OSPITE
Rosa Smollett era felice, quasi trionfante. Si sfilò i guanti, si tolse il cappellino e fissò gli occhi luccicanti di gioia su suo marito.
- Drake, lo avremo qui con noi.
Drake la guardò annoiato. - La tua cena è fredda. Credevo che saresti rientrata per le sette.
- Oh, non fa niente. Ho mangiato qualcosa per strada, tornando. Ma, Drake, stiamo per averlo ospite da noi.
- Chi? Di chi stai parlando?
- Ma il dottore del Pianeta di Hawkins! Quello di cui trattava la conferenza oggi! Abbiamo passato tutta la giornata a parlare di lui. È la cosa più emozionante che potesse capitarmi!
Drake si tolse la pipa di bocca.
- Lasciami capire fino in fondo. Quando parli del dottore del Pianeta di Hawkins, intendi l'Hawkinsita che avete all'Istituto?
- Ma naturalmente. Chi altro potrebbe essere?
- E potrei sapere che diavolo significa: lo avremo nostro ospite?
- Drake, non capisci?
- Che c'è da capire? Il tuo Istituto può trovare la cosa interessante, ma io no. È affare dell'Istituto, non mio.
- Ma, caro - disse Rosa pazientemente - l'Hawkinsita sarebbe lieto di abitare in una casa privata, dove potrebbe starsene tranquillo, lontano dalle cerimonie ufficiali, e vivere secondo i suoi gusti. Trovo che sia comprensibile.
- E perché proprio la nostra casa?
- Perché è adatta allo scopo, suppongo. Mi hanno chiesto se consentivo e, francamente - aggiunse con un certo orgoglio - trovo che sia un privilegio, per noi.
- Ascolta! - Drake si passò le dita fra i capelli neri, scompigliandoli. - Questo posticino va benissimo per noi anche se non è il più elegante del mondo, ma non vedo dove potremmo trovare spazio per quest'ospite extraterrestre.
Rosa cominciò a preoccuparsi. Si tolse gli occhiali e disse: - Può stare nella stanza liscia. Ci si accomoderà da solo, ne ho già parlato con lui e si è dichiarato soddisfatto. Sinceramente, tutto quello che dobbiamo fare è dimostrare un po' di adattabilità.
- Sicuro - esclamò Drake. - Soltanto adattarsi un po'. Gli Hawkinsiti respirano cianuro. Suppongo che dovremo adattarci a respirare cianuro!
- Tiene il suo cianuro in un piccolo cilindro. Non te ne accorgerai neppure.
- E c'è qualcos'altro di cui non mi accorgerò?
- Nient'altro. Gli Hawkinsiti sono perfettamente innocui. Mio Dio, sono perfino vegetariani.
- È questo che significa, che mangeremo fieno a pranzo?
Il labbro inferiore di Rosa cominciò a tremare.
- Drake, stai facendo l'odioso apposta. Ci sono vegetariani anche sulla Terra e non mangiano fieno.
- E noi? Non gli daremo l'impressione di essere cannibali mangiando carne? Ti avverto che non intendo vivere di insalata per fargli piacere.
- Sei ridicolo.
Rosa si sentiva esausta. Si era sposata relativamente tardi, dopo aver scelto la propria carriera: era insegnante di biologia all'Istituto Jenkins di Scienze Naturali, con oltre venti pubblicazioni al suo attivo. E ora, a trentacinque anni, le capitava a volte di stupirsi al pensiero di essere sposata da meno di un anno.
La cosa l'imbarazzava anche perché spesso scopriva di non aver la minima idea di come prendere suo marito. Che cosa bisognava fare quando il capo famiglia si metteva a fare il mulo?
Perciò fissò suo marito con aria decisa e disse: - Vorrebbe dire molto per me.
- Perché?
- Perché, Drake, se lui abita con noi un po' di tempo, avrò la possibilità di studiarlo da vicino. Noi abbiamo qualche conoscenza sulla sociologia e sulla storia degli Hawkinsiti, ma della loro psicologia individuale ne sappiamo pochissimo. Tu capisci che occasione sarebbe per me. Lui abita con noi, e noi lo serviamo, gli parliamo, osserviamo le sue abitudini...
Drake restò in silenzio per qualche minuto. Finalmente disse: - Senti, anch'io so qualcosa degli Hawkinsiti, per ragioni di lavoro.
Hai detto che ne sappiamo poco della loro psicologia. Verissimo: questo perché a loro non piace essere studiati come cavie più di quanto non piaccia a noi. Ho parlato con agenti incaricati del servizio di sicurezza al seguito di varie missioni hawkinsite sulla Terra. I membri delle missioni restano nelle stanze che vengono loro assegnate, e non le lasciano se non per sbrigare gli affari ufficiali più importanti. Non hanno niente a che fare con i Terrestri. È evidente che sono disgustati di noi quanto almeno io, personalmente, lo sono di loro. Non vedo quindi perché questo Hawkinsita dell'Istituto dovrebbe essere diverso dagli altri.
Rosa rispose, stancamente: - Ma certo che è diverso. Mi sorprende che tu non lo capisca, Drake. È un dottore; è venuto a fare delle ricerche mediche. Ammetto che probabilmente non amerà molto stare in mezzo agli esseri umani e che ci troverà orribili. Ma deve restare fra noi lo stesso! Credi forse che i medici umani si divertano ad andare nei paesi tropicali a farsi morsicare da zanzare infette?
- Cosa diavolo c'entrano le zanzare? Che cosa stai dicendo? - urlò Drake inaspettatamente.
- Ma niente - replicò Rosa, sorpresa da quello scatto - dicevo così per dire. Pensavo a Reed e ai suoi esperimenti sulla febbre gialla.
- Non m'interessano per niente.
- Oh, Drake, non ti capisco proprio.
Drake alzò le spalle.
- Bene, fa' come vuoi.
Per un istante Rosa esitò.
- Non sei mica arrabbiato, vero? - La sua voce le parve spiacevolmente infantile.
- No.
Questo voleva dire, e Rosa lo sapeva benissimo, che lo era, invece.
Rosa si stava esaminando criticamente allo specchio. Non era mai stata così bella e già da tempo si era riconciliata con questa verità. Senza dubbio la cosa non avrebbe avuto la minima importanza per una creatura proveniente dal Pianeta di Hawkins. Ma quello che la preoccupava era il fatto di dover fare la padrona di casa in circostanze così strane, di doversi mostrare piena di tatto verso una creatura extraterrestre e, contemporaneamente, verso suo marito. E si domandò quale delle due imprese fosse la più difficile.
Drake le aveva telefonato poco prima di mezzogiorno all'Istituto chiedendole bruscamente: - Quando lo porti a casa?
- Fra tre ore - gli aveva risposto.
- Sta bene. Come si chiama?
- Perché vuoi saperlo?
- Be', diciamo che sto conducendo una piccola indagine per conto mio. Dopotutto viene a casa mia, no?
- Oh, per amor del cielo, Drake, non portarti il lavoro a casa.
La voce di Drake le parve ironica e insolente.
- Perché no? Non è quello che stai facendo tu, forse?
Era vero. Perciò Rosa gli dette l'informazione.
Era la prima volta dal giorno del loro matrimonio che fra i due minacciava di scoppiare una lite e lei si chiese se non dovesse sforzarsi di vedere le cose dal punto di vista del marito. Aveva sposato un poliziotto; naturalmente, Drake era qualcosa di più di un semplice poliziotto: era membro del Consiglio di Sicurezza Mondiale.
Era stata una sorpresa per gli amici di Rosa. Ma, a parte la sorpresa del matrimonio, perché non aveva sposato un biologo, un collega? Oppure un antropologo, o un chimico?
Perché proprio un poliziotto? Nessuno glielo aveva chiesto, naturalmente, ma era una domanda che si sentiva nell'aria nei giorni del suo matrimonio.
Rosa se ne era risentita. Un uomo poteva sposare chi voleva, ma se una dottoressa in filosofia decideva di sposare un tale che aveva solo la licenza di scuola media, ecco che la cosa suscitava un mucchio di chiacchiere. Perché? Erano forse affari loro? Suo marito era un bell'uomo, a modo suo intelligente, e lei era assolutamente felice della scelta che aveva fatto.
Eppure, Rosa non si era liberata completamente da un certo snobismo, e le capitava spesso di pensare che il proprio lavoro, le proprie ricerche biologiche erano molto più importanti del lavoro che Drake svolgeva tra le quattro pareti del suo piccolo ufficio, nel vecchio edificio a vetri delle Nazioni Unite sull'East River.
Rosa balzò dalla sedia, cercando di scrollarsi di dosso simili idee. Non voleva affatto litigare con Drake; e non aveva neppure la minima voglia di mettersi in urto con lui. Lui le aveva fatto già una grande concessione, permettendole di ospitare quell'Hawkinsita.
Harg Tholan stava ritto al centro del soggiorno quando Rosa scese dalle scale. Non era seduto perché, anatomicamente, non poteva farlo. Stava ritto su due paia di arti, posti molto vicini gli uni agli altri, mentre un terzo paio, completamente diverso dai primi due, scendeva dalla regione che in un corpo umano sarebbe stato il petto.
La sua epidermide era ruvida, brillante e rugosa, mentre la faccia aveva un'espressione vagamente bovina. Eppure non era del tutto repellente; indossava una specie di gonna sulla parte inferiore del corpo per non offendere la sensibilità dei suoi ospiti umani.
- Signora Smollett, apprezzo la sua ospitalità più di quanto mi sia possibile esprimermi nella sua lingua - così dicendo, si inchinò al punto che gli arti anteriori toccarono per un istante il pavimento.
Il modo in cui era fatta la bocca della creatura e l'assenza di denti incisivi, davano un suono fischiante alle sue sibilanti. Ma a parte questo, il suo accento era perfetto.
