Il Giudice Sedgwick corrugò la fronte disgustato osservando l’aula, stipata di gente.
Un giornalista, commentando il processo, aveva analizzato in un articolo la condotta strategica di Perry Mason, e quell’analisi era stata così interessante da attirare come le mosche gli spettatori avidi di sensazioni.
Il giornalista aveva scritto che senza dubbio Perry Mason doveva nascondere un asso nella manica; non si sapeva però se il Procuratore Distrettuale sarebbe riuscito ad avere il sopravvento. L’articolo continuava dicendo che la casa del delitto era stata tramutata in una specie di tiro a segno: la polizia aveva fatto delle prove, il Procuratore Distrettuale aveva fatto delle prove e si diceva che anche Perry Mason, nella sua qualità di avvocato difensore, avesse acquistato una scatola di cartucce a salve.
L’ultimo testimone a carico era Ezekiel Elkins e Mason era stato abile ad ottenere di poter iniziare il controinterrogatorio al mattino.
C’era naturalmente anche la possibilità che Perry Mason intendesse richiamare uno dei precedenti testimoni per interrogarlo, procedura da lui seguita abbastanza sovente. Ad ogni modo, concludeva l’articolista, era probabile che la seduta di quella mattina fosse un seguito di fuochi d’artificio.
Terminati i preliminari di rito, il Giudice Sedgwick si guardò intorno. — La Corte rammenta ai presenti che questa è un’aula giudiziaria, non un teatro — disse. — Non saranno tollerati disordini né interferenze del pubblico. Alla prima violazione del dovuto decoro farò sgombrare l’aula. Avvocato Mason, potete procedere al controinterrogatorio del testimone Ezekiel Elkins. Signor Elkins, vi invito a riprender posto al banco dei testimoni.
Elkins sedette, si schiarì la gola, mise una mano sull’altra e guardò Mason con occhio calmo e gelido. Naturalmente aveva letto i giornali, sapeva cosa doveva attendersi e dimostrava di essersi preparato.
Mason si alzò.
— Voi siete, o meglio eravate, socio del defunto George Lutts?
— No.
— Fate parte del Consiglio d’amministrazione della Sylvan Giade Company?
— Sì.
— Eravate presente alla riunione del tre giugno di quest’anno?
— Sì.
— In quell’occasione il signor Lutts ha annunziato di aver venduto il suo pacchetto azionario?
— Sì.
— Esisteva un accordo fra i consiglieri, in base al quale chi avesse voluto cedere le proprie azioni avrebbe dovuto dare anzitutto agli altri consiglieri la possibilità di acquistarle?
— Sì.
— Si trattava di un accordo scritto?
— No.
— Vi siete risentito per il fatto che il signor Lutts aveva venduto le proprie azioni, violando l’accordo?
— No.
— Non avete detto, alla riunione del Consiglio, che Lutts non era stato ai patti?
— Sì.
— Ma non eravate risentito?
— No.
Mason sorrise al testimone: — Ieri voi avete terminato di prestare la vostra testimonianza diretta, signor Elkins.
— Sì.
— Dove siete stato, in serata?
— Vostro Onore — insorse Burger — questo esula dai limiti d’un controinterrogatorio normale. È un tentativo di ingerenza negli affari privati del teste.
— L’obiezione è accolta — disse il Giudice.
— Siete stato a colloquio col Procuratore Distrettuale per più di due ore, ieri sera? — chiese Mason.
Sedgwick guardò Hamilton Burger.
— Vostro Onore, Vostro Onore — esclamò questi — si tratta d’una domanda inopportuna e che non ha alcun rapporto con la causa. Se può interessare all’avvocato Mason, ammetto di aver parlato col signor Elkins, ieri sera. Aveva già reso la sua testimonianza diretta e volevo chiarire alcuni punti. Non c’è niente d’illegale nel fatto che un Procuratore Distrettuale parli con uno dei suoi testimoni.
— Vostro Onore — disse Mason — l’obiezione del Procuratore Distrettuale aveva soltanto lo scopo di poter fare la dichiarazione che ha fatto, onde influenzare i giurati.
— Protesto! — esclamò Burger.
— L’obiezione è respinta — disse il Giudice. — Il testimone può rispondere alla domanda. Le parti si astengano da osservazioni personali.
