Inverno 1960.
Il matrimonio viene celebrato a dicembre, qualche giorno prima di Natale.
Ludovico non può evitare di essere il testimone dello sposo, anche se è l’ultima cosa che desidera. Gli sembra immorale che gli si chieda di partecipare alla farsa, ma sarebbe molto difficile giustificare una scelta diversa. Dovrebbe dare spiegazioni, non ne ha voglia, quindi preferisce piegarsi.
La cerimonia si dilata come una liturgia bizantina, e gli ospiti riescono a sedere a tavola solo molto dopo le due.
Lui comincia a stordirsi con l’alcol facendo attenzione a non eccedere. Non ha intenzione di creare problemi o diventare molesto, ma ha un gran bisogno di distrarsi e pensare ad altro.
Il suo tavolo è pieno di galline in età da marito. Immagina che ci sia dietro una precisa strategia, e si fa un punto d’onore a ignorarle perché non lo tirino dentro la conversazione. Diversamente dalle sue abitudini non ricorre neppure al sarcasmo. Sarebbe sprecato. Si sente offeso all’idea che qualcuno abbia potuto pensare che femmine di quel tipo possano esercitare una minima presa su di lui.
Verso le quattro, quando ancora il dolce deve essere servito, la donna che adesso è la moglie di Guido si avvicina al tavolo e gli appoggia le mani sulle spalle con grazia.
Ludovico si gira e guarda verso l’alto.
Si è cambiata. Ha un vestito corto color crema con le maniche a sbuffo, il colletto bianco bordato di pelliccia, e intorno al collo due giri di perle. La fede pare incisa lungo la sottile circonferenza del dito. Sembra che sia nata con quel cerchio d’oro intorno all’anulare. Deve essersi anche ritoccata il trucco che adesso è piú aggressivo di quello che aveva sotto il velo da sposa, quando Guido lo ha sollevato per baciarla. Lí dominava il modello virginale, qui c’è la volontà di comunicare che ora è una donna adulta e sposata. Una cosa che la autorizza all’esercizio di pratiche estetiche piú visibili, purché gli altri si mantengano a distanza.
Ludovico e Flavia non si sono parlati quasi mai prima del matrimonio, al di là delle formalità impossibili da evitare. Non sa cosa pensi di lui, e non le ha mai chiesto cosa Guido le abbia raccontato.
Spera almeno che Guido abbia fatto cenno a un rapporto di amicizia che non deve essere ostacolato. Lo desidera come atto di omaggio nei suoi riguardi, per ricambiare tutta la premura che si è preso per il matrimonio. Ma non ne è certo. Guido è uno che tende a semplificarsi la vita, Ludovico lo sa benissimo.
Lei si china e gli dice all’orecchio:
– Spero non sia tutto troppo noioso per te, immagino che questo non sia il genere di situazione in cui ti diverti. Del resto gli uomini non si divertono mai.
Ludovico, seduto, ha lo sguardo all’altezza del ventre di lei. Ormai sono piú di quattro mesi, dovrebbe vedersi qualcosa? Forse no, ma non ne sa abbastanza per esserne certo.
Scuote la testa e cerca di contenere una smorfia.
– La noia si mette sempre in conto a un matrimonio. Come dici tu, non è una cerimonia a cui si partecipa per divertirsi.
Le mani di Flavia sulle sue spalle si contraggono, e Ludovico si pente subito di aver parlato. Contava su una dose minima di senso dell’umorismo, ma l’espressione di Flavia gli dice che ha sbagliato. È il genere di ipocrita che vive tutta la vita per questo giorno e che instaura con ogni ospite al suo matrimonio un patto implicito: si schermirà a parole, ma solo per sentirsi rassicurare che le cose stanno all’opposto di quello che dice di credere.
È una creatura che non chiede altro se non essere raggirata, non avrà mai molta dimestichezza con la verità. In fondo è un vantaggio, pensa Ludovico amaramente.
Lei non si decide a togliergli le mani di dosso, come se sposando Guido avesse acquisito un particolare diritto di intimità anche con lui, e intanto ciarla con gli altri ospiti intorno alla tavola.
Poi Ludovico si rende conto che ha fatto il suo nome e che tutti lo stanno guardando.
– Scusa? – le chiede rivolgendo di nuovo lo sguardo verso l’alto.
Gli ospiti ridacchiano. Flavia gli risponde, parla con lentezza, sembra che si stia rivolgendo a un idiota.
– Io non ho detto niente. È Marisa che ti ha fatto una domanda. Rispondi. Marisa, ripeti per favore.
E indica la ragazza seduta di fronte a lui, quella che non ha smesso un attimo di parlare da quando si sono seduti.
