di vergine, rugiada delle notti di plenilunio. “Il criterio è rigorosamente scientifico. C’è un metodo per calcolare la differenza tra l’età anagrafica e l’età biologica, tra i dati teorici e l’effettiva attività mentale, fisica, sessuale”. Scapagnini ad esempio ha 62 anni, non li dimostra e in effetti ne ha 11 di meno. “Berlusconi è meglio: meno 12”. Il record appartiene a Mike Bongiorno: meno 17. Ma si può migliorare» (Aldo Cazzullo intervista Umberto Scapagnini, endocrinologo personale di Silvio Berlusconi e dunque sindaco forzista di Catania, «Corriere della Sera», 3.2.2004). Una retrodatazione tipo quella delle mummie egizie e della Sindone: al Carbonio-14.
Stress da arresto (mai subìto)
«La prova dell’eccezionalità del Cavaliere, spiega il suo medico, è proprio nel male che l’ha colpito. I calcoli di Scapagnini attribuiscono ai giudici di Mani pulite una morìa da terremoto caucasico di media entità: “Tangentopoli ha fatto 700 morti. Accanto ai casi noti ce ne sono un’infinità in periferia. Lo stress da arresto, da turba giudiziaria, è normale per i malfattori ma terribile per i ‘borghesi’, colpevoli o innocenti che siano. Provoca una brusca caduta delle difese immunitarie. L’accanimento contro Berlusconi è stato tale che è quasi un miracolo abbia indotto solo una malattia lieve, una forma molto blanda, ormai debellata”» (Cazzullo, ibidem). Allusione al «tumore da arresto» che avrebbe colpito il Cavaliere, ma fu prontamente debellato. Nessuno peraltro ha mai arrestato il premier, ma lui sente che lo meriterebbe, e somatizza.
Il cavalier Eta Beta
«Berlusconi geneticamente è eccezionale. Un profilo neuroendocrino eccellente. Un cervello veramente straordinario. È un tipo previsivo, dall’intelligenza fuori dalla norma, che gli consente di prevedere come andranno le cose. Ha una costanza, una capacità di concentrazione e di lavoro incredibili. Non molla mai. E sa controllare lo stress. Sa dormire. Gli bastano 3, 4 ore a notte, più mezz’ora strategica al pomeriggio, che gli consente di recuperare il 40 per cento delle energie. È sbalorditiva la sua capacità di dormire ovunque e in qualunque momento, in auto, in aereo» (Scapagnini, ibidem). Come Eta Beta, che dorme sui pomelli dei letti e segue una dieta a base di naftalina.
Previsivo, ma non troppo
«Scapagnini è uno dei personaggi centrali della leggenda di Berlusconi... con le spedizioni esotiche, i cibi di lunga vita, i farmaci brevettati personalmente (insieme con il professore italoamericano Victor Rizza, scomparso in un incidente aereo da lui stesso previsto o almeno presagito)» (Cazzullo, ibidem). Cioè: il luminare aveva previsto che l’aereo sarebbe precipitato, ma è salito a bordo lo stesso. Un genio.
Unto e bisunto
«Cominciammo con la food-therapy, i cibi che prevengono il cancro: il pomodoro di Pachino e il suo apporto di licopene, i broccoli con i derivati solforosi, e un particolare olio d’oliva. Partii con il professor Mordechai per una spedizione sul Mar Morto, alla ricerca dell’olio di onfacio, con cui Cleopatra confezionava i suoi prodotti di bellezza. Scoprimmo che era liquido spremuto a freddo da olive immature» (Scapagnini, ibidem). Da cui l’autodefinizione berlusconiana «unto del Signore». Notevole la scoperta scientifica che l’olio è liquido e si ricava dalle olive.
I vecchietti scappavano
«Poi la spedizione sulla Via della Seta, “alla ricerca dell’immortalità” era il titolo, con il figlio Giovanni, il fratello Sergio, l’amico Sorbini della Enervit, un regista indiano poi premiato a Venezia e i portatori, da Samarcanda allo Xinjiang fino a Turfan, “dove ci sono dieci centenari per villaggio, che mangiano prodotti di una terra ricca di magnesio e selenio. Prelevavo loro campioni di sangue per congelarlo e studiarlo. Purtroppo si sono passati la voce. Appena ci vedevano i vecchietti scappavano tutti”» (Scapagnini, ibidem). Si era fatto riconoscere anche lì.
