LXI.
Galgenberg, 16 dicembre
Caro Mr Anstruther,
non riesco a capire. Puro senso materno, mi viene da dire. Forse la nostra concezione personale della parola «amicizia» è diversa. In essa io includo un interesse materno e sororale verso il benessere fisico, calzini asciutti, piedi caldi, pasti regolari. Non mi piace che un mio amico sia fuori casa in una notte di rigido gelo, che intraprenda un viaggio stancante, che sia deluso. E suppongo che la madre del mio amico proverebbe esattamente la stessa cosa. Dunque quel mio amico non dovrebbe scambiare quello che è spirito materno per altri meno confortevoli sentimenti. Ma sono molto occupata, oggi, e non ho tempo per decifrare la vostra lettera. Deve essere stata frutto di uno stato d’animo bizzarro.
Cordiali saluti,
Rose-Marie Schmidt
Raccontatemi di più della vostra vita a Berlino, delle persone che incontrate, delle case che frequentate, di che tipo è il vostro superiore, di come si comporta e tutto il resto. Raccontatemi di tutte queste cose invece che sommergermi con le vostre sottigliezze sentimentali. Non capisco le sottigliezze, e temo e disprezzo i sentimenti come fattore deleterio di una felicità semplice e alla buona. Tra amici non dovrebbero esistere i sentimenti. Nel momento in cui compaiono, i due cessano di essere soltanto amici. E non è forse l’amicizia il nostro più fervido desiderio?