Capitolo 21
La mattina dopo mi sveglio esausta, come se non avessi dormito affatto.
Sono seduta in cucina, in stato di stordimento, e osservo Clemmy che fa il tè, quando il campanello suona. Clemmy mi lancia un’occhiata, poi si asciuga le mani e va ad aprire.
Mi arrivano le voci smorzate dall’ingresso e sento un vuoto nello stomaco.
Toby.
Non voglio neanche vederlo in questo momento.
Spero che Clemmy gli dica di fare le valigie e sparire, perché se pensa di potersi scusare o di spiegare le sue azioni, io non sono davvero interessata ad ascoltarlo. Mi ha fatto troppo male perché io possa mai perdonarlo.
Intuisco che Clemmy sta cercando di allontanarlo, ma Toby sembra insistere per parlarmi. Sentendomi in colpa per il disturbo che sto creando a Clemmy, che di problemi ne ha già abbastanza, mi alzo e vado verso la porta. Probabilmente sembro truccata per Halloween, con gli occhi gonfi e il mascara sbavato, ma non mi importa. Spero che Toby veda l’effetto devastante che ha avuto su di me e che si senta ancora più in colpa per avermi tradita…
Appena mi vede entrare nel corridoio, Toby mi chiede: «Daisy. Stai bene?».
Clemmy e io ci scambiamo un’occhiata. «No, non direi, Toby. Penso che tu possa immaginare».
Lui abbassa lo sguardo. «No, certo. Capisco».
«E dov’è la deliziosa Chantelle?», gli chiedo avanzando verso di lui, mentre Clemmy si ritira discretamente in cucina.
Toby sospira e rialza gli occhi. «Senti Daisy, non so come sia successo, io non volevo. Mi è preso qualcosa… non so, di strano».
«Oh, allora va tutto bene, non c’è problema», gli abbaio contro.
Lui ignora il mio commento. «Non è neanche il mio tipo. È stato un momento di… non so, un momento di…». Si guarda intorno, come in cerca della parola giusta.
«Follia?», suggerisco, pensando all’ironia della situazione. Almeno il mio momento di follia è iniziato e finito in un istante, con il rimpianto immediato di entrambi.
Anche Toby è vittima dei suoi rimpianti, a quanto pare. Ma per quanto lui voglia cancellare l’accaduto, io credo che non riuscirò mai più a guardarlo in faccia senza rivederlo insieme a Chantelle, nella più compromettente delle posizioni.
«Follia», ripete lui. «Esatto!». C’è una strana luce nei suoi occhi. «È stata una specie di follia, Daisy. Sono contento che tu mi capisca perché, a dire il vero, avevo paura di venire a parlarti. Non vorrei mai farti del male. Lo sai. Sei fantastica, in tutti i sensi». Toby allarga le braccia, con un’espressione colma di amore e… felicità?
Rimango a fissarlo, ferma immobile.
Come può pensare che io possa averlo già perdonato?
«Un abbraccio? Ti prego?», dice regalandomi uno dei suoi sorrisi seducenti.
Sospiro. «Ascolta, Toby. Se sei venuto qui a dirmi quanto ti dispiace e a cercare di convincermi a dimenticare tutto e continuare come se niente fosse, mi dispiace ma devo dirti di no». Scuoto la testa, decisa a non cedere a dispetto di qualunque scusa Toby decida di tirare fuori per il suo squallido comportamento.
Lui spalanca gli occhi. «Ma io non sono dispiaciuto».
Il mondo si ferma per un istante.
Lo fisso in silenzio. Ha detto veramente quello che penso?
Forse voleva dire che non è dispiaciuto, perché quello che è successo con Chantelle gli ha fatto capire quanto lui tenga veramente a me?
Toby sta scuotendo la testa con sguardo triste. «Il fatto è, Daisy, che quando arriva l’amore vero, è impossibile resistere. Bisogna assecondarlo. È quello che ho detto anche a Chantelle».
«Che cosa hai detto a Chantelle?». Non riesco a credere alle mie orecchie. Ma è stupido o cosa?
Toby sorride estatico al suono del nome della sua amante. «Chantelle era dispiaciuta per te. Voleva che la cosa finisse qui. Voleva fingere che tra noi non fosse mai scattata la scintilla della vera passione. Ma le ho detto che tu non saresti stata d’accordo».
«No?». Mi chiedo se non stia scherzando. Mi aspetto di veder spuntare una telecamera da un momento all’altro, per una nuova edizione di Candid Camera.
Toby spiega in tono di totale onestà: «No, non tu. Le ho detto che tu sei veramente comprensiva e affettuosa e che saresti stata contenta per noi. E che dobbiamo fare almeno un tentativo di costruire una storia, te lo dobbiamo». Si stringe nelle spalle, come rassegnato. «Non si può resistere a un colpo di fulmine».
Quelle parole mi riscuotono dal mio stato di trance.
«Potevi almeno fare uno sforzo e non tirare fuori il pisello prima di aver avvertito la tua attuale compagna!», gli grido contro mentre cerco di spingerlo via dalla porta. «Addio Toby. E tanti auguri a te a Chantelle per la vostra vita insieme».
In quel momento noto la testa di Chantelle che appare dalla nostra tenda.
Allora tiro Toby verso di me e lo bacio a fondo, mentre gli palpo il sedere a piene mani.
Toby rimane inerte per lo shock per qualche istante, poi inizia a dimenarsi per liberarsi della mia stretta cercando nervosamente di guardare in direzione di Chantelle, che a questo punto è uscita del tutto e osserva la scena con le mani piantate sui fianchi enormi.
