17.

Cilla non pensò agli atti di vandalismo. E quando i pensieri di ciò che l'attendeva dall'altra parte della strada si insinuavano nella sua mente, sbatteva forte la porta. Non aveva senso, diceva a sé stessa. Non c'era niente che potesse fare, perché non sapeva cosa voleva fare.

Non c'era niente di male a passare un giorno fuori dal tempo. Un vero e proprio giorno nella fantasia, pieno di sesso e sonno, in una bolla delimitata da finestre bagnate di pioggia. Cilla non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui era stata contenta di trascorrere la giornata in compagnia di un uomo, se si escludevano gli impegni di lavoro.

L'a ttirava perfino l'idea di vino e videogiochi. Finché Ford non la stracciò per la terza volta consecutiva.

«Lei, come si chiama? Halle Berry.»

«Tempesta» supplì Ford. «Halle Berry è l'attrice, molto sexy, tra l'altro.

Tempesta è un membro chiave degli XMen. Anche lei è molto sexy.»

«Be', se ne stava ferma lì.» Cilla abbassò lo sguardo accigliato sui comandi.

«Come faccio a sapere cosa premere e cosa azionare, e tutto il resto?»

«Pratica. E come ti ho detto, devi comporre la tua squadra in maniera più strategica. Tu hai formato un'alleanza tutta femminile. Avresti dovuto mischiare.»

«La mia strategia consisteva nella solidarietà di genere.» Sotto il tavolino, Spock sbuffò. «Smettila tu» borbottò lei. «E poi, secondo me questo controller è difettoso, perché io ho un'ottima coordinazione manoocchio.»

«Vuoi cambiarlo e fare un'altra partita?»

Cilla lo scrutò con gli occhi socchiusi. «Quanto spesso ci giochi?»

«Ogni tanto. Da tutta la vita» aggiunse Ford con un sogghigno. «Sono attualmente imbattuto in questa versione della Grande Alleanza.»

«Fanatico.»

«Perdente.»

Cilla gli porse il controller. «Metti via i tuoi giocattoli.»

Ma guardalo, pensò Cilla quando lui si alzò per farlo. Che ragazzo sexy e ordinato. Che ragazzo sexy, ordinato e sincero. Quanti ce n'erano in circolazione?

«Salvare il mondo mi ha stimolato l'appetito. E a te?»

«Io non ho salvato il mondo» fece notare Cilla.

«Ci hai provato.»

«È stata una soddisfazione. Tu grondi soddisfazione.»

«Allora sarà meglio che mi dia una lavata. Ho degli avanzi di spaghetti e polpette di carne, per gentile concessione di Penny Sawyer.»

«Sei sistemato bene qui, Ford. Un lavoro che ti piace, e una casa magnifica in cui farlo. Il tuo cane buffo e attraente. Una stretta cerchia di amici che risale all'infanzia. Una famiglia con cui vai d'accordo, abbastanza vicina da poterti beccare gli avanzi. Delle fondamenta favolose.»

«Non mi lamento. Cilla...»

«No, non ancora.» Cilla vide nei suoi occhi l'offerta di comprensione e sostegno. «Non sono ancora pronta a pensarci. Spaghetti e polpette di carne sembrano proprio quello che ci vuole.»

«Freddi o riscaldati?»

«Devono essere spaghetti e polpette di carne eccezionali per riuscire a mangiarli freddi.»

Ford tornò da lei e le prese la mano. «Vieni con me» disse, e la portò in cucina. «Siediti.» Tirò fuori il contenitore dal frigorifero, tolse il coperchio, prese una forchetta. «Ce ne sono anche per te» disse a Spock, mentre il cane saltellava e

gorgogliava. Girandosi, appoggiò il contenitore sul bancone, poi attorcigliò della pasta sulla forchetta. «Un assaggio.»

Cilla aprì la bocca, si lasciò imboccare. «È veramente buona. Veramente. Dammi la forchetta.»

Con una risata, gliela passò. Dopo aver messo degli spaghetti nella ciotola di Spock, Ford riempì entrambi i bicchieri di vino. Si sedettero al bancone, mangiando pasta fredda direttamente dal contenitore.

« Avevamo una cuoca quand'ero piccola. Annamaria dalla Sicilia. Giuro che la sua pasta non era buona come questa. Cosa c'è?» disse, quando lui scosse la testa.

