27.

Con enorme piacere, Cilla appese il primo armadietto della cucina.

«Bello.» Coi pollici infilati nelle tasche anteriori, Matt annuì. «Il ciliegio naturale starà bene con le cornici di noce.»

«Aspetta che montiamo le porte. Sono magnifiche. Valgono l'attesa. Quel tizio è un artista.»

Cilla appoggiò la livella sull'armadietto, regolò.

«Sono bellissime, e tante.» Matt osservò l'ambiente. «Ma le porteremo dentro oggi. Quanto manca per gli elettrodomestici?»

«Tre settimane, forse quattro. Forse sei. Sai come vanno queste cose.»

«La roba d'altri tempi sarà fantastica qui dentro.» Le fece l'occhiolino mentre Cilla scendeva dalla scala. «Non permettere a Buddy di dire il contrario.»

«Avrà qualcosa di cui lamentarsi oltre che del mio rubinetto per riempire le pentole.» Cilla passò affettuosamente la mano sull'armadietto successivo.

«Mettiamolo su.»

«Un secondo» disse Matt, mentre gli suonava il telefono. Diede un'occhiata al display. «Ciao, cara. Cosa? Quando?»

Il tono, la fusione delle due parole in un unico flusso fecero alzare gli occhi a Cilla.

«Sì. Sì. Okay. Sto arrivando. A Josie si sono rotte le acque» disse, chiudendo di scatto il telefono. «Devo andare.» Matt sollevò Cilla, le fece fare un salto in aria felice.

«Ecco cosa fate tutto il giorno da queste parti» disse Angie entrando.

Matt si limitò a sorridere come un idiota. «Josie sta per avere la bambina.»

«Oh! Oh! Cosa ci fai ancora qui?»

«Stavo andando.» Matt rimise giù Cilla. «Chiama Ford, okay? Lui passerà parola.

Mi dispiace per...» Gesticolò verso gli armadietti.

«Non preoccuparti.» Cilla lo spinse con entrambe le mani. «Vai! Vai a far nascere la bambina.»

«Avremo una bambina. Avrò una figlia oggi.» Uscendo, Matt afferrò Angie, la inclinò, la baciò, poi la risollevò e corse fuori dalla stanza.

«Accidenti, quando si dice un tempismo perfetto.» Con una risata, Angie si toccò le labbra. «Bacia bene. Che giornata importantissima. Devo chiamare Suzanna, la sorella minore di Josie. Siamo amiche. E ancora, guarda qua!»

«Facciamo progressi. Dai un'occhiata in giro se vuoi. Io devo chiamare Ford.»

Mentre Cilla faceva la chiamata, Angie sbirciò in cucina, nel ripostiglio e tornò fuori.

«Che strani gli uomini» disse Cilla, riagganciando il telefono alla cintura. «Ha detto: 'Fantastico. D'accordo. Ci vediamo'.»

«Un uomo di poche parole.»

«Non di solito.»

«Be', io ne userò di più per dire che tutto questo è sorprendente, Cilla.» Angie spalancò le braccia. «Davvero sorprendente. E come diavolo fai a sapere dove mettere tutti questi armadietti?»

«Ho uno schema.»

«Già, ma hai dovuto fare lo schema. Io faccio fatica a immaginare se posso spostare il letto da un punto all'altro della stanza, e dove andrebbe la specchiera.»

«Io facevo fatica a seguire una lezione, figuriamoci tenerne una come farai tu.

Ognuno ha i propri ambiti.»

«Probabilmente è così. Bene.» Angie fece un improvviso gesto di saluto. «Soldato McGowan a rapporto.»

«Scusa?»

«Sono qui per imbiancare. Potrei cercare di aiutarti ad attaccare questi, adesso che Matt è occupato altrove. Ma credo che sarai molto più soddisfatta delle mie abilità pittoriche che di quelle di attaccatura di armadietti. Come li attacchi, comunque?» chiese Angie. «Cioè, cosa li tiene su? Non fa niente, preferisco usare il pennello.»

«Angie, non devi...»

«Io voglio. Papà ha detto che hanno finito di raschiare la vecchia vernice davanti e sui lati, e che oggi lavoreranno sul retro. Ha detto che se ci fosse stato dell'altro aiuto, avremmo proceduto più velocemente. È il mio giorno libero. Sono io l'altro aiuto.»

