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disegno cuori

Lui

L’aria della sera, che entra dalla finestra aperta, è fresca. Una giacca leggera basterà e poi sono sicuro che stanotte non proverei freddo nemmeno a volerlo.

Camille mi sistema il collo della camicia. «Stai benissimo!»

Chet conferma con un abbaio secco e una scodinzolata.

«Grazie, ma so che state mentendo!»

Il cane abbaia nuovamente e mi punta contro l’unica zampina anteriore.

«No, piccolo. Stasera rimani a casa con Camille. Io, be’… ho da fare.»

«Terzo appuntamento.»

Piego la testa da un lato e guardo con occhi spalancati la mia sorellina. «E questo cosa vorrebbe dire?»

Lei mi spinge via con una mano. «Avanti, Yves, lo sanno tutti che al terzo appuntamento…» s’interrompe prudentemente.

«Cosa?»

Arrossisce e io mi chiedo quanti terzi appuntamenti abbia già avuto Camille, che ormai è maggiorenne, certo, ma il solo pensiero che…

«Va bene», riprendo con calma. «Intendevi dire che al terzo appuntamento ci si bacia, no?»

«Non vi siete ancora baciati?!» urla.

Chet abbaia ancora e si erge sulle zampine posteriori.

«Camille! Questi non sono discorsi che un fratello fa con una sorella!»

«Ah, no?» mi stuzzica lei. «E com’è che, quando devo uscire io, mi devo beccare un terzo grado?»

«Perché tu…» Mi sta prendendo in giro. E io ci sto cascando. L’abbraccio forte. «Sai cos’ho fatto una volta a un terzo appuntamento?»

«Oddio, Yves, non sono sicura di volerlo sapere adesso…»

«No, ma cosa vai a pensare? Niente di…»

«Sì, ho capito. Avanti, su, racconta.»

«Allora, ti parlo di quando…»

«Facevi ancora il deejay, sì, lo so.»

«Ecco, una sera ho conosciuto una ragazza dopo una jam session. Carina, perfettina, una tipa romantica. Sai, di quelle che le devi conquistare anche mentalmente, non solo…»

«Stai marcando male, Yves! Non azzardarti a fare un paragone del genere stasera o addio a quello che dovrebbe succedere al terzo appuntamento!»

«Non deve succedere nulla al terzo appuntamento!»

«Come vuoi, adesso però vai avanti a raccontare o finirai per fare tardi.»

«Va bene. Quindi questa ragazza, Juliette si chiamava, sapevo che lavorava in un negozio del Quartier Latin e che ogni giorno prendeva il metrò sempre alla stessa ora nella stazione di Saint-Michel. Hai presente, quella con le volte altissime?»

«Sì.»

«Bene, siccome lei non ne voleva sapere di me, avevo deciso di stupirla con la musica. Così una sera mi sono fatto trovare sulla banchina del metrò con un vecchio giradischi portatile che mi ero fatto prestare non ricordo nemmeno più da chi. Immaginati la scena: folla di gente, casino, lei che scende le scale ignara e appena spunta io metto su un vinile di Frank Sinatra che sapevo le piaceva moltissimo e, quando lei mi vede e cammina verso di me con gli occhi che ridono, io attacco a cantare My Way davanti a tutti…»

«Avrebbero dovuto arrestarti.»

«Ma va! Alla fine tutti i turisti intorno mi hanno fatto un applauso. Sai, l’acustica sottoterra è ottima!»

«E Juliette?»

«Be’, diciamo che il piano ha funzionato anche se non era il terzo appuntamento…» rispondo imbarazzato.

«Yves!»

«Scusa, ma non ho resistito alla battuta!»

Camille sorride, poi torna seria e mi fissa negli occhi. «Ho visto che hai preso lo zainetto: pensi di rifare la stessa messinscena anche stasera?»

«Macché, Paganini non ripete. Non si possono riciclare le emozioni. E poi ogni donna è diversa. Con Eloisa non sarà un coup de théâtre

«Quindi stasera sarà una novità anche per te?»

«Esatto. E sarà qualcosa da togliere il fiato.»

«Dio, che romantico!»

«Sì, sfotti pure. Io ora vado. Quanto a te, mi raccomando: a lett…»

«A letto presto, sì, capo. Buona serata.»

Mentre sto per uscire, Chet mi viene incontro scodinzolando e mugolando, gli occhioni spalancati e la lingua di fuori.

«Davvero non vuoi portarlo con te?» mi chiede Camille.

Sospiro e lo prendo in braccio: in fondo, se Eloisa vuole Yves, deve prendersi il pacchetto completo, Camille e Chet inclusi!