Capitolo 6

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno della nostra partenza, il caso vuole che i mercati finanziari decidano di crollare.

Niente di paragonabile al famoso martedì nero di Wall Street, ma la situazione è abbastanza drammatica da incidere un solco permanente sopra il naso di Toby, seduto nello studio a discutere delle conseguenze con i suoi colleghi in ufficio.

Ormai è quasi mezzogiorno e decido di bussare alla porta. Toby ha ancora l’orecchio incollato al telefono.

«Vuoi che ti faccia la valigia?», chiedo sentendomi in colpa per aver interrotto una discussione così importante.

Toby si gira verso di me con lo sguardo vuoto.

Poi, in tono severo dice: «Santo cielo, no! Sarebbe solo una pagliacciata ridicola».

Lo osservo confusa per un istante. Forse pensa che metterei in valigia le cose sbagliate. Poi mi rendo conto che sta ancora parlando con il collega.

Sospirando, esco di nuovo e lo lascio alla sua telefonata.

Ho detto a Clemmy che saremmo arrivati prima delle tre e lei mi ha promesso di farmi trovare un cestino da picnic con la merenda per il pomeriggio. Ma la mia visione di noi due distesi su una coperta al sole, a mangiare scones con marmellata e crema e a bere tè, sta rapidamente svanendo.

Finalmente, poco dopo le due, siamo pronti a partire sulla Fiesta di Toby.

Non è esattamente il viaggio di piacere che avevo in mente, dato che Toby lo passa quasi tutto con l’auricolare nell’orecchio, ancora al telefono con l’ufficio. Ma non importa. Così posso rimanere immersa nei miei sogni a occhi aperti, con lo sguardo fuori dal finestrino, godendo dello spettacolo della campagna e immaginando il nostro arrivo alla meravigliosa dimora che ci attende per i prossimi sette giorni.

Avevo pensato di chiedere a Toby di invitare anche Rosalind, o qualcuno dei suoi fratelli, ma poi ho pensato che lui avrebbe preferito stare da solo con me.

Andiamo a pranzo da Rosalind tutte le domeniche e la situazione è sempre caotica, con i piccoli che scorrazzano in giro e tutti che parlano contemporaneamente. Toby detesta quei pranzi, ma per me sono sempre una festa. Mi sembra Natale ogni volta.

La sera della vigilia, la mamma invitava a casa vicini e amici del call-center in cui lavorava. Era l’unico momento dell’anno in cui avevamo ospiti e lei superava sempre se stessa. La casa si riempiva di gente e di risate, canzoni di Natale e vassoi di alluminio pieni di cibo delle feste.

Anche da piccola, preferivo la sera della vigilia al giorno di Natale stesso. Sognavo di avere una famiglia numerosa, un giorno…

Lancio un’occhiata affettuosa a Toby e lui incrocia il mio sguardo. Il solco sulla sua fronte si distende per un attimo e lui mi sorride, prima di tornare al frustrante mondo del crollo dei mercati.

Alla fine la telefonata giunge al termine e Toby si gira verso di me, sorridente. «Dopo una giornata come questa, una vacanza è proprio quello che mi serve. Lusso sfrenato e relax in un bell’albergo», dice sospirando e rilassando le spalle.

Lo guardo allarmata.

Perché non ho preso almeno una bottiglia di champagne al supermercato?

Mi schiarisco la voce. «Senti, Toby, ecco… devo dirti una cosa. Il posto in cui stiamo andando…».

Lui scuote la testa con decisione. «Ferma lì! Hai detto che doveva essere una sorpresa e io non voglio sapere altro». Mi sorride e io sento il cuore che mi fa una capriola nel petto. È così bello, con i capelli che gli ricadono spettinati sulla fronte.

«Sì, ma…».

«Niente ma, Daisy. Dimmi solo dove dobbiamo andare, quando arriviamo a… Appley Green, giusto?». E con un sorriso ancora più largo, aggiunge: «E smettila con quello sguardo preoccupato, sono sicuro che mi piacerà un sacco. In effetti, mi basta che tu sia qui con me».

A quelle parole mi appoggia una mano sul ginocchio e io riesco a rilassarmi un po’. Forse non ci rimarrà poi tanto male. Leggendo i cartelli stradali, mi rendo conto che siamo sempre più vicini al villaggio in cui sono nata e mi sento attraversare da un brivido di gioia misto a trepidazione. È qui che ho vissuto i primi quattro anni della mia vita. Riuscirò a ritrovare ricordi dimenticati?

Finora non avevo neanche pensato alla Maple Tree House.

Forse potrei andare a bussare alla porta? Ma che cosa potrei dire, se qualcuno venisse ad aprire?

Lei conosceva la mia madre adottiva, Maureen Cooper?

Questa borsetta rosa è sua?

Conosce qualcuno da queste parti che trentadue anni fa ha avuto una bambina e poi l’ha data in adozione?

Il solo pensiero mi fa sudare freddo.

Perciò ho deciso che la cosa migliore da fare è godermi la vacanza con Toby e mettere da parte l’idea di cercare mia madre.

Al massimo, posso fare visita al villaggio di Appley Green e dare un’occhiata in giro.

Ma andare a bussare alla Maple Tree House?

No, assolutamente no…