Angie tirò la gamba dei larghi pantaloni da imbianchino. «Guarda. Ho la tenuta.»

«Visto quant'è allettante, non voglio che tu ti senta in obbligo.»

L'espressione di Angie passò da divertita a seria. «Penserai mai a me come a una sorella?»

«Sì.» Armeggiando, Cilla prese la livella. «Certo che sì. Cioè... siamo sorelle.»

«Se è vero, allora lasciami dire: sta' zitta e fammi vedere la vernice.» Il suo sorriso diventò malizioso. «O dirò a papà che sei stata cattiva con me.»

Il divertimento andava e veniva, ma il bagliore tranquillo restava. «Gli somigli molto. A quello che, ehm, ci ha rese sorelle.»

«Ho solo le sue buone qualità. Tu, d'altra parte...»

«La vernice è fuori nella stalla. Possiamo uscire da questa parte.» Cilla aprì la porta sul retro. «Forse non mi piace avere una sorella più giovane di me e con un bel corpo da ragazzina pompon.»

«Forse non mi piace avere una sorella che ha un metro di gambe e chilometri di capelli perfetti. Ma io ho un sedere più bello.»

«Non è vero. Il mio sedere è famoso.»

«Già, l'hai mostrato abbastanza in Terrore a Deep Lake.»

«Non ho fatto vedere il sedere in. quel film. Indossavo un bikini.» Trattenendo una risata, Cilla si fermò per tirare fuori le chiavi e diede un'occhiata alla casa. «Oh, accidenti!»

Girandosi a guardare, Angie rimase a bocca aperta alla vista del padre, in piedi su un ponteggio all'altezza del terzo piano, che raschiava.

«Papà! Scendi da lì!» gridarono all'unisono. Gavin si guardò intorno, poi in basso, e fece loro un allegro cenno di saluto.

«Gliel'ho detto di non andare lassù. Niente ponteggi, niente scale allungabili.»

«Lui non ascolta, non quando si mette in mente di fare qualcosa. Finge di ascoltare, poi fa comunque quello che aveva intenzione di fare. È sicuro?»

chiese Angie, stringendo il braccio di Cilla. «Cioè, non cadrà o crollerà, vero?»

«No, ma...»

«Allora non guarderemo. Prenderemo la vernice. Io farò il giro fino all'entrata della casa, tu andrai dentro. Dove non potremo vederlo lassù. E non lo diremo mai e poi mai a mia madre.»

«Okay.» Cilla distolse intenzionalmente lo sguardo e infilò la chiave nel lucchetto della stalla.

Olivia Rose Brewster venne al mondo alle 14.25.

«Matt è felicissimo» disse Ford a Cilla, mentre andavano in auto all'ospedale.

«Offre sigari di gomma da masticare rosa con un sorriso inebetito sulla faccia.

La piccola è molto carina, ha un sacco di capelli neri. Ethan era pelato come mio zio Edgar, ma la bambina ha già la testa piena.»

«Anche lo zio Ford sembra piuttosto contento.»

«È un'emozione. È una bella emozione. Josie sembrava piuttosto sbattuta quando l'ho vista, subito dopo.»

«Ma che sorpresa. Avrebbe dovuto sembrare perfetta dopo aver spinto tre chili e otto di bambina fuori dalla...»

«Okay, okay. Non servono i dettagli.» Ford cercò un posto nel parcheggio dell'ospedale. «Ho parlato con Matt mentre ti stavi lavando. Ha detto che stanno bene entrambe.»

«È bello tornare qui per qualcosa di felice.» Cilla diede una rapida occhiata al piano della terapia intensiva.

«Hai parlato con Shanna dopo che è tornata?»

«No, non l'ho fatto.»

«Si è divertita molto.» Ford prese la mano di Cilla mentre attraversavano il parcheggio. «Ha detto che Steve ha un bell'aspetto. Ha rimesso un po' di peso che aveva perso, ha ancora la pettinatura da gladiatore romano, come l'ha definita lei. Usa il bastone solo quando si stanca.»

Ford tirò la pesante porta a vetri.

«Gli ho mandato via mail delle foto della casa. Devo farne qualcuna agli armadietti della cucina. Un negozio di articoli da regalo. Regali per mamma e bimbo.»