- Mio marito sarà qui a momenti e andremo subito a cena - rispose Rosa.
- Suo marito? - Per un momento non disse altro, poi aggiunse: - Oh sì, naturalmente.
Rosa non vi fece caso. La maggior fonte di complicazioni, tra le cinque razze intelligenti della Galassia fino a quel momento esplorata, consisteva nella diversa valutazione della vita sessuale e delle istituzioni sociali che l'accompagnavano. Il concetto di marito e moglie, per esempio, esisteva soltanto sulla Terra. Le altre razze potevano afferrare intellettualmente il concetto, ma non comprenderlo emotivamente.
- Ho consultato l'Istituto per preparare il suo menù - disse Rosa. - Spero che non troverà nulla che le dispiaccia.
L'Hawkinsita sbatté le palpebre.
- Le proteine sono proteine, signora Smollett. Quanto alla piccolissima quantità di elementi di cui ho bisogno e che non sono contenuti nei vostri cibi, ho portato con me dei concentrati che saranno sufficienti allo scopo.
Rosa udì in quel momento la chiave di Drake girare nella toppa e si irrigidì per l'apprensione.
Ma dovette riconoscere subito che suo marito si comportava benissimo. Appena entrato, senza esitare, tese la mano all'Hawkinsita dicendo: - Buona sera, dottor Tholan.
La creatura allungò a sua volta uno degli arti anteriori e i due si strinsero, per così dire, la mano. Rosa aveva già provato la sensazione di una simile stretta. La mano dell'Hawkinsita dava un senso di ruvidità, di caldo e di forza nello stesso tempo. Pensava che a quella creatura le mani degli esseri umani dovevano sembrare fredde e gracili.
Lo sviluppo morfologico della mano dell'Hawkinsita era completamente diverso da quello della mano umana, e tuttavia era giunto a forme molto simili a quest'ultima. Gli Hawkinsiti avevano quattro dita ed erano sprovvisti del pollice. Ogni dito aveva cinque nocche indipendenti e, in tal modo, la minore flessibilità dovuta all'assenza del pollice era compensata dalle proprietà quasi tentacolari delle dita. Ma la cosa più interessante agli occhi di Rosa era il fatto che ciascun dito finiva in una traccia di zoccolo primitivo, piccolissimo e ormai difficilmente identificabile dagli occhi di un profano, ma che un tempo doveva essere adatto a correre, così come le estremità dell'uomo erano adatte un tempo ad arrampicarsi sugli alberi.
- Spero che si trovi a suo agio, signore - disse Drake.
- Sua moglie è stata molto premurosa in tutto, grazie.
- Vuole bere qualcosa?
L'Hawkinsita non rispose e guardò Rosa con una lieve distorsione facciale che evidentemente indicava qualche cosa che la donna non riuscì a interpretare.
Lei disse, nervosamente: - Sulla Terra c'è l'abitudine di bere liquidi rinforzati con alcool etilico. Troviamo che la cosa stimoli l'appetito.
- Oh, sì. Temo allora, di non poter accettare. L'alcool etilico non è compatibile col mio metabolismo.
- Oh, neppure col metabolismo umano - replicò Drake. - Ma la capisco, dottor Tholan. Le dispiace se bevo io?
- Certamente no.
Drake passò accanto a Rosa diretto verso il bar e lei colse una sola parola. Fu un bisbiglio, nulla di più: - Dio! - Ma lui fece in modo di far seguire a quell'esclamazione almeno diciassette punti esclamativi.
L'Hawkinsita stava a tavola ritto in piedi. Le sue dita maneggiavano le posate con impareggiabile abilità. Rosa cercò di non guardarlo mentre mangiava: la grande bocca priva di labbra ingeriva cibo in quantità allarmante e nel masticare le mascelle si muovevano orizzontalmente come quelle dei ruminanti, rivelando che i suoi lontani antenati dovevano appartenere al genere degli ungulati. Rosa si chiese se più tardi, nella quiete della sua stanza, la creatura non riprendesse a masticare il cibo già ingurgitato, come i ruminanti, e fu colta dal panico al pensiero che Drake, sospettando la stessa cosa, lasciasse la tavola disgustato. Ma Drake stava prendendo la situazione con filosofia. Stava infatti dicendo: - Suppongo, dottor Tholan, che il piccolo cilindro al suo fianco contenga cianuro.
Rosa non l'aveva ancora notato: era un oggetto metallico semicilindrico, la cui parte piana poggiava contro l'epidermide della creatura, per metà nascosto sotto la gonna.
L'Hawkinsita non parve affatto imbarazzato.
- Proprio così - rispose; e indicò, con le dita ungulate, un sottilissimo tubo flessibile, dello stesso colore giallastro dell'epidermide, che saliva lungo il corpo, ed entrava in un angolo della bocca.
- E contiene del cianuro puro? - chiese Drake.
L'Hawkinsita sbatté le palpebre: era il suo modo di sorridere.
- Spero che non nutra preoccupazioni. So che il cianuro è molto velenoso per gli esseri umani, ma io ne consumo poco. Soltanto il cinque per cento del gas contenuto nel cilindro è cianuro di idrogeno, il resto è ossigeno; ed esce dal cilindro solo quando io aspiro dal tubo, il che non accade molto spesso.
- Capisco. E ha proprio bisogno di questo gas per vivere?
Rosa era costernata. Non si poteva fare domande simili senza una certa cautela. Era impossibile prevedere quali fossero i punti sensibili di una psicologia sconosciuta. Ma l'Hawkinsita restò imperturbabile.
- Lei non è un biologo, signor Smollett?
- No, dottor Tholan.
- Ma è in stretta associazione con la signora dottor Smorte, qui presente.
Drake sorrise.
- Sì, sono sposato a una signora dottore, ma non sono un biologo; soltanto un funzionario inferiore del governo. Gli amici di mia moglie - aggiunse - mi chiamano poliziotto.
Rosa si morse l'interno della guancia. L'Hawkinsita si volse verso di lei.
- Posso permettermi di spiegare un po' della nostra biochimica a suo marito? Sarà un po' noioso per lei.
- Prego, dottor Tholan.
- Vede, signor Smollett, ho appreso che il sistema respiratorio di tutte le creature che vivono sulla Terra è controllato da certi enzimi contenenti metallo. Il metallo è generalmente ferro, ma talvolta è anche rame. Sia in un caso sia nell'altro piccole tracce di cianuro possono combinarsi con questi metalli e paralizzare il sistema respiratorio delle cellule viventi terrestri, impedendo loro di procurarsi ossigeno e uccidendole in pochi minuti.
"La vita sul mio pianeta è costituita diversamente. L'enzima fondamentale della respirazione non contiene né ferro né rame, né alcun altro metallo. È questa la ragione per cui il mio sangue è incolore. Il nostro enzima base contiene certi gruppi organici, che possono essere mantenuti in vita soltanto in presenza di una piccola concentrazione di cianuro. Questo tipo di proteina si è evoluto attraverso milioni di anni su un mondo nella cui atmosfera è presente il dieci per cento di cianuro di idrogeno. La sua presenza nell'atmosfera è assicurata da un ciclo biologico; infatti diversi dei nostri microrganismi emettono il gas allo stato libero."
- Molto interessante dottor Tholan - disse Drake. - Ma che accade se non respirate il cianuro? Siete subito spacciati? - E Drake fece schioccare le dita.
- Non esattamente. L'assenza di cianuro equivarrebbe a un lento strangolamento. Talvolta accade, sul mio pianeta, che in stanze mal ventilate il cianuro venga gradualmente consumato e la sua percentuale scenda sotto il minimo necessario alla respirazione. Il risultato è assai doloroso e molto difficile da curare.
Drake sembrava realmente interessato. Il pranzo trascorse senza incidenti e fu quasi divertente. Anche per il resto della serata Drake si mostrò pieno di curiosità, anzi addirittura affascinato. Rosa ne fu lietissima.
Drake era seduto a gambe accavallate, mani intrecciate e occhi fissi sull'Hawkinsita. Questo se ne stava davanti a lui, ritto in piedi come un cavallo. Drake disse: - Mi è difficile, dottor Tholan, pensare a lei come a un dottore.
L'Hawkinsita batté le palpebre.
- La capisco - disse. - Anch'io trovodifficile immaginarla un poliziotto. Sul mio pianeta, i poliziotti sono specialisti tenuti in gran considerazione.
- Davvero? - fece Drake, con una certa asprezza; e cambiò subito argomento. - Immagino che non sia qui in viaggio di piacere.
- No, sono qui per affari. Ho intenzione di studiare questo curioso pianeta che chiamate Terra e che non è mai stato studiato da nessuno della mia razza.
- Curioso? - chiese Drake. - E perché?
L'Hawkinsita guardò Rosa.
- Conosce la Morte per Inibizione?
Rosa parve imbarazzata.
- Il suo mestiere lo tiene molto occupato - spiegò. - Temo che mio marito non abbia il tempo di seguire i particolari del mio lavoro.
La creatura extraterrestre si rivolse di nuovo a Drake.
- E sempre per me motivo di stupore scoprire quanto poco voialtri terrestri vi rendiate conto delle vostre caratteristiche insolite. Com'è noto, vi sono nella Galassia cinque razze intelligenti, sviluppatesi indipendentemente l'una dall'altra; e ciononostante i prodotti finali sono notevolmente simili. Sembrerebbe che, a lungo andare, l'intelligenza richieda una data conformazione fisica per svilupparsi. Ma lasciamo questo problema ai filosofi.
