Capitolo 81
La salita era ripida.
Lungo il sentiero che conduceva al castello, Pius notò alcune sagome d’uomo, posizionate su entrambi i lati, confuse fra arbusti e rocce; imbracciavano balestre cariche e seguivano il passaggio degli intrusi girando su se stesse, lentamente, come pronte a scoccare i dardi. Ma non lo fecero, e a Pius fu subito chiaro che non ne avevano l’intenzione: se avessero voluto, avrebbero potuto colpire ben prima di essere viste.
Intenzione?
Voluto?
Pius si rese conto che si trattava di parole decisamente fuori luogo: non c’era niente di umano in quelle sagome. Ciò che stava vedendo, e che di sicuro altri uomini passati incautamente da lì non avevano potuto raccontare, era prodigioso.
«Siamo sotto tiro», avvertì Cercamon, ancora vigile nonostante la sofferenza.
«Sono statue semoventi», lo rassicurò Pius, «e non sono male intenzionate».
La testa di Cercamon crollò di nuovo: era troppo incredibile per essere vero; di sicuro Pius non aveva detto “statue semoventi”, era stata la febbre a farglielo udire.
«Non avevo mai visto una cosa del genere», continuò Pius, con ammirazione, mentre passava accanto a una di quelle sagome guerriere. Adesso che le vedeva meglio poté constatare che erano fatte di rame. Sulla schiena di una di esse vide una parte del meccanismo in virtù del quale potevano scoccare i dardi, e capì che erano in grado di lanciarne molti di seguito. «Da non crederci».
«Sarà davvero il castello di Anfortas?», mormorò Cercamon.
Pius distolse lo sguardo dal balestriere meccanico e lo rivolse alla costruzione che gli stava apparendo davanti, in cima al sentiero. Sorrise. «E di chi, sennò?».