VII
1
Dorothy Sands ricordò quando, nel marzo del 1955, mentre teneva tra le braccia il suo bimbo di un mese dopo avergli dato la medicina, improvvisamente vide che la faccia del piccolo stava diventando paonazza, con un alone bianco intorno alla bocca.
«Johnny!» gridò. «Dobbiamo portare Billy all’ospedale!»
Johnny Morrison si precipitò in cucina.
«Non riesce a tenere giù niente», disse Dorothy. «Continua a vomitare. E adesso guarda cosa gli sta facendo questa medicina.»
Johnny chiamò Mimi, la domestica, perché desse un’occhiata al piccolo Jim, e uscì di corsa ad accendere l’auto. Dorothy lo raggiunse con Billy, e si diressero al Mount Sinai Hospital di Miami Beach.
Al pronto soccorso, un giovane medico lanciò uno sguardo al bambino e disse: «Signora, siete arrivati troppo tardi».
«È vivo», urlò lei. «Figlio di puttana, fai qualcosa per il mio bambino!»
Scosso dalle parole della madre, il medico prese il bambino e farfugliò: «Faremo… faremo quello che possiamo».
All’accettazione l’infermiera compilò i moduli pernii ricovero.
«Nome e indirizzo del bambino?»
«William Stanley Morrison», rispose Johnny. «1311 North East 154th Street. North Miami Beach.»
«Religione?»
Johnny tacque e guardò Dorothy. Johnny stava per dire «ebrea», e Dorothy lo sapeva, ma vedendo l’espressione sul volto di lei, esitò.
«Cattolica», disse Dorothy.
Johnny Morrison si voltò e si diresse verso la sala d’attesa. Dorothy lo seguì, si lasciò cadere sulla panca di plastica e lo osservò mentre si accendeva una sigaretta dietro l’altra. Immaginava che si stesse ancora domandando se Billy fosse davvero suo. Billy non aveva i capelli e la carnagione scura di Jim, che era nato quasi un anno e mezzo prima. Johnny era stato così felice per Jimbo che aveva parlato di cercare sua moglie e di ottenere il divorzio. Ma non lo fece. Comunque, aveva comprato la casa di stucco rosa con la palma in giardino, perché secondo lui era importante per chi lavora nel mondo dello spettacolo avere una vita familiare. E per Dorothy era una vita familiare migliore di quella che aveva avuto con l’ex marito, Dick Jonas, a Circleville, in Ohio.
Dorothy però sapeva che Johnny stava attraversando un brutto momento. Le sue battute non piacevano più. Attori più giovani stavano ottenendo tutti gli ingaggi, e a lui restavano gli avanzi. Era stato un intrattenitore e un musicista fuoriclasse, ma adesso invece di lavorare sui suoi numeri si era messo a giocare d’azzardo e a bere. Era arrivato al punto di farsi un cicchetto prima del numero d’apertura della serata - così, «per cominciare» - e di non riuscire poi ad arrivare fino in fondo. Nonostante si facesse tuttora pubblicità con lo slogan «per metà musica e per metà spirito» ora avrebbe potuto aggiungere «più un quinto di bourbon».
Non era lo stesso Johnny Morrison che si occupava di procurarle gli ingaggi come cantante e l’accompagnava sana e salva a casa, «per proteggere la mia ventenne di campagna dalle guance rosa». Non era lo stesso Johnny Morrison di cui Dorothy si sentiva così sicura da mettere in guardia eventuali corteggiatori dicendo: «Ehi, sta‘ attento, sono la ragazza di Johnny Morrison».
Trentasei anni, cieco all’occhio sinistro, tarchiato e con un fisico da lottatore, per lei Johnny era più un padre, pensava Dorothy.
«Non dovresti fumare così tanto», gli disse.
Lui spense la sigaretta nel posacenere e si infilò le mani in tasca. «Non me la sento di fare lo spettacolo, stasera.»
«Ne hai persi troppi questo mese, Johnny.»
