All’albergo Sant’Anselmo, al ventiduesimo chilometro della Casilina, arrivò alle 20,30 di un giorno di maggio una Ford Mondeo blu da cui scese una coppia sulla quarantina e un pipistrello (rhinolophus ferrumequinum) che svolazzò penosamente sul parcheggio e s’infilò in una finestrella del tetto.
La coppia era silenziosa, anche il pipistrello.
I coniugi Coccia erano lí per uno scambio di coppia. Il pipistrello, invece, perché appesi a un angolo oscuro della soffitta dell’albergo, piena di vecchi mobili anni Settanta, c’erano gli altri membri della sua colonia.
Carla ed Emilio Coccia avevano discusso per metà viaggio, ma quando avevano imboccato la Casilina nella macchina era sceso il silenzio.
Il pipistrello si era abbassato, affamato, su un prato su cui pascolavano delle mucche e un essere veloce, nero, un gatto, si era materializzato dal nulla. Per poco il volatile non ci aveva rimesso la vita. Il felino con un’unghiata gli aveva squarciato l’ala destra e solo il disperato desiderio di vita aveva permesso al vampiro di scappare.
I coniugi Coccia incontrarono i coniugi Carletti al bar dell’albergo. Bar, una parola grossa. Due sedie di plastica, un tavolino, loro da una parte, gli altri dall’altra. In mezzo, una bottiglia di Asti Cinzano e i certificati medici di sana e robusta costituzione. Le stanze erano già state prese, una accanto all’altra.
Il pipistrello, quattro piani piú in alto, si uní ai suoi compagni, fremendo ed emettendo ultrasuoni. Era stremato e mezzo dissanguato. Gli altri gli si fecero vicini e allargarono le ali grigie.
Carla Coccia guardava quell’uomo, il signor Franco Carletti, quell’uomo con i capelli tinti di biondo, una giacca di pelle con la scritta «Ducati» su un fianco. Guardava Guendalina, la moglie, una con il seno rifatto (con una rosa sulla tetta destra), la bocca rifatta e non il naso. Perché il naso no? Carla guardava suo marito che si era ringalluzzito tutto. Che sorrideva. Che offriva spumante. Che le diceva sotto voce: – Visto che non sono dei mostri. Lui non mi sembra niente male. Quante storie hai fatto. Hai visto? Non è un sacrificio. Ti piacerà –. Carla si guardava fare sí con la testa. Carla guardava quell’uomo, il Franco Carletti, proprietario di un internet café, con cui sarebbe andata a letto tra breve.
Un gruppo di ricercatori dell’università della Virginia ha studiato per anni una colonia di pipistrelli utilizzando telecamere a raggi infrarossi e ha scoperto che questi animali si aiutano e sostengono tra loro. Gli individui piú forti si fanno succhiare il sangue dai piú deboli e malati del gruppo. Paul T. Richard, direttore dell’istituto di zoologia dell’università della Virginia, ha detto entusiasticamente: «I pipistrelli dimostrano, senza ombra di dubbio, che l’amore nel mondo animale esiste e assomiglia moltissimo al sacrificio».
Carla Coccia vide suo marito avviarsi verso l’ascensore con Guendalina. Franco Carletti sorrise (aveva un dente d’oro) e la prese per mano: – Ci divertiremo bellezza, vedrai. Mi piacciono le casalinghe, perché sono porche. Mia moglie è una porcina esagerata –. Carla fece segno di sí con la testa e seguí gli altri.
Il pipistrello, nella soffitta, si attaccò al collo di un suo compagno, si fece largo nella pelliccia e affondò i canini nella pelle e cominciò a succhiare e a fremere.
(2003)