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IL DNA PARLA ANCORA
Il buio mi avvolse con un manto nero. Io mi voltai un attimo verso la luce e vidi che la signora Dorothea e Sebastiano stavano entrambi sorridendo. Ed era un sorriso pieno di fiducia, di amore per l’avventura e di amicizia.
Una lacrima, che tenni nascosta nel buio, mi bagnò la guancia. Una goccia di acqua salata che mi fece camminare con ancora più slancio verso il centro della grotta. Passo dopo passo, la spada di luce proveniente dalla torcia di Sebastiano spazzava via il nero profondo che ricopriva l’antro fatto di rocce e di sassi. Dopo poco mi trovai nel bel mezzo della camera segreta, quella in cui i minerali inviano barlumi di luce azzurra e le cose invisibili diventano visibili e quelle senza parole raccontano storie.
Respirai profondamente l’aria immobile e attesi. Quanto? Forse un minuto, forse cinque, magari più di un’ora. Immerso in quella sorta di cielo sotterraneo illuminato da minerali che sembravano lucciole, persi completamente la cognizione del tempo. So solo che, a un certo punto, da ogni mia cellula uscì una voce. All’inizio erano sibili confusi e disordinati che poi, uno dopo l’altro, si unirono formando un unico coro ben coordinato: era la voce del DNA. La molecola che da milioni di anni passa di corpo in corpo e raccoglie le storie di ognuno di noi.
Siete curiosi di sapere cosa mi ha detto? Allora fate come ho fatto io nella grotta: mettetevi comodi (io mi sedetti sopra una roccia) e lasciate che il placido fiume delle sue parole scorra tranquillo.
– Ciao, Tommaso, finalmente ti fai vedere. Sai, sono ormai diversi anni che cerco di mettermi in contatto con te, ma ci sono riuscito solo in parte. La mia voce risuona cristallina all’interno di questa grotta, però, fuori da qui, si riduce a un bisbiglio appena percettibile.
Eppure, anche se non possiedo parole, ho un immenso potere su di te e su tutti gli organismi viventi. Tu sei fatto così perché io ti ho fatto così.
Mi rendo conto che la frase sembra davvero presuntuosa, quindi permettimi di spiegarti meglio come sono fatto e come funziono.
Io sono una molecola sottilissima arrotolata all’interno di ogni tua cellula. Anzi, per la precisione, io risiedo dentro ogni tuo nucleo cellulare. Se un singolo filamento venisse srotolato, sarei lungo circa due metri. Unendo tutti i fili di tutte le centomila miliardi di cellule del tuo corpo, la lunghezza raggiunta sarebbe di centotrenta miliardi di chilometri, ovvero circa novecento volte la distanza Terra-Sole.
Un numero da capogiro per un’unica azione: raccontare storie.
E io sono così lungo perché, per “costruirti”, ne ho raccolte milioni e milioni. Tu infatti sei l’effetto di una vicenda incredibilmente lunga e custodita dentro di me. Ma come si fa a passare da un filo, seppur lungo, a un organismo complesso come te?
Io funziono in un modo molto simile a un libro. Prendiamo come esempio un romanzo: le vicende vengono raccontate grazie alle lettere che si uniscono in parole, le quali, a loro volta, compongono le frasi che confluiscono in capitoli e che fanno emergere, pagina dopo pagina, la storia stessa.
Ecco, io funziono in modo simile: al posto delle lettere ho dei nucleotidi, molecole che si accoppiano secondo una determinata e ordinata sequenza, e invece delle parole ho i geni, pezzetti di DNA formati da più nucleotidi.
Un singolo gene viene tradotto, attraverso un processo che prende il nome di sintesi proteica, in una proteina, la molecola che, unendosi con le altre, forma le frasi che ti compongono.
I tuoi muscoli sono costituiti da proteine, i tuoi capelli contengono proteine, nel tuo sangue scorrono proteine e così via: tutto il tuo corpo contiene queste preziose molecole. Ma non solo. I processi chimici, come la digestione e la respirazione, vengono regolati da speciali proteine chiamate enzimi.
Insomma, queste molecole, messe insieme, fanno di te quello che sei. Sono loro le frasi che si uniscono per raccontare una storia millenaria: la tua.
E visto che l’ordine dei nucleotidi, proprio come le parole in un libro, varia al variare della vicenda che si vuole raccontare, e che le proteine sono lo specchio di queste lettere, ecco che il DNA contenuto dentro di te forma un “Tommaso” mentre quello, che ne so, conservato dentro le cellule della primula fa sbocciare, indovina un po’, una “primula” e così via.
Tu sei l’ultimo della fila dell’immensa moltitudine dei tuoi avi. Un essere vivente formato dall’assembramento di milioni di pezzetti di DNA e che fanno di te un individuo originale che ancora non è stato visto in tutta la storia della vita.
Ed è una storia caratterizzata da una vera esplosione di diversità: ogni sorta di pianta, animali, funghi, oltre al mondo piccolissimo formato dai batteri, dai procarioti e dai virus.
Non solo: la vita attuale rappresenta l’uno per cento di quella che è apparsa sulla Terra. Il novantanove per cento, infatti, si è estinto non avendo superato il difficile esame della selezione naturale.
