Ringraziamenti

Un primo ringraziamento va alle persone che mi hanno aiutato con le parti più difficili in assoluto di questa storia, ma che per vari motivi hanno chiesto che il loro nome non fosse pubblicato qui. Vi devo davvero tanto.

Un inchino di profonda gratitudine è rivolto anche a tutte le squadre di hockey, i dirigenti, gli arbitri e i genitori che mi hanno permesso di andare a partite e allenamenti e fare domande strampalate.

Un ringraziamento particolare al mio amico e collega Niklas Natt och Dag, alla mia editor Sofia Brattselius Thunfors, alla mia redattrice Vanja Vinter e al mio agente Tor Jonasson. Oltre alla mia famiglia siete state le quattro persone più importanti per arrivare in fondo a questo libro. Grazie per avermi sostenuto fino alla fine.

Voglio inoltre rivolgere un ringraziamento speciale alle seguenti persone, senza il cui lavoro tutto questo sarebbe rimasto solo un’idea e un mucchio di fogli: Tobias Stark, storico e ricercatore di hockey del dipartimento di Scienze motorie dell’Università Linneo; Isabel Boltenstern e Jonathan Lindquist, instancabili fonti di conoscenza e spassosi bastardi, che sono stati critici severi ma onesti anche quando questo feriva il fragile ego di uno scrittore; Erika Holst, John Lind, Johan Forsberg, Andreas Haara, Ulf Engman e Fredrik Glader, esperti di hockey enormemente generosi con il proprio tempo quando condividevo con loro riflessioni di una complicatezza assurda; Anders Dalenius, per le conversazioni istruttive su cani e fucili; Sofia B. Karlsson, per le grandi chiacchierate e le risposte geniali su sport e vita; Robert Pettersson, per il luuungo e paziente scambio di mail; Attila Terek, per la spiccata saggezza in campo chimico; Isac e Rasmus del Monkeysports di Södertälje, perché mi avete lasciato girare per il negozio un giorno intero spiegandomi le attrezzature da hockey; Lina “Lynx” Eklund e la Pancrase Gym, perché sono potuto venire in visita didattica a sentirvi parlare dell’amore per il vostro sport; Johan Zillén, perché non bisogna mai aspettare il tuo parere.

Inoltre: tutti gli esperti di legge in alcuni campi specifici, che sono spuntati lungo il percorso sottolineando dettagli e procedure formali, e tutti voi che in vari modi avete letto, riflettuto e pensato ogni volta che vi ho inviato parti del manoscritto. Siete troppi per elencarvi qui, ma spero sappiate che io so.

Grazie anche a Anna Svensson e Lina Kåberg Stene della Kult Pr, per il duro lavoro e le grasse risate nei caotici pomeriggi di autografi, e a Karin Wahlén per tutto il resto: avventure, idee, accese discussioni e lunghi giri verso dei buoni chioschi di hot-dog. Nils Olsson, per tutto il tempo e le energie che hai investito in quattro copertine di fila, la prima impressione che un libro può dare. Eric Thunfors, per aver catturato tantissimo di quello che volevo dire sul Björnstad Hockey quando mi hai fatto l’orso. La Salomonsson Agency, perché mi fate vedere il mondo. Pelle Silveby, Bengt Karlsson e Christina Thulin, perché tenete in ordine tutti i documenti. Oskar Ollerup, per la lista “alza-alza” (e le altre genialate che probabilmente ti ho rubato negli anni). Riad Haddouche, Junes Jaddid e Erik Edlund, per avermi sopportato per quasi vent’anni di amicizia.

Voglio infine ringraziare tutti alla Piratförlaget, che ha creduto nella mia idea. Soprattutto Ann-Marie Skarp, che mi ha ascoltato e si è fidata di me, Anna Hirvi Sigurdsson, che ha rivoltato tutte le parti del testo, e Mattias Boström, che ha risposto alle mie mail nel mezzo delle notti di luglio quando andavo fuori di testa.

Ma più di tutto: i miei figli. Grazie per avere aspettato mentre scrivevo. Adesso possiamo giocare a Minecraft.