"Ora, osservando il prodotto finale, si trova che voi terrestri, fra tutte le razze, siete i più singolari. Per esempio, soltanto sulla Terra la vita dipende da enzimi metallici per la respirazione. La vostra razza è l'unica per cui sia velenoso il cianuro di idrogeno. La vostra è l'unica forma di vita intelligente che sia carnivora e che non discenda da progenitori erbivori. E, cosa più notevole di tutte, la vostra è la forma di vita intelligente fin qui nota che cessi di crescere una volta raggiunta la maturità."
Drake sorrise alla creatura e Rosa sentì il cuore balzarle in petto. Era la cosa più bella che suo marito sapesse fare, quella di sorridere. Lo stava facendo per lei.
Per amor suo stava cercando di simpatizzare con l'Hawkinsita.
Drake stava dicendo: - Ma lei non è poi tanto alto, dottor Tholan. Direi che è due o tre centimetri più alto di me. Quindi, o è molto giovane oppure i suoi simili hanno una statura media piuttosto bassa.
- Entrambe le ipotesi sono sbagliate - rispose l'Hawkinsita. - Noi cresciamo sempre meno man mano che avanziamo nell'età. Alla mia età occorrono quindici anni per crescere di due centimetri; ma - questo è l'importante - non cessiamo mai di crescere. E perciò, è logico che non moriamo mai interamente.
Drake emise un singulto e anche Rosa si irrigidì sulla sedia. Questa era una cosa di cui le spedizioni di ritorno dal Pianeta di Hawkins non avevano mai fatto parola. Rosa era emozionatissima, ma si trattenne e lasciò parlare Drake.
- Non morite mai interamente? Non vorrà dirmi, signore, che la gente sul Pianeta di Hawkins è immortale?
- Nessuno è veramente immortale. Se non vi fossero altri modi di morire, ci sarebbero sempre le morti per incidente. Alcuni di noi vivono vari secoli. Tuttavia, è spiacevole pensare che la morte può arrivare contro la vostra volontà. È qualcosa di orribile, secondo voi. Il pensiero che la morte possa giungere contro la mia volontà e a dispetto di tutte le mie cure riesce a turbarmi anche in questo momento.
- Noi - disse Drake - Sìamo abituati a questo fatto.
- Voi terrestri vivete col pensiero della morte; noi no. Ecco perché abbiamo scoperto con preoccupazione che la mortalità dovuta a Morte per Inibizione è aumentata negli scorsi anni.
- Non ci ha ancora spiegato che cosa sia questa Morte per Inibizione - disse Drake - ma me lo lasci indovinare. La Morte per Inibizione è forse la cessazione patologica della crescita?
- Esatto.
- E dopo quanto tempo, dal momento della cessazione della crescita, sopravviene la morte?
- Entro un anno. È un morbo tremendo, assolutamente incurabile.
- Quale ne è la causa?
Tholan fece una pausa piuttosto lunga prima di rispondere; quando parlò non sembrava più a suo agio.
- Signor Smollett, non sappiamo quale sia la causa della malattia.
Drake annuì pensieroso. Rosa seguiva la conversazione dei due uomini come chi assiste a una partita di tennis.
- E perché è venuto sulla Terra a studiare questa malattia? - chiese Drake.
- Perché ancora una volta i terrestri si comportano singolarmente. Sono i soli esseri intelligenti che ne siano immuni. La Morte per Inibizione colpisce tutte le altre razze. I vostri biologi lo sanno, signora Smollett?
Rosa fece un balzo, colta alla sprovvista.
- No, non lo sanno.
- Non ne sono sorpreso: questa informazione è il risultato di ricerche recentissime. La cosa strana è che la percentuale dei casi di Morte per Inibizione è massima sul mio pianeta, che è quello più vicino alla Terra, mentre diminuisce sui pianeti che sono più distanti dal vostro mondo, ed è minima sul pianeta della stella Tempora, il più lontano dalla Terra. Nella biochimica dell'umanità terrestre sta quindi il segreto. Sarebbe interessante riuscire a scoprirlo.
- Ma senta, non può dire che la Terra ne sia immune - disse Drake. - Anzi la percentuale da noi dovrebbe essere del cento per cento: tutti gli esseri umani cessano di crescere e tutti muoiono. Tutti noi abbiamo la Morte per Inibizione.
- Niente affatto. Gli uomini vivono fino a settant'anni dopo aver smesso di crescere da molto tempo; e questa non è la morte di cui parliamo noi. La malattia vostra che può paragonarsi alla nostra è piuttosto una malattia derivante da una crescita disordinata: cancro, voi lo chiamate. Ma, via, io vi sto annoiando.
Rosa protestò vivacemente, e Drake tentò di sostenerla, con foga ancora maggiore; ma l'Hawkinsita volle assolutamente cambiare argomento. Fu allora che Rosa ebbe i primi sospetti, perché Drake cercò di circuire Harg Tholan, tormentandolo in tutti i modi per riportare la conversazione al punto in cui la creatura ungulata l'aveva abbandonata. Rosa lo conosceva bene e sapeva che lui era sulle tracce di qualcosa. Come in risposta ai suoi pensieri, l'Hawkinsita proprio in quell'istante chiese: - Non ha detto di essere un poliziotto?
Drake rispose seccato: - Sì.
- Vorrei chiederle di fare qualcosa per me. Ètutta la sera che desidero chiederle questo favore, ma esito ancora. Non vorrei disturbare i miei ospiti.
- Faremo il possibile.
- Sono molto curioso di conoscere come vivono gli uomini; è una curiosità che forse non è condivisa dalla generalità dei miei concittadini. Potrebbe mostrarmi uno dei dipartimenti di polizia del vostro pianeta?
- Io non faccio parte esattamente di un dipartimento di polizia, come lei immagina - rispose cautamente Drake - ma sono comunque conosciuto al dipartimento di polizia di New York. Potrei organizzare una visita. Domani?
- Per me andrebbe benissimo. Potrò visitare l'Ufficio delle Persone Disperse?
- Che cosa?
- È una mia mania, una curiosità che ho sempre avuto. So che avete un gruppo di ufficiali di polizia il cui solo compito è quello di cercare le persone disperse.
- Ma perché le interessa tanto? - chiese Drake.
- Perché anche qui voi siete singolari. Non esistono persone disperse sul nostro pianeta. Non posso spiegarvi il meccanismo, ma fra i popoli degli altri pianeti uno sente sempre la presenza di tutti gli altri, e viceversa; specialmente se esiste un forte legame affettivo. Noi conosciamo sempre l'esatta posizione degli altri, dovunque si trovino sul pianeta.
Rosa si entusiasmò nuovamente. Le spedizioni scientifiche avevano incontrato sempre la più grande difficoltà per penetrare nel sistema emotivo degli abitanti del Pianeta di Hawkins, ed ecco finalmente uno che parlava liberamente.
Si dimenticò di Drake e s'intromise: - Avete la stessa capacità di avvertire la posizione di una persona lontana anche qui, sulla Terra?
- No, temo di no. Ma lei capisce l'importanza della cosa: le varie caratteristiche della Terra diventerebbero anelli di un'unica catena. Se l'assenza di una simile capacità tra gli uomini potesse essere spiegata, forse potrebbe esserlo anche l'immunità alla Morte per Inibizione. Inoltre trovo inspiegabile il fatto che si possa istituire una forma di associazione intelligente fra persone che mancano di quella capacità. Come può dire un terrestre, per esempio, di aver formato una famiglia? Come potete voi due, per esempio, affermare che fra voi esiste un vero legame?
Rosa assentiva, affascinata. Ma Drake sorrideva.
- Noi usiamo altri mezzi. È altrettanto difficile spiegarle che cosa sia per noi l'amore, quanto lo è per lei spiegarci la vostra particolare sensibilità a distanza.
- Suppongo che abbia ragione. Ma mi dica una cosa, signor Smollett... se la signora Smollett lasciasse questa stanza ed entrasse in un'altra senza che lei la vedesse, non sarebbe realmente in grado di localizzarla?
- No, non potrei farlo.
- Stupefacente. - Esitò, poi aggiunse: - Vi prego, non vi offendete se trovo la cosa disgustosa.
Dopo aver spento la luce in camera da letto Rosa andò ad aprire l'uscio e a spiare nel corridoio. Sentiva su di sé lo sguardo di Drake che seguiva ogni sua mossa; e quando parlò, lei avvertì una nota ironica nella voce: - Che succede?
- Voglio parlarti.
- Hai paura che il nostro amico ci senta?
Rosa infatti stava bisbigliando. Entrò nel letto e appoggiò la testa sul cuscino di lui per potergli parlare all'orecchio.
- Perché hai parlato al dottor Tholan della Morte per Inibizione?
- Sto prendendo interesse al tuo lavoro, Rosa. Lo hai sempre desiderato, no?
- Preferirei che non facessi del sarcasmo - parlava quasi con violenza, ma sempre bisbigliando. - So che la cosa ti interessa dal tuo punto di vista... cioè della polizia, probabilmente. Di che si tratta?
- Te lo dirò domattina.
- No, adesso.
Lui le mise una mano sotto la testa, sollevandogliela. E Rosa pensò che stesse per baciarla, invece Drake non fece nulla e si limitò a stringerla a sé, sussurrando: - Perché ti interessa tanto? Non voglio che tu mi faccia domande né che interferisca col mio lavoro. Tu fai il tuo lavoro e io faccio il mio.
- La natura del mio lavoro è nota e senza segreti.
- La natura del mio invece, per definizione, non lo è. Ma ti dico questo: il nostro amico a quattro gambe si trova in questa casa per uno scopo preciso. Lo sai che due giorni fa ha chiesto informazioni su di me alla Commissione?
- Stai scherzando?
- Tu ignori tutto di questa faccenda. Ma questo è affar mio e non voglio discuterne ancora con te. Capisci?
- No, ma non ti farò domande se tu non lo vuoi.
- E allora dormi.