«Mi sembra solo strano conoscere qualcuno che possa dire: Avevamo una cuoca quand'ero piccola'.»

Lei sorrise prendendo dell'altra pasta. «Avevamo un maggiordomo.»

«Non ci credo.»

Cilla sollevò le sopracciglia, inclinò la testa e infilzò una polpetta di carne.

«Due cameriere, autista, giardiniere, aiuto giardiniere, l'assistente personale di mia madre, il ragazzo della piscina. E una volta, quando mia madre scoprì che il ragazzo della piscina, col quale andava a letto, si portava a letto anche una delle cameriere, li licenziò entrambi. Un dramma. Per riprendersi dovette andare una settimana a Palm Springs, dove incontrò il Numero Tre. Ironia della sorte, vicino alla piscina. Sono quasi sicura che, a un certo punto, anche lui andasse a letto col ragazzo della piscina. Quello nuovo, che si chiamava Raoul.»

Ford gesticolò con la forchetta. «Sei cresciuta in una soap opera degli anni Ottanta.»

Cilla ci rifletté. «Qualcosa di simile. Ma in ogni caso, Annamaria non era niente in confronto a tua madre.»

«Le farà molto piacere saperlo. Com'è stato, seriamente? Crescere con cameriere e maggiordomi?»

«Affollato. E non è tutto come sembra. Posso apparire altezzosa» dichiarò Cilla.

«E immagino che alcune donne con casa e famiglia da gestire, un lavoro a tempo pieno e la necessità di mettere la cena in tavola sarebbero tentate di prendermi a schiaffi per questo.» Scrollò le spalle. «Ma c'è sempre qualcuno, quindi la vera privacy è un'illusione. Non puoi rubare un biscotto dal barattolo prima dell'ora di cena. A dire il vero, perlopiù non ci sono biscotti perché la telecamera ingrassa. Se litighi con tua madre, tutti i domestici conoscono i dettagli. In più, c'è la probabilità che prima o poi quei dettagli vengano raccontati in un'intervista per un tabloid o nel libro verità di qualche ex dipendente insoddisfatto.

«Tutto sommato,» concluse «preferirei mangiare spaghetti avanzati.»

«Ma, se ricordo bene, tu non cucini.»

«Già, questo è un problema.» Cilla prese il vino. «Ho pensato che forse potrei chiedere dei consigli a Patty, in quel campo. Mi piace tagliare.» Simulò dei colpetti col palmo della mano a dimostrazione. «Sai, verdure, insalate. Sono bravissima a tagliare.»

«È un inizio.»

«Autosufficienza, ecco la chiave. Tu ce la fai.»

«È vero, ma non ho avuto maggiordomi per tutta la vita. Però ho un servizio di pulizia bisettimanale, e conosco bene le strade principali e alternative per tutti i negozi di cibi da asporto. E poi, sono in linea diretta con Brian, Matt e Shanna, che si occupano di piccole emergenze domestiche in cambio di birra.»

«È un sistema.»

«Che funziona bene.» Ford le mise i capelli dietro l'orecchio.

«Se e quando imparerò a preparare qualcosa di diverso da un panino col formaggio alla piastra e minestra in scatola, avrò raggiunto un altro importante traguardo personale.»

«Quali sono gli altri?»

«Importanti traguardi personali? Ristrutturare una casa e venderla con profitto.

Qui ce l'ho fatta. Avere la mia attività e poter dire che produce un reddito effettivo. E questo richiede prima il conseguimento della licenza di appaltatore, che a sua volta richiede il superamento dell'esame. Tra un paio di settimane, in realtà, se...»

«Devi fare un esame? Io adoro gli esami.» Gli occhi di OZI

Ford si illuminarono. «Hai bisogno di un compagno di studi?»

Cilla tenne sospeso a metà strada quello che giurò sarebbe stato l'ultimo boccone di pasta. «Adori gli esami?»

«Be', sì. Ci sono domande aperte. Vero o falso, scelte multiple, saggi. Com'è possibile non adorarli? Io spacco negli esami. È un dono. Ti serve una mano?»

«A dire il vero, credo di essere a posto. Mi sto preparando da un po', ormai.

