Sant’Azeglio (1999-2006)

Se qualcuno suona il flauto, io lo seguo.

Leo Longanesi

Il 13 maggio 1999, frustrando le speranze di D’Alema e del suo staff, Carlo Azeglio Ciampi viene eletto presidente della Repubblica alla prima votazione. È l’apoteosi delle «larghe intese» striscianti alla Bicamerale nel frattempo naufragata. Ex governatore di Bankitalia, ex presidente del Consiglio nel 1993, ex ministro del Tesoro nei governi Prodi-1 e D’Alema, Ciampi piace a tutti. Ma proprio tutti. Anche ai defunti.

Il partigiano

«L’ho votato perché ha fatto la Resistenza come me» (Paolo Emilio Taviani, ex partigiano, ex democristiano, senatore a vita, 13.5.1999).

Il repubblichino

«L’ho votato perché è impegnato sul voto agli italiani all’estero» (Mirko Tremaglia, ex repubblichino, parlamentare di An, 13.5.1999).

L’indipendente

«L’ho votato perché non è legato ad alcun partito» (Gianfranco Fini, leader di An, 13.5.1999).

Il partitofilo

«L’ho votato perché era la miglior risposta alla campagna contro i partiti» (Enrico Boselli, segretario Sdi, 13.5.1999).

Il confindustriale

«Profonda soddisfazione» (Confindustria, 13.5.1999).

Il sindacalista

«Profonda soddisfazione» (Sergio Cofferati, Pietro Larizza e Sergio D’Antoni, segretari generali di Cgil, Uil e Cisl, 13.5.1999).

Il laico

«Statista laico, antifascista, riformatore legato a ideali cui il partito repubblicano, ed esso solo, si è mantenuto fedele» (Giorgio La Malfa, leader del Pri e parlamentare FI, 13.5.1999).

Il cattolico

«La zia Milla era tra le più impegnate in diocesi» (monsignor Alberto Ablondi, vescovo di Livorno, 13.5.1999).

«Ciampi frequenta la chiesa ogni domenica ricevendo anche i sacramenti» (don Ottavio di San Saturnino, suo parroco a Livorno, 13.5.1999).

«La sua formazione è cattolica, dagli studi dai gesuiti alla sua tesi in diritto canonico» (Radio Vaticana, 13.5.1999).

Il romano

«Quartiere Salario, soddisfazione di stile moderato... Quattro bambini presi dall’eccitazione gridano “Viva Ciampi!”» (cronaca di un quotidiano romano citata da Gian Antonio Stella, «Corriere della Sera», 14.5.1999).

Il napoletano

«Ho donato al Presidente pasta di grano duro trafilata in ottone e mozzarella di bufala campana per ringraziarlo d’aver dato “un grande contributo a Napoli, apprezzando la tipicità della sua cucina”» (Alfonso Pecoraro Scanio, deputato dei Verdi, 13.5.1999).

Il livornese

«Gli offriamo una poltroncina in tribuna d’onore... La sua elezione darà uno stimolo in più per tornare in B» (Comunicato del Livorno Calcio, 13.5.1999).

Il rosso

«I lavoratori “rossi” del cantiere navale suonano felici le sirene» («Il Tirreno», 13.5.1999).