Lui la zittì con uno sguardo. Aprì bocca per dire qualcosa, e, proprio mentre lei si preparava a rilanciare con una battuta, il medico entrò nella sala dell’accettazione. «Signori Morrison, credo che il vostro bambino si riprenderà. Ha un tumore che gli blocca l’esofago. Possiamo tenerlo sotto controllo. La sua condizione è stabile. Adesso potete andare a casa, se ci saranno cambiamenti vi chiameremo.»
Billy sopravvisse. Per il primo anno fece dentro e fuori dagli ospedali di Miami. Quando Dorothy e Johnny avevano degli spettacoli fuori città assieme, Billy e Jimbo venivano lasciati con Mimi o in un nido d’infanzia.
Un anno dopo la nascita di Billy, Dorothy restò incinta per la terza volta. Johnny le suggerì di andare a Cuba ad abortire. Anni dopo lei disse ai figli di aver rifiutato perché era un peccato mortale. Kathy Jo nacque l’ultimo dell’anno, il 31 dicembre 1956. Johnny fu sopraffatto dalle spese mediche. Chiedeva sempre più prestiti, giocava di più, beveva di più, e Dorothy venne a sapere che doveva seimila dollari agli strozzini. Litigarono, e lui la picchiò.
Johnny fu ricoverato per una grave forma di alcolismo e di depressione nell’autunno del 1956, ma il 19 ottobre gli concessero di andare a casa per la festa del compleanno di Jimbo - il quinto - che sarebbe stata il giorno successivo. Quella notte, quando Dorothy tornò a casa tardi dal lavoro, lo trovò accasciato sul tavolo, con una bottiglia di scotch a metà e un flacone di sonniferi vuoto sul pavimento.
2
Il Maestro ricordava che il primo amico immaginario di Billy non aveva un nome. Un giorno, quattro mesi prima del suo quarto compleanno, quando Jimbo non voleva giocare con lui, Kathy era ancora troppo piccola e papà era troppo impegnato nella lettura di un libro, Billy se ne stava seduto da solo nella sua stanza con i suoi giocattoli; si sentiva solo e si annoiava. A un certo punto vide un bambino con i capelli neri e gli occhi scuri che si sedette di fronte a lui e si mise a fissarlo. Billy spinse un soldatino verso di lui. Il bambino lo prese, lo mise nel camion e cominciò a farlo andare avanti e indietro, avanti e indietro. Non parlavano, ma anche così era meglio che starsene tutto solo.
Quella notte Billy e il bambino senza nome videro Johnny andare all’armadietto delle medicine e prendere un flacone di qualcosa. Lo specchio rifletteva il viso di papà mentre si svuotava in mano il flacone di capsule gialle e le ingoiava. Poi papà si sedette al tavolo, Billy si mise nel suo lettino e il bambino senza nome sparì. Nel cuore della notte, Billy fu svegliato dall’urlo di sua madre. La vide precipitarsi al telefono per chiamare la polizia. Assieme a Jimbo, in piedi alla finestra, Billy stette a guardare mentre spingevano la barella e le auto con le luci lampeggianti portavano via papà.
Nei giorni che seguirono, papà non tornò a giocare con lui, Mamma era troppo nervosa e impegnata, Jimbo non c’era e Kathy era troppo piccola. Billy voleva giocare con Kathy, parlare con lei, ma Mamma diceva che era una bambina piccola e che lui doveva stare molto, molto attento. Così, quando gli capitò di nuovo di sentirsi solo e annoiato, chiuse gli occhi e si mise a dormire.
«Christene» aprì gli occhi e andò verso la culla di Kathy. Quando Kathy si mise a piangere, Christene capì esattamente quello che voleva dall’espressione del suo viso. Così andò dalla bella signora e le disse che Kathy aveva fame.
«Grazie, Billy» disse Dorothy. «Sei un bravo bambino. Tieni d’occhio la tua sorellina mentre io preparo la cena. Poi prima di andare a lavorare vengo a leggerti una favola della buonanotte.»