— Qual era la domanda? — fece Elkins.
Il cancelliere gliela lesse. — Siete stato a colloquio col Procuratore Distrettuale per più di due ore, ieri sera?
— Sì — rispose Elkins.
— Per tre ore?
— Sì.
— Più di tre?
— No.
— Capisco — fece Mason. — In questo colloquio dunque avete discusso il controinterrogatorio e quello che avreste detto sul banco dei testimoni?
Elkins si agitò, inquieto.
Hamilton Burger balzò in piedi. — Era logico che discutessi la posizione del signor Elkins come testimone. Gli ho detto che doveva attendersi un interrogatorio stringente, spietato...
— Basta così, avvocato Burger — interruppe il Giudice. — Sedete: viene interrogato il teste, non il Procuratore Distrettuale.
— Sì, Vostro Onore.
— Abbiamo parlato di varie cose — disse Elkins.
— E il vostro modo di rispondere “sì” o “no” alle mie domande è dovuto alle raccomandazioni del Procuratore Distrettuale, vero? In sostanza vi ha detto che se aveste dato delle risposte esaurienti vi sareste messo nei pasticci e che vi conveniva ascoltare con attenzione le mie domande e rispondere col minor numero di parole, se possibile “sì” o “no”. È così?
Per la prima volta Elkins abbassò gli occhi. Si schiarì la gola e sbirciò verso il Procuratore Distrettuale.
— Non potete rispondere alla mia domanda? — insisté Mason.
— Be’... sì, m’ha detto qualcosa del genere. Ma io posso rispondere come mi pare e piace.
— Certamente, certamente — convenne Mason. — Io vi chiedo solo se la tattica di rispondere col minor numero di parole possibile vi è stata consigliata dal Procuratore Distrettuale ieri sera.
— Ne abbiamo parlato, sì.
— Vi chiedo se la tattica di rispondere col minor numero di parole possibile vi è stata consigliata dal Procuratore Distrettuale ieri sera — ripeté Mason.
— Si.
— E il Procuratore Distrettuale vi ha detto che sarebbe stato il mezzo migliore per confondermi, vero?
— Ha detto che sarebbe stato il mio miglior metodo di difesa.
— Di “difesa”?
— Sì.
— E da che cosa dovreste difendervi “voi”?
— Devo sostenere le mie dichiarazioni.
— In altre parole, avendoci raccontato una storia intendete sostenerla?
— Era la verità.
— Dunque voi e il Procuratore Distrettuale avete cospirato ieri sera per cercare di confondermi, nell’intento di sostenere a tutti i costi la storia da voi raccontata ?
— Oh, Vostro Onore — scattò Burger non mi si può costringere a tacere. Una mia obiezione è stata respinta dalla Corte, ma non posso non protestare contro l’uso della parola “cospirato”. La domanda è già stata fatta ed ha già ricevuto risposta: è inutile discutere ulteriormente in proposito col testimone.
— L’obiezione è accolta — disse il Giudice. — Credo che questo punto sia già stato trattato in modo esauriente, avvocato Mason. Continuate l’interrogatorio.
— Benissimo, Vostro Onore. — Mason si volse a Elkins. — Dopo aver lasciato la riunione del Consiglio, voi eravate convinto che alla Sylvan Giade stesse accadendo qualcosa di cui Lutts era al corrente e voi no, nevvero?
— Naturale. Se Lutts avesse ricevuto un’offerta corrispondente all’incirca al valore reale delle azioni ne avrebbe messo al corrente gli altri. Invece... Rispondo alla vostra domanda dicendo “sì”.
— Signor Elkins — fece Mason — voi ed io andremo avanti assai meglio se seguirete la vostra inclinazione invece di ricordare le raccomandazioni del Procuratore Distrettuale... di rispondere con la massima concisione.
— Vostro Onore, il teste ha diritto a rispondere come meglio crede — obiettò Hamilton Burger.
— Io chiedo delle informazioni legittime. Vostro Onore — ribatté Mason. — Informazioni che i giurati e la mia cliente hanno il diritto di avere. Ritengo anch’io che il teste possa rispondere come meglio crede, purché le sue risposte siano veritiere e complete. Lo avverto però che se continuerà a rispondere sì o no, e ad esprimersi con la massima concisione, dovrà sottostare a un interrogatorio assai più lungo. Date le circostanze e dato che la tattica è stata consigliata al teste dal Procuratore Distrettuale, come ha ammesso il teste medesimo, devo insistere perché mi sia data l’opportunità di condurre un controinterrogatorio completo.