Credo di averne incontrati, di tipi come te, durante la mia breve e sfortunata esperienza universitaria. Tu sei uno di quelli che alzavano la media, tutte le volte. Quindi, tu sei uno dei motivi principali per cui ho lasciato l'università dopo un semestre.»

«Avresti dovuto chiedere ai tipi come me di essere tuoi compagni di studi. E

poi, dovresti ringraziare quelli come me per averti messa proprio dove vuoi essere in questo momento.»

«Mmm.» Cilla allontanò intenzionalmente il contenitore spingendolo verso di lui.

«Molto abile e intelligente. L'umiliazione e il fallimento precedenti portano all'attuale appagamento da spaghetti e polpette di carne.»

«Oppure, per farla breve, a volte le cose brutte finiscono per il meglio.»

«C'è anche un adesivo da attaccare sul paraurti. Devo muovermi.» Cilla si premette una mano sullo stomaco, scivolando giù dallo sgabello. «E dimostrerò la mia autosufficienza e gratitudine per l'attuale appagamento lavando i piatti, che comprendono anche la roba della colazione, a quanto pare.»

«Eravamo impegnati in altre cose.»

«Credo proprio di sì.»

Per un attimo, Ford rimase a guardarla sorseggiando il vino. Ma osservarla non era sufficiente. Si alzò, le si avvicinò e la girò verso di sé. Lei aveva in mano un cucchiaio di legno e un sorriso tranquillo che le incurvava le labbra.

Ford avvolse i capelli di Cilla attorno alla mano, la vide spalancare gli occhi per la sorpresa e udì il cucchiaio picchiare sul pavimento, mentre li usava come una fune per tirarle indietro la testa.

E rapì la sua bocca.

Un a nuova brama dilagante crebbe dentro di lui, una sferzata di desiderio immediato. Le lasciò i capelli per toglierle la maglietta. Mentre premeva di nuovo la bocca su quella di Cilla, Ford le abbassò le mutandine fino ai fianchi.

Fu un tornado di necessità e velocità. A Cilla sembrò di ritrovarsi nuda prima ancora di essere riuscita a fare il primo respiro; sollevata da terra mentre la testa le girava e il cuore sobbalzava. Ford la mise sul bancone, le aprì le gambe.

E la rapì.

Cilla agitò una mano per aggrapparsi. Qualcosa si infranse; si chiese se fosse stata la sua mente. Le dita di Ford affondarono nei suoi fianchi mentre entrava con forza dentro di lei, entrava con avidità e piacere rovente. Desiderando follemente che continuasse, Cilla strinse le gambe intorno alla vita di lui.

Il sangue di Ford martellava sotto la pelle, un migliaio di brutali colpi di tamburo. La brama che era cresciuta in lui sembrò serrare i denti e mordere, mentre spingeva dentro di lei per estinguerla. Quell'eccitazione oscura lo spinse a prenderla, a trasmetterle la stessa disperazione sfrenata che ardeva in lui.

Quando tutto finì, fu come sfrecciare fuori dal buio, alla cieca.

La testa di Cilla ricadde molle sulla spalla di Ford, mentre emetteva brevi rantoli irregolari. Lo sentì tremare, e fu contenta di non essere l'unica.

«Oh,» riuscì a dire «Mio Dio.»

«Dammi un minuto. Poi ti aiuto a scendere.»

«Fai con calma. Sto bene dove sono. Dove sono?»

La risata di Ford si attutì contro il lato del suo collo. «Forse c'era qualcosa nel sugo degli spaghetti.»

«Allora ci serve la ricetta.»

Più stabile, Ford si inclinò indietro, guardandola attentamente. «Adesso vorrei davvero la mia macchina fotografica. Sei la prima donna nuda sul bancone della mia cucina, che adesso sto pensando di rivestire di lucite. Mi piacerebbe documentare il momento.»

«Niente da fare. Il mio contratto indica chiaramente che non sono previste scene di nudo.»

«Che peccato, accidenti.» Le spostò indietro i capelli. «Immagino che, dopo aver giocato al vichingo e la vergine, il minimo che possa fare sia aiutarti coi piatti.»

«Il minimo. Passami la maglietta, per favore.»

«Vedi, ho confiscato i tuoi vestiti. Dovrai lavare i piatti nuda.»

Cilla inclinò la testa e sollevò le sopracciglia. Con un sospiro, Ford raccolse la maglietta. «Valeva la pena tentare.»