Ora ti starai chiedendo: da dove si origina tutta questa diversificazione di vita?
Un elemento te l’ho già fornito: grazie alla sessualità, il DNA contenuto dentro ogni organismo è il frutto di una miscela tra due corpi e quindi del tutto originale.
Ma c’è un altro fattore che ha permesso questa costellazione di vita: i miei errori. E ti assicuro che non sono pochi!
D’altra parte ti ricordo che sono formato da circa 3,2 miliardi di nucleotidi tutti allineati in un filo lungo due metri e talmente sottile da essere visibile solo al microscopio elettronico. E dato che io risiedo in ogni cellula, questo filo viene continuamente sdoppiato. Non è finita qui: io non sto fermo un attimo e sono sempre in attività per sintetizzare proteine.
Quindi è facile capire che gli errori, dovuti al mio continuo rimaneggiamento, sono numerosi. Secondo gli scienziati, essi superano le migliaia al giorno.
Come se non bastasse, agli errori di duplicazione si aggiungono quelli causati da eventi esterni, per esempio i raggi del sole. Fortunatamente il tuo corpo, come quello di tutti gli organismi viventi, ha una straordinaria capacità di autoriparazione e gli errori di duplicazione vengono, quasi tutti, aggiustati. Il sole viene tenuto a bada da una molecola, simile a una proteina, che prende il nome di melanina. Con l’avanzare dell’età, però, questa sorta di officina meccanica perde efficacia; gli errori si moltiplicano e il corpo invecchia.
Ma non tutto il male viene per nuocere e ogni tanto qualche errore può essere utile.
Prendiamo proprio la melanina, la sostanza contenuta nella pelle e nei peli di tantissimi animali, essere umano compreso. Nella tua specie, per esempio, è la responsabile del colore della pelle: se è abbondante, la persona è scura, se al contrario è scarsa, la pelle si tinge di rosa perché si intravedono i capillari sottocutanei.
La melanina serve a proteggere la pelle dal sole non permettendo, tra le altre cose, l’insorgenza di pericolose mutazioni, cioè di errori nella mia duplicazione.
In Africa e in generale nei paesi molto caldi, la pelle delle persone è scura, e per fortuna: la protezione contro i potenti raggi del sole deve essere adeguata. Se per sbaglio le mie sequenze si scombinano e la produzione di melanina si riduce, allora sono guai, perché la pelle si brucia.
Ma, come ben sai, gli uomini sono delle creature inquiete e hanno sempre viaggiato: dal loro ambiente naturale, l’Africa, si sono spostati in tutte le direzioni del mondo. Attualmente, nonostante siano animali tropicali, essi abitano tutto il nostro pianeta, compresi i luoghi freddi e con pochissimo sole. Serve la melanina in questi luoghi poco illuminati? Ovviamente la risposta è no, anzi, è dannosa! Il sole non brucia solo la pelle, ma stimola anche la produzione di una importante vitamina: la D, sostanza connessa con la capacità di difesa dell’organismo.
E quindi se c’è poco sole e molta melanina, questo fondamentale elemento verrà sintetizzato in quantità insufficiente con delle conseguenze spiacevoli, tra cui la scarsa capacità di difendersi dalle malattie.
Hai capito dove voglio arrivare? In Africa la mutazione che porta a una minore sintesi di melanina è dannosa, mentre in Europa è utile.
Ecco perché nei luoghi con poco sole, le persone con pelle chiara crescevano più forti e con una maggior probabilità di fare figli. E visto che io passo da una generazione all’altra, va da sé che, sempre in Europa, le persone hanno, con il passare del tempo, perso una considerevole dose di melanina.
Quindi, gli europei sono bianchi perché, migliaia di anni fa, qualche loro avo lasciò l’assolata terra natia per trasferirsi qui, luogo decisamente meno assolato.
I singoli vengono forgiati dalla loro storia e dall’ambiente in cui si trovano e, visto che il mondo è vario e variegato, lo sono anche gli organismi viventi.
Un mio errore permise ad alcuni microrganismi di trasformare i raggi del sole in zuccheri generando il grande regno delle piante.
Un altro mio sbaglio ha creato un esoscheletro durissimo che protegge l’individuo anche se non gli permette di diventare grande: sto parlando degli insetti.
Quindi tu sei così perché sei il frutto di una storia, che è cambiata grazie ai miei errori e alla loro interazione con l’ambiente.
Prima di incontrare i tuoi parenti antichi come il mondo (come direbbe il tuo amico Sebastiano) devi sapere un’ultima cosa.
Quasi tutte le storie che racconto iniziano in modo semplice e poi si complicano sempre di più.
La storia dei mammiferi, per esempio, inizia con poche specie simili agli attuali opossum e finisce con tutta quella immensa costellazione di animali che tu conosci bene. La stessa cosa è successa per gli insetti e per le piante. Dal semplice al complesso.
Ma esistono anche delle storie che, pur avendo un passato diverso, sono confluite l’una nell’altra.
Ascolta per esempio il racconto delle vicende antiche dei tuoi avi… Sei pronto a conoscerli? Allora seguimi nel villaggio di Fahaanan nell’anno 7782 a.C.