— Nessuno intende privarvi di questo diritto, avvocato — disse il Giudice. — La Corte comprende la situazione e intende concedervi la maggior larghezza in fatto di tempo. Ora continuate l’interrogatorio.
Dunque voi eravate convinto che Lutts non avesse dato agli altri consiglieri l’opportunità di comperare le azioni al prezzo che gli era stato offerto perché il prezzo stesso era tanto alto da indurlo ad accettare prima che l’acquirente potesse ritirarsi. È questo che pensavate, in sostanza?
— Sì.
— Nel caso che fosse sorto qualche fatto nuovo relativo alle azioni della società, voi avreste voluto esserne al corrente, vero?
— Sì.
— Quindi avete deciso di seguire il signor Lutts?
— L’ho già detto.
— E avete fatto ogni sforzo per non farvi notare?
— Sì.
— In particolare cosa avete fatto?
— Proprio come avete detto voi: mi son sforzato di non farmi notare.
— Siete rimasto negli uffici della società, mentre il signor Lutts vi si tratteneva?
— Sì. Lutts era nel suo ufficio privato.
— Potevate vedere quello che succedeva nella stanza?
— Le pareti di separazione sono di vetro ghiacciato. Distinguevo le sagome.
— E cos’è successo?
— Rogerson Neffs, un altro consigliere della società, è entrato nell’ufficio di Lutts e vi è rimasto per un po’.
— E poi?
— Poi è uscito.
— E voi cos’avete fatto in tutto questo tempo?
— Ho finito di scrivere qualche lettera su carta intestata della società.
— L’avete fatto per tener d’occhio Lutts?
— Sì.
— E cos’è accaduto quando Neffs è uscito?
— Lutts è passato nell’ufficio di suo genero, Herbert Doxey, che è segretario della società. Aveva delle carte in mano. Quando mi ha visto seduto nell’ufficio esterno le ha nascoste in fretta dietro la schiena.
— E questo vi ha fatto pensare che si trattasse di certificati azionari debitamente girati?
— Sì.
— In altre parole, aveva acquistato delle azioni da Neffs?
— È quello che ho pensato.
— E cos’avete fatto?
— Ho temuto d’aver destato i suoi sospetti, così son sceso, ho preso la mia automobile e mi sono appostato in un punto dal quale potevo vedere l’ingresso dell’ufficio.
— E avete atteso finché Lutts è uscito?
— Sì.
— È uscito con Doxey?
— Sì, erano le tre e cinque. Hanno raggiunto un vicino ristorante, nel quale a volte andiamo a far colazione, e dal modo con cui Lutts ordinava e mangiava ho capito che aveva una gran fretta.
— Cos’altro avete notato?
— Mentre era al ristorante Lutts ha fatto una telefonata.
— L’ha fatta o l’ha ricevuta?
— Ha chiamato qualcuno. È entrato nella cabina telefonica: c’è rimasto per qualche istante, poi è uscito.
— Sapete quante telefonate ha fatto?
— Una.
— Sapete chi ha chiamato?
— No. Vedevo la sua mano che formava il numero ma non ho potuto distinguere quale numero formava.
— Siete certo che abbia fatto una sola telefonata?
— Sì.
— L’avete osservato di continuo?
— Sì.
— Non ha ricevuto nessuna chiamata?
— No.
— Dopo cos’ha fatto?
— Ha ingollato la sua colazione in fretta e furia.
— E poi?
— Poi è uscito. Ha detto qualcosa a Doxey, forse gli ha dato qualche istruzione, ed è entrato nella sua macchina.
— E voi l’avete seguito?
— L’ho seguito.
— Dove?
— Nei pressi dell’istituto di bellezza Acme, dove ho aspettato finché la signora Harlan. imputata in questo processo, non è uscita.
Mason fece una pausa, fissando il testimone con la fronte corrugata. — Dopo di ciò avete seguito Lutts e l’imputata sino al punto in cui parte la strada che conduce alla proprietà della Sylvan Giade?