Passarono i minuti, i quarti d'ora e Rosa giaceva sul dorso, sveglia. Cercava di mettere insieme i pezzi, ma malgrado quello che le aveva rivelato Drake non ci riusciva. Si chiese che cosa avrebbe detto Drake se avesse saputo che lei aveva inciso segretamente tutta la conversazione di quella sera!
Una scena, in particolare, non riusciva a scacciare dai propri pensieri. Quando alla fine della serata l'Hawkinsita si era ritirato, le aveva detto: - Buonanotte, signora Smollett. Lei è un'ospite deliziosa.
Le era venuta voglia di ridere scioccamente. Come poteva trovarla deliziosa? Per lui, non poteva essere che un orrore, una mostruosità con troppo pochi arti e una faccia troppo stretta.
Allora, mentre Tholan diceva la sua galanteria completamente priva di senso, Drake era diventato bianco come un lenzuolo! Per un istante gli occhi gli si erano riempiti di terrore.
Non aveva mai visto Drake mostrar paura di qualcosa. L'immagine di quell'istante di panico restò con lei finché il sonno venne finalmente a liberarla.
Soltanto a mezzogiorno del giorno dopo Rosa si trovò seduta alla scrivania nel proprio ufficio. Aveva dovuto aspettare che Drake e l'Hawkinsita uscissero per poter rimuovere il piccolo apparecchio registratore che aveva nascosto dietro la poltrona di Drake la sera precedente.
Aveva messo in moto l'apparecchio e riascoltato la conversazione della sera prima, fermandolo ai punti più importanti. Quello che Drake le aveva detto non la soddisfaceva: perché l'Hawkinsita avrebbe dovuto avere un particolare interesse verso loro due? Eppure Drake non era tipo da dire bugie.
La sua mente prese lentamente a considerare la possibilità di un intrigo interstellare. Fino a quel momento non c'era dubbio: nessun segno di ostilità o di diffidenza esisteva fra le cinque razze intelligenti della Galassia. Abitavano mondi troppo distanti, vivevano a intervalli di spazio troppo grandi per essere nemiche. Anche il più remoto contatto era fra loro impossibile; e non esisteva materia di conflitto fra eventuali interessi economici e politici contrastanti.
Ma questa era soltanto una sua supposizione. Lei non faceva parte della Commissione di Sicurezza. Se ci fosse realmente un conflitto, un pericolo, qualche ragione di sospettare che la missione di un Hawkinsita non fosse del tutto pacifica, Drake lo avrebbe saputo.
Ma Drake ricopriva un incarico talmente importante nella Commissione di Sicurezza da conoscere le eventuali minacce insite nella visita di un dottor hawkinsita? Rosa non aveva mai pensato che la posizione del marito fosse diversa da quella di un funzionario inferiore della Commissione. Forse Drake era qualcosa di più?
Scrollò le spalle a quest'idea. Poi prese un foglio di carta e con la matita tracciò una linea verticale che divideva il foglio in due. In testa alla colonna di sinistra scrisse "Harg Tholan", e in testa a quella di destra "Drake". Sotto Harg Tholan scrisse ancora "buona fede" e, dopo un istante di riflessione, fece seguire alla parola tre punti interrogativi. Dopo tutto, era un dottore sul serio oppure quello che potrebbe definirsi un agente interstellare? Che prove aveva l'Istituto della professione di Tholan oltre le sue stesse dichiarazioni? Era questa la ragione per cui Drake lo aveva interrogato tanto insistentemente sulla Morte per Inibizione? Aveva forse tentato di far cadere l'Hawkinsita in contraddizione?
Per un istante Rosa restò immobile; quindi, alzandosi di scatto piegò il foglio, se lo mise in tasca e uscì di corsa dall'ufficio.
Non lasciò detto dove andava né quando sarebbe tornata.
Una volta fuori dell'edificio si diresse in fretta verso la metropolitana di terzo livello e attese che passasse uno scompartimento vuoto. I due minuti che trascorsero le parvero lunghi in maniera insopportabile. Una volta dentro disse davanti all'imbuto posto proprio sotto il sedile: - Accademia di Medicina di New York.
La porta del piccolo cubicolo si chiuse e l'aria passò fischiando lungo lo scompartimento che si metteva in moto.
L'Accademia di Medicina di New York era stata ingrandita sia in senso orizzontale sia in senso verticale nel corso degli ultimi vent'anni. La biblioteca da sola occupava un'intera ala del terzo piano; e senza dubbio se tutti i libri, opuscoli e periodici fossero stati stampati nella forma originale, anziché in microfilm, tutto l'edificio, per quanto enorme, non sarebbe stato sufficiente a contenerli.
Come membro dell'Accademia, Rosa aveva ingresso libero alla biblioteca. Si diresse verso il reparto riservato alla medicina extraterrestre che, con suo grande sollievo, trovò libero.
Senza assistenza di bibliotecari camminò lungo gli scaffali, seguendo ansiosamente i titoli con l'indice. I libri erano quasi tutti in inglese, in tedesco o in russo. Nessuno era scritto in caratteri extraterrestri, perché esisteva una sala apposta per gli originali, che erano riservati esclusivamente ai traduttori ufficiali.
Finalmente il suo indice si fermò: aveva trovato ciò che cercava.
Tirò giù dallo scaffale una mezza dozzina di volumi e li sparse sulla piccola tavola nera. Accese la luce e aprì il primo volume: era intitolato "Studi sull'Inibizione". Lo scorse fino alla pagina dell'indice: tra i nomi dei vari collaboratori c'era anche quello di Harg Tholan.
Rosa trascorse più di due ore nell'Accademia. Quand'ebbe finito, sapeva questo: che c'era un dottore hawkinsita di nome Harg Tholan il quale era un esperto sulla Morte per Inibizione. Era membro dell'organizzazione di ricerche hawkinsita con la quale l'Istituto era in corrispondenza. Naturalmente, l'Harg Tholan che lei conosceva avrebbe potuto spacciarsi per dottore senza esserlo; ma che necessità avrebbe avuto di fare una cosa simile?
Tirò fuori dalla tasca il foglio di carta e al posto della parola "buonafede" e dei tre punti interrogativi scrisse ora un "sì" maiuscolo. Ritornò all'Istituto e alle quattro del pomeriggio era di nuovo seduta dietro la sua scrivania. Ordinò di non essere disturbata e si chiuse dentro a chiave.
Sotto la colonna intestata "Harg Tholan" scrisse due domande: "Perché Tholan è giunto solo sulla Terra?" e, dopo aver lasciato un po' di spazio bianco, "Perché si interessa all'Ufficio Persone Disperse?"
Era evidente che la Morte per Inibizione costituiva l'oggetto delle ricerche mediche più importanti sul Pianeta di Hawkins, dove il morbo era temuto più del cancro sulla Terra. Ma se gli Hawkinsiti avessero sospettato che la risposta al loro problema si trovava sulla Terra, avrebbero mandato una grossa spedizione medica. Come mai invece avevano inviato un solo scienziato? Forse perché non si fidavano o sospettavano qualcosa?
Da quello che Rosa aveva letto nei testi alla biblioteca dell'Accademia e da quanto aveva udito la sera precedente da Harg Tholan non si poteva trarre che una sola conclusione: gli abitanti del Pianeta di Hawkins erano convinti che la Terra avesse scoperto la causa della Morte per Inibizione e stesse ora spargendo il morbo tra le altre razze della Galassia per diventare padrona dell'Universo.
Tentò di respingere questa conclusione, presa quasi da un senso di panico. Era impossibile, la Terra non avrebbe mai potuto fare una cosa così orribile.
Eppure i fatti dimostravano che Harg Tholan era giunto sulla Terra pieno di sospetti ed era stato accolto con diffidenza. Rosa scrisse sotto la prima domanda: "Il Pianeta di Hawkins crede che la Terra sia la causa della Morte per Inibizione".
Ma allora che c'entrava l'Ufficio delle Persone Disperse? Era forse soltanto una falsa traccia? O aveva lo scopo di creare l'occasione per studiare Drake? E se era così, perché? Era questo forse il punto più importante? L'Hawkinsita aveva chiesto informazioni su Drake prima di venire ospite a casa loro. Forse perché Drake era un poliziotto e aveva libero accesso agli uffici delle Persone Disperse?
Rosa ci rinunciò e passò alla seconda metà del foglio, che portava in alto il nome di Drake.
Ma prima di scrivere sotto il nome la prima domanda, un interrogativo si formò involontariamente nella sua mente: "Perché mi ha sposato?"
Si erano incontrati per caso poco più di un anno prima, quando Drake si era trasferito nella casa dove lei già abitava. Dai primi saluti di convenienza erano passati, poco alla volta, alla conversazione amichevole e a qualche cena nei ristoranti vicini. Era stata un'esperienza completamente nuova ed eccitante, e Rosa si era innamorata.
Quando lui le chiese di sposarla, lei ne fu felice e spaventata allo stesso tempo. Allora, aveva cercato di spiegarsi il comportamento di lui: forse Drake apprezzava la sua intelligenza e la sua cordialità, la trovava simpatica e pensava che sarebbe stata una buona moglie e una splendida compagna. Per questo la sposava. Ma a tutte queste spiegazioni, lei aveva creduto solo a metà.
Non che rimproverasse qualcosa a Drake come marito. Era sempre stato gentile e si era comportato con lei da vero gentiluomo. Il loro matrimonio non era stato un matrimonio di passione. Lei non aveva più diciannove anni e non era neppure bella e seducente. Ma allora perché Drake l'aveva sposata?
Ma la domanda non trovava risposta; e, per di più, non aveva nessuna relazione con quello che Rosa stava cercando di scoprire in quel momento. Nella colonna intestata a Drake scrisse: "Perché sospetta di Harg Tholan?" e sotto la domanda disegnò una freccia puntata verso la prima metà del foglio.