«Solo un assaggio di ciò che ti perderai», dico allegra. «Buona vita a voi».
Poi lo spingo giù dagli scalini e gli sbatto la porta in faccia.
A quel punto Clemmy si affaccia in corridoio.
«Scusa, non volevo origliare, ma…», dice scuotendo la testa incredula. «È veramente un rafano».
«Un rafano coi fiocchi». Annuisco, completamente d’accordo. Poi la guardo perplessa. «In che senso, rafano?».
Clemmy sorride. «Lo dice sempre Ruby. Secondo lei un rafano è un completo idiota inconsapevole».
Sospiro. «Be’, allora Toby è un rafano, senza dubbio. Come gli è venuto in mente di dirmi che ha trovato il vero amore e che si tratta di Chantelle!».
«Incredibile».
«Bastardo».
Clemmy sembra improvvisamente a disagio. «La notte in cui Chantelle era da voi. Avete cenato insieme?»
«Sì».
«Be’, io ero affacciata alla finestra quando Toby l’ha accompagnata alla sua tenda. Sembrava piuttosto sbronza».
Annuisco. «Eccome. Non so quante bottiglie di vino si è scolata».
«Ecco, a un certo punto è inciampata e ha trascinato Toby giù con lei. E poi… be’, non si sono rialzati per un bel po’ dopo essere caduti».
Faccio una smorfia disgustata. «Oddio. Che schifo». Mi sento sempre più morire dentro. «Toby mi ha detto che avevano perso la chiave del lucchetto. E che ci avevano messo un sacco a ritrovarla. E io, da vera idiota, gli ho creduto».
Clemmy si stringe nelle spalle. «L’idiota non sei tu, ma Toby. Che ti ha data per scontata».
«Grazie». Le sorrido e mi avvicino alla finestra che si affaccia sul campeggio. Le tende sono bellissime viste da qui. Veri e propri nidi di eleganza e lusso. «È davvero bellissimo, Clemmy. Questo posto che hai costruito».
Clemmy mi raggiunge alla finestra. «Stavamo pensando di espanderci con altre tende. Ryan aveva deciso di mettersi in proprio, per poter essere più presente qui al campeggio. Ma adesso…». Lascia la frase in sospeso, in tono triste.
«Parlagli domani, quando torna dalla conferenza», le dico in tono fermo. «Vedrai che andrà tutto bene».
In quel momento Clemmy indica qualcosa fuori dalla finestra. «Guarda!».
Toby sta uscendo dalla tenda, trascinando la valigia, un borsone e il portatile verso la sua auto. Carica tutto nel portabagagli e poi entra nella tenda di Chantelle, uscendone poco dopo con due valigie rosa shocking e un cuscino da viaggio di Paperino, giallo limone. Chantelle esce a sua volta e lo guarda caricare l’auto, mentre lui si prende tutto il tempo, come al solito, di incastrare i bagagli al millimetro. A un certo punto lei cerca di aiutarlo, ma Toby alza una mano in segno di stop e Chantelle è costretta a ritirarsi imbronciata, con le braccia incrociate al petto.
«Forse l’ho solo scampata bella», dico in tono tetro.
«Non volevo essere io a dirlo».
Ci guardiamo e, nonostante tutto, ci scambiamo un sorriso.
Più tardi torno alla tenda e mi sdraio sul letto a guardare il soffitto pallido, abbracciando uno dei cuscini color crema. Toby si è dimenticato il beauty-case. È rimasto sul letto, vicino ai miei piedi. Lo butto giù con un calcio.
Mi chiedo come farà, senza il suo bagnodoccia preferito.
Per completare l’opera, mi allungo verso il comodino, prendo i fiori che Toby mi ha regalato e li scaravento a terra, in compagnia del beauty-case. La caraffa di ceramica si rompe in mille pezzi e l’acqua va a finire ovunque. Osservo il disastro. Dovrò ricomprare una caraffa a Clemmy.
Esausta, mi ributto sui cuscini.
Adesso è il momento di dimenticare tutto di Toby. E della sua famiglia.
Mi piacerebbe poter rimanere amica di Rosalind, ma che possibilità ci sono? Sarebbe troppo complicato.
A questo punto Toby sarà già a metà strada verso Manchester, con l’adorabile Chantelle al seguito. Probabilmente staranno ringraziando il fato per averli fatti incontrare e Toby starà già pensando di presentarla alla famiglia, come aveva fatto con me. A Rosalind piacerà Chantelle quanto le piacevo io?
Un nodo di emozioni mi sta salendo in gola, minacciando di soffocarmi. Devo scacciare questi pensieri, non mi aiuteranno certo a…
Sento un rumore di passi fuori dalla tenda e scatto su a sedere, inclinando la testa verso l’ingresso. Oddio, Toby deve essere tornato a prendere il beauty-case. Col cavolo, che lo lascio entrare! Non ho alcuna intenzione di ascoltare le sue fantasie su come gli astri si sono allineati per predisporre l’incontro tra lui e la meravigliosa Chantelle…
Lo sento schiarirsi la voce.
«Vattene Toby. Dico sul serio. Non azzardarti a entrare!». Vado all’ingresso e apro appena la tenda. Poi gli lancio contro il beauty-case con tutta la mia forza, sperando che il suo preziosissimo bagnodoccia speciale non sopravviva all’impatto. È infantile, lo so, ma sto solo cercando di trovare una nota positiva in questa situazione.
«Ahia», dice una voce profonda, che non assomiglia affatto a quella di Toby.
Rimango impietrita.
Che diavolo ci fa qui Jake?