— Sì. Prima c’è stata la fermata al parcheggio, della quale ho già parlato.
— Dopodiché avete avuto un alterco e siete tornato indietro?
— Sì.
— Avevate un occhio nero e avevate perduto le tracce di Lutts e dell’imputata: pensavate di sapere dove andavano e così siete tornato a casa?
— Non direttamente a casa.
— No? Dove siete andato?
— Mi son fermato da un macellaio e ho comperato una fetta di carne da mettere sull’occhio — dichiarò il teste.
Una risatina repressa passò nell’aula. Il Giudice Sedgwick indulse a quella nota grottesca con un sorriso, ma subito sollevò una mano, ad indicare che esigeva il completo silenzio.
— Benissimo — disse Mason. — Avete comperato una fetta di carne da mettere sull’occhio e poi siete andato a casa. In seguito cos’avete fatto?
— Me ne son stato tranquillo. Ero agitato e stravolto. Ho preso la mia medicina per la pressione e son rimasto in casa tutta la serata.
— Non vi siete più occupato della faccenda delle azioni?
— No.
— Mi sembra che vi siate dato per vinto con molta facilità, signor Elkins. Avevate incominciato ben deciso a scoprire cosa c’era dietro le vendite di azioni della Sylvan Giade, poi d’improvviso avete perduto ogni interesse per la cosa.
— Avevo avuto un pugno in un occhio — spiegò Elkins e ho pensato che la mia salute valeva più dei quattrini. Mi son però ripromesso di darmi da fare il giorno dopo, quando fossi stato meglio.
— Darvi da fare in che senso?
— Intendevo andare da Doxey e chiedergli di lasciarmi esaminare il registro delle azioni. Volevo sapere quante ne aveva comperate Lutts da Neffs e venire alla resa dei conti.
— Neffs in genere si opponeva alle linee di condotta da voi proposte, in seno alla società?
— Molto spesso. Non andavamo troppo d’accordo.
— È vero che Lutts era piuttosto bellicoso nelle sue reazioni?
— Mi oppongo perché la domanda è inammissibile e priva di rapporto con l’interrogatorio — disse Burger. — Si chiede addirittura un giudizio al teste.
— Credo che permetterò la domanda — fece il Giudice. — L’obiezione è respinta.
— Be’... Lutts era sempre pronto alla controffensiva, nel caso che qualcuno gli camminasse sui piedi.
— Esattamente — disse Mason. — Dunque, se qualcuno gli avesse sparato contro mancando il bersaglio, la reazione naturale in George Lutts sarebbe stata di voltarsi e scagliarsi contro l’assalitore.
— Vostro Onore, mi oppongo! — esclamò Hamilton Burger. — La domanda è capziosa, richiede una conclusione da parte del teste, invade la competenza della giuria...
— Non occorre che continuiate — disse il Giudice. — L’obiezione è accolta. La domanda non è ammissibile, avvocato Mason.
— Sto cercando di stabilire un fatto... — protestò Mason — e...
— La Corte sa benissimo che cosa cercate di stabilire disse il Giudice. — Avete il diritto di interrogare il testimone e quando discuterete il caso davanti ai giurati potrete esporre le vostre supposizioni, nei limiti del ragionevole. Ma non potete servirvi di questo testimone per fare una prematura arringa ai giurati. E ora continuate.
— Date le decisioni della Corte, dichiaro di aver già indagato per quanto mi è stato possibile su questo punto — concluse Mason.
— Lo penso anch’io — disse il Giudice. — Comunque, non è mia intenzione precludervi il diritto di formulare domande.
— Dunque, signor Elkins; quanto al misterioso incidente che avete avuto con quell’automobilista: non conoscete l’identità del vostro avversario?
— Non c’è stato niente di misterioso: un semplice litigio come ne avvengono su tutte le strade.
— Non avete saputo il nome di quell’uomo?
— No.
— Non avete preso il numero della macchina?
— No.
— Come mai?
— Perché non intendevo sporgere querela.
— Che auto aveva?
— Una macchina grande.
— Di che tipo?
— Non lo so.
— Non ho altre domande da fare — annunziò ad un tratto Mason.
Il Giudice alzò la testa, sorpreso.