Ford si svegliò nell'oscurità di una casa silenziosa e in un letto vuoto.

Intontito e perplesso, si alzò per cercarla. Una parte del suo cervello si riservò il diritto di essere arrabbiato nel caso fosse tornata dall'altra parte della strada senza svegliarlo.

Trovò la porta d'entrata aperta, e vide la sagoma di Cilla seduta su una sedia della veranda con Spock steso ai suoi piedi. Sentì profumo di caffè mentre apriva la porta a zanzariera.

Lei gli lanciò un'occhiata. «Buongiorno.»

«Finché c'è ancora buio, non è giorno.» Ford si sedette accanto a lei. «Dammene un po'.»

«Dovresti tornare a letto.»

«Hai intenzione di darmi un po' di quel caffè o devo andare a prendere il mio?»

Cilla gli passò la tazza. «Devo decidere cosa fare.»

«Alle...» Le prese il polso, lo girò in su e guardò l'orologio con gli occhi socchiusi. «Cinque e zero sei del mattino?»

«Non l'ho affrontato ieri, non ci ho pensato. Non molto. Ho perfino lasciato a casa il telefono, in modo che la polizia non potesse contattarmi. In modo che non potesse farlo nessuno. Ho evitato la cosa e mi sono nascosta.»

«Ti sei presa una pausa. Non c'è motivo per non prendersi un altro paio di giorni prima di riuscire a capire.»

«In realtà, ci sono dei motivi reali e concreti per cui non posso prendermi più tempo. I subappaltatori arriveranno fra circa due ore, a meno che non sospenda i lavori. Se non

li faccio venire per un paio di giorni, scombussolerò ancora di più il mio programma, che ovviamente è già scombussolato. Incasinerò i loro programmi, e quelli dei loro dipendenti. E i subappaltatori riorganizzano continuamente i lavori, quindi potrei perdere degli elementi chiave per più di due giorni. Se decido di andarmene, devo dirglielo.»

«Le circostanze non dipendono da te, e non te ne farà una colpa nessuno.»

«No, non credo che lo farebbero. Ma questo crea comunque un effetto domino. Devo anche considerare il mio budget, che è altrettanto scombussolato. Ho l'assicurazione, ma l'assicurazione ha una franchigia che dev'essere inclusa nel totale. Ho già superato il limite delle spese previste, ma quella è stata una mia scelta, con le modifiche e le aggiunte che ho fatto.»

«Se hai bisogno...»

«No» disse Cilla, anticipandolo. «Non ho problemi finanziari, e se non posso farcela da sola, non lo farò. Se avessi davvero bisogno di altri soldi, potrei fare qualche chiamata, accettare un paio di lavori come voce fuori campo. Il punto fondamentale è che non posso lasciare la casa com'è adesso, mezza fatta.

Ci sono gli armadietti su misura che ho ordinato a marzo, con saldo alla consegna. Per gli elettrodomestici della cucina ci vorranno ancora un paio di mesi. Altri dettagli, piccoli e grandi. Deve essere finita, questo non è il vero problema. Le domande sono altre: voglio finirla, e voglio rimanere? Posso?

Dovrei?»

Ford bevve un altro po' di caffè. I discorsi seri, pensò, richiedevano attenzione. «Dimmi cosa faresti se decidessi di affidare a qualcun altro l'incarico di finire. Se te ne andassi.»

«Potrei intrufolarmi in molti posti senza il bagaglio che ho qui. Posso puntare uno spillo su una cartina, credo, e sceglierne uno. Accettare qualche lavoro come voce fuori campo per aumentare le risorse, se serve. Trovare un posto con il potenziale per la compravendita. Posso ottenere un mutuo. Residui regolari e consistenti di Our Family fanno buona impressione sulla domanda. O se non voglio quel tipo di

stress, potrei trovare lavoro con una squadra. Accidenti, potrei lavorare per la nuova filiale di Steve a New York.»

«Rinunceresti ai tuoi importanti traguardi personali.»

«Forse li rimanderei soltanto. Il problema è che...» Cilla si interruppe, sorseggiò il caffè che Ford le aveva ridato. «Il problema è che» ripete «amo quella casa. Amo ciò che era, ciò che so di poterne farne. Amo questo posto, e come mi sento qui. Amo ciò che vedo quando guardo fuori dalle finestre o esco dalla porta. E mi fa incazzare che la cattiveria di qualcuno mi faccia prendere in considerazione di rinunciare.»

