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Alle sette meno venti, Theodore Falk, nella poltroncina rossa, le gambe accavallate, disse a Wolfe: «Dipende da che cosa aveva intenzione di fare.»

Nelle quattro ore e mezzo trascorse dopo la fine della colazione, avevamo fatto molto, ma senza ottenere risultati tangibili. Avevamo discusso il problema Cramer, ad esempio. Se, quando fosse venuto, dovevo aprire la porta solo di pochi centimetri, senza togliere la catena, e dire che Wolfe era occupato, che non sapevo quando sarebbe stato libero e che io avevo avuto l'ordine di non dire niente a nessuno. Probabilmente Cramer non sarebbe riuscito a ottenere un mandato per entrare in casa nostra, perché al giudice poteva dire solo che sette persone implicate in un caso d'omicidio avevano passato parte di una serata nella nostra casa. Ma se ci fosse riuscito, Wolfe e io saremmo rimasti muti. Oppure, sempre quando fosse venuto, se dovevo spalancare la porta e farlo entrare, e Wolfe avrebbe improvvisato. Avevamo votato per la seconda alternativa. C'era sempre la possibilità che Cramer si lasciasse sfuggire qualche informazione utile.

Avevamo deciso anche di spendere trentun dollari l'ora, dei quattrini della cliente, s'intende, e finché fosse stato necessario. Li avremmo spesi per pagare Saul Panzer, Fred Durkin e Orrie Cather... Otto a testa per Fred e Orrie, e quindici per Saul. Se nessuno aveva saputo dell'intenzione di Oddell di andare in quell'ufficio, significava che la bomba era destinata a Browning, e le indagini necessarie erano molto più vaste di quelle che avremmo potuto svolgere noi convocando la gente nel nostro studio. Avevo telefonato a Saul e a Orrie, invitandoli a presentarsi alle dieci di mercoledì mattina, e avevo lasciato un messaggio per Fred. Poi avevo telefonato a Theodore Falk, il miglior amico di Oddell, per dirgli che Wolfe voleva parlargli, senza testimoni, e lui aveva risposto che sarebbe venuto verso le sei.

Un altro paio di telefonate, una al vice presidente della nostra banca e una a Lon Cohen, mi avevano rivelato che Falk era un pesce grosso. Era membro di una delle compagnie d'investimento più vecchie e più solide del paese, e faceva parte di otto consigli direttivi diversi. Aveva una moglie e tre figli adulti, anche loro pieni di quattrini. Già, un tipo di cui il paese poteva andare orgoglioso. Personalmente, contro di lui avevo solo una specie di prevenzione per la camicia che portava: una camicia con gli angoli del colletto tenuti fermi da un bottoncino. Un uomo che odia i lembi liberi tanto da abbottonare perfino gli angoli del colletto, dovrebbe abbottonarsi anche le orecchie.

Era arrivato alle sei e trentaquattro.

Wolfe gli aveva detto che aveva bisogno di tutte le informazioni possibili su Peter Oddell. In particolare, aveva bisogno di trovare una risposta alla domanda: se Oddell avesse deciso di compiere in segreto un atto poco pulito, un atto che sarebbe tornato utile a lui e dannoso per qualcun altro, che probabilità c'erano che ne parlasse con un amico? E Falk aveva risposto: "Dipende da cosa aveva intenzione di fare. Avete detto 'poco pulito'?".

Ora, Wolfe annuì. «E ho detto poco. Avrei dovuto dire obbrobrioso, meschino, subdolo.»

Falk tirò giù la gamba che teneva accavallata, fece scivolare indietro il sedere, sulla poltroncina rossa, accavallò di nuovo le gambe e gettò indietro la testa. Spostò gli occhi da destra a sinistra, senza fretta, apparentemente per comparare i quadri appesi alle pareti: un ritratto di Socrate, uno di Shakespeare e uno di un minatore di Sepeshy (secondo Wolfe, le tre risorse dell'uomo: l'intelletto, l'immaginazione e i muscoli).

