I fuorilegge in colletto bianco

Elevato anche in USA il tasso di infrazioni sistematiche della legge da parte dei managers industriali.

La recente sentenza di un tribunale italiano che ha comminato una pena detentiva di sette anni e una multa di un miliardo di lire al presidente di una grossa industria alimentare giudicato colpevole per aver sofisticato olio di semi commestibile ha posto ancora una volta sul tappeto il problema della truffa industriale ad alto livello, quella che il sociologo americano Edwin H. Sutherland, col titolo di un suo libro, ha definito White Collar Crime ossia crimine in colletto bianco, con ovvio riferimento alla classe manageriale americana, il ceto appunto dei «Colletti' bianchi».

«L'uomo d'affari rivela spesso un basso quoziente di onestà ma gode per conto di un alto livello di prestigio sociale», ha affermato Sutherland citando, a riprova della sua asserzione, una serie di fatti (o meglio di misfatti) che gettano sprazzi di luce torbida sul mondo USA degli affari. L'autore riporta come esempio il caso di una grossa industria la quale, venutasi a trovare con la reputazione gravemente lesa da uno scandaloso «infortunio sul lavoro», dietro l'esborso di un milione di dollari e grazie anche al|'intervento di abilissimi public relations men, si era rifatta una «verginità» senza dover sottostare a sanzioni penali che l'avrebbero definitivamente messa K.O. distruggendone il prestigio.

Ribadendo le tesi di Sutherland, B. Money, nel suo The Hidden Assassins (Gli assassini segreti) riferisce in merito-a un'importante ditta di Chicago processata nel 1965 per aver venduto pesce guasto dopo averlo truffaldinamente «ringiovanito»: i responsabili del|'inghippo, per tutta pena, furono condannati a una multa di 35.000 dollari e a 15 minuti (sic!) di prigione, affibbiatigli questi ultimi «affinché avessero il tempo di riflettere sulla cattiva azione commessa». Ancora una volta, dunque, il loro prestigio di «Colletti bianchi» li aveva salvaguardati da mali peggiori.

Ma non è tutto. Un'inchiesta condotta da un'équipe di giornalisti del Reader’s Digest nell'ambito di lavoro delle grosse autofficine ha messo in luce imbrogli sistematici ai danni degli utenti: è stato provato, ad esempio, che in cambio della stessa prestazione venivano emesse fatture con importi varianti da un minimo di quattro dollari a un massimo di venticinque, il tutto in contropartita.di una spesa ammontante a meno di un dollaro.

Nel campo dell'industria dolciaria si è scoperto essere. in vigore un sistema per cui sia i produttori di uova sia le ditte clienti non esitavano, di comune accordo e beninteso con reciproco illecito tornaconto, a vendere e a comperare uova congelate o di scarto in luogo di quelle fresche che i consumatori, catechizzati da una pubblicità efficiente quanto bugiarda e spregiudicata, si illudevano di ritrovare nei prodotti della ditta.

A questo proposito vale la pena di ricordare che l'eccessiva avidità di guadagno degli uomini di affari operanti nel campo dell'alimentazione costa assai cara agli Stati Uniti: recenti statistiche hanno dimostrato che ogni anno il fisico di oltre tre milioni di persone risente negativamente per l'ingestione di cibi adulterati, per cui il costo del crimine in colletto bianco, per quanto riguarda questo ramo, si può far ascendere a una cifra molto superiore a quella riguardante la totalità dei delitti commessi dal criminali comuni e conclamati tali.

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Perché la passano liscia?

Secondo G.B. Vold, autore di una Theoretical Criminology, «è un paradosso definire delinquente una persona rispettabile in quanto è assai improbabile che la comunità bolli con il marchio di delinquente individui cui essa stessa ha attribuito I'aureola di un elevato prestigio».