Christene non sapeva chi fosse Billy, né perché la chiamassero così, ma era contenta di poter giocare con Kathy. Prese un pastello rosso e andò verso il muro di fianco alla culla per disegnare una bambola per Kathy.
Christene sentì arrivare qualcuno; alzò lo sguardo e vide la bella signora che fissava furiosa il disegno sul muro e il pastello rosso che lei aveva ancora in mano.
«Cattivo! Cattivo! Cattivo!» gridò Dorothy.
Christene chiuse gli occhi e se ne andò.
Billy aprì gli occhi e vide il volto arrabbiato di sua madre. Quando Dorothy lo afferrò e lo scosse, lui si spaventò e si mise a piangere. Non sapeva perché lo stesse punendo. Poi vide il disegno sul muro e si chiese chi avesse fatto quella brutta cosa.
«Io non cattivo!» gridò.
«Hai scarabocchiato quella roba sul muro!» sbraitò Dorothy.
Billy scosse la testa. «Non Billy. È stata Kathy», disse lui, indicando la culla.
«Non devi dire le bugie», ribatté Dorothy, puntandogli con forza l’indice sul piccolo torace. «Dire le bugie… è… brutto. Se dici le bugie vai all’inferno. E ora fila in camera tua.»
Jimbo non gli parlava. Billy si chiese se fosse stato lui a fare il disegno sul muro. Pianse per un po’ e poi chiuse gli occhi e si addormentò…
Quando Christene riaprì gli occhi, vide un bambino più grande che dormiva dall’altra parte della stanza. Si guardò in giro alla ricerca di una bambola per giocare, ma c’erano soltanto soldatini e camion. Lei non voleva quei giocattoli. Voleva bambole e biberon e la tenera bambolina di Kathy, una Raggedy Ann.
Sgusciò fuori della stanza per cercare la culla di Kathy, sbirciando in tre camere prima di trovarla. Kathy era addormentata, così Christene prese la Raggedy Ann e tornò nel suo letto.
La mattina, Dorothy scoprì la bambola di Kathy nel letto di Billy e lo punì. Lo scosse e continuò a scuoterlo così forte che Billy credette che gli si sarebbe staccata la testa.
«Non farlo mai più», gli disse. «Questa bambola è di Kathy.»
Christene imparò che doveva stare attenta a come giocava con Kathy quando la madre di Billy era in giro. All’inizio pensò che Billy fosse il bambino nell’altro letto, ma poiché tutti lo chiamavano Jimbo, capì che era il fratello più grande. Lei era Christene, ma dal momento che tutti la chiamavano Billy, imparò a rispondere a quel nome. Voleva moltissimo bene a Kathy, e con il passare dei mesi cominciò a giocare con lei, le insegnava delle parole, la stava a guardare mentre lei imparava a camminare. Sapeva quando Kathy aveva fame e che cosa le piacesse mangiare. Sapeva quando qualcosa le stava facendo male e avvertiva Dorothy se c’erano dei problemi.
Lei e Kathy giocavano assieme alla casa, e a Christene piaceva giocare con Kathy alle signore quando la mamma non c’era. Si mettevano i vestiti di Dorothy, le sue scarpe e i suoi cappelli, e fingevano di cantare al nightclub. Più di ogni altra cosa, a Christene piaceva disegnare per Kathy, ma non lo faceva più sui muri: Dorothy le aveva procurato una gran quantità di fogli e pastelli, e tutti dicevano che Billy era proprio bravo a disegnare.
Quando Johnny tornò a casa dall’ospedale, Dorothy era preoccupata: mentre giocava con i bambini o provava a lavorare a canzoni e pezzi nuovi per lo spettacolo sembrava che stesse bene, ma appena lei voltava le spalle, si attaccava al telefono con gli allibratori. Lei provava a fermarlo, ma allora lui diventava aggressivo, la insultava e la picchiava. Johnny si trasferì allora al Midget Mansions Motel, perdendosi il Natale con i bambini e il terzo compleanno di Kathy l’ultimo dell’anno.
