Neruda e una pietra coperta di muschio

 

Qualche settimana fa, la giornalista cilena Isabel Lipthay mi ha inviato dalla Germania una storia commovente che parla di un altro Neruda, al margine delle doverose celebrazioni per il centenario della nascita, una storia che, volendo darle un titolo, dovrebbe chiamarsi: «Le ragioni del silenzio».

Non ho conosciuto Pablo Neruda nell'intimità, l'ho visto appena tre volte, ma quelle tre occasioni sono state decisive per concludere che negli occhi del poeta c'era una singolare tristezza, un po' come la tristezza dei naufraghi che, salvati e ricondotti nei luoghi d'origine, continuano ad avere nostalgia dell'isola deserta in cui erano Robinson Crusoe, una tristezza che aumenta quando capiscono che non torneranno mai sull'isola.

La storia di Isabel Lipthay, scritta in modo sintetico come dev'essere per le buone storie, mi ha spinto, anticipando un viaggio in Olanda previsto per ottobre, a partire deciso a rintracciare una pietra dimenticata coperta di muschio.

Durante il viaggio ho cercato nella biografia di Pablo Neruda scritta dall'amico e compagno del Partito Comunista cileno Volodia Teitelboim, sicuramente la migliore, dati su Maria Antonieta Hagenaar, la mitica «olandese di Giava», prima moglie del poeta, cui questi dedicò versi pieni di apprensione, indizio di un disarnore che poteva risolversi solo con un distacco definitivo. Non ho trovato molte informazioni, appena qualche cenno e la conferma che in effetti fu sposata al poeta e da lui ebbe una figlia: Malva Marina.

Si dice e si sa che le donne di Neruda ebbero un'importanza capitale nella sua opera. Con Maria Antonieta Hagenaar il poeta condivise gli anni di esilio in cui il suo genio trovò gli elementi per scrivere Residenze sulla terra.

Malva Marina Reyes - Neruda si chiamava Neftali Reyes - nacque a Madrid il 18 agosto 1934, forse chiamata a essere il fiore più importante di quella dimora madrilena che gli amici, Antonio Machado, Maria Teresa Le&, Garcia Lorca, Miguel Hernhndez, Rafael Alberti, chiamavano giustamente «la casa dei fiori». Malva Marina, però, nacque con l'indelebile marchio dei fiori più effimeri, quelli che non arrivano a mostrare la pienezza dei loro petali né a offrire il loro inebriante aroma. La bambina venne al mondo idrocefala e forse la sua nascita segnò il poeta con un dolore definitivo, perché non esiste dolore più intenso della certezza di sopravvivere ai propri figli.

I versi in cui Neruda parla della piccola sono tristi, enigmatici, come se avesse cercato di salvarsi dal dolore con la perfezione del suo genio: «Oh bimba tra le rose, oh peso di colombe / oh fortezza di pesci e di roseti / la tua anima è una bottiglia colma di sale assetato» (Ode con un lamento). In tutta la sua ricca corrispondenza, Neruda menziona la figlia solo in una lettera al padre: «Sembra che la bambina sia nata prima del tempo ed è stato molto dacile tenerla in vita».

Nel 1936, i madrileni si preparano alla grande tragedia del fascismo, la Repubblica è in pericolo, Neruda è un attivista della democrazia, apre la sua casa a tutti coloro che sono decisi a lottare contro Franco, e apre anche il suo cuore a un'altra donna, Della del Carril, la «Formichina», pittrice e compagna di causa. Maria Antonieta Hagenaar, l'olandese di Giava, scompare dalla sua esistenza, e con lei la piccola Malva Marina, che si ritira dalla vita del poeta con lo stesso silenzio con cui se ne va un'ombra.

In quello stesso anno, il 1936, «nell'ora del fuoco, nell'anno della scarica» come lo definì benissimo César Vallejo, l'olandese di Giava, con la sua solitudine di abbandonata, e la piccola Malva Marina lasciano la Spagna e se ne vanno in Olanda. Forse nella valigia avevano i versi scritti per loro da Federico Garcia Lorca come unico grande ricordo: «Bambina di Madrid, Malva Marina / non voglio darti fiore né conchiglia, / fuoco celeste e amore / poso pensando a te sulla tua bocca».

Estranea alla bellezza e all'orrore, lontana dall'amore e dall'odio, Malva Marina proseguì la sua esistenza vegetale a Gouda, abbandonata persino dalla madre, che la affidò a una coppia olandese. Non seppe della fine della Repubblica spagnola, né della morte di Garcia Lorca, né della morte di Machado, né della morte di Miguel Hernindez, né della morte della poesia quando cadde l'ultima barricata nel quartiere madrileno di Lavapiés. Non seppe che i nazisti invadevano l'Olanda e l'orrore marciava al ritmo della musica di Wagner in tutta Europa. Non seppe nemmeno che suo padre organizzava a Trompeloup, vicino a Bordeaux, la più grande operazione di salvataggio di repubblicani spagnoli perseguitati da Franco e dalle autorità filonaziste della Francia occupata. Rimase a galleggiare nel ventre benevolo degli assenti, grazie all'acqua in cui era sprofondata la sua mente, e si rifiutò di nascere in un mondo di timore e di spavento.

Il vecchio cimitero di Gouda è monumento nazionale, mi spiega l'amico Gerd Kooster, nessuna tomba può essere aperta o rimossa, così la sua eternità è la stessa fragile eternità del pianeta.

Dopo avere girato per un'ora fra gli stretti sentieri del cimitero, invasi da una vegetazione in cui predomina il verde tenue dell'umidità, abbiamo trovato la tomba di Malva Marina, quella piccola traccia del sangue di uno dei più grandi poeti di tutti i tempi, e forse la responsabile della smorfia di tristezza che segnava sempre il volto del padre, come se l'acqua in cui sprofondava la figlia si fosse insediata nelle sue eterne occhiaie.

L'iscrizione che copre la lapide su cui cresce il muschio è laconica: «Qui giace la nostra amata Malva Marina Reyes nata a Madrid il 18 agosto 1934 / deceduta a Gouda il 2 marzo 1943».

Perché crescono le felci nei cimiteri dimenticati? Perché le gazze scelgono questi luoghi per provare il loro verso? Perché il muschio è sinonimo di oblio? Perché Neruda, nella sua poesia Farewell, scrive: «Dal fondo di te, e inginocchiato / un bimbo triste, come me, ci guarda»?

Salve, Pablo, salve, Poeta, come scrisse benissimo Atahualpa Yupanqui: «Grazie per la tenerezza che ci hai dato». Quando alzerò il bicchiere per brindare ai tuoi cent'anni di Poeta e di compagno, ti farò queste domande e molte altre. E quando tornerò a Isla Negra, d e tue polene, alle tue collezioni di bottiglie e di oggetti infantili, guarderò giù dalla scogliera dove ancora crescono le Malve cullate dalla salmastra brezza Marina.