Finalmente, restava da scrivere l'ultimo interrogativo, quello a cui non sapeva trovare la minima risposta. Rosa lo scrisse lentamente: "Qual è la ragione della reazione di Drake alle parole di Tholan: Lei è un'ospite deliziosa?".
Cercò di ricordare come si era svolta esattamente la scena. L'Hawkinsita aveva detto la frase in tono innocuo, banale e cortese, e Drake si era immediatamente irrigidito, i suoi occhi si erano riempiti di paura e di odio, sebbene fosse uomo da non temere nulla. Possibile che soltanto la gelosia avesse potuto sconvolgerlo a quel punto? Assurdo. O forse il dubbio che Tholan volesse far del sarcasmo? Ma Rosa era sicura che Tholan era stato sincero.
Anche sotto questa seconda domanda Rosa scrisse un punto interrogativo. Gli interrogativi erano due adesso: uno nella colonna di Tholan e uno in quella di Drake. Esisteva forse una relazione tra l'interesse di Tholan per le persone disperse e la reazione di Drake a una frase di convenienza?
Rosa appoggiò la testa sulle mani. Si stava facendo scuro nell'ufficio e cominciava a sentirsi stanca. Per un po' di tempo restò così, tra la veglia e il sonno; quando si riscosse, il buio era completo intorno a lei e dovette accendere la lampada da tavolo.
Batté le palpebre e, in quello stesso momento, fu assalita da un nuovo pensiero: c'era un'altra frase che aveva turbato Drake, ma non ricordava più dove e quando fosse stata pronunciata. Non la sera precedente. Nella registrazione segreta la frase non c'era, quindi doveva essere stata detta prima. Ma, per quanto si sforzasse, Rosa non riuscì a ricordare.
Guardò l'orologio e sobbalzò: erano le otto. A casa i due uomini stavano certamente aspettandola.
Ma non aveva nessuna voglia di rivedere quei due. Lentamente, fece a pezzi il foglio di carta sul quale aveva espresso i suoi dubbi del pomeriggio e lasciò cadere i pezzi nel portacenere a lampo atomico sulla scrivania. I pezzi di carta fecero una piccola fiammata e si disintegrarono.
Non c'era niente da fare: bisognava tornare a casa.
I due uomini non la stavano aspettando. Li trovò che scendevano da un girotaxi mentre lei sbucava dalla metropolitana al livello stradale. Tutt'e tre, di mutuo accordo, non parlarono finché non furono in casa.
- Spero che abbia avuto una giornata piacevole, dottor Tholan - disse Rosa. - È stata anche molto interessante, credo. Avete mangiato?
Drake intervenne: - Abbiamo mangiato dei panini - aveva l'aria stanca.
Rosa lo salutò: - Ciao, Drake. - Lui la guardò appena e rispose: - Ciao.
- I vostri pomodori sono un vegetale davvero notevole - disse l'Hawkinsita. - Credo di averne mangiato un paio di dozzine, insieme a una bottiglia di succo di pomodoro.
- E la sua visita all'Ufficio Persone Disperse, dottor Tholan? è stata interessante?
- Oh, direi di sì, certo.
- Davvero? - Rosa si era accomodata sul sofà.
- Ho trovato molto interessante il fatto che la maggioranza dei dispersi siano maschi. Si dà spesso il caso di mogli che denunciano la scomparsa dei mariti, ma raramente il contrario.
- Oh, ma non c'è nulla di strano, dottor Tholan, se solo considera quale sia il fondamento sociale della famiglia da noi. Sul nostro pianeta è il maschio che generalmente costituisce il fattore economico di coesione nella famiglia. La funzione della moglie è invece quella di aver cura della casa e dei figli.
- Ma questa non è certamente una situazione che si verifichi sempre.
Drake intervenne: - Più o meno sì. Non deve pensare a mia moglie, lei fa parte della minoranza delle donne che sono capaci di aprirsi da sole la strada nel mondo.
Rosa diede una rapida occhiata al marito. Faceva dell'ironia?
- Vuol dire, signor Smollett, che il fatto di dipendere economicamente dai loro maschi rende meno facile la scomparsa delle donne?
- E un modo piuttosto cortese di dire la verità - disse Rosa - ma è press'a poco così.
Harg Tholan disse, bruscamente: - Esiste, dunque, una spiegazione economica anche al fatto che, da quando si sono sviluppati i viaggi interstellari, la percentuale dei giovani maschi dati come dispersi è salita?
Fu Drake a rispondere: - Mio Dio, questo è un fenomeno ancor meno strano di quello precedente. Oggigiorno, abbiamo tutto lo spazio nel quale sparire. Chi voglia sottrarsi a qualche guaio non ha che da salire a bordo di qualche astronave da carico. C'è sempre richiesta di uomini di equipaggio, nessuno fa domande, e sarebbe impossibile ritrovare il fuggitivo se questo volesse davvero togliersi dalla circolazione.
- Ma si tratta in quasi tutti i casi di giovani al loro primo anno di matrimonio.
Rosa scoppiò a ridere.
- Ma certo, perché è l'anno in cui i guai sembrano peggiori. Se uno resiste il primo anno, non c'è più bisogno di sparire.
Drake, evidentemente, non si divertiva. Rosa pensò che fosse stanco. Ma perché insisteva a tenere per sé le sue preoccupazioni?
L'Hawkinsita disse a un tratto: - Vi dispiacerebbe se mi disinnesco per un po'?
- Ma si immagini. Spero che non si sia affaticato troppo - rispose Rosa.
- Oh, non sono stanco in senso fisico. - La creatura si guardò le quattro gambe e batté rapidamente le palpebre, divertita. - Mi aspetto sempre che i Terrestri cadano in avanti o all'indietro, a causa dello scarso equipaggiamento di arti a loro disposizione. Scusate se il mio modo di esprimermi è troppo familiare, ma due sole gambe sul mio pianeta dove la gravità è maggiore che non sulla Terra sarebbero davvero del tutto insufficienti. Ma non è questo il punto. E che ho assorbito tanti e così nuovi concetti nella giornata che sento il desiderio di un piccolo disinnescamento.
Rosa non si stupì. Sapeva, dai rapporti delle spedizioni tornate dal Pianeta di Hawkins, che quegli abitanti avevano la facoltà di disinnescare il loro intelletto cosciente dalle funzioni legate al corpo, permettendo così alla mente di immergersi in un processo meditativo per periodi di tempo che si protraevano per qualche giorno terrestre. Gli Hawkinsiti trovavano la cosa piacevole, a volte perfino necessaria, quantunque nessun terrestre sapesse dire a quale funzione essa servisse in realtà.
D'altra parte, non era stato possibile ai Terrestri spiegare agli Hawkinsiti o ad abitanti di altri mondi il concetto di "sonno". Ciò che un terrestre chiamava sonno o sogno, un Hawkinsita lo avrebbe preso per un sintomo allarmante di disintegrazione mentale. E Rosa pensò che era quello un altro modo in cui i terrestri dimostravano la loro "singolarità" nella Galassia.
Il dottor Tholan si inchinò compitamente e scomparve dietro la tenda del corridoio. Marito e moglie udirono aprire e chiudersi la porta della sua stanza, e poi silenzio.
Per qualche minuto il silenzio pesò tra i due coniugi, poi la poltrona di Drake scricchiolò. Con grande apprensione Rosa notò che Drake si era morso le labbra a sangue. Pensò: "È preoccupato. Devo parlargli".
- Drake? - disse ad alta voce.
Lui la fissò come da una distanza infinita e finalmente rispose: - Che c'è? Sei stanca anche tu?
- No, son pronta a cominciare. Tu sei disposto a parlarmi?
- Chiedo scusa.
- Ieri sera hai detto che mi avresti parlato oggi. Sono pronta ad ascoltarti.
Drake si accigliò.
- Credevo ormai stabilito che non mi avresti fatto domande sul mio lavoro, in questa faccenda.
- È troppo tardi. Conosco già troppo sul tuo lavoro.
- Che vuoi dire? - gridò lui, alzandosi di scatto. Poi si ricompose e, mettendole le mani sulle spalle, disse a voce più bassa: - Che intendi dire?
Rosa parlò lentamente.
- Il dottor Tholan crede che la Terra stia deliberatamente spargendo la Morte per Inibizione, non è così?
- Dove hai preso quest'idea?
- È vero, sì o no?
- Voglio sapere esattamente perché pensi una cosa simile. Non fare giochi stupidi con me, Rosa.
- Se te lo dico, risponderai alla mia domanda?
- Che domanda?
- Se la Terra sta spargendo il morbo sugli altri pianeti?
- Oh, per amor del cielo!
Si inginocchiò davanti a lei, le prese le mani nelle sue che tremavano. Si sforzò di parlare con dolcezza.
- Rosa cara, non ti sto chiedendo molto. Dimmi soltanto come mai ti è venuta in testa una simile idea. - Drake era terribilmente serio.
- È stato all'Accademia di Medicina oggi pomeriggio, dove ho fatto qualche lettura...
- E cosa hai trovato?
- Niente di male su Tholan. Però mi sembra quasi certo che almeno qualche Hawkinsita consideri la possibilità che la Morte per Inibizione abbia origine dalla Terra.
Drake si era allontanato da lei; improvvisamente si volse, con gli occhi che brillavano. Col tono di fare una meravigliosa scoperta, esclamò: - Perbacco, ma tu sei una specialista di queste faccende!
Aveva forse scoperto una buona volta che aveva bisogno del suo aiuto? Rosa rispose banalmente: - Sono una biologa.
- Sì, lo so, ma voglio dire che la tua specialità sono i fenomeni di crescita. Non hai compiuto studi su questo argomento?