Il 18 gennaio, Dorothy fu svegliata da una telefonata dal dipartimento di polizia. Il corpo di Johnny era stato trovato nella sua station wagon, parcheggiata fuori del motel, con un tubo di gomma che partiva dallo scappamento ed entrava dal lunotto posteriore. Aveva lasciato una lettera di addio di otto pagine in cui attaccava Dorothy e dava istruzioni per pagare alcuni debiti personali con i soldi dell’assicurazione.
Quando Dorothy disse ai bambini che Johnny era andato in paradiso, Jimbo e Billy si avvicinarono alla finestra e guardarono su, in cielo.
La settimana dopo gli strozzini le dissero che avrebbe fatto meglio a pagare i seimila dollari di debito di Johnny, altrimenti sarebbe capitato qualcosa a lei e ai marmocchi. Dorothy scappò con i bambini, prima a casa di sua sorella Jo Ann Bussy a Key Largo, e poi di nuovo a Circleville, in Ohio. Là rincontrò il suo ex marito, Dick Jonas. Dopo qualche appuntamento e la promessa che sarebbe cambiato, Dorothy lo risposò.
3
Billy aveva quasi cinque anni quando una mattina andò in cucina e in punta di piedi afferrò lo straccio per i piatti sul bancone. D’un tratto il barattolo dei biscotti che si trovava lì sopra cadde a terra andando in mille pezzi. Lui provò a rimetterli assieme, ma quelli non volevano saperne. Sentendo arrivare qualcuno, cominciò a tremare. Non voleva essere punito. Non voleva che gli facessero male.
Sapeva di aver fatto una cosa brutta, ma non voleva pensare a cosa sarebbe successo, non voleva sentire mamma che lo sgridava. Così chiuse gli occhi e andò a dormire…
«Shawn» aprì gli occhi e si guardò in giro. Vide il barattolo rotto sul pavimento e lo fissò. Che cos’era? Perché era rotto? Che ci faceva lì?
Una signora carina entrò in cucina, lo fulminò con uno sguardo gelido e mosse la bocca, ma lui non udì nessun suono. Lei lo scosse con violenza, ripetutamente, e gli premette l’indice sul petto. Aveva la faccia rossa e continuava a muovere la bocca. Shawn non aveva idea del perché fosse arrabbiata con lui. Lo trascinò in una stanza, lo spinse dentro e chiuse la porta. Lui rimase seduto là in un silenzio di tomba, chiedendosi che sarebbe successo. Poi andò a dormire.
Quando Billy aprì gli occhi, si rannicchiò, aspettandosi di essere picchiato per aver rotto il barattolo dei biscotti, ma le botte non arrivarono. Come era tornato nella sua stanza? Ormai si stava abituando a essere da qualche parte, a chiudere gli occhi e a riaprirli trovandosi in un altro posto in un momento diverso. Immaginava che fosse così per tutti. Fino a quel momento, in quelle situazioni, si era sempre sentito dare del bugiardo ed era stato punito per qualcosa che non aveva fatto. Questa era la prima volta che aveva davvero combinato qualcosa e si era svegliato scoprendo che non gli era successo niente. Si chiese quando la mamma lo avrebbe punito per il barattolo dei biscotti. Era agitato, e trascorse il resto della giornata da solo nella sua stanza. Sperava che Jimbo tornasse da scuola, o magari di vedere il bambino dai capelli scuri che giocava con i suoi soldatini e i suoi camion. Billy chiuse gli occhi stretti stretti, sperando di trovare il bambino senza nome. Ma niente.
