Notai la donna nell'attimo stesso in cui entrò nella clinica: la Clinica Oculistica St. Barnabas, dove vado ogni sei settimane per un piccolo disturbo visivo. Sono Martita Browne e probabilmente avrete visto libri miei dappertutto. Gli intellettuali disprezzano la mia opera, ma io mi considero una benefattrice. Perfino negli ambienti più danarosi, una quantità di donne conduce un'esistenza abbastanza squallida. I miei libri sono perciò come specchi magici che le riflettono così come loro si vedono,l non come appaiono ai mariti o ai parenti: belle, leali, coraggiose, anche se magari strillano appena vedono un topo, e soprattutto irresistibili. Un servizio del genere lo si paga volentieri e, per rendere giustizia alle mie lettrici, loro me lo pagano sottoforma di sostanziosi diritti d'autore che io incasso ogni anno.
La nuova venuta mi resi conto subito di non averla mai vista prima, i clienti regolari si finisce per conoscerli tutti - non assomigliava in nessun modo alle mie protagoniste. Prima di tutto, era sopra i 40. non bella, sebbene avesse una faccia vivace e al tempo stesso riservata, il che non era senza attrattive.
Ma benché tosse molto elegante la sola borsetta di coccodrillo doveva costare un capitale, il foulard era firmato, le scarpe fatte a mano le mancava qualcosa, forse una nota di vitalità. C'era un uomo con lei, presumibilmente il marito: un tipo biondastro, tranquillo, che tuttavia non campava certo con lo stipendio, al contrario! Pensai tra me: lussuosa casa con giardino, garage a due posti, almeno un viaggio all' estero all'anno, e non di quelli organizzati, questo è certo.
Di solito mi seggo in una specie di nicchia che contiene soltanto tre o quattro poltroncine, dove non siede- quasi mai nessuno. I pazienti partono dal principio che, se prendono posto al centro della sala d' aspetto, saranno ricevuti più presto, mentre in effetti non è cosi; non serve a niente, il dottore ti riceve quand'é il tuo turno, non prima. Mi ero portata le bozze del mio nuovo romanzo Conquistata non vinta e pensavo di riuscire a sbrigare parecchio lavoro, intanto che aspettavo. Avevo già visto che c'era parecchia gente prima di me, quel pomeriggio.
Mi meravigliai un po' quando la nuova venuta venne a sedersi accanto a me. «E sempre cosi affollato?» mi domandò. «Willy mi ha detto che sarebbe tornato tra un' ora, e a lui non piace aspettare.» Poi, prima che potessi rispondere, vide le bozze che avevo in grembo: non avevo ancora cominciato, cosi la-pagina in vista era proprio quella del titolo. « Siete Martita Browne?» mi domandò. «L'avete scritto voi?»
Sapevo già quel che sarebbe seguito, naturalmente. Aveva sempre desiderato scrivere, ma non aveva mai trovato il tempo; la storia della sua vita poteva rappresentare un bellissimo intreccio, e dato che lei non se ne sarebbe mai servita... s' intende che avrei dovuto cambiare i nomi. Parole che avrò sentito almeno un centinaio di volte..Mi stavo già domandando come farle capire che alle mie lettrici la storia di una donna dell'età sua non. poteva interessare, quando lei continuò: «Dico che a volte i vostri personaggi maschili sono troppo belli per essere veri, ma è una sciocchezza, naturalmente. Lo so perché... be', diciamo che ne ho sposato uno,- in un certo - senso. Avreste potuto prendere Victor per modello, credetemi.»
«M'era parso di capire che si chiamasse Willy» mormorai.
«Victor era il mio primo marito. Willy è diverso quanto è diverso il formaggio dal gesso. Victor aveva tutto bel volto, bellissima figura, alto, bruno, affascinante... non c'era da meravigliarsi se tutte le donne gli correvano dietro. Sono sicura che saranno rimaste tutte a bocca aperta nel sentire che sposava me. Non ero nemmeno molto giovane, avevo ventotto anni: voi non sapreste cosa farvene di una protagonista di ventotto anni, vero, signorina Browne?»
Be', «lo sapeva benissimo. Le mie lettrici non si immaginano altro che come venticinquenni, al massimo.
«Non avevo niente in comune, io, con le vostre eroine» continuò imperterrita lei. «Mio padre - era un ministro del culto con un gran senso dell'umorismo, del resto lo dicevano tutti - mi chiamava Madamigella Meningi. Fa' il conto delle tue doti, diceva sempre. Ricordati che il cervello è il migliore degli investimenti. E io il mio cercavo di farlo fruttare come quell'uomo della Bibbia, che aveva venti talenti ed era riuscito a raddoppiarli. Ero con vinta che non mi sarei mai sposata.».
«Ma poi arrivò Victor?» osservai.
«Sì. Entrò nell'ufficio dove lavoravo - anzi, l'ufficio era mio.. e fu come se fosse entrato il sole. Era un po' più giovane di me, ma diceva di preferire le donne mature. Con le ragazze non si sapeva di che cosa parlare, salvo che di pettinature e di argomenti che lui definiva “fanfaluche".»