Lei si agita sulla sedia come se fosse stata chiamata alla cattedra per un’interrogazione. Appoggia i gomiti sul tavolo e intreccia le dita, sporgendosi in avanti:
– Ho detto: e ora che Guido è sposato cosa farai? Siete stati sempre cosí uniti, voi due. Lo sai che adesso sarà lei la regina del suo cuore, vero?
Tutti ridacchiano di nuovo. Ludovico, incredulo, si ripete mentalmente quella devastante banalità: «la regina del suo cuore». Vorrebbe alzarsi e andarsene per rendere chiara la misura del suo disgusto.
Quello che lo preoccupa però è che ha riconosciuto lo sguardo d’intesa tra Flavia e l’amica. Il teatrino è stato concordato da chissà quante settimane. Marisa ripete ciò che Flavia le ha chiesto di dire, per estorcere un obbligo formale che sancisca il passaggio di consegne. Ludovico deve confermare in pubblico che rinuncia all’intimità che gli deriva dall’amicizia con Guido. Non aveva immaginato che lei potesse essere cosí subdola.
Sorride ricambiando l’espressione ebete di Marisa.
– Cercherò di fare tutto quello che è nelle mie possibilità, – risponde. – Però ora brindiamo agli sposi, – si alza e si guarda in giro. – Guido!
Lo chiama a voce alta attirando la sua attenzione. Flavia fa scivolare via le mani che teneva ancora appoggiate alle sue spalle. Si vede che pensava di risolvere la faccenda da sola cogliendolo di sorpresa, e questa piccola diversione la innervosisce.
Appena Guido arriva al tavolo, Ludovico gli porge un bicchiere di champagne, poi ne riempie uno per sé e uno per Flavia.
– Tua moglie dice che devo rassegnarmi a perderti, e che ora sei di sua proprietà. Anzi, per essere piú precisi lo dicono tutti. E siccome sono un uomo comprensivo, mi piego volentieri alle tue accresciute responsabilità. Da amico, mi impegno formalmente a cederti a Flavia in via esclusiva. Del resto ormai siamo troppo vecchi per continuare come a dodici anni, no?
Alza il bicchiere per brindare: – Ai matrimoni, e ai molti benefici dell’età adulta!
Guido sorride a Flavia: – Gli hai detto davvero cosí? Sei una donna coraggiosa. Non è mica innocuo, Ludovico, sai? Pensavo di avertelo spiegato.
Flavia si porta le mani al petto e respinge le accuse: – Io non ho detto niente. È stata Marisa! – La ragazza ridacchia e si nasconde dietro il tovagliolo simulando terrore.
Guido alza il bicchiere verso Ludovico.
– Accetto il brindisi ma propongo una variante. Il tuo augurio non mi pare molto appropriato per un matrimonio.
Ci pensa un attimo, poi solleva il calice.
– All’amore che dura per sempre e scavalca gli ostacoli, – dice a voce bassa, senza enfasi.
Flavia gli si getta tra le braccia, mentre Guido guarda Ludovico oltre le spalle di lei. Anche Ludovico alza il bicchiere nella sua direzione e lo ringrazia in silenzio. Inclina appena la testa in un gesto destinato solo a lui. Sorride. Ma ha ancora paura.
Piú tardi quella sera, prima che gli sposi lascino gli ospiti per il viaggio di nozze, Ludovico prende Guido da parte.
– Accompagnami alla macchina, – chiede. – Solo un minuto –. Una volta arrivati estrae l’efebo dal portabagagli.
Guido lo fissa interrogativo.
– L’altro giorno mi ha parlato chiaramente, – dice Ludovico, accennando verso la statuina. – Voleva seguirti. Magari i primi tempi potrebbe aiutarti. Tienilo per qualche settimana, finché non ti abitui al matrimonio.
Guido è perplesso. – Te l’ho detto, non l’ho mai trovato particolarmente simpatico.
– Accontentami. Non è facile per me cedertelo, nemmeno per poco.
– E allora perché lo fai?
– Perché credo possa esserti utile. E perché ti aiuterà a ricordare quello che siamo. Comunque è temporaneo. Non ho nessuna intenzione di regalartelo. È mio, e per me è un sacrificio.
– Ma allora lascia stare… – insiste Guido.
Ludovico lo zittisce. – Fallo per me.
La paura sta scavando un cunicolo. Malgrado tutte le garanzie che Guido gli ha offerto, Ludovico ha qualche motivo per essere spaventato. La presenza dell’efebo in casa di Guido gli dà conforto, anche se non riesce a dirlo con chiarezza nemmeno a sé stesso. È un pensiero piuttosto bizzarro per un uomo che si vanta di essere cosí razionale.
Guido tentenna, poi accetta con un sorriso.
– Non riesco a capire cosa ci trovi, ma ho saputo fin dal primo momento che eravate fatti l’uno per l’altro.