Che poi i sentimenti dell'uomo della strada trovino riscontro, almeno fino a un certo punto, presso il legislatore appare provato dal fatto che, in materia di delitto industriale ad alto livello, venga chiamata a far giustizia, se cosi la si può definire, l'autorità amministrativa assai più spesso che quella giudiziaria, a implicito riconoscimento, in definitiva, del principio secondo il quale gli affari per essere vantaggiosi ben difficilmente possono essere onesti. In altre parole è il prestigio sociale dei business men che tutela il proliferare del crimine in colletto bianco. Il che appare addirittura un assurdo ove si pensi che detto prestigio è sostenuto da quei guadagni di cui a far le spese è stata proprio la comunità. Prendendo lo spunto da questo fenomeno il sociologo Tony Stabile sottolinea con amarezza che sebbene i consumatori USA ammontino a circa duecento milioni, i loro interessi, anche i più sacrosanti quali quelli della salute, sono subordinati a quelli di un numero infinitamente più piccolo di produttori com'è d'altra parte comprovato anche dalle procedure legislative che sembrano essere state create e manipolate più per tutelare gli intrighi e gli imbrogli dei secondi che i diritti dei primi.

Il problema cui si trova di fronte l'uomo medio americano è. rappresentato, in definitiva, da un'insufficiente repressione a livello penale dei crimini in colletto bianco, carenza che trova in parte una sua giustificazione (non certo ortodossa) nei fatto che buona parte dei rappresentanti del potere pubblico e di estrazione socio-economica elevata: in altri termini, lupo non mangia lupo.

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La reazione dell'uomo della strada

È in genere assai scarsa. I motivi sono da ricercarsi in quanto detto più sopra, nella tendenza cioè del cittadino qualunque a riconoscere al prestigio sociale derivante da una brillante posizione economica inconcepibili diritti. Scrive non a caso P.M. Blau nel suo libro Bureaucracy in Modern Society: «Nei sistemi molto burocraticizzati come quello degli USA la voce del singolo va smarrita e soltanto i gruppi organizzati riescono a farsi ascoltare». P.O. Peretti, professore di psicologia presso il Kennedy King College di Chicago, aggiunge «La criminalità in colletto bianco è emersa nel corso delle indagini sulle ferrovie, le assicurazioni, le banche, le imprese di pubblica utilità... e così via in tutti i settori della vita». E ancora: «Da qualche parte, nel mezzo di tutto questo imbroglio, si trovano gli sfortunati consumatori. ignari della maggior parte di ciò che accade intorno ad essi e pressoché senza potere...» (Quaderni di Criminologia Clinica, gennaio/marzo 1973).

Lo stesso autore precisa che anche gli uomini politici americani devono sottostare ai desiderata dei capitani d'industria a scanso di vedersi privati del loro sostegno finanziario di -cui non possono fare a meno.

A maggior ragione dunque l'uomo della strada appare indifeso contro lo strapotere dei clan dell'alta finanza. Un quadro piuttosto desolante, come si vede. E non suscettibile, almeno per il momento, di cambiamenti radicali nonostante l'emergere di qualche sporadico e non ancora abbastanza promettente indizio che le cose si avviano a cambiare.

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Cosa si dovrebbe fare

I consumatori potrebbero dare il via alla loro azione di difesa contro il crimine in colletto bianco approfondendo anzitutto la conoscenza delle leggi e delle norme che l'industria è tenuta a,rispettare nonché dei mezzi che il codice mette a disposizione dei cittadini per opporsi alle frodi sistematizzate messe in atto ai loro danni. Sarebbe utile, anzi indispensabile, che l'uomo medio imparasse ad apprezzare la forza del numero e si adoperasse di conseguenza per favorire il nascere e il consolidarsi di bene organizzate associazioni di consumatori, in grado di lottare ad armi pari contro lo strapotere dei gruppi industriali. La lotta dovrebbe essere condotta senza incertezze o rilassamenti, continua e decisa, dalle associazioni, dopo che i cittadini avessero mostrato di essersi liberati dai timori reverenziali derivanti da concezioni errate o addirittura aberranti imposte dalla società dei consumi. Battaglie da combattersi sempre, beninteso, nell'ambito della legalità e, del pari, in efficace opposizione a un tipo di criminalità che da personalità USA qualificatissime e stato definito un autentico e gravissimo problema sociale.

giorgio vaglio

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