Postfazione

Ogni libro è un’esperienza completamente nuova.

Per quanto riguarda il personaggio di Magnus, avevo una certa idea di quale direzione dovessero prendere lui e il libro.

Non avevo idea di dove avrebbe portato me, però.

Vedete, dopo la sua comparsa come amante spavaldo del brivido e del divertimento ne Il principe svedese, sapevo che si trattava di un playboy e di un “drogato di adrenalina”.

Quando ho iniziato a scrivere Il nostro amore quasi perfetto e a scoprire il suo personaggio (io non costruisco la loro personalità, vedo sempre i miei personaggi come se esistessero già e si svelassero lentamente a me – mi piace paragonarmi a un paleontologo, che scava le ossa della storia, ma sto divagando), ho dovuto capire perché Magnus fosse attratto da cose come il BASE jumping (perché seriamente… cercate su Google come si lanciano dal Kjerag, è folle).

Dopo aver esplorato diverse personalità e le loro radici e le cause, ho scoperto che le persone con un disturbo da deficit d’attenzione cercano facilmente situazioni adrenaliniche.

Quindi mi sono detta: grandioso. Avrà un disturbo da deficit d’attenzione e probabilmente non lo saprà neanche. Venendo da una famiglia in cui ci sono dei disordini mentali, e avendo io stessa l’ansia, sapevo che un eroe con questa caratteristica sarebbe stato più celebre.

Tuttavia, non avevo idea del fatto che, facendo ricerche su questo disturbo, avrei scoperto di averlo anche io. Dopo aver raggiunto il punteggio massimo in tutti i test, ho deciso di andare a fondo alla faccenda e alla fine me l’hanno diagnosticato.

Come Magnus, non avevo idea di averlo ma, una volta saputo di avere questo “disordine”, tutto ha avuto perfettamente senso.

È stato illuminante.

È stato un sollievo essere in grado di dare un nome al perché sono così, al perché agisco e penso in un certo modo.

Questa malattia non è come pensavo che fosse ed ecco perché non ho mai pensato di poterla avere (per esempio, non sono per niente iperattiva… ma sono ipersensibile e il mio cervello reagisce in maniera eccessiva), ma ora che lo so… onestamente, non sono mai stata più contenta.

Certo, ci sono diversi percorsi di cura ma, in questo momento, non ho necessariamente “bisogno” di cambiare. Ho solo bisogno di imparare come gestire me stessa e alcune situazioni (e, come Magnus, a darmi un po’ di tregua).

Ci ho pensato bene prima di ammetterlo in pubblico e in questo libro, ma volevo che i lettori sapessero che non invento stupidaggini su due piedi e che non uso l’argomento per guadagno: le esperienze di Magnus sono le mie esperienze, il suo cervello è il mio cervello (e anche se non mi vedrete mai fare paracadutismo, scrivo tutto con il panico da scadenza e ascoltando le musiche di Hans Zimmer che fanno battere forte il cuore, perché l’adrenalina mi aiuta a concentrarmi).

Più che altro, lo ammetto perché il libro è uscito a maggio e maggio è il mese delle malattie mentali e voglio solo far notare che il disturbo da deficit d’attenzione o l’ansia o la depressione o qualsiasi altra malattia mentale non sono qualcosa di cui ci si deve vergognare e si può vivere una vita salutare e produttiva pur avendole.

Insomma, chi avrebbe mai pensato che una persona che non si ricorda di pagare le tasse o di spedire i libri o che veniva sempre bocciata in matematica, potesse anche scrivere più di quarantacinque libri in sette anni e avere una soddisfacente carriera come autrice?

Il punto è che non bisogna farsi spaventare dai preconcetti sulle malattie mentali a tal punto da non parlarne, perché più si dialoga e meno ci si sente soli.

E non lasciate che ciò che sapete sulle malattie mentali vi porti a dare dei giudizi sulle persone che le hanno. Siate aperti di mente e comprensivi quando si tratta di questo… e, davvero, anche per tutto il resto.

Siate coraggiosi, siate forti. Amate con un cuore vichingo!