«Che mestiere faceva?» domandai. Era curiosità istintiva. Non,saprei mettere neppure un personaggio secondario, in un racconto, senza saperne vita, morte e miracoli, e Victor, evidentemente; non era un personaggio secondario.
«Oh!» Per la prima volta, si mostrava evasiva. «Era un.rappresentante di commercio: lavorava per conto. di grandi ditte industriali.»
«Guadagnava bene?» provai a insistere. Direte forse che non erano affari miei, ma quella donna mi si:era imposta e avevo il diritto di pretendere qualcosa in cambio. Del resto, non sai mai dove troverai una buona trama, o delle idee per i personaggi.»
«Ognuno avrebbe pensato che con quell'aspetto e quel fascino dovesse per forza riuscire, sebbene a sentir lui -la concorrenza fosse spietata, e non credo che Victor sapesse mostrare i denti. ln ogni modo. da principio le cose andavano bene, poi lui dovette cominciare a "fare la piazza". Sapete cosa vuol dire? Le ditte - e non erano sempre le stesse - lo mandavano nelle piccole città, in provincia. Lui ci scherzava. Qualcuno deve pur andare a diffondere il verbo tra i pagani, diceva, ma... be', signorina Browne, era come recitare nei grandi teatri e poi ritrovarsi a far parte di una compagnia di guitti. Fortuna che io non per niente ero stata soprannominata Madamigella Menirigi. Avevo ceduto la mia attività quando mi ero, sposata.. cosi avevo un bel gruzzoletto da parte e, credetemi; faceva molto comodo.»
Confesso che non credevo affatto di poterne caverne qualcosa. Una donna non bella era stata sposata per il suo denaro: stringi stringi. tutto si riduceva a questo: Ma naturalmente doveva esserci» un terzo lato del triangolo, altrimenti la storia non esisteva.. E non riuscivo assolutamente a credere che lei potesse tirar fuori un amante.
«E così, cos'accadde?» provai a incoraggiarla.»
La risposta, mi lasciò sconcertata.
«Oh, lui morì.»
«Victor morì?».
«Si. Fu una cosa un po' improvvisa.»
Mi venne un'idea. «Tanto improvvisa da attirare l'attenzione della polizia?».
Si tolse i guanti, bellissimi, e li posò con cura su. un ginocchia- I suoi anelli sarebbero bastati a pagarmi l'affitto per un anno.
«Si capisce subito che siete una scrittrice. Avete già tutte le soluzioni a portata di mano.»
Ma era poi vero? Nella sua voce avevo avvertito una nota strana, quando aveva detto- "Oh, lui mori". Non dolore, e neppure sollievo; ma una sorta di mancanza di confidenza, come se non fosse certa di quello che diceva. Ma questo era assurdo. O sai che tuo marito è morto, o sai che non lo è. O forse sapeva che era vivo, e lui la stava ricattando. Sembrava infatti che al secondo matrimonio, lei avesse sposato,un ricco. Ero talmente immerse in quelle riflessioni che persi alcune frasi; ma quello che udii per poco non mi fece saltare dalla sedia.
«Non si può chiamarlo omicidio, vero?» la sentii dire. «Sono otto anni che aspetto di sentirmelo dire da qualcuno, solo che non avevo nessuno con,cui confidarmi, Non ho nemmeno una sorella.»
E se-anche I'avessi non ti saresti confidata neppure con lei, pensai, trucemente. Penso proprio di no, se davvero hai tanto cervello come affermi. Mi rendevo conto, ora, che non aveva nessun dubbio sulla morte del povero Victor: funerale di lusso e corone di fiori bellissimi, molto probabilmente. No, era il modo com'era morto che la preoccupava. Ma... omicidio, aveva detto? Non avevo il tempo di pensare con calma.
«Quali furono le conclusioni della polizia?» domandai. «Si, voglio dire... chi fu a parlare di omicidio?» «C'erario tre alternative soltanto: incidente, suicidio o omicidio... e nessuno poteva credere che si fosse trattato di incidente.»
«Perché non suicidio, allora?»
«C'era quella ragazza. Elizabeth Sinclair.» Dentro di me, mandai un sospiro di sollievo. Così eravamo arrivati al nocciolo della storia, finalmente; il terzo lato del triangolo, senza del quale una storia non è completa. «La gente mi domandava, ogni tanto: “non hai paura che qualcuna cerchi di rubartelo, il tuo bel marito, ora che passa tanto tempo lontano dai casa?” Ma lo non avevo paura. Oh. Poteva esserci qualche scappatella, ma una moglie di buon senso finge sempre di non; accorgersene. Victor, a volte, stava assente tre o quattro giorni di fila. Francamente, non vedevo come potesse prendersi il lusso di lasciarmi. Sarà, crudele parlare cosi di un morto, signorina Brown,.ma... be', il fascino è come tutte le altre cose di questo mondo: si appanna, col tempo. E trentasei anni non sono ventiquattro, l’età che aveva Victor quando ci eravamo sposati. Bene, pare che avesse conosciuto quella ragazza lei aveva appena ventun anni e che si fossero innamorati a prima vista, tutti e due.»