La cosa strana era che non si sentì mai più solo. Ogni volta che cominciava a percepire solitudine, noia o tristezza, bastava che chiudesse gli occhi. Quando li apriva, si trovava in un altro posto e tutto era cambiato. Gli capitava di chiudere gli occhi quando fuori splendeva il sole, per poi riaprirli di notte. Oppure il contrario. Altre volte stava giocando con Kathy o Jimbo, e quando sbatteva gli occhi si ritrovava seduto da solo sul pavimento. In qualche caso, quando succedeva così, aveva dei segni rossi sulle braccia o gli faceva male il sedere, come se fosse stato sculacciato. Ma non fu più preso a sculacciate né scosso.
Era contento che nessuno lo punisse più.
4
Dorothy rimase con Dick Jonas per un anno. Poi la situazione per lei divenne troppo pesante, e lo lasciò per la seconda volta. Guadagnava da vivere per sé e per i bambini facendo la cameriera al Lancaster Country Club e cantando in lounge bar come il Continental e il Top Hat. Iscrisse i bambini alla St. Joseph’s School di Circleville.
In prima, Billy se la cavò bene. Le suore lo lodavano per il suo talento artistico. Era svelto a disegnare e sapeva usare luci e ombre in modo sorprendente per un bambino di sei anni. In seconda, però, suor Jane Stephens decise che avrebbe dovuto usare solo la mano destra per scrivere e disegnare. «Nella tua mano sinistra c’è il diavolo, William. Dobbiamo cacciarlo fuori.» La vide prendere la riga, e chiuse gli occhi…
Shawn si guardò in giro e vide la signora con il vestito nero e la pettorina bianca inamidata che veniva verso di lui con la riga. Sapeva che era lì per essere punito per qualcosa. Ma cosa? La suora mosse la bocca, ma lui non riusciva a sentire che cosa stesse dicendo. Si rannicchiò e fissò la sua faccia arrabbiata e tutta rossa. Lei gli afferrò la mano sinistra, sollevò la riga e, in silenzio, lo colpì ripetutamente sul palmo.
Con le guance rigate di lacrime, ancora una volta Shawn si chiese perché si trovasse lì a farsi punire per qualcosa che non aveva fatto. Non era giusto.
Quando Shawn se ne andò, Billy aprì gli occhi e vide suor Stephens che se ne andava. Si guardò la mano sinistra, vide i segni rossi e sentì bruciare. Aveva anche qualcosa sulla faccia. Si toccò la guancia con la mano destra: lacrime?
Jimbo non dimenticò mai che nonostante lui avesse un anno e quattro mesi più del fratello, era stato proprio Billy, l’estate in cui aveva sette anni, a istigarlo a scappare di casa. Potevano portarsi delle cose da mangiare, gli disse Billy, e anche un coltello e dei vestiti: se ne sarebbero andati e avrebbero avuto un sacco di avventure. Sarebbero tornati ricchi e famosi. Impressionato dalla determinazione e dai piani del fratello minore, Jimbo accettò di unirsi a lui.
Sgusciarono fuori di casa con i loro fagotti e si spinsero da Circleville alla periferia della città, oltrepassando l’abitato, fino al grande prato di trifoglio. Billy indicò un’area con cinque o sei meli in mezzo al campo e disse che si sarebbero fermati lì per il pranzo. Jimbo lo seguì.
Mentre stavano seduti appoggiati agli alberi, mangiando mele e parlando delle avventure che li attendevano, Jimbo sentì alzarsi un forte vento. Le mele cominciarono a cadere intorno a loro.
«Ehi», disse Jimbo. «Arriva una tempesta.»
Billy diede un’occhiata in giro. «Guarda le api!»
Jimbo vide che tutto il prato sembrava pieno di sciami di api ronzanti. «Sono dappertutto. Ci pungeranno a morte. Siamo in trappola. Aiuto! Aiuto!» gridò. «Qualcuno ci aiuti!» Billy mise via tutto velocemente. «Okay, non ci hanno punto quando siamo entrati nel prato. Quindi la cosa migliore è andare via dalla stessa parte… ma dobbiamo correre. Adesso!»
Jimbo smise di gridare e gli andò dietro.