Il fratello che visse due volte

«Carlo Azeglio Ciampi, ovvero l’uomo che visse due volte. Diventare a 59 anni (quando mezza Italia va in pensione e l’altra mezza rimane a lavorare imprecando) governatore della Banca d’Italia per poi chiudere in bellezza con il Quirinale alla soglia degli 80, non accade a tutti. Anzi non accade quasi a nessuno. La vita di Ciampi è fatta così: tagliata in due, come una mela da un coltello che la storia ha affilato con cura. Il suo destino – come ricorda il fratello Giuseppe detto Pino – era quello di fare l’ufficiale di Marina. Ma una infiammazione agli occhi scambiata per blefarite non gli fece passare la visita medica. C’è da credergli: Giuseppe Ciampi sta a Carlo Azeglio come il Pigafetta a Magellano. In altre parole ne è il biografo autorizzato. Scherzi del destino: il marinaio mancato del 1936 è diventato dal 1979 uno degli uomini che hanno segnato la nostra storia. Governatore della Banca d’Italia, presidente del Consiglio, responsabile del Tesoro e artefice, con Romano Prodi a Palazzo Chigi, dell’ingresso dell’Italia nel club dell’Euro. “Ha governato la Banca d’Italia – ricorda il fratello – difendendola dalle pressioni dei partiti. Per questo era odiato da Craxi, Andreotti e De Mita”... Ciampi è un seguace di Einaudi, una moderna sintesi di politica economica che all’arma della moneta per contenere l’inflazione affianca quella della politica dei redditi. Un italiano anomalo, come si vede, che va in pattino personalizzato a Santa Severa dove ha casa vicino a Scalfaro e gioca a scopone e biliardo con gli amici intimi; che parla due-tre lingue, compreso il tedesco grazie al quale legge Goethe in originale; che gli stranieri ci invidiano e che riconoscono senza eccezioni come il vero artefice di quel risanamento che ha stupito i nostri partner europei....» (Roberto Stigliano, «Il Messaggero», 14.5.1999). Tutto molto commovente, se non fosse che Giuseppe Ciampi, fratello primogenito del neopresidente, titolare di un negozio di ottica a Livorno e suo biografo autorizzato come Pigafetta di Magellano, è sventuratamente morto otto mesi prima, il 2 settembre 1998. È il primo miracolo di sant’Azeglio: pur di festeggiare la sua elezione sul «Messaggero», il fratello è risorto per un giorno. Oppure ha avuto il permesso di esternare dal Paradiso. O è resuscitato per la contentezza. In ogni caso, come il nuovo Magellano, anche il nuovo Pigafetta visse due volte. Ma quella di ridestare i defunti dev’essere una prerogativa dei presidenti della Repubblica italiana. O almeno di alcuni.

Giuseppe e Maria, morti che parlano

«Sassari festeggia con corte e banda». «Sassari – Il consiglio comunale, riunito in seduta straordinaria, ha seguito con apprensione alla tv lo spoglio delle schede: poi, appena Cossiga ha superato il quorum, il sindaco Raimondo Rizzu, la giunta e tutti i consiglieri sono usciti dal palazzo ducale. Da qui un corteo, banda in testa, seguito da migliaia di persone, ha percorso le vie della città. Sassari ha accolto festeggiando, e naturalmente con orgoglio, l’elezione dell’ottavo presidente della Repubblica... Il parroco, 87 anni, che è considerato un consigliere spirituale di Cossiga, ha aggiunto scherzando: “Spero che questa volta Francesco non si adombri. Quando era giovane, si arrabbiava sempre quando suonavano le campane. Diceva che disturbavano il suo studio”. Festeggia, naturalmente, anche il padre del neopresidente, Antonio Cossiga, 73 anni, al quale il figlio somiglia moltissimo. Ha seguito lo scrutinio a casa sua, con la moglie, davanti alla tv: “Speravamo che lo eleggessero – dichiara – e adesso siamo felici. È una persona onesta. L’Italia ha ancora una persona per bene”» («la Repubblica», all’indomani dell’elezione al Quirinale di Francesco Cossiga, 25.6.1985). Purtroppo per «Repubblica», Giuseppe (e non Antonio) Cossiga, padre del cinquantasettenne neopresidente, è nato nel 1881, dunque nel 1985 non avrebbe 73 anni, ma 104. In ogni caso è morto nel 1957, mentre la madre Maria Zanfarino, nata nel 1891, è deceduta nel 1969. Quindi non si scappa: o «Repubblica», per celebrare ancor meglio l’elezione di Cossiga, s’è inventata di sana pianta la scena dei genitori che esultano davanti alla tv; oppure, più semplicemente, anche Cossiga faceva miracoli.