«Un momento fa, se non sbaglio; dicevate che Victor non poteva permettersi il lusso di mantenere una moglie. O forse quella Elizabeth aveva denaro?»
«Era figlia unica di un uomo ricchissimo, e avrebbe ereditato tutto»
«A meno che il paperino non si risposasse.» Avevo preso per scontato che il padre fosse vedevo.
La boccale si indurì. «E chiaro, che non conoscete Victor. Avrebbe preteso un accordo ben chiaro, e prima di sposarsi, e l'avrebbe ottenuto; Non dico che il futuro suocero avrebbe approvato, ma Elizabeth era il genere di ragazza alla quale nessun uomo sa dire di no. Quella Sì era una protagonista adatta per "voi, signorina Browne. Bruna, snella e di una bellezza luminosa, splendente. lo la vidi una volta sola, badate bene, ma sembrava uscita dalla fantasia di un poeta.»
«Volete dire che fu lui a portarvela?» Victor si stava rivelando sempre meno somigliante a uno dei miei, personaggi
«No, venne da se. “Ho pensato che, se fossi venuta di persona, forse avreste capito" mi disse. “Come potete trattenerlo a tutti i costi, sapendo che lui ama me? Perché non gli concedete il divorzio, signora Hughes? Voi l'avete avuto per dodici anni..."»
«E, naturalmente, Victor poteva vivere per altri trenta e più. Ma non con quella ragazza, giurai. Se anche fossi stata disposta a cedere, prima, adesso ero di ferro. «“Senza dubbio, vedendola, ti sarai resa conto..." Cosi esordi Victor quella sera, quando tornò a casa. “Allora l'idea è stata tua", lo aggredii. "Dovevo immaginarmelo. Devi essere pazzo, se credi che ti darei la possibilità di rovinare la vita di quella ragazza" dichiarai. "Una come lei merita ben di più di una merce di seconda mano." “Non rinuncerò a lei" disse Victor... «"Nessuna legge t'impedisce di andarle a vivere insieme” gli risposi. “Ma credi che al paparino farebbe piacere?" Victor era su tutte le furie, ma non riuscì a smuovermi. “Per sposarla dovrai passare sul mio;cadavere" conclusi. Avete mai notato, signorina Browne, quante volte le frasi fatte calzano a pennello?»
«'Ma il» cadavere era quello di Victor» obiettai.»
«Già.»
«E si parlò perfino di omicidio.»
«Perché alla polizia sarebbe piaciuto crederlo» osservò lei, in tono amaro; «Del resto, non hanno torto nemmeno loro, siamo giusti. Non è multando gli automobilisti per sosta vietata che si può fare carriera.»
«Dovreste badare a quello che dite ›› l'avvisai, in tono severo. «Non si può mai sapere chi siede accanto a noi, in un posto come questo. C'è un certo Humbolt, un ex-sovrintendente di polizia, che viene qui ogni tanto.» Humbolt era una delle poche conoscenze utili che avevo fatto li in clinica; un paio di volte, quando le mie protagoniste erano state più incoscienti e sventate del solito, m'aveva aiutato.a risolvere un paio di problemi spinosi. Sapevo già cos'avrebbe detto di Victor. Mai fidarsi del fascino, è l'arma più potente di tutto l'arsenale del diavolo. L'avevo sentito parlare cosi più di una volta. «Ma perché qualcuno avrebbe dovuto pensare che si trattasse di omicidio?»
Lei mi rispose prendendo le cose un po' alla larga. «Se vedete un uomo che vi ha ingannato seduto su un balcone diciamo, poi vedete che un pezzo di cornicione sta per staccarsi. dall'alto, e pur avendo la certezza che lui sarà colpito in pieno non fate niente per avvertirlo, questo fa di voi un'assassina?»
Era,un genere di problema che non ero mai stata chiamata ad risolvere, Nei romanzi che scrivo io, l'omicidio è tabù. «Forse una complice?» azzardai.
«Ah, ma di chi? Non si può essere complici di una forza della natura... e cos'altro può avere provocato la caduta del cornicione?».
«Domanda interessante» ammisi.
Mi domandavo cosa ne avrebbero detto le persone devote. Un Atto di Dio? Non troppo lusinghiera per Dio, come definizione. Del resto, non pensavo affatto che un cornicione avesse davvero avuto una parte materiale nella storia. E, in effetti risultò che si trattava di una semplice analogia. Ma la verità, cosi come la raccontò lei, s'intende, era incredibile quasi quanto un romanzo... tanto per citare un’altra frase fatta. Pare che fosse abitudine di Victor preparare il caffè, dopo cena.
«E glielo lasciava preparare, anche dopo avergli rifiutato il divorzio?» La più scriteriata delle avrebbe avuto più buon senso di così!» dieci minuti non me la sarei cavata t
«Se avesse avuto intenzione di... di levarmi di mezzo, non avrebbe scelto un mezzo così ovvio.»