L’Immortale
«Berlusconi è predisposto. Se c’è uno che può essere predisposto per l’immortalità, sotto il profilo immunologico, quello è Berlusconi... I cento li supera di sicuro» (Scapagnini, ibidem). In altre dichiarazioni, il druido Panoramix della Trinacria assicura che la sua pozione magica, oltreché al Cavaliere, è riservata a soli altri tre fortunati: Michael Jackson, Mike Bongiorno e lui stesso. Purtroppo, moriranno presto tutti e tre.
Fila di bava
«Berlusconi? Tu non sai quanto è bravo. Io lo ammiro molto. Putin ci fila, Bush ci fila. Finalmente ci fila qualcuno» (Simona Ventura intervistata da Claudio Sabelli Fioretti, «Sette-Corriere della Sera», 12.2.2004).
Il Peccatore della Provvidenza
«Ma Dio si è sempre servito di peccatori: fece così già con Davide!» (don Gianni Baget Bozzo, rispondendo a Gad Lerner che gli domanda cosa ci faccia un sacerdote tradizionalista come lui alla corte di Silvio Berlusconi, divorziato, massone, miliardario, non proprio un cristiano-modello, La7, 27.3.2004).
La Colomba e la passera
«Berlusconi è un dono dello Spirito Santo» (don Gianni Baget Bozzo, 27.3.2004).
L’Inventore del Capitalismo
«Fino al 1992 in Italia regnava l’anticapitalismo, poi arrivò Berlusconi e per la prima volta riscattò il capitalismo» (Angelo Panebianco, La7, 27.3.2004). Fu così che Agnelli, Pirelli, De Benedetti, Ligresti, Tanzi, Cragnotti & C., con le barbe lunghe e i volti emaciati, poterono finalmente rientrare dall’esilio, dove li avevano cacciati per mezzo secolo i comunisti al governo (Moro, Fanfani, Andreotti, Forlani ecc.), previo esproprio proletario.
Prete à porter
«Berlusconi è un dono di Dio epocale, non solo per il mio ospedale e per il Milan, ma anche per questo Paese. Grazie a te, Silvio, che porti la croce in questi tempi nel nostro caro Paese» (don Luigi Verzè, 15.5.2004).
Dall’Alto dei Cieli
«Scende dall’alto, cioè dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la benedizione per la squadra di calcio olimpica» (Clemente J. Mimun, direttore del Tg1, sulla partenza della delegazione degli atleti azzurri per le Olimpiadi di Atene, 3.8.2004).
Marlon Silvio
«Chi è? Marlon Brando. No, quello aveva il fisico, ma non spalle così larghe. Da pallanuotista. Seduto sulla sabbia bianchissima di una spiaggia greca, epoca anni Sessanta, il personaggio misterioso espone al sole e all’amico fotografo la sua figura. Pettorali, bicipiti, femorali: proprio un bel figliolo. Sì, ma chi è? E come no: il ragazzo col fisico da Caimano è proprio lui, Silvio Berlusconi, poi presidente del Consiglio» (Cristiano Gatti, «il Giornale», 21.10.2004).
Sono cotto di Lui
«Sì. Non ho vergogna a dirlo. Ho una cotta per Berlusconi perché lo trovo un ectipo. Una persona al di fuori della norma. Verso l’alto, naturalmente» (Umberto Scapagnini, intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, «Magazine-Corriere della Sera», 4.11.2004).
IncenSarmi
Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane in quota An, poco prima di Natale del 2004 invita il premier Berlusconi all’inaugurazione del più bello, più nuovo e più avveniristico ufficio postale d’Italia. E gli mostra l’innovativo Sistema Informatico Livelli Virtuali di Integrazione Operativa. Il cui acronimo è nientepopodimenoché SILVIO. Viva soddisfazione di Sua Eccellenza il Cavalier Berlusconi.
Incontro al vertice
«Alla serata partecipavano anche il collega di serenate del premier, Mariano Apicella, e Francesco Cossiga. “Sono pazza di lui”, scherza Mara Venier fuori da Palazzo Grazioli: “La cena è nata dal fatto che mi voleva incontrare. È un mio vecchio amico, era divertito dal fenomeno Lecciso e allora Loredana Lecciso è venuta con me”. L’ex capo dello Stato, insomma, è stato l’ispiratore della serata. E il vero mattatore: “L’ho visto in forma strepitosa – aggiunge la conduttrice di Domenica In – ha raccontato vecchi aneddoti del suo passato. È stato esilarante”. E Berlusconi? Questa volta è la Lecciso a parlare: “È una persona brillante ed estremamente simpatica. Era la prima volta che lo incontravo”» («La Nazione», 20.1.2005). Cossiga smentisce: «La Lecciso, sarebbe una bugia se dicessi di averla voluta io».