Se ne andarono correndo attraverso il prato, e riuscirono a tornare sulla strada senza essere punti.
«Questa è prontezza di spirito», disse Jimbo.
Billy scrutò il cielo che si oscurava. «Sta diventando minaccioso. Ci ha bloccati, per oggi dobbiamo arrenderci. Torniamo a casa, ma non diciamo niente a nessuno. Così possiamo farlo un’altra volta.»
Per tutta la via del ritorno, Jimbo continuò a domandarsi perché si facesse comandare dal fratello più piccolo.
Più tardi, quella stessa estate, andarono a esplorare i boschi intorno a Circleville. Quando arrivarono a Hargis Creek, videro una fune che pendeva da un ramo sopra l’acqua.
«Possiamo usarla come una liana per andare dall’altra parte», suggerì Billy.
«La provo io», disse Jimbo. «Sono il più grande, quindi vado per primo. Poi, se è sicura, puoi farlo anche tu.»
Jimbo tirò la fune, fece qualche passo indietro per prendere la rincorsa e si lasciò andare. A tre quarti del percorso, cadde e finì nel fango, che cominciò a risucchiarlo.
«Sabbie mobili!» gridò Jimbo.
Billy reagì immediatamente. Trovò un grosso bastone e glielo lanciò. Poi si arrampicò sull’albero, si posizionò su un ramo, calò la fune e tirò in salvo il fratello. Quando furono sulla riva, Jimbo si rilassò e lo guardò.
Billy non disse niente, ma Jimbo mise un braccio intorno alle spalle del fratello più piccolo. «Mi hai salvato la vita, Bill. Ti sono debitore.»
A differenza di Billy e Jimbo, Kathy si trovava bene alla scuola cattolica e ammirava le suore. Decise che da grande sarebbe diventata sicuramente una suora. Viveva nell’adorazione del ricordo del padre, Johnny Morrison, e cercava di scoprire tutto il possibile su di lui. Dorothy aveva detto ai bambini che il padre si era ammalato, era stato portato in ospedale e poi era morto. Ora che aveva cinque anni e andava a scuola, prima di fare qualunque cosa Kathy si chiedeva: «È quello che papà Johnny vorrebbe da me?» Era una cosa che si sarebbe portata dietro anche nell’età adulta.
Dorothy risparmiò parte dei soldi guadagnati con i suoi ingaggi musicali e comprò una quota del Top Hat Bar. Incontrò un giovane attraente e persuasivo che ebbe un’idea magnifica: loro due avrebbero aperto un lussuoso nightclub in Florida. Dovevano sbrigarsi, le spiegò. Lei avrebbe dovuto portare i bambini in Florida per dare un’occhiata a un paio di posti. Lui sarebbe rimasto a Circleville, avrebbe venduto la quota di lei nel Top Hat, e poi l’avrebbe raggiunta. Tutto quello che Dorothy doveva fare era di trasferirgli la sua quota.
Lei seguì il suggerimento, portò i bambini da sua sorella in Florida, andò a vedere alcuni locali in vendita e aspettò un mese. Lui non si fece vedere. Rendendosi conto di essere stata truffata, Dorothy tornò di nuovo a Circleville, al verde.
Nel 1962, mentre stava cantando al lounge bar di un bowling, Dorothy incontrò un vedovo di nome Chalmer Milligan. L’uomo viveva con la figlia Challa che aveva la stessa età di Billy, e aveva anche una figlia già grande, che faceva l’infermiera. Milligan cominciò a uscire con Dorothy e le trovò un posto nell’azienda dove controllava le macchine che producevano parti di telefoni.
Fin dall’inizio, a Billy quell’uomo non piacque. «Non mi fido di lui», disse a Jimbo.
Il Pumpkin Festival di Circleville - il festival della zucca famoso in tutto il Midwest - era l’evento dell’anno in città. Oltre alle parate e ai carri, le strade si trasformavano in una vera e propria fiera della zucca, con baracchini che vendevano ciambelle di zucca, caramelle di zucca e persino hamburger di zucca. La città si trasformava in un regno della zucca degno di una fiaba, con luci, stelle filanti e giostre. Il Pumpkin Festival dell’ottobre 1963 fu un momento felice.