«Le ho già preso i fiori,» obiettò Ford «e un grosso orsacchiotto di peluche rosa.»

«Tre chili e otto di bambina fuori dalla...»

«Negozio di articoli da regalo.»

Carichi di fiori, palloncini di Mylar, un agnello musicale di peluche e una pila di libri da colorare per il fratellone, Cilla e Ford entrarono nella stanza.

Josie era seduta sul letto e teneva fra le braccia la bambina infagottata, con un cappellino rosa intenso sopra i capelli neri. La sorella minore di Josie era lì vicino, e tubava su un minuscolo vestitino bianco vaporoso, mentre Brian scartava un sigaro di gomma da masticare e Matt scattava una fotografia della moglie e la figlia.

«Altri visitatori!» sorrise radiosa Josie. «Cilla, tuo papà e Patty sono appena andati via.»

«Sono venuta per vedere qualcun altro.» Cilla si chinò sul letto. «Ciao, Olivia.

È bellissima, Josie. Hai fatto uno splendido lavoro.»

«Ehi, ha il mio mento, e il naso» reclamò Matt.

«E la tua grossa bocca. Vuoi prenderla in braccio, Cilla?»

«Credevo che non me l'avresti chiesto. Facciamo uno scambio.» Cilla mise l'agnello sul letto, prese la bambina. «Ma guardati. Guarda come sei bella. Come ti senti, Josie?»

«Bene. Veramente bene. Solo sette ore e mezza di sangue, sudore e lacrime con lei. Per Ethan c'è voluto il doppio.»

«Abbiamo qui delle cose per il fratellone.» Ford appoggiò i libri da colorare ai piedi del letto.

«Oh, che gentili! I miei genitori l'hanno appena portato a casa per cena. Sembra così grande, così robusto. Non riesco quasi... oh, ancora gli ormoni» riusd a dire, quando le si riempirono gli occhi di lacrime.

«C'è il pienone!» annunciò Cathy, mentre lei e Tom entravano con un bouquet di rose rosa e velo da sposa. «Fammi vedere quella bellissima bambina.»

Cilla si girò premurosa.

«Oh, guarda quanti capelli. Tom, guarda questo tesorino.»

«Bella come un dipinto.» Tom posò i fiori tra il giardino degli altri, poi diede un colpetto sulla spalla di Brian. «Quando ti darai da fare a farcene uno? Matt è in vantaggio di due adesso. Anche tu, Ford.»

«Scansafatiche» concordò Josie, e tese le braccia per prendere Olivia.

«Ho degli standard molto elevati» disse Brian. «Non riesco ad accontentarmi di una donna qualsiasi che non sia perfetta come la mamma.»

«Modo astuto di svicolare» commentò Cathy, che però sorrise compiaciuta mentre si avvicinava a baciare la guancia del figlio. Si girò e baciò Matt.

«Congratulazioni.» «Grazie. Credevamo di avere un'altra settimana. Quando Josie ha chiamato stamattina, pensavo fosse per ricordarmi di portarle a casa un gelato al cocco e caramello. Ne ha mangiati a montagne.»

«Dovevo farlo!» disse Josie con una risata.

«Per me era il croccante alle arachidi. Valanghe di croccante alle arachidi.

Sono fortunata che mi sia rimasto qualche dente in bocca.»

«Non li ha mai più toccati dopo che è nato Brian.» commentò Tom.

«Probabilmente passerà un bel po' di tempo prima che riesca a guardare una noce di cocco.» Josie accarezzò la guancia di Olivia. «Grazie a Dio non è passata un'altra settimana.»

«E adesso potrete mostrare a tutti la bambina alla festa di Cilla. Non vediamo l'ora» aggiunse Cathy. «Si potrebbe dire che la casa è la tua bambina.»

«Senza l'orsacchiotto di peluche rosa e bei vestiti bianchi» concordò Cilla.

Matt distribuì altri sigari. «Sono dovuto correre via oggi. Avevamo appena cominciato ad attaccare gli armadietti della cucina. Come va?»

«Dobbiamo solo posizionare l'isola, montare le porte, le maniglie. Saremo pronti per i piani di lavoro come da programma.»

