Per

Agnes R.

Villa Guarda

Gobshejm

Grothenburg, 12 ottobre

Cara Agnes,

grazie della tua lettera, che ho letto con grande interesse. Mi fa piacere sapere che sei soddisfatta del tuo lavoro e anche che sembri aver preso serenamente la perdita di tuo marito. So bene che ai tempi riuscivi sempre a mantenere la mente fredda, senza farti attirare nei gorghi dell’emotività, e sembra che tu abbia mantenuto queste qualità positive. Non saprei con esattezza fino a che punto io sia cambiata in questi anni, ma a volte m’illudo di essere la stessa persona che ero a dodici, quindici o diciotto anni. Se col tempo arriveremo tanto in là da incontrarci di nuovo, non avrai difficoltà a stabilire se io abbia torto o ragione su questo punto. E allo stesso modo credo che anch’io scoprirei la stessa ragazzina in te, non è vero, Agnes?

Ma non voglio vederti di persona, amica cara, non ancora, e per spiegarti come mai devo affrontare l’argomento che mi ha offerto il motivo di cominciare questo scambio epistolare – motivo che adesso è ancora più forte. Mi hai esortata a non nascondertelo inutilmente, ma anzi, a venire al più presto al nocciolo, per cui ora mi farò coraggio e prenderò due respiri profondi. Spero solo che tu non rimanga sconvolta e scandalizzata, ma è un rischio che devo correre. È inevitabile.

Come ti ho già accennato, si tratta di David. Sai che siamo sposati da quasi diciotto anni, ormai. Chiese la mia mano solo qualche settimana dopo il Re Lear, ci fidanzammo in giugno e a novembre dello stesso anno ci sposammo; sì, queste sono cose che non puoi non sapere. E abbiamo passato molti anni felici insieme, David e io; se mi guardo indietro, capisco che è stato così… almeno i primi dieci anni. So bene, e non c’è bisogno che lo neghi, cara Agnes, che a volte hai pensato che io fossi una persona straordinariamente ingenua e infantile; ricordo ancora molti dei nostri discorsi e le divergenze d’opinioni, e che non hai mai creduto nella provvidenza e negli influssi positivi nella vita come invece facevo io. Sei sempre stata convinta che possiamo solo fare del nostro meglio e accettare le conseguenze delle nostre azioni, quali che siano.

Pensavi che dovremmo aver fiducia nel bene. David e io parlavamo molto di queste cose nei primissimi tempi, e quando ci giurammo eterna fedeltà, non erano solo parole vuote e rituali annacquati. Dicevamo sul serio; decidemmo di vivere insieme, con i nostri futuri figli, per tutta la vita; l’amore non può essere condizionato né dagli eventi né dal tempo. Così facile, e così difficile.

Ma ora è successo. Per via di circostanze su cui non occorre che mi dilunghi qui, so che David si vede con un’altra donna. Non ho idea di chi sia, e nemmeno m’importa saperlo. Ma David ha tradito me, le nostre figlie e il nostro patto d’amore, e questo non ho intenzione di accettarlo. Da quanto tempo vada avanti questa cosiddetta relazione non lo so con certezza, ma saranno almeno sei mesi, verosimilmente un anno. David sta tenendo tutto nascosto, e io lo ripago con la stessa moneta; non svelo neanche con una parola o con uno sguardo che so quello che sta facendo alle mie spalle. Non è aggredendolo o cercando di farlo ragionare – inscenando il solito, vecchio e triste spettacolo dell’uomo smascherato e della moglie offesa e tradita – che penso di affrontare il problema. Negli ultimi mesi ho esaminato tutte le soluzioni possibili e immaginabili, tenendo anzitutto ben presente il bene mio e delle ragazze e, cara Agnes, non ho il benché minimo dubbio. David deve morire.

Posso capire se a questo punto tratterrai il fiato e leggerai le ultime righe con il battito accelerato. Forse allontanerai da te questa lettera con sguardo vuoto. Scuoterai la testa e ti massaggerai la tempia destra come facevi sempre una volta, quando ti concentravi su qualcosa.

Ma non serve. Le parole sono sempre lì, e io sono irremovibile nella mia decisione. Mio marito deve morire. Non merita di continuare a vivere, e in qualunque modo tu la veda, Agnes, non ho intenzione di discutere su questo punto.

Quanto al prossimo punto, invece, puoi esprimere tutte le opinioni e i commenti che vuoi. Si dà il caso infatti che io abbia bisogno del tuo aiuto.

No, non mettere da parte la lettera, Agnes, ti prego! Fammi almeno il favore di leggerla fino in fondo. A prescindere dalla tua reazione, farò in modo che David muoia in un futuro non troppo lontano. In un modo o nell’altro. Qualche anno fa ho letto un giallo, non ricordo il nome dell’autore, ma credo fosse americano. Parlava di due estranei che si incontrano su un treno e, quando cominciano a chiacchierare, scoprono che avrebbero molto da guadagnare dalla morte di una persona a loro vicina. Ognuno dei due. Ma togliere di mezzo il parente in questione non è così semplice, poiché entrambi verrebbero subito sospettati. Così hanno un’idea: potrebbero scambiarsi le vittime. Criss-cross, lo chiamano. A si fa carico di uccidere la moglie di B, e B toglierà la vita al parente ricco di A.

Mi segui, Agnes? Quando ho cominciato a riflettere sul tradimento di David e l’ho collegato all’idea del criss-cross, mi sei venuta in mente tu. È vero che non potrei mai darti lo stesso aiuto (suppongo), ma lo scopo è che David venga ucciso da qualcuno che non faccia parte della mia cerchia di conoscenze, mentre io mi trovo altrove e posso contare su un alibi di ferro. Tutto qui. E ti prometto che pagherò una somma adeguata per il tuo intervento. Nella tua ultima lettera dicevi di essere un po’ in difficoltà a rimanere nella casa di Erich. Credimi, Agnes, centomila euro non sono un problema per me, e se dovessi aver bisogno di una somma maggiore, possiamo sempre discuterne.

Mi accorgo che sto diventando di nuovo prolissa; senza dubbio avrai già capito dove voglio arrivare. Non ho ancora riflettuto su come agire e cose del genere – ogni cosa a suo tempo, penso – ma, come puoi capire, aspetto la tua risposta con un certo sfarfallio nello stomaco. Ti esorto a prenderti un paio di giorni per valutare la mia offerta, e se mi darai un primo riscontro positivo, come mi auguro con tutto il cuore, non significa che non potrai cambiare idea più avanti. Niente affatto. L’unica cosa che desidero per il momento è che tu sia disposta ad affrontare il discorso. In via ipotetica e senza pregiudizi.

Per cui, cara Agnes, pensaci bene e poi fammi sapere. Indipendentemente da quale sarà la tua posizione, sono e rimango

La tua fedele amica,

Henny