Dorothy sentiva che la sua vita aveva preso una buona piega. Aveva incontrato un uomo con un lavoro stabile che avrebbe potuto prendersi cura di lei e aveva intenzione di adottare i suoi tre bambini. Sentiva che sarebbe stato un buon padre, così come lei sarebbe stata una buona madre per Challa. Il 27 ottobre 1963, Dorothy sposò Chalmer Milligan.
Tre settimane dopo il loro matrimonio, una domenica di metà novembre, lui li portò a visitare la piccola fattoria di suo padre a Bremen, in Ohio, a soli quindici minuti di distanza. Per i bambini fu un’emozione gironzolare per la casa bianca, andare sul dondolo nel portico, esplorare il magazzino sul retro e il vecchio granaio rosso, sito un poco più giù sulla collina. I ragazzi sarebbero andati alla fattoria nei week-end, disse Chalmer, per fare dei lavori. C’era un mucchio di cose da fare per preparare il terreno alla semina e alla messa a dimora degli ortaggi.
Billy guardò le zucche che stavano marcendo nei campi e si fissò in testa l’immagine del granaio e del paesaggio. Decise che una volta tornato a casa ne avrebbe fatto un disegno da regalare al suo nuovo papà Chal.
Il venerdì seguente, la madre superiora e padre Mason entrarono nell’aula della terza e sussurrarono silenziosamente qualcosa a suor Jane Stephens.
«Bambini, per favore, potete alzarvi tutti quanti e chinare la testa?» disse suor Stephens, con le lacrime che le scorrevano lungo le guance.
I bambini, disorientati dal suo tono solenne, stettero ad ascoltare padre Mason che diceva con voce tremante: «Ragazzi, può darsi che non capiate quello che sta succedendo nel mondo. Non mi aspetto che capiate. Ma vi devo comunicare che il nostro presidente, John F. Kennedy, è stato assassinato questa mattina. Ora diremo una preghiera».
Dopo aver recitato il Padre Nostro, gli scolari furono fatti uscire per aspettare gli autobus che li avrebbero portati a casa. Avvertendo la terribile tristezza degli adulti, i bambini attesero in piedi e in silenzio.
Quel week-end, mentre la famiglia guardava il telegiornale e seguiva il funerale in TV, Billy vide che sua madre stava piangendo. Fu una cosa che lo fece stare male. Non poteva sopportare di vederla in quello stato, o di sentirla singhiozzare, così chiuse gli occhi…
Arrivò Shawn e si mise a fissare le immagini silenziose sullo schermo del televisore e tutti quelli che le stavano guardando. Andò verso il televisore e avvicinò la faccia, sentendo le vibrazioni. Challa lo cacciò via, lui andò in camera sua e si sedette sul letto. Scoprì che se faceva uscire lentamente l’aria dalla bocca, tenendo i denti stretti, produceva quelle stesse buffe vibrazioni nella propria testa… qualcosa come zzzzzzzzzz… Seduto in camera sua da solo, continuò a farlo per un bel po’. Zzzzzzzzzz…
Chalmer portò via i tre bambini dalla St. Joseph’s e li iscrisse alla scuola pubblica di Circleville. Essendo un protestante irlandese, non avrebbe permesso che qualcuno della sua famiglia frequentasse una scuola cattolica; sarebbero dovuti andare tutti alla chiesa metodista.
I bambini si risentirono quando dovettero passare dall’Ave Maria e il Padre Nostro - preghiere da adulti alle quali ormai erano tutti abituati - alle preghiere da bambini che doveva dire Challa, specialmente: «Adesso mi corico per dormire».
Billy decise che se doveva cambiare religione, avrebbe voluto essere come suo padre, Johnny Morrison: ebreo.