«Qualche volta la cosa più ovvia è anche la più sottile.»,
«Quella sera, in ogni modo - erano passati alcuni giorni dalla nostra conversazione su Elizabeth e io pensavo che lui stesso accettando la situazione - Victor era appena entrato con la caffettiera e il vassoio quando il telefono squillò. Andai a rispondere, convinta che fosse per me. Ma era per Victor. Quando tornai di là, lui aveva appena versato il caffè. "Bene, che telefonata rapida" disse. "O avevano sbagliato numero?" "E per te" risposi "Certa gente sceglie i momenti più inopportuni" brontolò lui, guardando la tazza. “Non poteva aspettare ancora cinque minuti, questo seccatore?”
“Ci vorranno almeno cinque minuti prima che il caffè si raffreddi. O hai paura che ci versi dell’arsenico, intanto che sei al telefono?" dissi.
«Mi fissò. "Non é bello che una moglie parli cosi ai marito!” Posò la tazza. "Non lasciar raffreddare il tuo. L`ho già versato..." e andò a rispondere, chiudendosi la porta alle spalle. È strano, signorina Browne, come certe inezie possono colpire l'attenzione. Non avevo minimamente badato al fatto che avesse già riempito tutte e due le tazze: coma me lo fece notare, però. cominciai a insospettirmi. Vedete, Victor sapeva che a me il caffè piace bollente, e se ai telefono ci fosse stata Leila Hope - ossia la chiamata che aspettavo - be', prima di dieci minuti non me la sarei cavata di certo.
«Avevo già in mano la tazza. ma la posai e. in punta di piedi, andai ad ascoltare all'uscio. Il telefono era in anticamera, in una rientranza, così potevo sentire senza essere vista, Victor stava ridendo e scherzando, poi improvvisamente la sua voce cambiò. “Sono molto preoccupato per lei" disse. "Va soggetta a momenti di malumore, non ci si può ragionare, e poi è sempre depressa. Non riesco né a farla parlare né a farla ridere."
«Chiusi la porta e me ne tornai al mio posto. Ecco qual’é il suo gioco. pensai. Mi stava presentando agli altri come un'isterica, affinché da me potessero aspettarsi qualsiasi cosa. Presi automaticamente in mano la tazza, poi mi balenò un sospetto. Non sono una scrittrice, signorina Browne. però sono una lettrice accanita. Ed essendo quasi sempre sola avevo avuto anche tempo di pensare. Cosi, mi domandai perché lui avesse tanto insistito perché bevessi il caffè ben caldo. Non era tipo da preoccuparsi di queste cose. E per di più aveva detto che ero isterica.»
La interruppi piuttosto bruscamente. «Cosi, vi convinceste che aveva avvelenato il caffè e poi era andato al telefono. Ma come poteva sapere che proprio in quel momento qualcuno avrebbe telefonato?»
«Poteva avere preso accordi, sapendo che probabilmente avrei risposto io. Oh, non pensai affatto che volesse uccidermi. Capiva anche lui che il coniuge superstite sarebbe stato l'indiziato principale, e in casa c’eravamo soltanto noi due. il suo vero intento, secondo me, era di preparare il terreno. Ero convinta che avesse messo nella tazza quello che bastava per rendere necessario l'intervento di un medico, il quale avrebbe detto che si trattava di tentato suicidio. Poi in seguito, se io, per esempio, fossi finita sotto un treno della metropolitana, tutti avrebbero pensato a quel primo tentativo di suicidio.»
«Perché non versaste il caffè fuori della finestra?» domandai. «Non mi venne in mente di farlo, pensai soltanto di rovesciare il tavolino, il che avrebbe comportato la rottura delle tazze; ma io non sono maldestra, per cui avrei destato immediatamente i sospetti di Victor. Tra l'altro, non vedevo perche lui non dovesse... come dire?»
«Pungersi con il veleno della propria coda?»
«Ecco, precisamente. Cosi... oh, signorina Browne, scambiai le tazze. Pensai di raggiungere un duplice scopo; costringere lui a subire una lavanda gastrica e fargli capire che sapevo,a che gioco stava giocando. Insomma, mi sembrò una misura di auto-protezione.»
«E quando lui tornò?»
«Avevo bevuto il mio caffè, e lui mandò giù il suo: cioè il mio. Poi bevemmo una seconda tazza a testa e, poco dopo, lui disse che si sentiva stanco e che se ne andava a letto. Sogni d'oro, mi disse. Furono le ultime parole che sentii da lui. Il mattino dopo, quando andai. a portargli una tazza di te - dormivamo in camere separate, da quando avevo scoperto di Elizabeth - be', mi apparve subito chiaro che del mio tè non sapeva che farsene.
«Il dottore disse che Victor doveva essere morto da diverse ore: non poteva rilasciarmi un certificato, doveva avvertire la polizia. Da quel momento la cosa mi apparve in tutto il suo orrore. Fate benissimo, signorina Browne, a non mettere delitti nei vostri romanzi. La gente che ama la violenza può trovarne fin che ne vuole sui giornali. I poliziotti cominciarono a girare per casa come... come vermi nel formaggio.»