Dopo mezzo minuto, Falk rimise dritta la testa e guardò Wolfe. «Non vi conosco» disse. «Non so niente di voi. Un mio cugino, che è vice procuratore distrettuale, sostiene che siete astuto e onesto. Pensate che parli con cognizione di causa?»

«Probabilmente no» rispose Wolfe. «L'avrà sentito dire.»

«Avete sollecitato la signora Oddell ad affidarsi a voi.»

Intervenni. «No» dissi. «Sono stato io a sollecitarla.»

Wolfe grugnì. «Non è importante.» A Falk: «Il signor Goodwin è un mio dipendente, e tutto ciò che fa, lo fa per me. Sapeva che il mio conto in banca si stava prosciugando».

Falk scoppiò in una risata. Probabilmente sapeva che i suoi denti sembravano bianchissimi, in contrasto con l'abbronzatura. «Come sapete, la polizia ha un certo quantitativo di LSD, che ha trovato nelle tasche di Oddell.»

«E io dovrei saperlo?»

«Certo. La signora Oddell mi ha detto di avervelo rivelato lei. Vi ha rivelato anche cosa intendeva farne, Oddell, di quella roba?»

«Non dimenticate che sono astuto, signor Falk.»

«Me ne accorgo. Naturalmente riferirete alla signora Oddell quello che vi dico, ma la signora sa già che, secondo me, lei lo sapeva che cosa intendeva fare Peter con l'LSD, anche se non l'ammetterebbe mai, neanche con me.»

«Anche voi lo sapevate.»

«Cosa?»

«Cosa ne voleva fare, il signor Oddell, dell'LSD

«No. Non lo so neppure adesso, anche se posso immaginarlo, così come può immaginarlo la polizia, così come potete immaginarlo voi, sempre che non ve l'abbia detto la signora Oddell. Peter è andato nell'ufficio di Browning con l'LSD in tasca. È chiaro, che intenzioni aveva. Voi lo definite obbrobrioso e poco pulito, il fatto che volesse drogare il whisky di Browning? E subdolo?»

«Non era un giudizio. Era solo una descrizione. Non siete d'accordo, con questa descrizione?»

«Non proprio. Comunque, secondo me l'idea era stata della moglie, non di Peter. Potete anche dirlo, alla signora Oddell, che la penso così. Gliel'ho già detto io, tanto. Ma naturalmente a voi interessa sapere se ero al corrente delle intenzioni di Peter, se Peter me rie aveva parlato. No. Se si fosse confidato con qualcuno, si sarebbe confidato con me, ma non l'ha fatto. Una cosa del genere, non la si dice neanche al più caro amico. La ragione per la quale sono sincero con voi è che comincio a dubitare che la polizia risolva il caso, mentre penso che voi potreste riuscirci. E potreste riuscirci perché, a voi, la signora Oddell dirà senz'altro delle cose che terrà nascoste alla polizia. Non solo. Con gente come questa, come noi, la polizia deve andare con i piedi di piombo, mentre voi no.»

«E voi volete che il caso venga risolto.»

«Certo. Peter Oddell era il mio miglior amico, credetemi.»

«Se nessuno sapeva che avrebbe aperto quel cassetto, è morto per errore.»

«Ma è stato ucciso ugualmente da chi ha piazzato quella bomba.» Falk alzò una mano. «Sentite, perché sono qui? Arriverò con un'ora di ritardo a un appuntamento. Ma dovevo scoprire se avreste sprecato il vostro tempo, partendo dal presupposto che la bomba fosse destinata a Oddell. La polizia pensa ancora che possa essere così, ma, accidenti, non è possibile. Conoscevo bene Peter, e vi assicuro che non l'avrebbe detto a nessuno che intendeva drogare il whisky di Browning per strappargli la nomina a presidente.»

«Se ne avesse parlato con voi, avreste tentato di dissuaderlo?»