Camminava sulle acque
«Quando il giovane Silvio salvò un uomo. Nel 1968, a Portofino, il dottor Berlusconi riportò a riva un pittore che s’era gettato dalla scogliera dopo l’addio della fidanzata...» («il Giornale», 1.2.2005).
Don Verzusconi
«Grazie a te, caro Silvio, che porti la croce in questi tempi nel nostro caro paese» (don Luigi Verzè, inaugurando un nuovo padiglione del San Raffaele alla presenza del presidente del Consiglio, 15.5.2005). Paese nel senso dell’Italia, non di Arcore.
Ambasciator porta lingua
«Ho accompagnato il Presidente del Consiglio Berlusconi a Crawford, quando Bush lo ha invitato nel suo ranch. Ho visto due amici che si sono divertiti insieme, che si parlavano con franchezza, che si rispettavano molto... Il 14 settembre prossimo Berlusconi parlerà al Congresso. Parlerà in inglese, lo ha imparato benissimo. Sarà un avvenimento eccezionale, avremo tutta la stampa addosso, gli occhi di mezzo mondo, per questo l’ho sconsigliato di parlare a braccio, come gli sarebbe invece piaciuto. Berlusconi è un istintivo, non ama le scalette, i fogli da leggere, gli danno un certo imbarazzo» (Sergio Vento, ambasciatore italiano negli Stati Uniti, «Libero», 12.6.2005).
Carinerie
«Quella sulla presidente finlandese è stata una carineria detta in clima festoso» (Paolo Bonaiuti, FI, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, 22.6.2005). Berlusconi ha appena scatenato un incidente diplomatico internazionale, «rivelando» di avere ottenuto dall’Unione europea il dirottamento della sede della neonata Autorità alimentare comunitaria da Helsinki a Parma «rispolverando le mie arti di playboy con la presidente finlandese Halonen». Una gaffe seguita dalla richiesta ufficiale di spiegazioni del governo finlandese e dalla convocazione del nostro ambasciatore a Helsinki. Ma per Bonaiuti ha parlato Lord Brummell.
L’Illustrissimo con la Consueta Classe
«Illustrissimo Presidente Berlusconi, perché non ci onora più di una sua visita? Forse c’è di mezzo un video trasmesso in tv nel quale Lei, con la consueta classe, accennava una canzone? Ma noi non c’entriamo, sarà stato qualche invidioso della sinistra: ce n’è ancora qualcuno in giro» (lettera di Raffaele Del Duca, direttore dell’Hotel Palumbalza di Porto Rotondo, citata da «l’Unità», 14.8.2005).
Gli mancano solo le tv
«Porto a Berlusconi e alla sua famiglia un affetto personale immutabile. Ha cercato di dare un’alternativa politica ai moderati che la furia giudiziaria aveva disperso. Ma non ha saputo comunicare» (Bobo Craxi, Nuovo Psi, «il Giornale», 5.9.2005).
L’Eterno
«Non c’è nessuno che potrebbe sostituire Silvio Berlusconi» (Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di FI, «Il Tempo», 18.9.2005). Poi nel 2013, dopo la condanna, Cicchitto lo sostituirà con Alfano.
Solo abbastanza?
«Berlusconi è una persona abbastanza straordinaria, molti ancora devono scoprirlo e capirlo fino in fondo» (Antonio Martino, FI, ministro della Difesa, «Libero», 15.10.2005).
Silvio, perdonami
«Mi vergogno di andare all’estero e incassare il compatimento perché siamo governati da una barzelletta che cammina» (Furio Colombo ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, Rai3, 5.11.2005).
«Mi scuso per il livore dimostrato ieri da Furio Colombo verso il presidente del Consiglio» (Fabio Fazio, Che tempo che fa, Rai3, 6.11.2005).
Fiori rosa fiori di Pescante
«Senza Gianni Letta nulla sarebbe possibile... Appartengo alla schiera degli ammiratori di Berlusconi. Non so come faccia a fare discorsi di ore senza uno straccio di appunto. Ha in testa un laboratorio che strabilia. Un fuoriclasse. Inoltre ha un’umanità insolita in un politico e unica in un riccone» (Mario Pescante, FI, sottosegretario Beni culturali con delega allo Sport, «il Giornale», 28.11.2005).