«Che cosa c'era nel caffè?»
«Un barbiturico. Non m'intendo di medicinali: e non sono mai stata ammalata, e nemmeno Victor, del resto. È già molto se prendo un'aspirina, una o due volte all'anno. Cercarono dappertutto, naturalmente, per poco non staccarono perfino la tappezzeria dai muri, ma non riuscirono a trovare niente. E per quanto ci tenessero, si convinsero che non potevano» accusarmi di avere acquistato quel farmaco, dato che io non mettevo mai piede dai medici»
«Ma lui come se l'era procurato?»
«Non si sa, però un tempo era stato rappresentante di una ditta farmaceutica. Probabilmente l'aveva avuto così; per quanto, ho sentito dire che il modo di procurarsi certi farmaci c'è, anche senza la ricetta. Ma quello era soltanto il principio. Un incidente era da escludere: non rimanevano che il suicidio o l'omicidio. Tutti dicevano che non era tipo da suicidarsi, del che ero convinta io per la prima.»
Tacque, ma non potevo permettere che si fermasse lì. Non capita spesso che un'ora e mezzo d'attesa in una clinica ti frutti materiale così interessante. «insomma, non restava che l'omicidio?»
«Già, ma anche quello era da escludere. Quale vantaggio, feci osservare a quei signori, avrei ricavato dalla morte di Victor? Non ereditavo un soldo; anzi, oltre il funerale mi toccò pagare anche il conto del sarto, perché lui era fissato per i vestiti su misura. Se proprio avessi volute sbarazzarmi di Victor, mi sarebbe bastato piantarlo. Disponevo di mezzi miei, capite.»
«Non pensaste di dire loro la verità pura e semplice?»
Mi fissò, con occhi tondi come monete. «Be', naturale che ci pensai; e poi me ne guardai bene. Non c'erano prove, e se avessi lasciato capire d'avere avuto un sospetto... be', potevo soltanto dare la mia parola che non ero stata io ad avvelenare il caffè, ed era un po' poco. La polizia non avrebbe ottenuto la mia condanna, questo lo so, ma il fango mi sarebbe rimasto addosso in eterno. In, ogni modo, il verdetto fu di morte per avvelenamento da barbiturici, somministrato in modo che, per insufficienza di prove, non era possibile accertare.
«Ma., anche così, era un bel guaio. Dovunque andassi, mi accorgevo d'essere oggetto di occhiate strane, e i negozianti, chissà perché, non avevano mai niente di quello che cercavo. Qualche tempo dopo, cambiai nome da Rita Hughes tornai a farmi chiamare Rita White e me ne venni al sud. A Londra, poteva darsi che nessuno avesse mai sentito parlare di Victor Hughes, e probabilmente era cosi. Del resto, i fatti di cronaca, si sa, si dimenticano subito. "Svaniscono come i sogni”, come diceva quell'inno che cantavamo a scuola...»
«E a Londra taceste la conoscenza di Willy?».
«Be', Willy l'ho conosciuto tre anni fa. Avevo ancora il mio capitaletto e mi ero messa in società con una donna che dirigeva un'agenzia. Io fornivo la competenza e lei le belle maniere, il che era un modo abbastanza equo di dividerci il compito. Quando conobbi Willy... be', era così diverso da Victor che quasi non sembravano appartenere. alla medesima specie.»
«E tuttavia» le rammentai, «quando la gente si risposa sceglie sempre lo stesso tipo di-persona. dicono.»
«Mah, sarà che ogni regola ha le sue eccezioni, penso. Victor era un tipo cosi popolare, mentre Willy sembrava... abbandonato da tutti. Era vedovo da tanti anni, aveva un negozio di libri e tutta Varia dello studioso. Il negozio aveva grandi possibilità ma... oh, signorina Browne, sapeste la confusione che vi regnava! Ci voleva una settimana per trovare quello,che un cliente desiderava. Willy èra alloggiato - in maniera molto scomoda - in due stanzette sopra la libreria. La prima volta che lo invitai a cena da me disse: “Questa sì è una casa. Non ho più avuto niente del genere da quando è morta Edna, quindici anni fa”.
«Era talmente distratto: se al posto di Victor ci fosse stato lui. la polizia avrebbe trovato normalissimo che -avesse ingerito barbiturici, avendoli scambiati per saccarina. Sentivo il bisogno di proteggerlo. Quello tu l'inizio. Naturalmente, con Victor tutto era stato diverso, ma ormai avevo quarantacinque anni, età in cui si ragiona diversamente. E poi, quando si è avuto marito - anche se le cose non sono andate molto, bene - non so, vivere sola sembra quasi una cosa anormale.
