15 Ottobre
Ieri Giovan Carlo mi ha parlato a lungo della monacazione della signora Maria Maddalena Pazzaglia diventata suor Maria Maddalena Fedele nella chiesa di Santa Chiara il 23 gennaio 1724.
A sentir lui – né c’è ragione di non credergli – questa ragazza, orfana e ricchissima, avrebbe potuto sposare chi voleva e invece, nonostante che parenti e pretendenti facessero di tutto per impedirglielo, aveva voluto entrare in un convento di clausura. Però l’aveva fatto in grande stile, con tutti gli sfoggi che il rango sociale e la ricchezza le potevano permettere – quasi non volesse far mancare alla sua vocazione nemmeno i valori e le espressioni del “mondo” che l’aveva portata ad abbandonare.
Questo lui non l’ha detto, ma sono stata io a pensarlo, per poter attribuire qualche superiore coerenza a quel corteo di quindici carrozze che l’ha accompagnata e alle sessanta dame che l’hanno
“servita” la sera precedente e durante la cerimonia; a quel parlatorio riccamente parato di damasco rosso e di stemmi, dove per due volte il fior fiore della nobiltà è stato invitato a lauti squisiti rinfreschi; a quei musicisti venuti da Firenze e da Pisa per un concerto costato più di cento scudi…
Se Giuseppe era a Pistoia – ma chissà dov’eri, Giuseppe, a ventiquattr’anni – comunque se c’era ne avrà sentito parlare; e io credo che, proprio per la sua spettacolare contraddizione barocca, questo così magnificamente mondano addio al mondo gli sia molto piaciuto.