«Farò una riunione con Patty e la madre di Ford. E se lo adulerai,» disse Cathy a Cilla «Tom potrebbe fare le sue costolette speciali.»

Cilla sorrise. «Cosa le rende speciali?»

«Sta tutto nel condimento» affermò Tom. «Segreto di famiglia.»

«Non da la ricetta nemmeno a me.»

«Passa solo tramite la linea di discendenza. Molti hanno provato a scoprire il segreto. Non ci è riuscito nessuno. Dobbiamo andare, Cathy.»

«Vediamo degli amici per cena. Riposati, Josie. Farò un salto a trovare te e il tuo tesoro di bambina domani.»

Ci vollero parecchi minuti prima che uscissero, soprattutto quando arrivò altra gente. Quando Cilla e Ford se ne andarono, lei aveva un sigaro di gomma da masticare in tasca.

«È bello che i tuoi genitori - i tuoi, quelli di Brian, di Matt - si interessino così tanto di tutti voi. E quasi tribale.»

«Siamo cresciuti praticamente inseparabili, anche con Shanna. I suoi genitori hanno divorziato una decina d'anni fa. Si sono risposati entrambi e si sono trasferiti lontano da qui.»

«Eppure, tre su quattro resistono. Molto al di sopra della media nazionale.

Sembravano così felici. Matt e Josie. Piccoli raggi di felicità che gli sprizzavano dagli occhi. Da quanto sono sposati?»

«Circa sei anni, credo. Ma sono innamorati da molto tempo prima. Senti, se vuoi fermarti per cena, per me va bene.» Le dita di Ford picchiettavano sul volante.

«Ma preferirei tornare a casa.»

«No, va bene. C'è qualcosa che non va?»

«No. Non c'è niente che non va.» Tranne un caso imperante di nervosismo, si rese conto Ford. E la consapevolezza improvvisa e inevitabile che doveva fare il passo successivo, la mossa successiva.

Pronta o no, pensò. Ci siamo.

Ford versò due bicchieri di vino, li portò fuori sulla veranda dove Cilla stava seduta a strofinare col piede Spock e osservava la casa dall'altra parte della strada.

«La mano di mestica sulla facciata del primo piano, sulla veranda, non aggiunge stile. Ma è pulita. E dimostra cura e intenzione. E stato stranissimo, Ford, stranissimo. Lavorare con un operaio di Matt agli armadietti, sapendo che mio padre era sul retro a raschiare la vernice vecchia, e Angie all'entrata che stendeva la mestica nuova. Poi è arrivata Patty all'ora di pranzo con un mucchio di panini e carne. Prima che fossero tutti divorati, aveva un pennello in mano anche lei. Non sapevo cosa pensare, cosa fare.»

«La famiglia ci da dentro.»

«Proprio così. Praticamente per la prima metà della mia vita, la famiglia è stata un'illusione. Una scenografia. Sognavo sempre mia madre da piccola. Quei sogni lucidi e interattivi che faccio. Ma lei era in quella scenografia, parte di quella illusione, una combinazione fra lei e Lydia, l'attrice che recitava la madre di Katie.»

«A me sembra piuttosto normale, date le circostanze.»

«Il mio terapista diceva che il mio subconscio le fondeva perché ero insoddisfatta della realtà. Bella scoperta, ma la cosa era più complicata. Io volevo dei pezzi di entrambi quei mondi. Ma ero io nei sogni, non Katie. Ero Cilla. Katie aveva la sua famiglia, l'ha avuta per otto stagioni comunque.»

«E Cilla no.»

«Era una struttura diversa.» Traballante, pensò ora Cilla. «Poi me ne sono andata. Dovevo. E venendo qui, mi sono allontanata ancora di più. È strano cercare di capire come mescolarsi, o recuperare, o cominciare con una famiglia a questo punto.»

«Diventa la mia.» /

«Cosa?»

«Diventa la mia famiglia.» Ford posò la scatoletta dell'anello sul tavolo fra di loro. «Sposami.»

Per un istante, Cilla non riuscì a pensare né a parlare, come se avesse subito uno shock per un improvviso colpo in testa. «Oh, mio Dio, Ford.»

«Non è un insetto velenoso» disse lui, quando Cilla allontanò le mani. «Aprilo.»

«Ford.»

