Epilogo

  

ELLA

Un anno dopo

«Vi dichiaro marito e moglie, di nuovo», dice Erik. «Ora puoi baciare la sposa».

Sorrido a Magnus mentre lui si china e mi prende il viso tra le mani. I suoi occhi brillano d’amore e adorazione, e hanno anche un che di malizioso prima di toccare le mie labbra con le sue, e poi mi stringe in un lungo e lento bacio. Si alza una dolce brezza primaverile e ci avvolge, portando con sé l’odore delle acque glaciali e dei fiori.

Tutti applaudono ed esultano.

E con tutti, intendo tutte le persone a noi più care.

C’è Jane.

Ottar.

Einar.

Il Re.

La Regina.

Tutte le sorelle di Magnus.

C’è mio padre e, roba da non credere, anche i miei fratelli, molti dei quali stanno guardando con desiderio le sorelle di Magnus, anche dopo essere stati sgridati da Cristina, ma ehi, almeno ci sono!

Ci sono Viktor e Maggie.

Ci sono Harold, Maud e Guillermo.

E ovviamente, Slender Man, il nostro officiante. A quanto pare, è diventato il suo secondo lavoro subito dopo che l’ho incontrato la prima volta.

Ci sono persino due fotografi per matrimoni, i gemelli russi che Magnus chiama T-1000. Visto che sono ovunque, suppongo che Magnus si sia portato avanti e li abbia ingaggiati, giusto per rendere ufficiale la cosa. Se non puoi batterli, unisciti a loro.

O assumili, come in questo caso.

Ci siamo radunati tutti sulla cima del monte Kjerag, dove di solito Magnus fa BASE jumping. E anche se salterà anche oggi, il motivo per cui siamo davvero qui è rinnovare i voti.

Già. Siamo sposati da appena un anno adesso, ma un paio di mesi fa Magnus ha avuto l’idea folle di rifare tutto per bene questa volta.

Ora, secondo me il matrimonio trasmesso in diretta televisiva in tutta la nazione è stato bello, ma ho capito qual era il punto di Magnus. In pratica, voleva fare qualcosa che avessimo programmato noi, che fosse sotto il nostro controllo. E più di tutto, voleva rifarmi per bene la proposta di matrimonio. Non sono sicura che il quiz time fosse poi tanto ufficiale.

E così si è messo in ginocchio e me l’ha chiesto e mi ha dato l’anello scelto da lui – diamanti e granati arancioni – e abbiamo fatto le cose per bene. Non stiamo ricominciando da capo, per niente, ma per lo meno stiamo facendo le cose a modo nostro.

La verità è che sono successe tante cose nell’ultimo anno.

La mia organizzazione no profit, Attivisti per l’Oceano, è riuscita a fermare i pescherecci illegali a largo delle coste islandesi e abbiamo iniziato una campagna per eliminare la caccia alle balene in Norvegia entro il 2025. È stato un processo lento e c’è stata un sacco di opposizione, ma questo non ci fermerà, né ci spaventa. Di fatto, una delle cose che ci spinge ad andare avanti sono i giovani del paese. Ce ne sono tanti, sono appassionati e progressisti ed è grazie alla loro voce, soprattutto nelle scuole superiori, che molti cambiamenti sono già iniziati.

Mi eccita tantissimo il fatto di alzarmi dal letto ogni mattina per vedere quali sfide dovrò affrontare, avendo al mio fianco queste persone che la pensano come me. Mi dà speranza e pace sapere che sto facendo sicuramente e costantemente la differenza e che sto dando una voce a chi non ha potere. Era proprio questo il mio sogno e adesso lo sto finalmente vivendo, con l’uomo che amo al mio fianco.

Ancora non abbiamo un cane, ma ci sto lavorando.

Per quanto riguarda mio padre, siamo sicuramente più vicini. Gli faccio visita ogni paio di mesi per “questioni diplomatiche”, che in realtà consistono nell’andare in mongolfiera con lui e Schnell (è il suo nuovo hobby). Parliamo tanto, a volte di affari, ma in gran parte di mia madre. È bello sapere di avere questo rapporto con lui, ma è anche bello sapere che non ne ho bisogno per darmi valore.

Riguardo l’altro lato della famiglia, il Re si è ripreso pienamente, ma Magnus si è fatto definitivamente avanti in quanto erede al trono. Sta compensando il disturbo da deficit d’attenzione con qualche medicinale blando e poi passa molto tempo a concentrarsi su quell’aspetto della sua vita. Sta andando a tutte le riunioni dell’alto consiglio, così come agli incontri con il primo ministro. Ancora non vanno d’accordo, ma per lo meno c’è rispetto. Sta anche facendo da Reggente e viaggia al posto di suo padre quando lui non se la sente di andare.

Non potrei essere più fiera di lui, perché si sta prendendo le sue responsabilità con lo stesso zelo e lo stesso entusiasmo che ha per tutto il resto.

Ovviamente, però, si tratta sempre di Magnus.

E non ci troveremmo sulla cima di questa montagna se non avesse la malsana idea di lanciarsi giù.

«Come tutti sapete», dice Magnus alla piccola folla, «questo è un posto molto speciale per me». Siamo tutti radunati a sei metri dal bordo. È stata una bella fatica salire fino a su, quindi non c’era molto per la cerimonia, perché non abbiamo potuto trasportare niente su per la montagna (tranne i vecchi: sono stati portati dall’elicottero reale) e indossiamo tutti strati di vestiti caldi per proteggerci dal freddo dovuto all’altezza.

Magnus, invece, ha rinnovato i voti con una tuta da paracadutismo e Viktor e Ottar indossano la stessa cosa.

Scuoto la testa. Non possono andare tutti, no?