L’Etica Berluscomachea
«Berlusconi ha carisma, libera in noi le energie positive, tira fuori la parte migliore, suscita idee nuove. Dice che bisogna alzarsi al mattino con il sole in tasca. Alto profilo etico, umano, politico» (Mariastella Gelmini, coordinatrice di FI in Lombardia e futura ministra della Pubblica istruzione, «il Giornale», 20.2.2006).
Issimo
«Berlusconi? Grande uomo di Stato. Energia incredibile. Geniale. Ha intuizioni che precedono i tempi. Sempre primo in tutto. Abile. Intelligentissimo. Lui non è mai iracondo, sempre educato, garbatissimo» (Beatrice Lorenzin, coordinatrice di FI nel Lazio e futura ministra della Salute, «il Giornale», 27.2.2006).
Bollito misto con bambini
Il 27 marzo 2006, un giorno che è particolarmente su di giri, il premier Berlusconi si avventura su un capitolo di storia del comunismo cinese. Testualmente: «Nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi». L’ambasciatore cinese a Roma protesta vibratamente: «Siamo scontenti di queste affermazioni, che sono completamente prive di fondamento. Le parole e i comportamenti dei leader italiani dovrebbero favorire la stabilità e lo sviluppo di relazioni amichevoli, tra la Cina e l’Italia». Ma il premier italiano insiste: «Ma è storia! Mica li ho bolliti io i ragazzini. Se poi viviamo in un Paese dove non si può nemmeno esprimere una certezza...». E i suoi servi furbi, anziché sorvolare per carità di patria, si scapicollano a dargli ragione.
«Il presidente Berlusconi ha giustamente citato fatti terrificanti figli delle dittature comuniste, accertati, purtroppo accaduti nel passato in Cina e pubblicati nero su bianco. Non bisogna mai avere paura di dire la verità. Anche se questa è terribile» (Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati FI, 28.3.2006).
«Al di là delle questioni diplomatiche sulle quali non entro per ragioni di prudenza, è paradossale che da parte di Prodi e della sinistra si esprimano valutazioni indignate all’indirizzo di chi ha ricordato un fatto storico, tragicamente indubitabile, piuttosto che esprimere una condanna morale, politica e storica nei confronti di una delle vicende più abominevoli della storia umana e dell’orrore dell’ideologia comunista» (Sandro Bondi, coordinatore FI, 28.3.2006).
«Pare che ciò avvenisse veramente in alcune regioni della Cina e questo dato è un fatto sconvolgente» (Roberto Castelli, Lega Nord, ministro della Giustizia, 28.3.2006).
«La frase in questione si riferisce a episodi che avrebbero avuto luogo in passato, mentre è evidente l’inesistenza di intenti polemici nei confronti della Repubblica popolare cinese» (nota ufficiale del ministero degli Esteri, retto da Gianfranco Fini, di An, 28.3.2006).
«Non so nulla dei bambini bolliti, ma la Cina ha poco di che arrabbiarsi finché non rispetterà i diritti umani e dei lavoratori» (Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, 28.3.2006).
«Per quanto il governo cinese possa sostenere il contrario, le affermazioni di Berlusconi si riferiscono a fatti dimostrati storicamente, certificati da documenti ufficiali cinesi dell’epoca, a distanza di anni non ancora smentiti» (Lucio Malan, senatore di FI, 28.3.2006).
Ma il meglio lo danno i cortigiani a mezzo stampa. Renato Farina lancia la lingua oltre l’ostacolo con un sapiente editoriale su «Libero» (30 marzo 2006), di cui è vicedirettore. Titolo: «Ecco le prove: mangiavano i bimbi. Un libro conferma la verità di Berlusconi. E la sinistra, negando, uccide un’altra volta». Svolgimento: «Su questi bambini ci si scherza su. Come se fosse una barzelletta. Siccome la frase è di Berlusconi, diventa una battuta... Altro che balle. Balle una sega... Berlusconi – ribadisco – ha assolutamente ragione». Purtroppo lo storico Farina è sprovvisto di qualsivoglia prova della raccapricciante usanza cinese. Anzi, appare pure un po’ confuso. Citando Vasilij Grossman, Robert Conquest e Martin Amis, scrive che sì, è vero quel che dicono alcuni storici sul «Corriere»: «In Cina ci furono episodi di cannibalismo, ma li causò la carestia». Ma «la carestia fu voluta da Stalin». Ora, per carità, va bene tutto: ma che c’entra la carestia in Cina con Stalin, che al massimo poteva provocare carestie in Urss? E che c’entra il cannibalismo in Cina con la bollitura dei piccoli musetti gialli? O li mangiavano o ne facevano concime: son due cose diverse, bisogna scegliere, o l’una o l’altra. Farina a questo punto estrae l’arma segreta: tira fuori dall’archivio (del Sismi?) la lettera di un misterioso missionario su un altro presunto missionario che morì perseguitato in Cina nel 1951 e fu sepolto nel cimitero cristiano di Huize; poi il cimitero «fu distrutto dai comunisti per avere più spazio da coltivare. Tipico: il terreno risulta così più fertile, concimato dai morti». Davvero raccapricciante, d’accordo. Ma resta inevasa la domanda: che c’entra con i «bambini bolliti per concimare i campi»? Fortuna che lo storico Farina non è solo, nella pugna.