Falk scosse la testa. «Non posso discuterla neanche come ipotesi. Se Peter Oddell mi avesse detto una cosa del genere; mi sarei limitato a guardarlo a bocca aperta. Non l'avrei più riconosciuto. Non sarebbe stato da Peter, raccontarmi una cosa simile.»

«E così, la bomba era per Browning?»

«A quanto pare.»

«Non indubbiamente?»

«No. Ieri ci avete detto che i giornalisti hanno molte teorie diverse. Ebbene, anche noi... voglio dire, le persone implicate nel caso. Tutti continuano a fare illazioni. Tutti tranne uno, naturalmente. Quello che ha messo la bomba. La mia teoria non è migliore delle altre.»

«E neanche peggiore. Qual è, questa teoria?»

Falk spostò gli occhi su di me, poi li riportò su Wolfe. «Questa conversazione viene registrata?»

«Solo nelle nostre teste.»

«Be'... conoscete il nome Copes? Dennis Copes?»

«No.»

«Conoscete Kenneth Meer, però. Era qui, ieri sera. Meer è il braccio destro di Browning, e Copes vorrebbe essere al suo posto. D'accordo, in un'impresa come la CAN tutti desiderano l'incarico degli altri, ma la storia Copes–Meer è particolare. Secondo me, Kenneth Meer aveva l'abitudine di controllare quel cassetto tutti i giorni, e Copes lo sapeva. Copes ha lavorato parecchio a quel programma sulle bombe, e per lui non sarebbe stato un problema procurarsene una. Be', la mia teoria è questa, anche perché non riesco a credere che qualcuno potesse voler uccidere Browning con una bomba. Una decina di persone "avrebbero potuto" farlo, ma non sono capace di vederne nessuna farlo davvero. Avete detto che, secondo uno dei giornalisti, la colpevole è la moglie di Browning ma è assurdo.»

«Kenneth Meer controllava veramente quel cassetto tutti i giorni?»

«Non lo so. A quanto pare, lui sostiene di no.»

Potrei riempire tre o quattro pagine, con le cose che Theodore Falk non sapeva, ma così come non aiutarono noi, non aiuterebbero neanche voi. Quando tornai nello studio, dopo averlo accompagnato alla porta, non parlammo di lui, e per due ragioni: l'occhiata che ci scambiammo fu sufficiente a farci capire che non ce n'era bisogno, e in quel momento arrivò Fritz ad annunciare che la cena era pronta. L'occhiata era stata un domanda, la stessa domanda da entrambe le parti: fino a che punto Falk era sincero? Dovevamo eliminarlo dalla lista dei sospetti o no? L'occhiata rimase senza risposta.

Il punto era che Wolfe non aveva ancora cominciato a impegnarsi a fondo. Si stava solo riscaldando i muscoli. Aveva accettato l'incarico ed era impegnato, ma esisteva ancora la possibilità che accadesse qualcosa... la polizia poteva risolvere il caso o la nostra cliente poteva mollarci... e così lui non avrebbe dovuto sudare sette camicie. Inoltre, secondo me c'era anche un'altra ragione, una ragione che gli avevo esposto una volta: gli ci voleva un bello scontro con l'ispettore Cramer, per scaldarsi. Naturalmente, la volta in cui gliel'avevo detto, lui mi aveva licenziato, o io avevo dato le dimissioni, non ricordo più quale delle due. Ma non avevo riunciato all'idea, e così, mercoledì mattina alle undici e dieci, quando suonò il campanello e io andai nell'atrio e attraverso lo spioncino vidi chi c'era sulla nostra soglia e tornai indietro per annunciare: «Mister Piedipiatti» non ero per niente seccato. Anzi.

Wolfe fece una smorfia, aprì la bocca e poi la richiuse, stringendo le mascelle. Dopo cinque secondi, mollò le mascelle e borbottò: «Fatelo accomodare».

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