Capitolo 74

 

 

 

 

 

Il fuoco cominciava a morire. Il buio si espandeva. Pius vide Cercamon che si alzava e pensò che stesse venendo a dargli il cambio. Le fiamme e la stanchezza gli avevano prosciugato gli occhi, le palpebre si abbassavano e si alzavano procurandogli dolore. Non aveva sonno, ma il suo corpo reclamava un po’ di riposo. Si mise in piedi e si stirò, pregustando il momento in cui si sarebbe disteso per terra e avrebbe chiuso finalmente gli occhi. Sognava di sognare, però Cercamon era scomparso. Lo sentiva muoversi, lì vicino, ma non lo vedeva.

Immaginò che si fosse allontanato per espletare dei bisogni corporali, e non lo chiamò, per non svegliare Margherita e non disturbare la quiete che pervadeva il bosco. Ravvivò il fuoco, si risedette e attese.

Dopo un po’ lo sentì di nuovo camminare. «Cercamon?», chiamò. «Sei tu?».

Nessuna risposta.

Pius portò la mano alla spada.

Margherita si svegliò e volle sapere cosa stesse succedendo.

«Niente», le disse. «Nasconditi e non fare rumore».

Adesso lo sentiva correre e ansimare fra gli alberi, ma non riusciva a vederlo, malgrado fosse vestito di bianco. Poi capì che si trattava di due persone; udì i rumori e i versi inconfondibili del combattimento con la spada, gemiti, urla strozzate provenienti da gole foderate di sangue.

Il tramestio nel buio cessò di colpo.

«Cercamon!».

Perché non rispondeva, cosa stava succedendo?

«Cercamon!».

Niente.

Andò a cercarlo.

Non aveva fatto neppure dieci passi, che vide un’ombra passargli davanti, rapida. Chiunque fosse, pensò, si muoveva con la sicurezza di chi sa vedere nelle tenebre.

Lui, invece, era cieco.

Lontano dal fuoco riusciva a scorgere solo ombre più scure di altre, un ricamo confuso di fili neri su tela nera.

«Cercamon!».

Pius mosse gli occhi in modo disperato, ma non riuscì a individuarlo. Stava per tornare indietro da Margherita quando il suo piede toccò qualcosa. Lo illuminò: era Cercamon. Il suo cuore batteva ancora, ma era gravemente ferito e stava perdendo molto sangue. «Svegliati», gli disse prendendolo per le guance con una mano e scuotendogli la testa. «Devi restare sveglio».

Cercamon dischiuse un poco le ciglia e lo guardò, bisbigliò poche parole confuse, ma le palpebre gli scivolavano in basso, come su occhi oleosi.

«Parla, guardami, resta vigile».

Si strappò un lembo della veste e intanto esaminò le sue ferite: una pugnalata gli aveva aperto uno squarcio sul braccio destro. Sollevò la manica con cautela. Per quel poco che poteva vedere, sembrava un taglio profondo. Glielo fasciò stretto. «Chi è stato, cosa è successo?»

«Logran», disse digrignando i denti, «ci stava spiando».

Pius lo cercò nell’oscurità impenetrabile. Non un rumore che tradisse la sua posizione.

«Aiutami», gemette Cercamon. Voleva rimettersi in piedi.

«Sei sicuro di farcela?». Pius gli porse un braccio e lo tirò su.

«Sto bene», rispose lui.

Gli indicò il bagliore nel buio e gli consegnò la fiammella tossicchiante che aveva in mano. «Torna al fuoco. Resta vicino a Margherita».

Cercamon si mosse barcollando. Un attimo dopo si fermò e gridò: «Eccolo!».

Pius si voltò di scatto e vide l’ombra mostruosa di un uomo saltare di albero in albero: scappava, e in quel momento stava passando vicino al fuoco.

Lo inseguì, con determinazione, anche se non riusciva a vedere dove stesse posando i piedi. E lo avvistò mentre montava in sella. Margherita, che non aveva ubbidito all’ordine di nascondersi, gli era balzata sopra con un ringhio e gli stava addentando una mano. Dopo qualche istante, Pius la vide scaraventata a terra, ma capì che era riuscita a ferirlo, perché adesso Logran aveva difficoltà ad afferrare le redini per rimontare in sella.

Pius non pensò: sguainò la spada corta e la scagliò facendola roteare nella notte. La punta della lama si piantò nella coscia di Logran e fuoriuscì dall’altra parte. Margherita si rimise in piedi con uno scatto di reni e afferrò l’elsa con due mani. Gli girò la lama nella carne. Il grido di Logran riecheggiò lontano.

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