A dare manforte si precipita un altro celebre cattedratico di storia del comunismo cinese: Filippo Facci. Che, sul «Giornale» dello stesso 30 marzo, si prodiga in un altro studio molto accurato sull’argomento, dal titolo: «Li mangiano ancora»: «In Corea del Nord ultimamente si sono perpetuati cannibalismi e assassini a scopo alimentare a causa di carestie, inondazioni e disperazione». Tutto molto commovente anche questo, certo. Ma la domanda è sempre quella: che c’entra la Corea del Nord con i «bambini bolliti per concimare i campi» in Cina?
Nasce una nuova professione, un mestiere usurante quant’altri mai, nato e prosperato fra i milioni di nuovi posti di lavoro creati dal berlusconismo trionfante: quello dello scudo umano a mezzo stampa, sempre pronto a gettarsi a lingua morta sul premier per proteggerlo dalle conseguenze dei suoi deliri. Con una complicazione però: il bersaglio da proteggere non sta fermo un attimo. Se si accontentasse di dire la sua fesseria quotidiana, lasciando poi fare agli scudi umani, tutto ok. Invece no. Cambia idea. Corregge. Rettifica. Smentisce. Fa lo gnorri. Si fraintende. Dice che scherzava. E lo fa sempre senza avvertire gli scudi umani, che infatti si sono già levati in volo e lanciati a petto nudo al sal(i)vamento del Capo, un istante dopo che le lingue di corte si son messe in moto. E quando stanno per atterrare, lui si scansa e quelli si spiaccicano a terra.
Mentre dunque «il Giornale» e «Libero» vanno in stampa con il frutto delle ricerche di Facci e Farina, ore e ore passate a sudare le sette camicie ravanando su Google alla ricerca di qualcosina che giustificasse la supercazzola dei bambini bolliti, Berlusconi se ne esce bello fresco con una ritrattazione in piena regola: «Beh, sì, sulla Cina ho fatto un’ironia discutibile, non mi sono trattenuto...». Ma come sarebbe «un’ironia discutibile»? Ma non s’era detto che la sua era una denuncia da storico? Un po’ di rispetto per gli scudi umani, cribbio. Sarebbe ora di sincronizzare gli orologi. E possibilmente le lingue.
50 sfumature di coglione
«Coglione ha tanti sinonimi: sciocco, ingenuo, minchione. Esempio: è tanto minchione che crede a tutto, anche alla sinistra» (Elisabetta Gardini, eurodeputata FI, giustifica Berlusconi che ha appena dato dei «coglioni» agli elettori del centrosinistra, 5.4.2006).
Cantami, o divo
«Silvio Berlusconi piace alle donne che amano in lui anche quel suo passato di chansonnier pronto a suonare al momento opportuno una canzone d’amore» (Valeria Marini, soubrette, citata da Dagospia, 5.10.2006).
A Silvio
«Lei potente, / io: un niente / eroe di mamma mia solamente. / Mi risponda per favore, / non cestini questa lettera mia, Dottore! / Lei lo sa cos’è un artista! / E a me quanto costa! / Cosa fare, / dove andare / per essere una star da sognare? / Caro Berlusconi, / vorrei una soluzione / che sia quella finale, / che mi dia una svolta. / Caro Berlusconi, / se solo mi notasse, / sarei il più bel nome internazionale. / Finti divi, spazzatura / ... e io mi faccio suora!!! / Sono fari abbaglianti / i suoi sorrisi splendenti... / Lei convince, lo so, / chi può dirle di no!? / No no no! / Lei potente, / io: un niente / eroe di mamma mia solamente. / Mi conceda un’occhiata, / di sfuggita, di traverso... / ma non gelata! / Caro Berlusconi, / tra Costanzo e De Filippi, / Mike Bongiorno e Rossella, / metta la mia stella! / ... Caro Berlusconi / che popola i miei sogni... / mi spinga giù dal letto... / o dal parapetto. / Non cestini questa lettera mia, Dottore...» (Cristiano Malgioglio, cantautore, brano da lui stesso composto e musicato dal titolo Caro Presidente, novembre 2006).