«Sia come sia, ci sposammo. io continuai ad interessarmi dell'agenzia - Willy aveva il suo negozio, capite, e inoltre immaginavamo già che sarebbe stato un matrimonio senza figli - e durante la fine settimana lavoravamo insieme tra i libri. Oggi, signorina Browne, quel negozio non lo riconoscereste più. Si è fatto un nome, sapete? Possiamo subito dire ai clienti-se abbiamo quello che desiderano e, se -non c'è, dove possiamo procurarlo e quanti giorni dovranno aspettare. Qualche mese fa assumemmo un direttore: un tipo molto capace, sui quarantacinque anni. Certe volte dico a Willy che non so proprio come avremmo fatto senza il signor Brett. Willy è molto più libero, e può andare liberamente alle aste di libri, concedersi un po’ di riposo. il signor Brett è scapolo: a lui non importa lavorare anche fino a tardi.»
Ebbi appena il tempo di fare un'ultima domanda; prima che venisse chiamato il nome di lei: «Avete detto a Willy di Victor?» Mi guardò meravigliatissima, sembrava che gli occhi volessero schizzarle dalla testa. «Ma no, naturalmente! Tutto questo è accaduto alla signora Hughes. che almeno per me è morta come il marito. Non esiste più, e non ha niente a che fare con Willy.»
Poi venne chiamato il suo nome e lei balzò in piedi con la premura di tutti i nuovi pazienti. Mi accorsi che aveva lasciato l'ombrello appoggiato alla sedia, ma immaginai che sarebbe tornata a riprenderlo. Finalmente, mi dedicai alle mie bozze; poco dopo udii uno scricchiolio, come se una persona molto pesante fosse venuta a sedersi li accanto;
Una voce disse: «Bene, signorina
Browne, sempre al lavoro, vedo».
Rialzai la testa e vidi il mio vecchio amico, l'ex-sovrintendente Huntbolt, che però non ci tiene più a usare il suo titolo. Dice che è soltanto un pensionato, ormai.
«Questa è una giornata di incontri» dissi. «È un pezzo che non ci vediamo.»
«Sono venuto per il solito controllo semestrale» mi raccontò. «In verità, la mia vista non e più quella di una volta. C'è una malattia che nessuno specialista può curare, ed è l’”Anno Domini.” D’altronde, è un bene che sia cosi. Ci toccherebbe vivere sugli alberi come le scimmie; altrimenti: saremmo tanti che non sapremmo più dove stare.»
«Oh, andiamo» lo sgridai. «Non siete poi così vecchio. Mi stavo appunto domandando se potevate darmi un consiglio.»
«Lo sapevo», brontolò. «Tutto quello che volete da me è la possibilità di frugarmi nel cervello.»
«Il problema è sorto da un racconto» spiegai, senza precisare altro. «Immaginate d'essere una donna e d'avere avuto un marito che ha tentato di assassinarvi. In seguito, decidete di risposarvi: parlereste al Marito N. 2 del Marito N. 1?»
«Non metterei mai nell'orecchio di un marito la pulce di un possibile uxoricidio›› mi rispose prontamente.
«Grazie, il mio problema è risolto dissi, dopo di che lui spiegò il giornale e io tornai alle mie bozze.
Poco più tardi, una voce piuttosto diffidente disse: «Cerco mia moglie, e credo che quest’ombrello sia suo».
Guardai in su e mi vidi davanti l’uomo un po' trasognato che era venuto ad accompagnare la «defunta» signora Hughes.
«Se c'è l'ombrello, vuol dire che c'è anche mia moglie-, spero» mi disse. «Cominciavo a temere d'averla perduta.»
Da dietro il giornale-spiegato venne un suono strano, come se un orso stesse ridacchiando tra sé, con fare ironico.
«Attento che non diventi un'abitudine, Willy.» Il giornale venne abbassato. L'ex-sovrintendente Humbolt poteva anche apparire sorridente, ma la sua voce aveva un tono da Giudizio Universale. «Questa sarebbe la terza, vero? Non conviene mai strafare,.a questo mondo. La gente è portata- a pensar male, lo sapete.»
«Non è molto spiritoso quello che dite» ribatte Willy. «Mi meraviglio. di voi, signor Humbolt.»
«Vostra moglie è stata chiamata di là per la visita», mi affrettai a interloquire. «Non credo che ci vorrà molto.»
«Non volete trovarvi sulla metropolitana nell'ora di punta» continuò Humbolt, e Willy disse: «Ho la macchina. Abitiamo a Sheepshot, ora, e Ruth non sa guidare. Ma la casa è bella e abbiamo un bel giardino. Mia moglie ama fare del giardinaggio.»
«Niente di male a fare del giardinaggio, purché non si scavino buche -troppo profonde».
Non avrei mai pensato che Humbolt fosse cosi pungente. Poi, arrivò lei di corsa, dicendo: «Oh, Willy, è molto che aspetti? Ho fatto una lunga anticamera, e il dottore dice che dovrò tornare tra sei settimane. Ma aspetta, voglio farti conoscere la signorina Browne, Martita Browne, la famosa scrittrice, sai?» A Humbolt non badò minimamente. In fin dei conti non l'aveva mai visto.