«Aprilo, Cilla. Non dovresti far incazzare un uomo che ti sta chiedendo di sposarlo. Magari fremere o distruggere, ma non incazzare.»

Quando lei esitò, Spock brontolò, e batté la testa contro il suo stinco.

«Aprilo e basta.»

Cilla lo fece, e nel leggero crepuscolo, l'anello brillò come un sogno. Un sogno lucido e meraviglioso.

«Non indossi molto i gioielli, e quando lo fai, non li scegli sgargianti. Scegli cose più discrete, più di classe.» Ford sentì di nuovo quella cosa nel petto, il peso rovente che aveva provato col padre di Cilla in cucina. «Quindi mi sono detto, non farai colpo su quella ragazza con un grosso diamante vistoso. E poi tu lavori con le mani, bisogna tenerne conto. Quindi avevano più senso i diamanti incastonati invece che sporgenti. Mia madre mi ha aiutato a sceglierlo qualche giorno fa.»

Un ulteriore strato di panico le rivestì la gola. «Tua madre.»

«È una donna. È il primo anello che compravo per una donna, quindi mi serviva qualche consiglio. Mi è piaciuta l'idea delle tre pietre. Il passato, il presente, il futuro. Abbiamo il nostro ieri, abbiamo il nostro oggi. Voglio un futuro con te. Ti amo.»

«È bellissimo, Ford. È davvero bellissimo. E il pensiero che ci sta dietro lo rende ancora più bello. Io sono una pessima scommessa.» Cilla allungò le mani, prese quelle di Ford. «Perfino l'idea del matrimonio mi fa raggelare. Non ho le basi per farlo. Guarda quello di cui stavamo parlando. Tu hai due genitori, sposati tra di loro. Ci credi. Io ho due

genitori, con sette matrimoni. Sette matrimoni in due. Come faccio a crederci?»

Strano, pensò Ford, che il nervosismo, le paure e i dubbi di Cilla dissolvessero la cosa nel suo petto. «Sono pretesti, Cilla. Noi non siamo loro. Tu mi ami?»

«Ford...»

«Non è una domanda tanto difficile. Solo sì o no.»

«È facile per te. Tu puoi dire sì, è facile. Io posso dire sì. Sì, ti amo, ma è incredibilmente terrificante. La gente ama, e l'amore finisce.»

«Sì. E la gente ama e l'amore resiste. E solo un altro passo, Cilla. Il passo successivo.»

«E questo è incoerente? Non è così che l'hai definito?»

«Ho accelerato un po'. Ma questo non significa che non possa aspettare.» Ford chiuse la scatoletta, la spinse verso di lei. «Prendilo. Tienilo. Pensaci.»

Cilla la fissò. «Credi che non saprò resistere ad aprirla, a guardarlo. Che ne resterò ammaliata.»

Ford sorrise. Non c'era da meravigliarsi che l'amasse. «Ti sfido.»

Cilla chiuse le mani sulla scatoletta e, respirando lentamente, la infilò in tasca. «Sono un'attrice finita, con una storia familiare di alcol, abuso di droghe e suicidio. Non so perché diavolo mi vuoi.»

«Devo essere pazzo.» Ford le sollevò la mano, la baciò. Nell'entusiasmo del momento, Spock le leccò la caviglia. «Ogni tanto, mi limiterò a dire 'allora?'.

Quando lo farò, potrai fornirmi la tua posizione attuale sulla mia proposta.»

«La parola chiave è 'allora'?»

«Esatto. Altrimenti, non tirerò fuori la cosa. Porta l'anello con te, e pensaci.

Affare fatto?»

«Va bene» disse lei dopo un attimo. «Va bene.»

Ford prese il bicchiere, diede un colpetto contro il suo. «Perché non ordiniamo una cena cinese?»

Ai loro piedi, Spock fece la danza della felicità.

Cilla non sapeva come avesse fatto, non lo sapeva proprio. L'uomo che le aveva chiesto di sposarla. Le aveva regalato un anello assolutamente perfetto, giustissimo, perché aveva pensato a lei. A chi e che cosa era lei quando l'aveva scelto. La sua reazione, la sua riluttanza - sii onesta, aggiunse Cilla, mentre avvitava i pomelli di rame agli armadietti - il suo terrore balbuziente di fronte alla proposta doveva averlo ferito.

