TERRE VERGINI
ROMANZO
di IVAN TURGHENIEFF
Traduzione di Federigo Verdinois
Prefazione del traduttore
Quando il mio amico Ivan Ivanovic Scerscenowski seppe ch'io mi accingevo a voltare in italiano Nov del Turghiènew, pigliò cappello e mi accusò di volere insultare la santa Russia.
Traducendo un romanzo del Turghiènew? — esclamai stupito.
— Traducendo quel romanzo.
— Non capisco.
— È naturale.... Perchè tu ignori che Nov non è un romanzo....
— È una storia forse?
— Nemmeno.
— Un libro di morale? una monografia archeologica? un trattato di astronomia?...
— Eh via! da banda gli scherzi.... Nov, è una vendetta.
— Di un Russo contro i Russi?
— Per l'appunto.
— A proposito di che?...
— Una vendetta di autore.... Tu lo sai: irritabile genus...
— Lascia andare il latino, e spiegami la vendetta. Non mi hai detto però se codesta vendetta contro i Russi fu anche una calunnia....
— Tu esci dalla questione.
— No: ci voglio entrare, invece. Mi preme sapere se, sul conto dei suoi compatriotti e dei liberali in ispecie, l'autore vendicativo abbia detto la verità....
L'amico Scerscenowski stette pensoso, mi guardò fiso negli occhi e mi domandò finalmente:
— Che cosa è la verità?
— Non si tratta di questo, — risposi un po' imbarazzato. — Per conto mio....
— Non lo sai?
— No.
— Ed io nemmeno.
— In tal caso, rimandiamo la cosa a miglior tempo. Se la verità, come si dice, sta in fondo ad un pozzo, lasciala pure in molle, e parlami invece della vendetta.
— Ecco qua, — incominciò a spiegare Scerscenowki, assumendo un'aria magistrale. — Tu, che ti diletti a tradurre dal russo, tu non sai precisamente quello che fai.
— Obbligatissimo!.
— Non c'è di che.... Tu ignori prima di tutto che la grande scuola russa, seguìta ai due periodi del Puschkine e dell'influenza del Byron, ebbe carattere spiccatamente occidentale, e fu nondimeno nuova, originale, feconda, una vera rivelazione. La cosa accadeva verso la metà del secolo, epperò quella scuola fu chiamata del 1840.... sarakavich Gadòff.....
— Parliamo italiano, caro Scerscenowski.
— Sia pure. Quella scuola era la sintesi fortunata di due tendenze; l'idealismo di Puschkine e l'obbiettivismo di Gogol; l'uno e l'altro unilaterali. Il poetismo, per dir così, si temperò nella satira; la fantasia si lasciò imbrigliare dall'osservazione; le idee ebbero bensì un valore, ma molto più i fatti.
— Su per giù, lo sperimentalismo di Galilei e di Bacone trasportato nell'arte.
— Precisamente. Ora, quali erano i fatti?... Le nuove tendenze sociali, i primi vagiti della morale indipendente, le vaghe aspirazioni.... Vittor Hugo e Giorgio Sand ebbero grande influenza su quella scuola, non già artisticamente, ma spiritualmente. Gli ideali di umanità, di democrazia, invasero gli scrittori russi, i quali nondimeno si tennero estranei al romanticismo francese. Lermontow ne fu solo colpito nel Demone; ma se ne ricattò subito, e con usura, nell'Eroe del nostro tempo. Per buona fortuna, mancando ai Russi la tradizione classica, tutte le opere loro portavano un'impronta personale, spontanea, originalissima. Delle due tendenze accennate di sopra prevalse la negativa: così volevano le condizioni economiche e politiche del paese: a tal segno, che quando arrivarono i nuovi artisti del 1850 e del 1860, quei primi seguitarono a negare, e parvero per un momento reazionari veri e propri. Si smarrì la capacità di ritrarre tipi ideali, e i tentativi, in questo genere, di Pisarew, Schtolz ed altri minori, fallirono. Non si rappresentò che il reale, il fatto, il tangibile, con tutti i difetti della vita russa, della società, del carattere, delle tendenze.... Tu segui bene il mio ragionamento?
— Seguo.... Siamo rimasti ai difetti dei Russi....
— Alla testa di quella scuola....