«Che cosa dicevate poco fa, a proposito di mogli smarrite?» domandai, non appena la coppia si fu allontanata. Dovevo assolutamente saperlo. Se un angelo m'avesse chiamato con la tromba, in quel momento. non avrei sentito. «Il compito della polizia è di cercare di prevenire i reati» disse Humbolt, in tono ingannevolmente tranquillo. «Povero Willy! Ha già perduto un paio di mogli. Un tipo talmente sbadato... o sono io che lo giudico male? Niente dottori, sapete, niente letto di morte. La prima annegò in Francia, sulla Costa Azzurra. Accadde qualcosa per cui la barca si rovescio, lui continuò a nuotare e a tuffarsi - lo videro perfino dalla spiaggia - ma senza riuscire a trovare la moglie. Era sotto la barca, lei, e dissero che doveva avere battuto la testa contro qualcosa e che il colpo le aveva fatto perdere i sensi.
«Poi, circa tre anni dopo, lui si risposò. Erano sulla Costa Brava, stavolta, e lui si trovava a chilometri di distanza, a fare la cura del sole. Lei aveva preso la macchina sapete, signorina Browne, l'aveva portata in dote insieme a tante altre cose - davanti alle quali nessuno arriccerebbe il naso - ed era andata a trovare degli amici. Poi, non vedendola tornare, lui si mise in pensiero, telefono a casa degli amici, ma lei non era mai arrivata là. Allora telefonò alle autorità, ma sapete com'è la Spagna. Mañana? »
Mi guardò, interrogativo.
«Si, si, ho capito », assicurai.
«Mai fare oggi quello che puoi rimandare a domani.»
«Lei era morta da ore quando la
trovarono, sotto i rottami dell'auto.
Uno della polizia spagnola commentò: “Che peccato! Un cosi bel motore!". Non si preoccupava della signora, ma immagino che quando la trovarono non doveva essere molto bella.»
«Come pensarono che fosse andata? » «Di preciso non lo sapeva nessuno, visto lo stato in cui era ridotta la-macchina: qualcosa si era guastato nel volante, pare. Solo che... lei era talmente orgogliosa di quella macchina, l'aveva fatta revisionare tutta appena una settimana prima, quando erano partiti dall'Inghilterra, D'altra parte, testimoni non ce n'erano e le macchine non parlano. Il vantaggio di fare una fine del genere in un clima straniero e molto caldo è che non ti tengono in ballo per aspettare che i parenti...»
«La seppellirono in Spagna, volete dire?»
«Tutt'e due le mogli vennero sepolte all'estero. Una cosa molto sensata, se vogliamo. Le autorità creano un mucchio di difficoltà quando c'è da spedire in patria una salma: è assai più semplice e, naturalmente, più economico, darle sepoltura sul posto. Chissà se alla nuova moglie di Willy piace viaggiare»
«Non mi pare che l'abbia detto. Ha detto solo che aveva conosciuto il marito per ragioni d'affari, se non sbaglio. Era andata nel negozio di lui a comperare un libro, penso. Ripensandoci. la cosa mi sorprendeva. Mi era parsa piuttosto il tipo che i libri li prende in prestito alla Biblioteca Circolante, » Humbolt scuoteva la testa. «Si sono conosciuti nell'ufficio di lei, non nel negozio di lui.»
«Ah, già. Ha detto che dirigeva una specie di agenzia, insieme a un'altra. » «Precisamente. Un'agenzia matrimoniale. È così, signorina Browne. Pare che ne aprano una al minuto, e non occorre essere poliziotti per capire che è vero. Comodo, per i tipi come Willy: ti danno tutti i dati statistici sulla futura sposa, età, aspetto, posizione finanziaria... l’agenzia si occupa di tutto. Sono convinto;che se uno scimpanzé entrasse in uno dì quegli uffici lo accoppierebbero subito con uno scimpanzé femmina»
Fece una pausa, poi continuò:
«Willy, immagino. avrà pensato che La cosa migliore era di sposare la Principale. All'occhio mio, non è certo un divo, ma non so perché alle donne non dispiace. Sarà la qualità che chiamano fascino, immagino. Lei ha continuato a mandare avanti L’agenzia, lui aveva il suo negozio di libri: si è fatto un nome. mi dicono. pare che quei negozio sia una piccola miniera d’oro. »
«Credevo foste in pensione », osservai maliziosamente.
«Chi è stato poliziotto, lo rimane Fino alla morte. In pensione ci andrò quando mi metteranno nella cassa D'altra parte, come dite voi, sono cose che non mi riguardano «Una cosa è dimostrata», osservai «Le donne ricascano sempre il medesimo tipo. Forse Willy non assomiglia neppure lontanamente a Victor, ma provengono, da uno stesso ceppo. »
Stavolta avevo veramente catturato la sua attenzione. «Chi è Victor?».
«Victor Hughes: il primo marito di lei.»
«Sento per la prima volta che aveva avuto un altro- marito, prima di Willy. Siete sicura che non vi abbia presa in giro?»
«Dopo che lui morì...»