Eppure, dopo aver detto la propria, dopo aver preso l'accordo, Ford aveva ordinato bocconcini di gamberi e pollo kung pao. Aveva mangiato come se il suo stomaco non fosse annodato, mentre quello di Cilla lo era, e poi aveva proposto di rilassarsi con la prima stagione di Bujfy l'ammazzavampiri (stagione breve, sostituzione estiva).

E ogni tanto durante il terzo episodio, proprio mentre Cilla aveva cominciato a tranquillizzarsi abbastanza da pensare a qualcosa di diverso dall'anello che aveva in tasca, Ford l'aveva sommersa di lenti baci tremolanti, pigre carezze prolungate. Una volta uscita dall'annebbiamento sessuale, l'anello era ormai l'unica cosa a cui riusciva a pensare.

Erano passate quasi dodici ore, e non riusciva ancora a togliersi quella maledetta cosa di testa.

Lei non credeva nel matrimonio. Semplice. Perfino vivere insieme era carico di insidie. Per l'amor di Dio, si era appena abituata al fatto che Ford le dicesse che l'amava, a credergli. Non aveva finito la casa, né avviato l'attività. Era arrivata a quel punto subendo molestie per mesi.

Non aveva abbastanza cose per la testa? Non aveva abbastanza da fare senza un anello di fidanzamento che le pesava in tasca, e la preoccupazione di non sapere quando Ford avrebbe potuto dire 'allora?' ad assillarle la mente?

«Ciao!»

«Cilla?»

Sentendo le voci, Cilla sbatté ripetutamente la testa sull'antina dell'armadietto. Perfetto, pensò, davvero perfetto. Patty e la madre di Ford. La ciliegina sulla sua torta sbriciolata.

«Eccoti qui» disse Patty. «A lavorare duro.»

Cilla osservò due paia di occhi che zumarono dritti sull'anulare della mano sinistra. E osservò due paia di occhi

rannuvolarsi per la delusione. Grandioso, adesso era responsabile di aver portato dispiacere nelle vite di due donne di mezza età.

«Speravamo avessi qualche minuto per parlare del menù della festa» cominciò Patty. «Pensavamo di poter fare almeno una parte degli acquisti per te e tenere le provviste, dato che non hai ancora un posto dove metterle.»

Speravate più di questo, pensò Cilla. «Togliamoci subito il pensiero. Sì, me l'ha chiesto. Sì, l'anello è assolutamente magnifico. No, non lo porto. Non posso.»

«Non va bene?» chiese Penny.

«Non lo so. Non posso pensarci. Non posso pensarci. È stato molto subdolo da parte di Ford» aggiunse, scaldandosi un po'. «Mi fa piacere... no, non mi fa solo piacere che voi due veniate qui così, ma sto cercando di capire perché dovreste farlo. Ho già abbastanza cose in mente, per la testa, senza che lui aggiunga anche questo. Non so nemmeno se abbia ascoltato quello che ho detto, se capisca i motivi per cui...» la voce di Cilla si affievolì.

Lui non ascolta, aveva detto Angie del loro padre, non quando si mette in mente di fare qualcosa. Finge di ascoltare, poi fa comunque quello che aveva intenzione di fare.

«Oh, Dio. Dio, non è perfetto? È come papà. È come papà con uno strato di goffaggine. Serio, equilibrato, che erode così pazientemente da non accorgerti nemmeno che il tuo scudo è stato abbattuto finché non ti ritrovi disarmato. È un tipo così.»

«Non sei innamorata di un tipo, sei innamorata di un uomo» la corresse Penny.

«Oppure no.»

La madre di Ford, ricordò Cilla a sé stessa. Stai attenta. «Lo amo abbastanza da dargli il tempo di riflettere su tutti i motivi per cui non funzionerebbe. Non voglio ferirlo.»

«Certo che lo ferirai. E lui ferirà te. Fa tutto parte dell'essere legati a qualcuno. Io non vorrei un uomo che non posso ferire. E non sposerei mai e poi mai uno che non può ferire me.»

Sconcertata, Cilla fissò Penny. «Questo per me non ha assolutamente senso.»