«Così speciale che ti devi lanciare di sotto», dice il Re ironicamente.

«Hai ragione, Padre». Magnus annuisce. «All’inizio pensavo che sarebbe stato divertente rinnovare i voti e poi saltare insieme». Guarda me e la mia espressione indifferente. «Ma, ovviamente, Ella ha subito bocciato l’idea».

«Ho le mie ragioni», gli dico.

Ho detto le mie ragioni anche a un paio di altre persone qui presenti.

Lui le scoprirà abbastanza presto.

«Comunque», continua Magnus, «ho convinto Ottar e Viktor a farlo con me. Voi altri siete comunque i benvenuti, ho delle altre tute».

«Lo sai che la montagna non si è accorciata», gli fa notare Mari. «È ancora lo sport più pericoloso del mondo».

«Non più pericoloso del matrimonio», mi dice Magnus facendomi l’occhiolino.

Devo ridere, anche se sono un po’ nervosa.

Non è per il fatto che stia per lanciarsi. No, mi fido del fatto che sa quello che fa.

È per tutto il resto.

Sono nervosa in senso positivo.

Mentre Magnus va verso il bordo, Viktor si mette dietro di lui.

La verità è che Viktor non salterà. Si è vestito e tutto il resto, ma Maggie gli ha fatto promettere di non farlo e non posso biasimarla. Non tutti ci sono tagliati.

Ma c’è un motivo se sta vicino a Magnus e Ottar sta dall’altro lato.

«Tu salti per primo», dico a Magnus.

«Hai assolutamente ragione», risponde mettendosi gli occhiali protettivi. «Il primo a lanciarsi si prende il vento migliore».

Non so neanche se sia vero. Non importa.

Si mette sul bordo del precipizio, con le punte dei piedi di fuori, e fissa giù il vento e la discesa e il fiordo che si estende per quasi un chilometro sotto di lui.

Fa un respiro profondo. Tutti gli altri hanno tirato fuori i cellulari, pronti a scattare foto. La Regina ha gli occhi serrati.

Sta per saltare.

Inizio a parlare a voce alta.

«Ehi Magnus», grido.

Lui volta la testa verso di me, forse infastidito per averlo disturbato durante la fase di concentrazione. «Che c’è?».

«Mentre scendi, pensa a qualche nome per un bambino».

Lui si acciglia. «C-cosa?».

Gli faccio un gran sorriso, quel genere di sorriso che gli mostra esattamente ciò che sto dicendo e tutta la gioia che provo.

«Sono incinta», gli dico.

Lo tengo segreto da un po’.

La gente intorno a me sussulta di piacere.

Qualcuno applaude.

E io guardo la sua espressione cambiare da una confusa a una di un’euforia assoluta. Spalanca la bocca in un enorme sorriso.

«Sei cosa!?», esclama allegramente. «Sul serio?».

Annuisco. «Fammi sapere a quali hai pensato».

«Eh?».

E proprio allora Viktor e Ottar gli mettono le mani sulle spalle e lo spingono giù dalla montagna facendolo volare all’indietro e sentiamo il suo lungo: «Aaaaaaaaahhhh!!!», mentre scende in caduta libera verso il fiordo di sotto.

Ovviamente corriamo tutti sul bordo, o per lo meno il più vicino possibile per evitare le vertigini, e vediamo il paracadute giallo acceso di Magnus aprirsi mentre lui inizia a fluttuare giù in sicurezza. Invece di urlare adesso, sta esultando e gridando per la gioia, che echeggia tra le montagne.

È felice.

Dannatamente felice.

Avremo un bambino.

Non penso di aver mai provato così tanta speranza prima d’ora.

«È il tuo turno», dice Viktor a Ottar.

«Sta scherzando?», dice lui. «Scenderò camminando, grazie. Andiamo a vedere come ha preso la notizia sua Altezza Reale».

Tuttavia, mentre scendiamo giù per la montagna e continuiamo a sentire le grida di gioia di Magnus che rimbalzano tra le montagne, so che si sente proprio come me.

È la notizia migliore che abbia mai avuto.

Faccio di nuovo quel sogno.

Sono sulla spiaggia desolata e fredda, i ciottoli sono sparpagliati ai miei piedi mentre i corpi giganti e neri delle balene pilota sono spiaggiati a riva.

Come al solito, il vento mi colpisce e le balene piangono in cerca di aiuto, piangono supplicandomi di fare qualcosa, qualsiasi cosa.

So che il petrolio inizierà presto a salire e, non appena penso questo, il liquido nero inizia a gorgogliare dai loro sfiatatoi, macchiando il mare.

Poi appare l’uomo.

Cammina dritto nell’acqua.

In quel momento sento di avere una scelta. Posso provare a salvare le balene. Posso provare a salvare lui. O posso salvare me stessa.

Tuttavia, quando scompare tra le onde oleose, capisco che sta cercando di riportare in mare le balene.

Ha bisogno sì di aiuto, ma non nel modo che pensavo.

Il petrolio sale rapidamente, come al solito, fino alle ginocchia, ma invece di permettergli di inghiottirmi, inizio a uscirne. Raggiungo l’uomo e metto le mani sul fianco di una delle balene, cercando di spingerla.

Quando il petrolio sale, la balena riesce a galleggiare.

E anche noi.

E continuiamo a lavorare, aiutandoci a vicenda a tenere la testa fuori dall’acqua, aiutandoci a vicenda a spingere via le balene.

Finché una dopo l’altra non sono libere di nuotare via.

E lasciano l’uomo nell’acqua insieme a me.

Ora guardo l’uomo e il suo viso non è più sfuocato.

È Magnus.

Penso di aver sempre saputo che fosse lui.

Ed è qui vicino a me, nel bene e nel male.

E ci teniamo a galla a vicenda.