Noi siamo scienza, non fantascienza
«Il berlusconismo diventa una scienza» annuncia «Libero» il 23 gennaio 2007. L’ora è cruciale. Sta per partire l’epocale convegno di tre giorni promosso all’Aldrovandi Palace di Roma dalla Fondazione Liberal diretta da Ferdinando Adornato, tutto dedicato al pensiero e all’opera di Silvio Berlusconi. Titolo: «L’identità e il futuro. Berlusconismo. Popolo delle Libertà. Centrodestra». La parte più avvincente e ardua del simposio è quella riservata al pensiero: per rintracciarne qualche vestigio, sono state reclutate speciali squadre di speleologi, entomologi, carabinieri del Ris ed esperti di microtracce. Ma «Libero» fa di più: pubblica in esclusiva mondiale la relazione di uno degli oratori più attesi, l’ex dc Sandro Fontana, che nella Prima Repubblica si firmava Bertoldo sul «Popolo» e nella Seconda è passato felicemente da Donat-Cattin alla spalla di Apicella. Gli altri scienziati, chini sull’oggetto dei loro studi, sono nell’ordine: Adornato, che apre i lavori con una relazione dal titolo «Una nuova storia italiana», prosecuzione naturale della prima «Storia italiana», il fotoromanzo elettorale che fece schiattare d’invidia Kim Il Sung. Seguono un’omelia di don Baget Bozzo («L’invenzione del centrodestra») e una prolusione del vice-Pera Gaetano Quagliariello («La Prima Repubblica: continuità e discontinuità»). Poi l’angolo del buonumore, con Renato Brunetta.
Jurassic Pork
«Quel giorno c’era il solito viavai di tutte le feste: giovani di Forza Italia, ragazzi e ragazze, con Berlusconi contento di mostrare le meraviglie del suo parco alle delegate della federazione giovanile del Pdl a una riunione politica alla presenza dei fidanzati. Tutto alla luce del sole. Invece si è voluto buttare tutto in malizia» (Paolo Bonaiuti, FI, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, 18.4.2007). Il solerte cortigiano si riferisce al servizio fotografico pubblicato da «Oggi» che ritrae il premier, reduce dal Family Day in difesa della «famiglia tradizionale», assiso su una panchina nel parco di Villa La Certosa a Porto Rotondo e circondato da cinque splendide ragazze, un paio delle quali gli siedono sulle ginocchia. E subito smentisce i cattivi pensieri dei soliti maligni: si trattava di una normale riunione politica tra il leader e i rappresentanti di una fantomatica federazione giovanile italoforzuta. Che poi altre foto immortalino l’ideologo azzurro a spasso per il parco mano nella mano con alcune esponenti dell’ala femminile del movimento, fa parte del programma dei lavori: data l’età, il leader teme di inciampare e le badanti lo sorreggono in caso di bisogno.
«Quel giorno c’era una riunione di giovani azzurri. Non vedo cosa ci sia di interessante nel fotografare un gruppo di collaboratori di Forza Italia riuniti in un giorno di festa. Da anni sono un’attivista di Forza Italia e trovo una cosa di bassissimo livello attaccare un uomo che fa politica per il popolo, non per mettere soldi nelle sue tasche» (Angela Sozio, una delle cinque, passata direttamente dal Grande Fratello e Buona Domenica all’ufficio studi di Forza Italia, intervistata dal direttore di «Chi» Alfonso Signorini, Radio Montecarlo, 18.4.2007). Il fatto che qualcuno abbia identificato altre due «attiviste azzurre» in altrettante troniste di Uomini e donne, programma di Maria De Filippi su Canale5, non deve stupire: anche loro erano lì per il simposio politico. Probabilmente aiutavano il leader a preparare il documento programmatico in vista del Family Day. Purtroppo Veronica Lario non la beve: «Più che una visita al parco, quella era una visita al museo».
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Giornalismo rupestre
«Due giornalisti alpini della Rai accompagneranno il ministro Alemanno nella scalata al Monte Bianco» (fax riservato inviato alla Rai dalla segreteria del ministro delle Risorse agricole, con richiesta di copertura nazionale dell’Evento, «la Repubblica», 5.8.2002).
