Presentazione
«Se l'ebraismo fosse stato solo e soltanto una religione, forse nella lunga storia della Diaspora le cose sarebbero andate in altro modo; ma era anche qualcosa di più, pertanto la "diversità" ebraica si manifestava in ogni ambito - nella lingua, nei cibi, nelle ricorrenze, nei metodi di educazione dei figli, e così via. Per dirla in parole povere, l'ebreo dava nell'occhio non solo quando pregava, ma in ogni momento della sua vita. E fu così che, insediato in ogni angolo d'Europa, egli divenne il "diverso" per eccellenza.
Nella realtà l'ebraismo ha sempre accettato la presenza degli "altri", senza aspirare a rendere tutti uguali sotto un'unica bandiera, a stabilire un'uniformità tanto nella fede quanto nel pensiero umano; la concezione ebraica è quella di un mondo composto di elementi diversi, di un'umanità variegata il cui equilibrio va mantenuto così com'è.»
In una recente intervista il filosofo Isaiah Berlin ha dichiarato: «Sono ebreo semplicemente perché non si può smettere di essere ebrei». Dietro tale asserzione esemplarmente lineare ed eloquente corrono più di duemila anni di storia e realtà conflittuale. Gli ebrei, con cui il mondo occidentale, e in particolare l'Italia, hanno dialetticamente convissuto, rappresentano il paradigma della «diversità» e il bersaglio del pregiudizio e dello stereotipo: e questo sovente ancora oggi che l'identità ebraica è diventata, in un'integrazione profonda con la realtà circostante, un fatto più personale, più interiore, proprio dell'individuo e della famiglia. Questo libro risponde quindi a una domanda basilare: chi e che cosa siano gli ebrei. Non una nazione, né una fede religiosa soltanto, né tanto meno una razza: ma un popolo dal destino particolare che, per più di metà della sua storia disperso fra genti, culture, lingue e regimi diversi, ha saputo conservare la sua identità. Nella prima sezione del volume l'Autrice fornisce un orientamento generale alla conoscenza di un universo vicino e lontano, di cui molti poco sanno, o sanno in maniera imprecisa ed equivoca. Sono capitoli fondamentali, attraverso i quali la Loewenthal affronta il tema della memoria collettiva e dei rapporti tra fede e laicità, o tra cultura e lingua, ripercorrendo un cammino che non cessa di destare interesse, meraviglia, stupore. La seconda parte è invece costituita da un glossario, raccolto intorno ai momenti capitali dell'esistenza e della tradizione ebraica, quali le feste, le preghiere, la vita comune, la Shoah e altri. Sono parole che, oggi come ieri, ricorrono spesso sulla stampa, alla televisione, nei romanzi: ma che spesso creano disagio, una sorta di muro tra chi le adopera e chi le legge o ascolta.
Ecco, di questi termini Elena Loewenthal ricostruisce il significato, l'uso, la storia, ben consapevole che, oltre a sollevare la cortina dei pregiudizi e dell'ignoranza, la conoscenza di un mondo diverso lascia tralucere l'evidenza della verità.
Elena Loewenthal, dottore di ricerca in ebraistica, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele. Firma sull'inserto culturale del «Sole 24 Ore» una rubrica di Judaica. Ha pubblicato tra l'altro: Favole della tradizione ebraica (Arcana, 1989 e 1995), Il Libro di Eldad il Dunita (fattodarte, 1993), "Pigli di Sara e Abramo. Viaggio fra gli ebrei d'Italia (Frassinelli, 1995) e, insieme a Giulio Busi, Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo (Einaudi, I Millenni, 1995). Ha curato il primo volume dell'opera di Louis Ginzberg Le leggende degli ebrei (Adelphi, 1995) e l'edizione italiana dell'Atlante storico del popolo ebraico (Zanichelli, 1995).