Ma questo veramente voleva lui, voleva davvero quello che tutti i padri volevano per i figli? si chiese Gerri, mentre il luminare gli stringeva la mano, grato perché gli aveva dato il doppio richiesto per la visita. Si vedeva a occhio che, per uno come il dottore, il danaro era l’unica carta di presentazione che potesse davvero impressionarlo, altro che le onorificenze.

La sua vita si complicava enormemente, tutto diventava difficile, ingestibile. Il problema non riguardava la sua fabbrica, dove, se qualche passaggio nella produzione difettava, sapeva subito dove intervenire, sapeva subito cosa fare.

La morte di sua figlia Luna avrebbe posto fine alla sua angoscia di padre. Ma se la bambina fosse morta, la sua morte avrebbe mandato all’aria la linea Baby Luna Soap, Luna Doll Soap, già pronta per essere lanciata sul mercato e sbaragliare, facendo affari d’oro.

Ormai tutto era pronto, pronte decine di migliaia di saponette, linea lusso e linea economica, saponette con il viso di Luna stampato sopra a colori.

Rischiavano d’andare in fumo sei mesi e passa di lavoro, infinite prove per individuare il profumo giusto, come pure il marchio registrato, le prenotazioni alle stelle, la pubblicità curata nei minimi dettagli.

Un investimento senza precedenti per la Gerri Soap, un’operazione di marchetìnghi, in perfetto stile americano, in vista di guadagni sicuri.

Se Luna fosse morta, se un miserabile raggio di sole l’avesse solo sfiorata, tutto sarebbe andato a merda.

E come si sarebbe potuto reclamizzare una saponetta, miracolosa per la pelle, con l’immagine d’una bambina morta, per di più morta d’una malattia che la pelle gliel’aveva devastata come lebbra?

Questa era un’altra maledizione, che, di tutte le malattie dei bambini, la malattia di sua figlia colpisse giusto la pelle. E la pelle era un suo importantissimo territorio di vendita, di bisinès.

Sulla pelle si concentravano molti dei suoi affari e la linea Baby Luna, all’olio di mandorla, al gelsomino, al garofanello, era una novità assoluta.

Differenziare, distinguere, gli avevano insegnato in America, riguardo alla produzione, in modo da avere tanti mercati possibili, non uno soltanto, per cui fosse stato facile fallire. Sorte troia, o mai god, quando ormai pensava di non avere un solo ostacolo alla sua impresa, ecco il destino, la sorte buttana, la natura, congiuravano contro di lui. Lo mettevano in ginocchio. Gli pisciavano sulla testa, sul cuore, sul talento, sulla fantasia.

Doveva riflettere, non perdere la calma. In fondo chi poteva sapere la verità? Nessuno. La pelle di Luna era ormai quasi perfetta, rinata e, tra qualche settimana massimo, lo sarebbe stata del tutto. Di quella disgrazia non sarebbe rimasta nessuna sindone accusatrice.

La bambina aveva avuto solo una brutta reazione allergica alla puntura di un insetto, avrebbe eventualmente detto. Chi poteva sostenere il contrario? Chi poteva mai arrivare alla verità che era incredibile, sconcertante, spaventosa. Chi mai avrebbe anche solo potuto immaginare una malattia che costringesse un bambino a vivere all’ombra, senza mai vederlo il Sole. A uscire solo se c’era la luna.

E quei cafoni tutti, a cui, in un modo o in un altro, direttamente o indirettamente, dava da mangiare, pagava i debiti di gioco, le amanti, grazie alla sua fabbrica, al suo talento infallibile, avrebbero dovuto mandarla giù la sua verità, in un sol fiato. Senza, minimamente, metterla in discussione, o li avrebbe fatti affogare nella loro merda.

Forte di questa elementare considerazione tirò un sospiro, si rasserenò, e con un pettinino che teneva sempre nella tasca destra della giacca, riordinò i capelli. Quel gesto aveva nel tempo assunto un valore simbolico, era come dire ok. Tutto a posto, no problem occhèi.

Nulla, dunque, dello straordinario progetto dell’azienda si sarebbe perso, la sua bambina era davvero bellissima. Bionda e con gli occhi celesti. Sulla sua pelle non c’era traccia di cicatrici, di vesciche, come per miracolo non c’era segno di nulla. Tutto come prima. Occhèi!

In fondo andava quasi sempre così, pensò, che la bellezza di fuori mascherava benissimo il tormento di dentro.

E quindi ogni uomo in realtà ne conteneva due. Uno che comunicava al mondo quel cazzo che voleva, quel cazzo che gli serviva a trasferire negli altri l’idea di ricchezza, di grandezza, di prestigio, di benessere, di serenità.

Un altro, invece, invisibile, che cresceva dentro come un ascesso, una cisti, un fibroma, un cancro maligno. Solo quest’ultimo soffriva, si tormentava, non si dava pace, perché solo lui suonava tutte le corde dell’anima, piantando tutte le croci sul cuore.

Comunque, tutto sommato, era perfetto così e anche comodo. Comodo ci fosse un Gerri di facciata, impassibile, brillante come sempre, che impediva a invidiosi parassiti di merda d’affondargli il coltello nelle carni.

Luna era pronta per essere fotografata, ed era anche parecchio cresciuta di peso. Beveva ormai un litro di latte al giorno, che le aveva, così sembrava, schiarito anche le sopracciglia, biondissime come i capelli. E in questa cornice di più brillavano gli occhi celestone.

Beveva latte con miele e biscotti savoiardi, che le rafforzavano i muscoli. Aveva quattro denti, due sopra, due sotto, magnifico per 8 mesi d’età, mangiava già pastina, una volta al giorno, e pezzetti di gallina in brodo.

Una bambina normalissima, ma bella solo come una bambola americana poteva esserlo. Peccato che nella foto, in bianco e nero, non si vedessero i colori, quell’azzurro che sapeva di mareggiata, il ciliegio che le pitturava le guance. Ma il fotografo che aveva contattato, il migliore in tutta la Sicilia, gli aveva assicurato che, sulla foto, avrebbe ritoccato, quasi smaltandoli, il celeste degli occhi, l’oro dei capelli. Con un certo procedimento l’effetto sarebbe stato magnifico e garantito, a metà tra una foto e un olio. Poteva stare tranquillo, nulla si sarebbe perso della bellezza della sua bimba, e il risultato sarebbe stato straordinario.

Il lancio del prodotto era previsto per Natale, e questa data sarebbe stata rispettata. Ora doveva solo concentrarsi su una cerimonia grandiosa, d’effetto scioccante, curando in grande stile ogni aspetto, dagli ospiti, d’onore tutti, al ricevimento, ai fiori, alla benedizione del prodotto, a cura del vescovo in persona.