Quello che si era serrato dentro Ford si rilassò. «Ti preferisco incazzata.»

«Anch'io, davvero, ma è difficile mantenere il livello di incazzatura. La parte di me che non è incazzata o scoraggiata è spaventata.»

«Perché non sei una stupida. Qualcuno ha deciso di ferirti intenzionalmente.

Sarai spaventata, Cilla, finché non saprai chi e perché, e lo farai smettere.»

«Non so da dove cominciare.»

«Pensi ancora che sia il vecchio Hennessy?»

«È l'unico che abbia incontrato o col quale abbia avuto contatti da queste parti ad aver chiarito bene quanto mi odi. Il che significa, se fosse una sceneggiatura, che non potrebbe esserci lui dietro a tutto questo perché è l'unico ad odiarmi. Ma...»

«Andremo a parlargli, faccia a faccia.»

«Per dirgli cosa?»

«Ci penseremo, ma fondamentalmente che resisterai, che vivrai qui, e che né tu né una casa siete responsabili di un fatto successo più di trent'anni fa. E cose di questo genere. Farò anche delle copie delle lettere che hai trovato. Le leggerò con più attenzione e lo farai anche tu. Devi pensare di darle alla polizia. Perché se non è Hennessy, l'altra cosa più probabile è che sia qualcuno collegato a quelle lettere, che sospetta esistano ancora e le abbia tu. L'amante segreto sposato di Janet Hardy svelato? Farebbe notizia. Una notizia grossa, piccante, scandalosa.»

Cilla ci aveva pensato. Ovviamente ci aveva pensato. Ma... «Non sono firmate.»

«Potrebbero contenere degli indizi sull'identità. Forse no, ma stiamo parlando di trentacinque anni fa. Ti ricordi tutto quello che hai scritto trentacinque anni fa?»

«Ho ventotto anni, ma capisco cosa vuoi dire.» Nel buio silenzioso che si attenuava, Cilla lo fissò. «Ci hai pensato molto.»

«Già. Per prima cosa, il malintenzionato nella stalla. Può essere stato qualcuno che sperava di prendere qualche ricordo di Janet Hardy. Bisogna tenere conto che la casa è vuota da anni ormai, e ho visto di sicuro della gente curiosare in giro ogni tanto. Per contro, bisogna considerare che la maggior parte della gente non sapeva fosse rimasto qualcosa, e chiunque lo sapesse, probabilmente credeva che fossero cianfrusaglie senza valore lasciate dagli inquilini, non da Janet. Ma poi arrivi tu.»

«Sgombero la casa, metto la roba nella stalla, ed è chiaro e ovvio che sto sistemando, selezionando le cose di mia nonna.»

«Qualcuno si incuriosisce, spinto da un po' di avidità. Può essere. Seconda cosa, l'aggressione a Steve, potrebbe venire dalla stessa fonte. Stavano rovistando, arriva qualcuno. Panico. Ma questo la rende più di un'innocua e seccante infrazione. Se l'obiettivo sono le lettere, è molto più di un'infrazione per proteggere la reputazione. Diventa aggressione, probabilmente tentato omicidio.»

Cilla rabbrividì. «Tra scoraggiata, incazzata e spaventata, spaventata è schizzato al primo posto.»

«Bene, perché così starai più attenta. Poi c'è la portiera del tuo pickup.

Questo è personale e diretto a te. Come il messaggio sul muro di pietra. Forse si tratta di due persone diverse.»

«Oh, questo sì che mi aiuta. Due persone che mi odiano.»

«È un'altra possibilità. Poi l'ultima cosa, il vandalismo in casa. È più personale, più diretto, ed è più aggressivo. Quindi oggi andrai a comprare un sistema antifurto.»

«E questo che farò?»

La morsa fredda nel tono di Cilla non lo sfiorò nemmeno no. «Uno di noi lo farà. Visto che è casa tua, suppongo che preferisca farlo tu.

Ma se non lo fai oggi, lo farò io. Adesso sono autorizzato, visto che sei stata nuda sul bancone della mia cucina. È inutile venire a piagnucolare se non ti sei preoccupata di leggere i caratteri piccoli.»