Bocchino al quadrato
«Lei è felice?», «Dicono che lei fatichi a esternare il dolore. È vero che non ha versato una lacrima quando è morto Tatarella, il suo secondo padre?», «Che le dice in sogno Tatarella?», «Lei è un ragazzo troppo sensibile. Però so che si sfoga in palestra...», «Dopo quattro legislature, una moglie, due figli, ora è vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera. E ancora di lei si dice che è una promessa. Non si è stufato di passare per “giovane”?», «Onorevole, abbiamo finito. Un’ultima curiosità: non si sfugge a “Dio, Padre e Famiglia”?» (Pierluigi Diaco, domande della sua intervista a Italo Bocchino, deputato Pdl, «Novella 2000», 21.11.2008).
Happy birthday mister Senatur
«TANTI AUGURI SENATUR. Oggi è il compleanno del ministro Umberto Bossi» (titolo cubitale, pagina delle lettere de «La Padania» diretta da Gigi Moncalvo, con gli auguri del direttore, dell’editore e della redazione tutta, tipografi compresi, 19.9.2003).
Il nuovo Roosevelt
«L’Italia ha un eroe calmo e solido, un uomo dalla schiena dritta e dalla voce pacata... È Franco Frattini, il nostro giovane ministro degli Esteri... Ci ricorda Theodor Roosevelt» (Paolo Guzzanti, senatore Pdl, «il Giornale», 20.4.2004).
Letta-Letta-Letta-Letta...
«Di Gianni Letta ce ne vorrebbero almeno una decina» (Renato Schifani, presidente dei senatori FI, «Il Tempo», 12.9.2005).
Noi vogliam Zio
«A me piacerebbe che Gianni Letta fosse nel centrosinistra» (Goffredo Bettini, deputato veltroniano Pd, «Il Tempo», 28.9.2005). Non gli basta il nipote Enrico.
Compagno Bobo
«Non c’è dubbio alcuno che Roberto Maroni è il ministro che ha più piacevolmente sorpreso e convinto – in questi anni di centrodestra – l’elettorato della sinistra italiana. Si trova, non certo di rado, difficoltà a sinistra a riconoscere i giusti meriti alla nobile attività non solo di Maroni, ma anche della Moratti, della Boniver, della Prestigiacomo» (Pierluigi Diaco, «Il Foglio», 11.2.2006).
Ed è subito Pera
«La nobiltà della democrazia parlamentare ai livelli più alti ha assunto la voce, la postura e le sembianze di Marcello Pera» (Paolo Guzzanti, senatore FI, «il Giornale», 31.5.2001).
Fondazione Magna Lingua
«Dal confronto di Marcello Pera con Ratzinger è scaturito un libro destinato a divenire un bestseller... Pera, da un ragionamento filosofico che non rinunzia a incursioni nei terreni della teologia, mira a ricavare precetti e linee guida per la politica...» (Gaetano Quagliariello, Cattolici, pacifisti e Teocon, Mondadori, 2006). Il fatto che il professor Quagliariello sia il consigliere del presidente del Senato Marcello Pera, e il suo vice nella Fondazione Magna Charta, non gli fa velo nel momento di sferrare il durissimo attacco al presidente del Senato.
Prestigioso Ministro appare al paesello natìo
«Presenza prestigiosa il giorno di Natale, fra i banchi della Cattedrale di Lucera: il ministro Stanca». «Lucera. Presenza prestigiosa il giorno di Natale, fra i banchi della Cattedrale di Lucera. A visitare la città il ministro delle Innovazioni Tecnologiche Lucio Stanca. Il ministro, originario di Lucera ed ospite in occasione delle festività natalizie del fratello che abita a Foggia, dopo aver visitato il centro storico si è recato ad ascoltare la tradizionale messa di mezzogiorno in Cattedrale. Stanca, alla fine della santa messa, accompagnato dal sindaco Giuseppe Labbate, ha visitato il circolo Unione. Ad accogliere il ministro nel sodalizio di piazza Duomo il presidente del circolo Unione on. Vincenzo Bizzarri ed una sessantina di iscritti. Dopo aver visitato i locali del circolo il ministro si è fermato una decina di minuti nel salone delle Feste del Circolo Unione – dove nell’occasione sono accorsi alcune decine di passanti incuriositi dalla prestigiosa presenza – ed ha rivolto gli auguri di buone feste ai presenti» («Gazzetta del Mezzogiorno», 27.12.2002).
Il nuovo Giotto
«Il disegno di Tremonti è grande» (Giorgio Vittadini, presidente delle Compagnia delle Opere, «la Repubblica», 27.8.2001).