— C'era Turghèniew, lo so.
Era un posto che gli spettava, per ampiezza d'ingegno, varietà di
produzione, profondità filosofica, conoscenza del cuore umano, e
sopratutto penetrazione e coscienza della vita europea. Pletnew
soleva dire: “C'è qualche cosa in
questo ragazzo
” e ciò fin dai giorni della scuola. Il
Bielinski, critico sommo se mai ve ne fu uno, lo proclamò
straordinario ingegno poetico.... Eppure la sua Parascia
ch'è scritta in versi ha vissuto molto meno delle Poesie in
prosa.... Tanto è vero che per esser poeta non basta far dei
versi!... Tutto questo mi è noto, ma la faccenda della vendetta non
mi va....
— Aspetta, che verrà anche quella. Sai pure, voglio credere, che il Turghiènew tentò il teatro con L'imprudenza....
— E che continuò Gogol con le meravigliose Memorie di un cacciatore, dove spira così potente il sentimento della natura. Se non mi sbaglio, dovette a coteste Memorie l'arresto e l'esilio....
— Sì, perchè protestò troppo
altamente contro il servaggio.... Nell'esilio scrisse I due
amici, Padri e Figli, Fumo, moltissime novelle, Amleto e don
Chisciotte.... A proposito, l'hai letto?... Se non l'hai letto,
non puoi bene intendere il carattere del grande scrittore. La sua
teorica è compendiata in queste parole: “Tutti, dal più al meno, appartengono ad uno
di questi due tipi: a tempo nostro gli Amleti son molti, ma
dei don Chisciotti ce ne son sempre
”. Questi
rappresentano la fede, l'entusiasmo, l'ideale; quelli l'analisi, il
dubbio.... cioè l'egoismo. Capisci?
— Un pochino, sì. E mi pare (tanto per mostrarti che l'ho letto), che di cotesto egoismo danno prova i più giovani caratteri di Padri e Figli....
— Benissimo! La generazione nova, i tempi novi, il liberalismo novo, tutto ciò è crudelmente flagellato.... da uno scrittore liberale, il quale, per naturale conseguenza, divenne inviso a cotesta medesima generazione e fu accusato di pessimismo, di menzogna e di oscurantismo....
— Oh, oh! fu dunque la generazione che si vendicò? Ne avea bene il diritto. Allora il Turghiènew, addolorato, pubblicò il suo famoso Abbastanza! E poichè dall'altra parte non si accennava a smettere e si picchiava sodo, egli venne fuori con una nuova affermazione di pessimismo nel Fumo, e volle ribadire Padri e Figli con un'opera più larga, più solenne, più terribilmente flagellatrice.... Così nacque Nov; ed ecco perchè io l'ho chiamata una vendetta.
— Non m'hai detto ancora, però, se la vendetta fu anche una calunnia.... e se i tipi di Solomine, di Nejdanow, di Colomeizew, di Valentina, e via discorrendo, son proprio russi....
— Sono vivi, parlanti, essenzialmente umani.... In Solomine è forse ritratto lo stesso autore, con tutti i suoi dubbi, gli sconforti, i lontani ideali, la serietà dei propositi. Valentina è mirabile di evidenza. E così pure lo stupendo carattere di Marianna.... Già tu sai che il Turghiènew è psicologo arguto, che il cuore della donna non ha per lui segreti, e ch'egli ne scopre e ne enumera i palpiti nel turbine stesso della passione che lo travolge. Per questo verso, Nov, che tu traduci per Terre vergini, è di gran lunga più forte di tutti gli altri romanzi dello stesso autore, e lascia sull'animo di chi legge un'impressione indelebile.
— Ed ecco perchè io mi sono indotto a voltarlo in italiano.
— E a pubblicarlo?
— Beninteso.
— Anche adesso che t'o spiegato la faccenda della vendetta?
— Adesso più che mai.... visto che tu non mi hai chiarito il mio dubbio, cioè se la vendetta sia anche una calunnia contro la santa Russia.
— Io anzi t'ho domandato che cosa fosse la verità....
— Ed io ti ho risposto di non saperlo....
— Ed io tanto meno.
— In tal caso, lascia che la cerchi dove più mi pare, magari in Turghiènew....
F. Verdinois