- Direi di sì. Ho pubblicato venti monografie in materia.
- Benone, avrei dovuto pensarci prima - Drake era tutto eccitato. - Ascolta, Rosa... mi spiace di aver perso la calma poco fa. Tu saresti capace di capire in quale direzione sono rivolte le loro ricerche se fossi in grado di leggerle, sì o no?
- Capacissima.
- Dimmi allora in che modo loro pensano che il morbo dilaghi. Intendo i particolari.
- Oh, questo è chiedere troppo. Ho passato poche ore all'Accademia. Per rispondere a questa domanda mi occorre altro tempo.
- Ma almeno un'impressione... Non sai quanto sia importante!
Rosa rifletté.
- Be', "Studi sull'Inibizione" è il maggior trattato in questo campo. Dovrebbero esserci raccolte tutte le informazioni sulle ricerche effettuate sinora.
- E qual è la data di pubblicazione?
- L'ultimo volume credo sia dell'anno scorso.
- Non contiene nessuna relazione del lavoro fatto da lui? - E Drake fece cenno col dito in direzione della stanza di Tholan.
- Oh, sì, più che di qualsiasi altro medico. Ha un gran nome in questo campo. Mi sono soffermata particolarmente sui suoi lavori.
- E quali sono le sue teorie circa l'origine del morbo? Cerca di ricordare, Rosa.
Lei scosse la testa.
- Giurerei che attribuisca alla Terra l'origine del morbo, tuttavia ammette di non sapere ancora niente su come si propaghi.
Drake era in piedi di fronte a lei e le sue parole furono poco più di un bisbiglio: - Potrebbe trattarsi di un agente, chi sa?...
Girò su se stesso e continuò: - Devo venire a capo di questo punto immediatamente, Rosa. Grazie per il tuo aiuto.
Lei gli corse dietro.
- Che cosa vuoi fare?
- Voglio fargli qualche domanda - stava frugando nei cassetti della sua scrivania. Finalmente trovò quello che cercava: una pistola ad ago.
- No, Drake! - gridò Rosa.
Lui la spinse bruscamente da parte e si diresse lungo il corridoio verso la stanza da letto dell'Hawkinsita.
Drake spalancò la porta ed entrò, con Rosa alle calcagna.
L'Hawkinsita era ritto in piedi, immobile, gli occhi appannati e senza luce.
Drake si avvicinò fino a un metro e mezzo dalla creatura fronteggiandola con l'arma puntata quasi al centro del torso dell'Hawkinsita.
- Tu stai calma - disse alla moglie - fra poco si accorgerà della nostra presenza.
- Come fai a saperlo?
- Lo so. Esci di qui. - Ma Rosa non si mosse e Drake non le prestò più attenzione.
Alcun zone di epidermide sulla faccia dell'Hawkinsita cominciavano a fremere leggermente. Era uno spettacolo piuttosto repellente e Rosa preferì voltare lo sguardo da un'altra parte.
Drake parlò improvvisamente.
- Basta così, dottor Tholan. Non cerchi di innescare qualcuno dei suoi arti. Gli organi del senso e la voce sono sufficienti.
La voce dell'Hawkinsita suonò debolissima: - Perché invade la mia stanza di disinnesco? - Poi, con maggior decisione: - E perché è armato?
La sua testa dondolava leggermente sul tronco ancora irrigidito; a quanto pare, aveva ubbidito all'ordine di Drake di non innescare gli arti.
- Che cosa vuole? - disse ancora la creatura.
- Che risponda ad alcune domande.
- Con un'arma puntata su di me? Non credevo che la sua cortesia giungesse a tal punto - disse l'Hawkinsita ironicamente. - Mi spiace, signor Smollett, che i doveri verso l'ospite siano così misconosciuti sulla Terra.
- Lei non è mio ospite, dottor Tholan - disse Drake. - È entrato in casa mia sotto falsi pretesti. Aveva deciso di servirsi di me per i suoi scopi. Sono quindi libero di renderle la pariglia.
- Farebbe meglio a sparare. Risparmierebbe del tempo.
- Non vuole rispondere alle mie domande? Questo è sospetto. Sembra che consideri certe risposte più importanti della vita.
- Io considero i principi della cortesia molto importanti. Lei, come terrestre, forse non può capire.
- Può darsi. Però io, come terrestre, capisco una cosa. - Drake era balzato avanti, più rapido del grido di Rosa, più rapido del tentativo dell'Hawkinsita di innescare i propri arti. E quando si tirò indietro, Drake teneva in pugno il tubo flessibile collegato al cilindretto di cianuro della creatura. All'angolo della bocca dell'Hawkinsita, là dov'era un istante prima l'estremità del tubo, una gocciolina di un liquido incolore trasudò da un taglio nella ruvida epidermide e, ossidandosi, si solidificò lentamente in un globulo scuro e gelatinoso.
Drake dette uno strattone al tubo staccandolo dal cilindretto e il fischio del gas che sfuggiva cessò.
- Spero - disse Drake - che non ne sia sfuggito tanto da nuocerci. A ogni modo, ora sa quello che le accadrà se non risponde alle domande che le farò... e se non risponde in modo credibile.
- Mi restituisca il mio cilindro - disse lentamente l'Hawkinsita. - Altrimenti sarò costretto ad attaccarla e lei sarà costretto a uccidermi.
Drake indietreggiò.
- Non sarà necessario. Se mi attacca, le sparerò alle gambe. Le perderà tutte e quattro se necessario, ma vivrà ancora, sia pure orribilmente. Vivrà per morire di asfissia per mancanza di cianuro. Sarà una morte piuttosto spiacevole, non è vero?
La bocca dell'Hawkinsita era spalancata e qualcosa di gialloverde si agitò nel suo interno. Rosa voleva gridare: "Restituiscigli il cilindro, Drake!". Ma non riuscì a spiccar parola né a voltare la testa.
Drake continuò: - Ha un'ora di tempo, credo, prima che gli effetti siano mortali. Faccia presto a parlare e riavrà il suo cilindro.
- E dopo?... - disse l'Hawkinsita.
- Che le importa di dopo? Anche se la uccido, sarà una morte normale, non per mancanza di cianuro.
La voce dell'Hawkinsita si fece gutturale e le parole si confusero quasi non fosse più capace di esprimersi perfettamente in inglese.
- Quali sono le sue domande? - mentre parlava i suoi occhi seguivano il cilindro che Drake faceva dondolare lentamente davanti ai suoi occhi affascinati, su e giù, su e giù...
- Quali sono le sue teorie sulla Morte per Inibizione? - disse Drake. - Perché è venuto sulla Terra? Perché le interessa tanto l'Ufficio Dispersi?
Rosa era in trepida attesa. Si trattava delle stesse domande che avrebbe voluto porre lei; non nel modo di Drake, forse, ma nel mestiere di suo marito gentilezza e umanità dovevano lasciare la precedenza alla necessità. Ripeté più volte a se stessa questo ragionamento per combattere dentro di sé il senso di fastidio dovuto al modo con cui suo marito stava trattando il dottor Tholan.
L'Hawkinsita disse: - Una risposta esauriente da parte mia richiede più dell'ora di tempo che mi ha concesso. Sul mio pianeta non avrebbe potuto forzarmi a parlare; soltanto qui, su questo disgustoso pianeta ho potuto essere privato del cianuro.
- Sta sciupando il tempo, dottor Tholan.
- Risponderò alle sue domande. Per vari anni, oltre a svolgere il mio normale lavoro scientifico, ho studiato le cellule dei miei pazienti affetti da Morte per Inibizione. Ho dovuto lavorare in segreto e senza assistenti, dato che i miei metodi di ricerca sui corpi dei pazienti sono vietati dal mio popolo. Il vostro popolo avrebbe la stessa ripugnanza verso la vivisezione umana, per esempio. Perciò non potevo presentare i risultati che avevo ottenuto ai miei colleghi medici finché non avessi verificato le mie teorie sulla Terra.
- E quali sono queste teorie? - domandò Drake, lo sguardo febbrile.
- A mano a mano che procedevo nelle ricerche mi parve sempre più evidente che avevo preso una direzione sbagliata. La risposta non stava né nei bacilli né nei virus.
Rosa lo interruppe.
- È certo, dottor Tholan, che non si tratti di un fatto psicosomatico?
Una pellicola sottilissima, grigia, traslucida aveva cominciato ad annebbiare gli occhi dell'Hawkinsita. La creatura non vedeva più i suo interlocutori.
- No, signora Smollett, non si tratta di un fatto psicosomatico. È una vera e propria infezione, ma più insidiosa di quelle causate da batteri o virus. Ho compiuto studi anche su pazienti affetti da Morte per Inibizione di razze diverse dalla mia e ho dovuto giungere alla conclusione che esiste una varietà di epidemie che non sono neppure sospettate dalla scienza medica dei diversi pianeti.
Impressionata, Rosa disse in un soffio: - È impossibile, è pazzesco, dottor Tholan. Deve essersi sbagliato.
- Non mi sono sbagliato. Credevo di sbagliare finché non sono giunto sulla Terra, ma dopo il mio soggiorno all'Istituto e le mie ricerche all'Ufficio Persone Disperse mi sono convinto del contrario. Sia nella vostra sia nella nostra storia per migliaia di anni l'origine delle epidemie batteriche è rimasta sconosciuta. E quando furono scoperti i mezzi per studiare i batteri, per molte altre generazioni i virus restarono sconosciuti. È forse impossibile procedere di un altro passo? I batteri, in genere, sono esseri extracellulari. Lottano con le cellule del corpo per procurarsi il sostentamento, a volte con successo, e riversano i prodotti di rifiuto, o tossine, nella corrente sanguigna. Il virus fa di più. Esso vive dentro la cellula, utilizzando il meccanismo cellulare ai propri scopi. Lei già sa tutto questo, signora Smollett, e forse anche suo marito.
