7.

Il primo pensiero di Jay fu di presentarsi ai poliziotti. Ma fra la gente che stazionava nei paraggi individuò una faccia nota. Era uno dei ragazzi che frequentavano la Base, la sede di Mk-ultra in America. Un uomo di Garreth Senn. Ripensò alle parole di Kirk, e capí che stavolta era veramente finito nei guai. Si allontanò, confondendosi nella folla, e si precipitò a casa di Brandon. Il suo amico era sconvolto. La polizia era appena andata via, dopo una minuziosa perquisizione. Cercavano Jay. Un sergente, con cui Brandon aveva parlato, gli aveva raccontato che, secondo le prime ricostruzioni, in preda allo sballo Jay aveva dato fuoco alla casa, uccidendo le ragazze.

– Ma è assurdo! Ero a Reading, con Jerry Brown! Lui potrà confermarlo.

Jerry Brown non confermò. Ai poliziotti che lo interrogavano raccontò che a Reading c’era andato da solo, perché quando era passato a prenderlo Jay gli aveva detto di aver cambiato idea, che sarebbe rimasto a casa con le ragazze. Per colmo di sfortuna, mentre Jerry, dietro versamento di altre cinquanta sterline, convinceva l’agricoltore a consegnargli a domicilio il carico, Jay se ne era rimasto in macchina, a fare progetti per il futuro. Il testimone, dunque, non lo aveva visto, e neanche lui avrebbe potuto confermare la versione di Jay. Quanto a Jerry, beh, avrà pensato che, tolto di mezzo Jay, sarebbe diventato il monopolista delle «pillole di Dio».

Da casa di Brandon chiamò Kirk. E seppe tutta la storia.

La telefonata a cui non aveva risposto quella mattina era di Kirk. Il dottore aveva saputo che Senn, furioso per la fuga di Jay, aveva mandato a Londra due ragazzi per fargli la pelle. L’ordine era di simulare un incidente. Quei due avevano silenziosamente dato fuoco alla casa, convinti che Jay si trovasse dentro. E avevano ucciso Flo e May.

La mattina dopo, su tutti i giornali campeggiava la sua fotografia, e i titoli dicevano, piú o meno: spacciatore americano, in preda alle allucinazioni, dà fuoco alla sua casa e uccide due ragazze. La polizia è sulle tracce di Jay Dark…

Brandon lo accompagnò in una sua proprietà a Penzance, in Cornovaglia. Jay aveva i capelli rasati a zero, un migliaio di sterline e la morte nel cuore. Brandon era pieno di dubbi.

– Ma perché ce l’hanno tanto con te? Chi è questo dottor Kirk? Perché non me ne hai mai parlato?

– Mi stanno dietro sin dai tempi di Harvard, Brandon. Sono i fascisti. I nostri nemici. Non sopportano ciò che stiamo facendo…

Era una spiegazione debole, confusa, del tutto ideologica. Brandon gli credette perché voleva credergli. Perché aveva conosciuto il Jay Dark dispensatore di felicità e non voleva nemmeno prendere in considerazione l’idea che fosse qualcosa di diverso. Un altro non avrebbe rischiato tanto, e lo avrebbe consegnato immediatamente agli sbirri. E in altri tempi e in altre circostanze, forse lo stesso Brandon si sarebbe comportato diversamente.

Ma quelli erano i tempi, quelle le circostanze, e quello era Brandon.

Nei due mesi che seguirono, Jay imparò ad amare la Cornovaglia. La gente era discreta, taciturna, e si faceva gli affari propri. Brandon aveva sparso la voce che ospitava uno scrittore in cerca di ispirazione, e tanto bastava alla brava gente del posto per concedergli, al piú, un sorriso o un cenno del capo, nelle rare volte in cui faceva la sua comparsa nella cittadina. Dai notiziari Jay apprese che, dopo una lunga battaglia, l’Lsd era stato messo fuorilegge in America. Il che significava, piú o meno, in tutto il mondo. Gli adepti avevano festeggiato con un mega-trip di massa. I Grateful Dead si erano esibiti in un rito orgiastico di dolore e speranza.

Jay faceva lunghe passeggiate sui promontori battuti dal vento, aspirava l’odore penetrante del mare, cercava di leggere, inutilmente, dentro sé stesso. Si era acceso e sintonizzato, era riuscito a perdersi, ma non a ritrovarsi. E piú il tempo passava, piú si convinceva che quel momento di perfetta comunione era stato effimero e illusorio. Gli risuonavano nella testa le parole di Kirk: «Tu non sarai mai come loro, mai. Alcuni cambiano per non cambiare. Supererai tutto con leggerezza, ogni ostacolo e ogni tentazione, e alla fine tornerai a essere quello che sei sempre stato e sempre sarai: un agente del caos».

Brandon venne a trovarlo. Con una notizia e un barattolo con ventisei «pillole di Dio».

– Jerry Brown è morto. Overdose. Questo è tutto ciò che si è salvato.

Jerry Brown era morto, e con lui la formula della «pillola». Jerry Brown, che avrebbe potuto salvarlo e non era riuscito a salvare sé stesso.

Brandon disse che il nome «pillola di Dio» non gli era mai andato giú.

– Dio non venderebbe droga, ti pare? Semmai, la donerebbe.

– Hai ragione. Chiamiamola Kaos.

– Kaos? Mi piace!

Presero ciascuno la propria pasticca, e brindarono alla memoria di Jerry Brown. Un figlio di puttana, ma un figlio di puttana geniale.

Brandon si stese sulla nuda terra e cominciò a viaggiare fra le costellazioni. La sua voce calma e sognante faceva da contrappunto all’eco impetuoso della risacca.

Jay non provò nessuna sensazione.

Prese un’altra pillola.

E non provò ancora niente.

Il breve varco si era richiuso. I recettori avevano ripreso il sopravvento. Il dono rivendicava il suo primato.

Qualche giorno dopo, Jay ricevette una visita inattesa. Il senatore Stagg.

– Vengo in pace, Dark, – disse.

E gli tese la mano.