Cilla non disse nulla per un attimo, lottando contro l'impulso di arrabbiarsi.

«Avevo intenzione di provvedere comunque... sia che resti o me ne vada.»

«Bene. Nemmeno a me interessano gli ultimatum, ma in questo caso particolare, farò un'eccezione. Posso dormire lì con te. Sono felice di farlo. Ma dormire lì è una conclusione scontata a un certo punto, proprio com'è inevitabile che la casa sia vuota una volta o l'altra, o per un certo periodo. Devi essere al sicuro, e sentirti al sicuro. Devi proteggere la tua proprietà. E hai già deciso di restare.»

Cilla voleva davvero arrabbiarsi, pensò, e lui rendeva difficilissimo cedere.

«Come mai fai il macho e il grintoso col tuo ultimatum, ma non sei così macho e grintoso da dirmi di fuggire al sicuro mentre tu ammazzi il drago?»

«La mia armatura lucente è in negozio. E forse mi piace proprio il sesso, che sarebbe difficile da fare se tu fuggissi. O potrei non volerti veder rinunciare a qualcosa che ami.»

Già, lo rendeva difficilissimo. «Quando sono venuta a sedermi qua fuori, mi sono detta che era solo una casa. Ho messo molto di me stessa in altre case, è ciò che da soddisfazione nella ristrutturazione, e le ho lasciate andare. E solo una casa, legno, vetro, tubi e fili, su un pezzo di terra.»

Cilla abbassò lo sguardo quando Ford posò la mano sulla sua, quando il gesto le disse che lui capiva. «Ovviamente non è solo una casa, non per me. Non voglio lasciarla andare, Ford. Non la riavrei mai più, non riavrei mai più quello che ho trovato se la lasciassi andare.»

Cilla girò la mano, intrecciò le dita con le sue. «E poi, mi piace il sesso.»

«Non è da sottovalutare.»

«Okay allora.» Cilla inspirò profondamente. «Devo tornare a casa. Prepararmi.

Cominciare.»

«Fammi mettere le scarpe. Ti accompagno.»

Matt era fermo al centro del bagno principale, le mani sui fianchi, il viso serio. «Mi dispiace tantissimo, Cilla. Non so cosa prenda alla gente, giuro che non lo so. Ti sistemeremo quel muro, non preoccuparti. E Stan tornerà a posare le piastrelle. Posso far venire uno dei miei uomini a togliere le cose danneggiate, ma sarà meglio lasciare il vetromattone a Stan. Lo chiamo io per te.»

«Te ne sarei grata. Devo andare a prendere le piastrelle di ricambio, il vetromattone, altro materiale e provvedere a un sistema antifurto.»

«Fai bene. Quand'ero piccolo, metà delle volte la gente non chiudeva a chiave la porta da queste parti. I tempi cambiano. Un gran peccato che si arrivi a cose del genere. Hai detto che hanno rotto un vetro della porta sul retro? Farò venire qualcuno a sostituirlo.»

«Ordinerò una porta nuova, e una serratura per quella e per la porta d'entrata.

Il compensato va bene per ora. Sarà meglio buttare giù quella parete di cartongesso invece di cercare di ripararla. C'è abbastanza materiale.»

«Certo che ce n'è. Se posso fare qualsiasi altra cosa, Cilla, fammelo sapere.

Danni anche nell'altro bagno quassù?»

«Già. E parecchi anche.»

«Credo sia meglio dare un'occhiata.»

Valutarono i danni, parlarono delle riparazioni. Mentre Cilla prendeva le liste e controllava gli altri punti del progetto, gli operai mostrarono comprensione, fecero domande, espressero sdegno e disgusto. Quando se ne andò, le sue orecchie risuonavano di quelle cose, e del rumore più consolante di trapani turbinanti e seghe ronzanti.

Inevitabilmente, Cilla dovette spiegare al suo consulente abituale del negozio di pavimenti perché avesse bisogno di comprare parecchi metri quadri di piastrelle che aveva già comprato, e anche la boiacca. Questo rallentò la fase di acquisto, ma Cilla immaginò che anche quello fosse inevitabile. Perfino a Los Angeles aveva creato dei rapporti con determinati rivenditori di piastrelle, di legname, di apparecchiature. Faceva parte del lavoro, e i buoni rapporti ripagavano il tempo speso.