«Se e quando l'avrà, credo che sarai pronta per vedere se l'anello va bene. I tuoi armadietti sono bellissimi, e mi fanno venire voglia di armadietti. Perché non troviamo un posto per sederci, e rivedere questo menù per qualche minuto?

Poi ci toglieremo di mezzo.»

Cilla sospirò. «Forse non è poi tanto un tipo come mio padre. Forse è come lei.»

«No, invece. Sono sempre stata molto più cattiva di Ford. Sediamoci là.» Penny indicò fuori dalla finestra. «Sotto quell'ombrellone blu.»

Quando Penny uscì rapida, Patty si avvicinò a Cilla e le fece scivolare un braccio intorno alla vita. «Ama suo figlio. Vuole che sia felice.»

«Lo so. Lo voglio anch'io.»

Forse avrebbe dovuto fare una lista, si disse Cilla. Pro e contro per tirare fuori l'anello dalla scatoletta. Lei dipendeva da liste, schemi, disegni, in ogni ambito della propria vita. Aveva certamente senso usare una lista prima di prendere una decisione del genere.

La lista dei contro sarebbe stata la parte più facile, pensò mentre mangiava col cucchiaio dei cereali postallenamento e pregiornata di lavoro. Probabilmente avrebbe potuto riempire pagine di contro. In realtà, avrebbe potuto scriverci un dannato libro, come avevano fatto molti altri sulle donne Hardy.

A essere onesti, c'erano anche parecchi prò. Ma non erano principalmente, se non esclusivamente, guidati dalle emozioni? E le sue emozioni non erano distorte dal nervosismo perché stava aspettando, come sapeva benissimo anche Ford, che lui venisse da lei un giorno, in qualsiasi momento, e dicesse: 'allora?'»

Cosa che non aveva fatto, nemmeno una volta, per giorni.

Così Cilla sobbalzò, facendo quasi cadere la scodella di cereali, quando Ford entrò.

«Troppo caffè?» suggerì lui, e si versò una scodella di cornflakes. Spock si precipitò dritto all'assalto del suo distributore automatico. «Come fai a mangiare quella roba? Sembrano dei rametti.»

«In contrasto con la tua scelta, veicolo di zuccheri?»

«Esattamente.»

Non solo era in piedi alle sei del mattino, pensò Cilla, ma allegro e con gli occhi svegli. E lei sapeva che aveva lavorato fino a tardi. Ma era sveglio, vestito e mangiava cornflakes perché insisteva nel volerla accompagnare dall'altra parte della strada, e stare lì finché non fosse arrivato qualche operaio.

Quel genere di cosa sarebbe stata sulla lista dei prò o dei contro?

«Lo sai che non verrò aggredita attraversando la strada alle sei e mezza del mattino.»

«Ci sono poche probabilità.» Ford sorrise, mangiò.

«E so che hai lavorato fino a tardi ieri notte, e per te è innaturale essere sveglio a quest'ora del mattino.»

«Ho fatto anche una bella corsa. Sai, ho scoperto che quasi tutti i giorni riesco a fare un sacco di cose prima di mezzogiorno con questa routine.

Un'abitudine di cui intendo liberarmi come di un brutto vestito in un prossimo futuro, spero. Ma adesso? Funziona. Entro oggi dovrei finire di ripassare con l'inchiostro dieci capitoli, e avrò il tempo di mettere un paio di vignette provocatorie sul mio sito web.»

«Sono felice di aiutarti, ma...»

«Stai cercando il lato negativo. Mi piace questo di te, perché mi spinge a guardare il lato più gioioso delle cose, che altrimenti mi sarei perso o avrei dato per scontato. Tu mi ricordi che amo quello che faccio. E visto che amo quello che faccio, è interessante lavorare più del normale per un certo periodo.

E per ripagare entrambi di tutta questa operosità, andremo alle Cayman, uno dei miei posti preferiti, intorno alla metà di gennaio, dove ci immergeremo nel mare e nella sabbia mentre i nostri vicini spalano la neve.»

«Starò finendo due compravendite. Io...»

«Dovrai trovare del tempo nel tuo programma. Possiamo sempre spostare sole e mare a febbraio. Per me fa lo stesso.»

«Non fa per niente lo stesso come vorresti far credere.»

Cilla aprì la lavastoviglie per caricare la sua scodella, il cucchiaio, la tazza. «Sei come una lenta perdita d'acqua, Ford.»

