5.
Non ci fu bisogno di troppe parole. Bastarono uno sguardo e la stretta di mano con la quale il mucchio d’ossa che era stato l’inventore di Mk-ultra lo accolse dal suo letto di morte, al Jewish Center di Manhattan. Kirk era il padre. Jay il figliol prodigo col capo cosparso di cenere. Jay prese il memorandum e assicurò al suo mentore che avrebbe saputo farne buon uso. Kirk si sfilò la maschera di ossigeno e gli fece cenno di avvicinarsi. Il suo respiro era aspro, il suo alito di moribondo acre e zuccherino.
– C’era un volta un gran re di nome Indra. Per rendere la sua città immensa e gloriosa, Indra incaricò Visvakarman, il dio delle arti e dei mestieri, di erigere il piú splendido palazzo di tutti i tempi. Il dio si mise all’opera, ma Indra si faceva giorno dopo giorno piú esigente. Visvakarman non sapeva che pesci pigliare, e si rivolse a Brahma, il creatore del mondo. Brahma si rivolse a Vishnu, il reggitore delle cose, e Vishnu, con un cenno del capo, gli disse che avrebbe provveduto. La mattina seguente si presentò al palazzo di Indra un brahmano, un fanciullo di splendente bellezza, assai saggio. Indra lo ricevette nella sua sala piú maestosa. Il fanciullo gli disse che aveva sentito parlare di lui e del suo desiderio di costruire un palazzo senza eguali. E gli chiese quanto tempo ancora gli occorresse per completare la costruzione e liberare Visvakarman, e lo chiedeva, spiegò, perché nessun Indra prima di lui aveva avuto una dimora cosí magnificente. Indra, un po’ sorpreso e un po’ ironico, gli chiese quanti Indra avesse mai potuto conoscere un fanciullo in cosí tenera età. Il giovane brahmano rispose che ne aveva conosciuti tanti, e che aveva assistito alla distruzione dell’universo e che aveva visto morire ogni cosa al termine di ogni ciclo. «Chi enumererà le epoche del mondo che passano succedendosi l’una all’altra? Chi conterà gli universi trascorsi e le nuove creazioni sorte dall’abisso? Quanto agli universi che in un qualsiasi momento esistono fianco a fianco, ognuno dei quali contiene un Brahma e un Indra, chi mai potrà calcolarne il numero?» Mentre il re, che cominciava a capire, lo ascoltava con un principio di timore, entrò nella sala una lunga teoria di formiche. Il fanciullo sorrise e disse che ognuna di quelle formiche era stata un tempo un re degli dei, ma che poi ogni re era morto e si era reincarnato in una formica. Perciò oggi tu sei Indra e domani sarai una formica. Perché ogni mortale e ogni dio nasce, vive, muore, si corrompe e rinasce…
– Bello, dottore. Ma non si affatichi!
– Ma non capisci! – Kirk strinse la mano di Jay, facendo appello alle sue ultime forze. – Stagg è Indra, Senn è Indra, l’America è Indra. Oggi è Indra. Domani sarà formica. Non fidarti di loro. Lavora per loro, ma anche contro di loro. Domani saranno formiche, ricordalo!
Kirk fece segno a Jay di rimettergli la maschera e si schiantò sui cuscini. Sudava. Sudava e soffriva. Soffriva maledettamente.
Jay estrasse dalla tasca la boccetta con le ultime dosi di Kaos.
– Si fida di me, dottore?
Kirk comprese. O forse accettò l’inevitabile. Accennò di sí. Jay gli fece inghiottire due pillole.
Una dolce serenità cancellò il dolore. Lo sguardo di Kirk tornò per un istante limpido.
Jay gli prese la mano e mormorò:
– Libero e lieve, lasciati andare, padre. Avanti e in alto. Va’ avanti, in alto, verso la luce…
E lasciò la mano di Kirk solo quando la luce lo ebbe fatto suo.