Per

Henny Delgado

Pelikaanallé 24

Grothenburg

Gobshejm, 2 febbraio

Cara Henny,

ti ringrazio della tua lunga lettera. Sì, ci stiamo proprio avvicinando a grandi passi al D-Day (D-Night? D-Morning?). Come te, anch’io sono molto emozionata, ma al tempo stesso anche molto tranquilla. Forse dipende dal fatto che non ho lo stesso coinvolgimento sentimentale che hai tu, Henny. Io porto solo a termine un incarico, faccio un favore a una buona amica e ricevo pure un compenso per questo. Niente di più. Dobbiamo tenere presente che ogni giorno in Europa vengono uccise migliaia di persone, e David sarà una minuscola porzione di quella statistica.

Eppure dobbiamo procedere con la massima cura, perciò grazie di tutte le informazioni importanti che mi hai fornito, Henny. Per come la vedo, ho un buon numero di alternative fra cui scegliere; andrò ad Amsterdam nel pomeriggio di giovedì (fortunatamente venerdì non ho lezione, la famiglia Barth è già stata avvertita e si prenderà cura volentieri dei cani; sono soprattutto le loro figlie adolescenti a essere innamorate di Wagner e Bartok), per cui non solo avrò il tempo di verificare la situazione, ma anche di essere sul posto quando lui arriverà in stazione. Ho prenotato una stanza in un albergo vicino a Leidse Plein, dove sono già stata una volta; si trova a non più di duecento metri dal Figaro, ho controllato su una cartina.

Neanch’io conosco il Frankeinstitutet; ci sono stata per un corso, dieci o forse dodici anni fa. È in qualche modo collegato all’università, se non ricordo male.

Per quanto riguarda l’idea della falsa rapina, sono d’accordo con te. Naturalmente dobbiamo rendere le cose il più possibile credibili agli occhi della polizia. Come facciamo, vuoi che ti restituisca il portafogli e il Rolex, oppure è più sicuro che me ne sbarazzi? È curioso, ma anche mio marito aveva un Rolex (su cui quell’avido di suo figlio per qualche motivo imperscrutabile non ha avanzato pretese!), e io non me ne farei nulla di due.

La cosa più divertente, però, è stata riflettere su questa faccenda dei codici. Senza dubbio ce ne vogliono tre, proprio come suggerisci tu, e penso che sia stato generoso da parte tua lasciare a me la scelta. Quindi, eccoli qui:

Se David è morto e tutto è okay: Buongiorno George, sono la zia Beatrice. Volevo solo informarti che i malvoni neri sono stati ordinati e pagati e arriveranno martedì. Non serve che mi telefoni, è una spesa inutile! (Qualcuno che ha sbagliato numero, come accade spesso.)

Se qualcosa va storto, ma non occorre che mi contatti: Ciao, tesoro! Sono Maud. Farò un po’ tardi, ma possiamo senz’altro uscire a mangiare un boccone quando arriverò a casa. Baci baci!

Se devi richiamarmi: Buongiorno! Questo è un messaggio dell’ufficio del Fisco. La preghiamo di contattare il sovrintendente Hilmer al numero 1716 646 960. Grazie!

Ingegnoso, non trovi, Henny? E poi devi avere anche il mio numero di cellulare: basta invertire quello del sovrintendente Hilmer, 069 646 6171!

Bene, cara Henny, penso sia tutto. Fra undici giorni mi metterò in macchina e farò rotta su Amsterdam. Forse faremo in tempo a scambiarci qualche parola per lettera prima di allora, o almeno lo spero, ma mi pare che non ci siano altri dettagli da discutere. Sono convinta che andrà tutto liscio come l’olio e che, come ti auguravi in una lettera precedente, tuo marito sarà sottoterra prima di Pasqua.

E, stavo quasi per dimenticarmene, grazie del versamento! In realtà ho bisogno solo di ottantamila euro circa per sistemare la questione della casa, ma il resto della somma tornerà utile quando faremo quel viaggio in autunno. O no, Henny? Non puoi immaginare con quanto piacere guardi a tale prospettiva.

Spero inoltre che non prenderai l’influenza; qui a Gobshejm l’epidemia non è ancora scoppiata quest’anno, ma è impossibile essere certi di evitarla.

La tua fedele amica,

Agnes

P.S. Le lettere, certo! Temo che dovremo fare come dici tu. Bruciarle. Ma possiamo senz’altro aspettare fino all’ultimo, non pensi? A me piace così tanto tornare a leggere tutto quello che hai scritto.

A.