Gli occhi di Ford continuarono a sorridere mentre mangiava un cucchiaio di cereali. «È questo che pensi?»

«Una perdita lenta, non controllata, che alla fine erode qualunque cosa. Pietra, metallo, legno. Fa poco rumore, ed è l'opposto di un grosso flusso zampillante.

Ma raggiunge il suo scopo.»

Ford scosse il cucchiaio verso di lei. «Lo prenderò come un complimento. I piani di lavoro della cucina arrivano oggi, vero?»

«Stamattina. Poi c'è in programma Buddy per finire, l'impianto idraulico oggi pomeriggio.»

Ford ripose i piatti della colazione con quelli di Cilla. «Gran giorno.

Cominciamo. Passeggiata!» disse, alzando la voce, e Spock sfrecciò dentro e si mise a correre in cerchio.

Cilla uscì con loro, poi si fermò solo per guardare Little Farm. L'estate fioriva nel parco, sul prato lussureggiante. C'era la grande stalla rossa, con le sue linee funzionali addolcite dalla curva del muro di pietra, dalle strutture delle piante. Riusciva a vedere un tratto di stagno, dal quale si sollevavano gli ultimi vapori dell'alba, e il grazioso arco di un giovane salice che si immergeva. Poi ancora i campi incolti, con cardi e verghe d'oro, le montagne che si ergevano nel cielo mattutino.

E la casa, il pezzo forte, irregolare e solida, con la veranda bianca, e la facciata mezza imbiancata di azzurro caldo e raffinato.

«Sono felice che mio padre mi abbia convinta a imbiancare l'esterno prima del previsto. Non avevo idea di quanta soddisfazione mi avrebbe dato vederlo. Quando avranno finito, sarà come una forte e vecchia attrice brillante dopo un ottimo lifting.»

Cilla rise, tornando di buon umore, e prese la mano di Ford mentre camminavano.

«Che le consente di mantenere la sua dignità e il suo stile personale.»

«Credo sia abbastanza appropriato, considerando tutti i tagli e le cuciture che ha subito finora. Ma io non capisco il senso dei lifting.»

«È solo un altro genere di manutenzione.»

Il corpo di Ford vibrò letteralmente per la preoccupazione. «Non faresti mai...»

«Chi lo sa?» Cilla scrollò le spalle. «Sono abbastanza vanitosa da volere che le cose restino ferme, o da puntellarle quando cedono. Mia madre ne ha già fatti due, oltre ad altri lavoretti.» Divertita dal terrore sbalordito negli occhi di Ford, Cilla gli diede un colpetto. «Anche molti uomini si fanno fare dei lavoretti.»

«Puoi mettere da parte la cosa. Seppellirla profondamente in un posto remoto.

Devi spedire qualcosa?» Ford fece un cenno con la testa alla sua cassetta delle lettere e alla bandierina rossa alzata.

«No. Che strano. Non ci ho messo dentro niente dopo la consegna di ieri. Forse è stato uno dei ragazzi.»

«O qualcuno ci ha messo dentro qualcosa per te. Non dovrebbero. Al postino non piace.» Ford deviò verso la cassetta delle lettere, allungò una mano sul coperchio.

«Aspetta! Non farlo!» Cilla gli afferrò la mano, mentre il cuore le balzava in gola e cominciava a martellare. Accanto a loro, Spock fremette e ringhiò, cogliendo l'apprensione nel suo tono. «Un serpente a sonagli nella cassetta delle lettere. È il simbolo di un imprevisto... una sorpresa spiacevole, pericolosa.»

«So cos'è. Nome in codice del finale della terza stagione di Lost. Be'... stai indietro.»

«Aspetta finché...»

Ma Ford non aspettò. Invece, spostò il corpo, mettendosi tra Cilla e la cassetta, e abbassò il coperchio.

All'interno non c'era nessun serpente attorcigliato e sibilante. Nessun serpente che uscisse e strisciasse lungo il paletto. C'era una bambola seduta, con le braccia sollevate in un gesto di difesa. I vivaci occhi azzurri erano aperti, e il sorriso raggelato sul giovane viso di Cilla. Il proiettile aveva lasciato un buchetto bruciacchiato al centro della fronte.