«-Morì? E come?»
«Per una specie di incidente, diciamo.»
«Con o senza il concorso della moglie » Era veramente un tipo sospettoso, il mio amico Humbolt.
«Diciamo che lei corse- un'alea e che. il colpo le riuscì. » Gli raccontai, nei particolari, lo scambio delle tazze. «Se non mi credete », aggiunsi, «dovrebbe esserci l’incartamento del caso. Non so bene dove accadde, ma in ogni modo su al nord.»
Scosse la testa. «Sono in pensione, signorina Browne, me l'avete appena ricordato, e se non c'è stato un processo... oppure sì? »
«Lei venne assolta per insufficienza di prove. Non pensarono, a quanto pare, alla quarta alternativa: che fosse stato lui ad avere_ impulsi omicidi. »
«Ci avranno pensato, state tranquilla, ma la polizia non può basarsi sull'intuito femminile, come fanno le signore. Niente testimoni,.nessuna prova che lei avesse mai maneggiato barbiturici, niente movente. In ogni modo, non era la mia giurisdizione; e il Capo della polizia di laggiù non mi sarebbe grato se andassi a tirar fuori un vecchio caso. Non ho nessuna prova nuova. E una bella cosa, diciamo pure, che la nostra amica sappia badare a se stessa, visto con chi è sposata ora.»
«Ma non possiamo limitarci a dire questo,» esclamai. «Potrebbe essere in pericolo, in questo stesso istante. »
La faccia di Humbolt era mutevolissima, cambiava sotto i suoi stessi occhi. Ora faceva pensare a un segugio: triste, con gli occhi un po' rossi e le lunghe mascelle cascanti.
«Non dovete preoccuparvi di lei, signorina Browne, ora che Willy sa che l'abbiamo conosciuta. Perfino a lui sarebbe difficile spiegare una terza tragedia. Se voi, o io, dovessimo cascare morti... ma credete pure a me. almeno in un immediato futuro non vi sarà nessun bisogno di scorrere i giornali per cercarvi il nome di quella signora. »
Ma il sovrintendente a riposo si sbagliava. Circa quattro mesi dopo, presi in mano il Morning Argus, e la notizia era là in prima pagina: Noto libraio precipita trovando la morte. Era accaduto in Francia - tanto per cambiare, pensai - dove la coppia soggiornava in uno di quegli alberghi vecchiotti con una balconata e gradini che conducevano a un cortile con fontana, fiori e cose del genere.
C'era un cancello nel graticcio dei rampicanti che circondava la balconata, cancello che si poteva aprire, volendo scendere; Secondo la versione della vedova, loro due stavano chiacchierando e lei' er-a rientrata in camera per prendere una sigaretta; I'istante dopo aveva sentito un grido e una specie di tonfo, e aveva trovato il cancello aperto, che sbatteva. C'era un salto di due piani, fino al cortile sottostante, e Willy non aveva più ripreso conoscenza. In albergo, tutti erano rimasti colpiti dalla tragedia: una coppia- cosi Affiatata. Ma i commenti erano cambiati dopo che qualche ficcanaso era andato a scavare la storia delle precedenti mogli di lui. Tutti avevano cominciato a parlare dei mulini di Dio, che macinano lentamente, o della Provvidenza che aveva fatto precipitare l’ingannatore nel suo stesso inganno... volendo dire, in conclusione, che il cancello l'aveva aperto lui, con l'intento di dare una spinta fatale alla moglie, e poi si era dimenticato d'averlo aperto.
La versione di lei diceva che erano scesi insieme nel cortile, poco prima, per guardare i pesci rossi. nella fontana, e che lui, una volta risaliti, doveva avere dimenticato di chiudere bene! il cancello. No, non c'era una tomba di famiglia, e la sepoltura sul posto, lei ne era certa, era la soluzione che Willy avrebbe preferito.
Qualche. settimana fa, mi trovai a passare davanti alla libreria. Era ora di chiusura, e Ruth ne stava uscendo insieme a un tipo alto e piuttosto azzimato, sui 45 o 46 anni.
Come mi vide, Ruth esclamò:
«Che strano, incontrarci di nuovo! Ci andate sempre in quella clinica oculistica? Vi ricordate che vi «avevo parlato del signor Brett? Avrete letto di Willy, immagino. Che cosa terribile, vero? Ma era. sempre così distratto. Non so proprio cos'avrei fatto, senza Malcolm.»
Era facile capire chi fosse Malcolm: facile, anche, rendersi conto che Ruth, probabilmente, non aveva alcuna intenzione di fare a meno di lui
Non ho più rivisto il signor Humbolt, da allora: forse non,viene più alla clinica. Naturalmente, sono soltanto una scrittrice di romanzi rosa, non un'autrice di lavori filosofici, o di riflessioni mistiche; ma:qualche volta mi domando, se davvero c'e un Aldilà, che cosa staranno pensando ora Victor e Willy.
(Copyright 1971 di Anthony Gilbert; titolo originale: A day of encounters; traduzione di, Hilia Brinis).