IN FONDO A SINISTRA
Il Fausto Natale
«Accadde 65 anni fa. Nasceva Fausto». «Il secondo giorno di primavera in una casa di ringhiera di Milano nacque un bel bambino. Si chiamava Fausto... Se fosse stato cinese lo avremmo chiamato “Grande Timoniere”, se fosse stato più mondano “Grande Gatsby”... Lo chiamiamo solamente Grande Fausto e gli facciamo parecchi auguri. Dimenticavamo il cognome: Bertinotti... Che dire di lui, evitando sospetti di culto della personalità?» («Liberazione», organo ufficiale di Rifondazione comunista diretto da Piero Sansonetti, 22.3.2005). Tranquilli, compagni: chi mai potrebbe nutrire simili oltraggiosi sospetti?
Evvai Gianni, facci sognare!
Massimo D’Alema: Lei è quello di cui parlano tutti i giornali?
Giovanni Consorte: Guardi la mia più grande sfiga! Io volevo passare inosservato e non riesco a farcela.
D: Eh, inosservato, sì (...). Va bene. Vai avanti, vai!
C: Massimo, noi ce la mettiamo tutta.
D: Facci sognare! Vai! (telefonata fra il presidente Ds Massimo D’Alema e il presidente Unipol Giovanni Consorte, intercettata dalla Procura di Milano che indaga sulla scalata illegale della compagnia assicurativa delle cooperative rosse alla Banca nazionale del lavoro, 7.7.2005).
Siamo padroni, anzi siete
Giovanni Consorte: Ciao Piero. Sono Gianni.
Piero Fassino: Allora? Siamo padroni della banca?
C: È chiusa. Sì.
F: Siete padroni della banca, io non c’entro niente [ride]...
C: Sì, sì, è fatta.
F: È fatta.
Consorte: Abbiamo finito proprio cinque minuti fa, è stata una roba du... durissima, però insomma (...)
F: Vabbè, noi abbiamo 15 più 4 delle coop, fa il 19 a noi.
C: Sì. Sì (...).
F: Bene. Molto bene.
C: Quindi niente, Piero, andiamo avanti, ma...
F: Congratulazioni.
C: Fino a che abbiamo... siamo... raggiunti... Ti ringrazio.
F: Eh, bravo. Bravo.
C: Anche per l’aiuto che ci hai dato. Siamo arrivati a un punto importante, secondo me.
F: Bene, bene, bene, bene (...). Auguri! (telefonata intercettata dai pm di Milano tra Consorte e il segretario Ds Piero Fassino, 18.7.2005). È il giorno dell’Opa di Unipol su Bnl – secondo la Procura – truccata da un «concerto occulto» preesistente fra Consorte e i «furbetti del quartierino» per rastrellare le quote della banca e tagliare fuori il mercato.
Compagno Ricucci
Nicola Latorre: Stefano!
Stefano Ricucci: Eccolo, il compagno Ricucci all’appello!
Latorre: [ride]
Ricucci: Ormai questa mattina a Consorte gliel’ho detto: «Datemi una tessera perché io non gliela faccio più», eh!
Latorre: Ormai sei diventato un pericolo sovversivo, rosso oltretutto! (telefonata intercettata dai pm di Milano fra il senatore Ds Nicola Latorre, dalemiano di ferro, e l’immobiliarista Stefano Ricucci, 18.7.2005).
Credevo fosse amore, invece era un Rutelli
«Rutelli? Un grande politico. Mi trovo molto bene con lui... Sarò un pasdaran del nuovo Partito democratico» (Antonio Polito, direttore de «Il Riformista», in procinto di candidarsi con la Margherita di Rutelli, «Il Tempo», 26.2.2006).
Camerata Uòlter
«Il veltronismo, una sfida per la destra», «Veltroni... fa sempre centro. È non solo imbattibile, ma anche molto bravo» («Il Secolo d’Italia», organo di Alleanza nazionale, 21.9.2005).
Ho Chi Uòlter
«Cinquanta coppie di freschi sposi cinesi hanno scelto proprio la celebre scalinata di Trinità dei Monti per suggellare il loro sogno d’amore, già coronato con regolare matrimonio in patria, alla presenza di un testimone d’eccezione: il sindaco Veltroni» (Ansa, 22.10.2005). Il Sindaco Sposatore si dimostra ecumenico anche nell’arte del maritare: da Lello Arena al ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, da Paolo Bonolis a Francesco Totti a Stefano Ricucci, ha sposato un po’ tutti.