Si trovò nella stessa situazione al negozio di articoli per la casa, quando si fermò a comprare il lavandino di ricambio e l'altro materiale sulla lista.

Mentre aspettava che il commesso controllasse la disponibilità, fece un giro per guardare i rubinetti: cromo, nichel, ottone, rame; spazzolati, satinati, anticati; rubinetti singoli, per lavabi da appoggio; che si intonavano con i portasciugamani e i ganci per gli accappatoi.

Tutte le forme, le consistenze, le tonalità, davano a Cilla la stessa ondata di piacere che altri avrebbero potuto provare dando un'occhiata alle offerte scintillanti di Tiffany.

Rame. Forse avrebbe scelto il rame per il bagno del suo ufficio. Con un lavabo di pietra da appoggio e...

«Cilla?»

Cilla interruppe i propri pensieri e vide Tom Morrow e Buddy che avanzavano nella corsia. «Mi sembrava che fossi tu» disse Tom. «Stai comprando o decidendo?»

«Entrambi, a dire il vero.»

«Anch'io. Sto arredando una proprietà da rivendere. Di solito se ne occupa la mia progettista di bagni e cucine, ma è in congedo per maternità. E poi, mi piace metterci il mio tocco ogni tanto. Sai com'è.»

«Già.»

«Ho qui il mio consulente» disse Tom, facendo l'occhiolino. «Buddy si accerta che non compri un rubinetto con manopola singola quando ne servono due separate, o viceversa.»

«L'hai fatto altre volte» gli fece notare Buddy.

«E tu me lo ricordi sempre. Ho sentito che voi signore vi siete divertite, sabato.»

«Sì.»

«Cathy dice sempre che lo shopping è il suo hobby. Io ho il golf, lei ha il centro commerciale e i negozi.»

«Per me non ha senso nessuno dei due.» Buddy scosse la testa. Pescare ha un senso.»

«Scusatemi.» Il commesso si avvicinò a grandi passi. «È tutto disponibile, signora McGowan. È l'ultimo lavabo sospeso che abbiamo.»

«Quale lavabo sospeso?» volle sapere Buddy. «Sto installando le tubature per un piedistallo nel terzo bagno.»

«È un lavandino di ricambio. Quello che hai installato nel bagno degli ospiti al secondo piano è stato danneggiato.»

Se fosse stato un gallo, pensò Cilla, la cresta di Buddy avrebbe tremato.

«Come diavolo è successo? Era tutto a posto quando l'ho installato.»

Okay, pensò Cilla, un'altra volta. «Sabato c'è stata un'effrazione. Vandalismo.»

«Mio Dio! Ti hanno fatto del male?» chiese Tom.

«No, non ero a casa. Ero fuori con sua moglie, Patty e Angie.»

«Hanno rotto un lavandino?» Buddy tolse il berretto per grattarsi la testa. «E

perché diavolo l'hanno fatto?»

«Non saprei. Ma hanno danneggiato entrambi i bagni del secondo piano che avevamo finito. Hanno usato la mia mazza e il piccone, a quanto pare, hanno rotto molte piastrelle, un muro, il lavandino, una parte del vetromattone.»

«È terribile. Di solito dalle nostre parti queste cose non succedono. La polizia...»

«Sta facendo il possibile» disse Cilla a Tom. «Così dice, comunque.» Poiché voleva che la notizia si diffondesse, continuò: «Installerò un sistema antifurto.»

«Non posso biasimarti. Mi dispiace tanto sentire questa cosa, Cilla.»

«Non vorrei che mia figlia vivesse così lontano da sola.» Buddy scrollò le spalle. «Me lo stavo proprio dicendo. Soprattutto dopo quello che è successo a Steve.»

«Le cose brutte capitano dappertutto. Devo prendere del materiale e finire il giro. Buona fortuna per quella proprietà.»

«Cilla, se c'è qualsiasi cosa che possiamo fare, Cathy o io, chiamaci. Siamo in una zona in espansione, ma questo non significa che non ci preoccupiamo dei nostri.»

«Grazie.»

La riscaldò, e quella sensazione rimase dentro di lei, perfino mentre caricavano il suo materiale, perfino mentre se ne andava.