- Continui - disse Drake.
- Facciamo dunque un altro passo avanti. Immaginiamo un parassita che viva non solo dentro la cellula, ma dentro i cromosomi della cellula. In altre parole, un parassita che si mescoli ai geni, qualcosa che potremmo chiamare uno pseudo-gene. Esso interverrebbe nella creazione degli enzimi, che è la funzione primaria dei geni, e in tal modo influenzerebbe indirettamente anche la biochimica dell'organismo terrestre.
- Perché particolarmente quella terrestre? - disse Rosa.
- Non avete ancora capito che lo pseudo-gene di cui parlo è originario della Terra? Gli esseri terrestri hanno vissuto con lui fin dal principio, si sono adattati a lui, fino a essere inconsapevoli della sua presenza. I batteri si nutrono di cibo normale, i virus di cellule; gli pseudo-geni vivono sull'economia dell'intera macrostruttura cellulare attraverso il controllo della biochimica dell'organismo: Ecco perché le specie più evolute tra gli animali terrestri, incluso l'uomo, non crescono più dopo aver raggiunto la maturità e muoiono di morte chiamata naturale. È la fine inevitabile di questa universale infezione parassitica.
- Continui, dottor Tholan.
- È chiaro dunque, quando si tenga presente lo pseudo-gene, come venga trasmesso questo morbo universale. Lo pseudo-gene si trova insieme agli altri geni in ogni ovulo o spermatozoo prodotto dall'organismo affetto dall'epidemia, e ogni nuovo organismo che nasce è già infetto al momento della concezione. Ma esiste un'altra forma di trasmissione... Deve esistere, per poter spiegare tutti i fenomeni. Chimicamente, geni e virus sono simili, dato che sono entrambi proteine del nucleo. Uno pseudo-gene può quindi esistere indipendentemente dai cromosomi. Può infettare un virus, oppure creare da se stesso un organismo simile a un virus a un certo stadio di sviluppo; e come tale può venire trasmesso nei modi comuni alle altre infezioni da virus, per contatto, attraverso l'aria o i materiali di rifiuto, eccetera. Naturalmente i Terrestri non hanno niente da temere, dato che sono già infetti. Questo processo, sulla Terra, è avvenuto solo all'epoca in cui l'infezione poteva ancora spargersi. Ma sugli altri mondi la cosa è completamente diversa.
- Capisco - fece Rosa.
- Io, no - obiettò Drake, freddamente.
L'Hawkinsita sospirò.
- Noi degli altri mondi non abbiamo vissuto per milioni di anni, come l'uomo e i suoi antenati, con questo parassita in corpo. Non ci siamo ancora abituati a lui. Perciò, mentre i terrestri possono sopravvivere per decine di anni alla malattia con poco danno, noi, una volta presa l'infezione, andiamo incontro alla morte dopo un anno.
Rosa chiese: - Ed è questa la ragione per cui la mortalità è aumentata dopo l'inizio dei viaggi interstellari tra la Terra e gli altri pianeti?
- Sicuro. Qualche caso si era verificato anche prima; e da tempo si sospettava che spore batteriche e molecole di virus potessero attraversare gli spazi. Lo zero assolto non le distrugge, anzi le tiene in vita indefinitamente; e una certa percentuale di loro riesce sempre a raggiungere altri mondi. Ma dopo l'inizio dei viaggi spaziali questi casi sporadici sono aumentati di più di diecimila volte.
Seguì qualche minuto di silenzio. Alla fine l'Hawkinsita disse, con un improvviso ritorno di energia: - Rivoglio il mio cilindro, ora che ho risposto alle sue domande.
Drake disse freddamente: - E l'Ufficio Dispersi? - Ricominciò a far dondolare su e giù il cilindretto; ma stavolta l'Hawkinsita non seguiva i suoi movimenti. La grigia pellicola trasparente su suoi occhi era diventata più spessa e Rosa si chiese se la causa fosse la stanchezza o la mancanza di cianuro.
L'Hawkinsita continuò: - Così come noi non siamo ancora assuefatti agli pseudo-geni che infestano l'uomo, loro non si sono ancora interamente abituati a noi. Questi parassiti possono vivere su di noi, ma non sono ancora in grado di riprodursi. Le epidemie da Morte per Inibizione, prima dell'avvento dei viaggi spaziali, erano molto leggere e coinvolgevano non più di dieci o venti individui, che si indebolivano gradualmente per poi estinguersi. Oggi il morbo si trasmette indefinitamente, infuriando meno là dove vengono imposte quarantene, per poi ridiventare di colpo virulento e allargarsi disordinatamente.
Rosa fissò la creatura con crescente orrore.
- Che significa, dottor Tholan?
- L'uomo è la prima sede del parassita. Un uomo può infettarci se rimane in mezzo a noi. Ma lo pseudo-gene, una volta installato nelle nostre cellule, non può conservare indefinitamente il suo vigore. Prima o poi, deve tornare all'uomo se vuole continuare a riprodursi. Prima dei viaggi interstellari gli era consentito soltanto tornando alla Terra attraverso lo spazio. Ma adesso...
- I dispersi! - disse Rosa in un soffio.
- Proprio così. Sono loro gli ospiti intermediari. Quasi tutti i giovani che sono scomparsi negli ultimi dieci anni erano viaggiatori spaziali. Erano già stati su altri pianeti abitati almeno una volta nella loro vita. E dopo aver trascorso sulla Terra il periodo di incubazione necessario ai parassiti che portano con sé ritornano in un altro mondo; per quanto riguarda la Terra, vengono dati come dispersi.
- Ma è impossibile - esclama Rosa. - Questo vorrebbe dire che lo pseudo-gene ha il controllo delle azioni del suo ospite! Non può essere.
- E perché no? Non vi è nessun fatto d'intelligenza, o d'istinto, alla base del loro controllo. E un fatto puramente chimico. Se viene iniettata dell'adrenalina nelle sue vene, non si può parlare di alcuna intelligenza superiore che imponga al suo cuore di raddoppiare i battiti, o che renda più affannoso il suo respiro o che dilati i suoi vasi sanguigni: anche in questo caso l'azione è puramente chimica.
"Ma ormai sto troppo male e non posso continuare a parlare. Ho solo un'altra cosa da dire. La vostra gente e la mia gente hanno in questo pseudo-gene un nemico comune. Anche gli uomini non sono destinati a morire contro la loro volontà. Io pensavo che se avessi preso il morbo e non avessi potuto tornare sul mio pianeta con queste notizie avrei comunque potuto portarle a conoscenza delle autorità terrestri e chiedere il loro aiuto nell'allontanare questa minaccia. Immaginate la mia gioia quando ho scoperto che il marito di uno dei biologi dell'Istituto era membro di uno dei più importanti organismi investigativi della Terra. Naturalmente ho fatto di tutto per essere ospitato a casa vostra in modo da poter discorrere con voi privatamente, convincervi della terribile verità e utilizzare la vostra posizione per avere aiuto nella lotta contro i parassiti.
"Tutto questo, ormai, è irrealizzabile. Non posso rimproverarvi: essendo voi terrestri, non si può pretendere che comprendiate la psicologia del mio popolo. Tuttavia, dovete capire questo: io non posso avere più rapporti con nessuno di voi. Non posso neppure sopportare l'idea di restare più a lungo sulla Terra."
Drake disse: - Allora soltanto lei, di tutta la sua gente, sa queste cose.
- Io solo.
Drake gli porse il cilindretto di cianuro.
- Eccole il cianuro, dottor Tholan.
L'Hawkinsita afferrò il cilindro. Le sue dita flessibili manipolarono con delicatezza il tubo e la valvola ad ago. In dieci secondi aveva già rimesso a posto l'apparecchio e inspirava il gas a lunghe boccate.
Il suo sguardo tornò in breve chiaro e vivace.
Drake aspettò che il respiro della creatura fosse di nuovo regolare e quindi, senza che un muscolo della sua faccia si muovesse, alzò l'arma e sparò.
Rosa strillò. L'Hawkinsita restò in piedi: i quattro arti inferiori non si piegarono, ma la testa dondolò e dalla piega della bocca improvvisamente diventata flaccida il tubo del cianuro scivolò a terra.
Drake tappò per la seconda volta la valvola ad ago, poi gettò via il cilindro e restò immobile fissando cupamente la creatura morta.
Nessun segno esteriore rivelava che Tholan era stato ucciso. La pallottola della pistola automatica, più sottile dello spillo che dava il nome all'arma, era penetrata nel corpo facilmente e senza rumore, esplodendo con effetti devastanti nella cavità addominale.
Rosa, sempre strillando, fuggì dalla stanza.
Drake la inseguì afferrandola per un braccio. E la donna, scoppiando in singhiozzi, balbettò: - Lasciami andare, voglio andar via, voglio andarmene.
- Ti avevo detto di non impicciarti nel mio lavoro - gridò Drake. - Hai sentito cosa aveva detto Tholan? Credi che avrei dovuto permettergli di tornare nel suo mondo a diffondere quelle menzogne? Cosa credi che sarebbe successo allora? Riesci a immaginare gli orrori di una guerra interstellare? Loro avrebbero pensato che era necessario ucciderci tutti per fermare l'epidemia.
Con uno sforzo sovrumano Rosa s'irrigidì e fisso dritto negli occhi suo marito.
- Il dottor Tholan non ha detto bugie né ha fatto errori, Drake.
- Oh, andiamo, hai bisogno di dormire.
- No, Drake. So che quello che ha detto è vero perché la Polizia conosce già quelle teorie e sa anche che sono vere.
- Come fai a dire una simile assurdità?
- Perché tu stesso mi hai messo due volte sulla buona strada.
