IX.
Jena, 18 novembre
Carissimo,
penso che quella ragazza non mi piaccia affatto. La tua lettera da Clinches è appena arrivata, e credo proprio che lei non mi sia simpatica. Anzi, credo che non lo sarà mai. Peggio ancora, credo di non desiderarlo nemmeno. Perciò la tua idea che in futuro, a Londra, lei possa diventare mia amica dovrà tornarsene in uno di quegli angoli pieni di spifferi dove le idee abortive sono lasciate a tremare per l’eternità. Mi scuso se mi dimostro indipendente in modo offensivo. È solo perché so bene che non mi sentirò sola se sarò con te, e che anche il mio ambientamento, di cui tu parli come di un processo difficile e probabilmente doloroso, non sarà affatto tale se lo metterò in pratica insieme a te, così come sono sicura che non raggiungerò mai livelli tali di estraniamento e di dubbio da sentirmi indotta a tendere mani imploranti verso una giovane donna, stando a quanto dici, dagli occhi allungati. Vorrei che non le avessi detto di noi, di me. Il parlarne ha profanato le cose, le ha messe sulla pubblica piazza, le ha svilite. Io non ho alcun desiderio di dirlo a mio padre, né ad altri. Ti sembra che io sia arrabbiata? Beh, non credo di esserlo. Al contrario, ho voglia di ridere. Mio povero sciocco! Così intelligente e così semplice, così saggio e colto, eppure così teneramente ingenuo. Ma quanti anni ho, mi chiedo? Possibile che io abbia la tua stessa età? Sono davvero così giovane? Che assurdità: ho quindici anni, vent’anni più di te, mio caro signore. Io ho vissuto a Jena, tu a Londra. Io frequento i Kaffee-Klatsches, tu il bel mondo. Io discorro con Johanna in cucina, e tu con chissà quali eminenze grigie. Eppure nessuna Nancy Cheriton al maschile potrebbe estorcermi una parola riguardo a qualcosa di tanto intimo, tanto prezioso, tanto parte della mia anima come il mio amato.
Come te lo spieghi? Io ho tentato ma non ci sono riuscita.
La tua ribelle
Rose-Marie
Caro, caro, non chiedermi di provare simpatia per Nancy. La cosa è impensabile.
Più tardi
Ora so perché sono più saggia di te: la vita trascorsa in cucina e ai Klatsches ingrigisce prematuramente lo spirito. Non è uno dei tuoi poeti che parla di triste lucidità dell’anima? Temo sia proprio quello il mio problema.