Drake le disse di sedersi. Rosa ubbidì e lui la fissò con curiosità.
- Mi sono tradito due volte, è così? - Sedette in poltrona accavallando le gambe. - Be', perché non mi parli dei tuoi metodi investigativi?
Rosa vedeva, da dove era seduta, l'orologio elettrico sulla parete della cucina segnare le due dopo mezzanotte: Harg Tholan era entrato in quella casa trentacinque ore prima; e ora giaceva assassinato nella stanza degli ospiti.
Rosa disse: - Sei diventato pallido come un morto quando Tholan si è rivolto a me dicendo che ero un'ospite deliziosa. La parola ospite ha anche un altro significato, Drake, tu lo sai bene: indica anche colui che alberga un parassita.
- E uno - disse Drake. - La seconda qual è?
- Tu cosa hai detto prima che Tholan entrasse in casa nostra? Erano ore che cercavo di ricordarmi di che si trattasse, ma adesso ci sono riuscita. Ti ricordi, Drake? Dicevi che doveva essere spiacevole per gli Hawkinsiti mescolarsi agli uomini, e io ti ho risposto che Harg Tholan era un medico e ti ho chiesto se credevi che i medici umani si divertissero ad andare nelle regioni tropicali a farsi mangiare da zanzare infette. Ti ricordi come questo ti ha sconvolto?
Drake dette in una secca risata.
- Non credevo di essere così trasparente. Le zanzare ospitano i parassiti della malaria e della febbre gialla - sospirò. - Ho fatto del mio meglio per lasciarti fuori da tutta questa faccenda, Rosa. Ma ormai non mi resta che dirti la verità. Debbo farlo perché solo la verità - o la morte - potrebbe calmarti. E io non voglio ucciderti.
Rosa spalancò gli occhi, tirandosi indietro con uno scatto. Drake continuò: - La Commissione conosce la verità, è vero. Ma non ci serve a niente conoscerla. La sola cosa che possiamo fare è impedire agli altri mondi di conoscerla.
- Ma è impossibile! La verità non si può nascondere all'infinito. Hai ucciso Tholan; ma un altro extraterrestre rifarà la sua stessa scoperta, e così via. Non puoi ucciderli tutti.
- Sappiamo anche questo - ammise Drake - ma non abbiamo scelta.
- Perché? - grida Rosa. - Harg Tholan vi ha dato la soluzione. Non ha fatto minacce né ha parlato di guerre fra i mondi. Ha semplicemente suggerito di unire la nostra alle loro intelligenze per spazzare via i parassiti. E noi possiamo, possiamo farlo! Se insieme agli altri, noi...
- Vuoi dire che avremmo dovuto fidarci di lui? Lui parlava forse per il suo governo? O in nome delle altre razze?
- Ma possiamo rifiutarci di correre il rischio? - insisté Rosa.
- No, Rosa, tu non capisci. - Allungò un braccio e strinse fra le proprie la mano gelida di lei che non oppose resistenza. - Ascolta, Rosa. Harg Tholan aveva ragione. L'uomo e i suoi preistorici antenati hanno vissuto per un tempo enorme con questo pseudo-gene in corpo, certamente per un periodo assai più lungo di quello trascorso da quando noi siamo diventati "Homo sapiens". In questo frattempo, non soltanto ci siamo assuefatti al parassita, ma ne siamo divenuti dipendenti. Non è più un caso di parassitismo, è un caso di mutua cooperazione.
Rosa ritirò la mano.
- Di cosa stai parlando?
- Noi abbiamo un nostro morbo, non è vero? è un morbo esattamente inverso a quello degli Hawkinsiti, quello di una crescita disordinata: il cancro. Ne abbiamo parlato mettendolo a confronto con la Morte per Inibizione. Ebbene, qual è la causa del cancro? Malgrado gli studi e le ricerche dei biologi, dei chimici, dei fisiologi e di tutti gli altri, quale risultato abbiamo ottenuto? E perché? Puoi rispondermi ora?
Rosa aggrottò le sopracciglia. Disse lentamente: - No. Ma non riesco a capirti.
- Ammettiamo pure che, liberatici dal parassita, si riesca a conquistare il privilegio di crescere e di vivere eternamente (o perlomeno fino a quando non fossimo stanchi di diventare troppo grandi o di vivere troppo a lungo e preferissimo morire volontariamente)! Ma quanti milioni di anni sono trascorsi dai tempi in cui il corpo umano aveva la possibilità di crescere in questo modo indefinito? E può oggi riprendere a farlo? La chimica del nostro organismo è adatta a una simile cosa? Il nostro corpo possiede gli enzimi necessari?
"Se per qualche motivo questo pseudo-gene, come Harg Tholan lo chiamava, abbandonasse l'organismo umano, oppure se il legame che lo unisce alla mente umana fosse rotto, subentrerebbe la crescita, è vero; ma non una crescita ordinata, bensì la crescita che noi chiamiamo cancro.
"Questo è il punto, Rosa. Non c'è mezzo di liberarsi del parassita. Siamo legati l'uno all'altro per l'eternità. Perciò, per liberarsi della loro Morte per Inibizione, gli esseri extraterrestri dovranno prima distruggere tutta la vita vertebrata sulla Terra. Non hanno altra soluzione, e quindi noi dobbiamo far di tutto per nascondere loro questa verità. Capisci, ora?"
Rosa si alzò in piedi. Aveva le labbra aride e non riusciva a parlare.
- Capisco, Drake - fece una pausa, poi aggiunse: - Ed ora dovrai portarlo via.
- Si, ho già preso accordi. È molto tardi e riuscirò a portare il corpo fuori dell'appartamento senza che nessuno se ne accorga. Da questo momento in poi - aggiunse - non so quando potrò tornare.
Rosa disse ancora: - Capisco, Drake.
Harg Tholan era pesante. Drake dovette trascinarlo per l'appartamento. Rosa voltò lo sguardo altrove finché non udì sbattere l'uscio di casa. Allora sussurrò ancora a se stessa: - Capisco, Drake.
Erano le tre di notte. Era passata quasi un'ora da quando Drake era uscito trascinandosi dietro quel cadavere. Rosa non sapeva dove fosse andato, cosa avesse intenzione di fare...
Non aveva sonno, né voglia di muoversi. Ma la sua mente lavorava febbrilmente.
Pseudo-geni!
Era solo una coincidenza oppure una curiosa reminiscenza della specie, un ricordo che sprofondava nei millenni, a tenere ancora in vita quei vecchi, strani miti sugli albori dell'umanità? Le leggende dell'età dell'oro, il Giardino dell'Eden in cui l'Uomo aveva goduto della vita eterna finché non aveva perduto il bene prezioso...
Ma, nonostante i suoi sforzi, la mente di Rosa tornava a occuparsi di Drake. Si ribellava, ripeteva a se stesa i nomi degli oggetti che si trovavano nella stanza, urlava "no, no, no!". Ma il pensiero di Drake tornava, insisteva a tornare.
Le aveva mentito. La storia che le aveva raccontato era forse plausibile per un profano. Ma Drake non era un biologo.
Il cancro non poteva essere una malattia imputabile a una perduta capacità di crescita regolare. Il cancro colpisce i bambini nell'età dello sviluppo; può colpire anche i tessuti dell'embrione. Colpisce i pesci che, come gli esseri extraterrestri, non cessano mai di crescere durante la loro vita e muoiono soltanto di malattia o per incidente.
Colpisce le piante, di cui si può dire altrettanto.
Il cancro non aveva nulla a che fare con la presenza o l'assenza di una crescita regolare. Era il morbo universale della vita, da cui nessun tessuto di nessun organismo multicellulare andava immune.
Drake non avrebbe dovuto mentirle, pensò Rosa. E decise che avrebbe raccontato tutto a quelli dell'istituto. Il parassita poteva essere vinto! La sua scoperta non avrebbe affatto provocato il cancro. Ma chi le avrebbe creduto?
Si coprì gli occhi con le mani massaggiandosi lentamente le sopracciglia. I giovani che sparivano erano, generalmente, sposati da meno di un anno. Qualunque fosse il processo di ringiovanimento fra i caratteri ereditari degli pseudo-geni, dovevano implicare una stretta relazione con un altro carattere, come nel caso di fusione tra i protozoi.
Questo era dunque il modo in cui gli pseudo-geni spargevano l'infezione: attraverso la formazione dei gameti e la loro successiva fecondazione, una mescolanza di carattere ereditario.
Drake doveva essere stato sul Pianeta di Hawkins. Sapeva troppe cose sugli Hawkinsiti per non essere stato sul loro mondo almeno una volta.
Rosa sentiva il proprio cervello lavorare febbrilmente. Presto sarebbero venuti a cercarla. Le avrebbero chiesto: "Dov'è Harg Tholan?". E lei avrebbe risposto: "Con mio marito". Ma quelli di certo le avrebbero allora chiesto: "Dov'è suo marito?", perché anche Drake era scomparso.
Finalmente capiva: Drake non aveva più bisogno di lei. Non sarebbe tornato mai più. E loro non l'avrebbero trovato mai, perché era fuggito nello spazio. E lei sarebbe andata a denunciarli entrambi. Drake Smollett e Harg Tholan, all'Ufficio Dispersi. Aveva voglia di piangere, ma non poteva.
E allora, improvvisamente, cominciò a sogghignare. Non riusciva a fermarsi.
In fin dei conti, era una cosa davvero buffa. Aveva cercato risposta a un mucchio di domande e l'aveva trovata per tutte. Aveva perfino trovato la risposta alla domanda che sembrava non avesse alcuna relazione con quell'argomento.
Finalmente capiva perché Drake l'aveva sposata.
Titolo originale: Hostess
Prima edizione: Galaxy, maggio 1951 Traduzione di Hilia Brinis