Hamilton Burger emise un sospiro di sollievo. Vostro Onore, è terminata l’escussione dei testi a carico. L’accusa non ha altro da aggiungere.
— La parola alla difesa — decretò il Giudice. — Avvocato Mason. chiamate il vostro primo testimone. O forse a questo punto desiderate fare una dichiarazione introduttiva?
— No, Vostro Onore, ci rinunzio. Come primo testimone chiamerò... — Mason si guardò intorno — ... Enright Harlan.
— Venite avanti e prendete posto, signor Harlan — invitò il Giudice.
Harlan avanzò, alzò la mano destra e prestò giuramento.
— Vi chiamate Enright Harlan? Siete marito dell’imputata?
— Sì.
— Abitate al numero 609 di Lamison Avenue, in questa città?
— Sì.
— Siete uno sportivo, un cacciatore?
— Be’... Vado spesso a caccia e a pesca.
— Vi occupate di vendite immobiliari?
— Sì.
— Nel corso della vostra attività avete venduto alla signora Roxy Claffin la proprietà a nord del terreno posseduto dalla Sylvan Giade Company?
— Un momento. Vostro Onore — interloquì Burger. La domanda è priva di riferimento con la causa.
— Si tratta d’una domanda preliminare spiegò Mason. — Mi permetto di far presente alla Corte che io non posso chiamare questo testimone. La legge vieta che in un caso del genere il marito possa testimoniare contro sua moglie, a meno che la moglie non lo consenta. La difesa quindi può considerare molto ma molto favorevole il teste e io insisto perché l’esame sia condotto nei limiti della legge.
— La domanda è preliminare e il teste può rispondere — decretò il Giudice Sedgwick.
— Sì — disse Enright Harlan — ho trattato l’affare con la signora Claffin.
— Quando l’avete conosciuta?
— Be’... saranno nove o dieci mesi fa.
— Come l’avete conosciuta?
— È stata lei a cercarmi.
— Non siete stato presentato alla signora da qualche membro del Consiglio della Sylvan Giade?
— No — rispose Harlan sorridendo appena. — Al contrario: la signora m’ha presentato a uno dei consiglieri, Herbert Doxey.
— Avete conosciuto altri consiglieri per suo tramite?
— No.
— Avete una collezione di pistole?
— Sì, ne avevo sette.
— E ora quante ne avete?
— Le ho tutte, salvo quella trovata dalla polizia e che figura tra le prove.
— Dunque vi restano sei pistole?
— Esattamente.
— Avete sentito le deposizioni circa la pistola che figura tra le prove a carico e che viene denominata arma del delitto?
— Sì.
— Si tratta della vostra pistola?
— Avvocato, questa domanda mi mette in una situazione molto spiacevole — protestò Harlan. Non desidero testimoniare contro mia moglie, e...
— Per quanto la situazione possa essere spiacevole vi chiedo di rispondere alla mia domanda insisté Mason.
— Be’... io... sì, è la mia pistola. Ho mandato la mia segretaria a ritirarla, quando l’ho comperata; per questo il nome sul registro non è scritto con la mia calligrafia.
— Dunque, signor Harlan, a causa delle vostre trattative avete conosciuto bene la signora Claffin. vero?
— Cosa volete dire?
— L’avete vista spesso?
— Le sue proprietà richiedevano che...
— Rispondete alla domanda: l’avete vista spesso?
— Sì, abbastanza spesso.
— La signora abita sola nella casa a nord della proprietà della Sylvan Giade?
— Sì.
— Non avete mai discusso con la signora la questione della sua sicurezza? Non vi siete mai offerto di insegnarle a sparare con la pistola?
— Sì.
— Quale arma avete usato?
— Una delle mie.
— Tolta dalla vostra collezione?
— Sì.
— Avete mai dato a Roxy Claffin — insisté Mason —— una pistola della vostra collezione, per difesa personale?
— Mi oppongo alla domanda, che non è pertinente né ammissibile! — esclamò Burger.
— Obiezione respinta — disse il Giudice, con una nota d’interesse nella voce.
— Rispondete alla domanda — riprese Mason.
— Io... ebbene, a dir la verità, gliel’ho data.
— Quando?
— Dev’esser stato... in aprile.
— Due mesi prima del delitto?
— All’incirca.
— E la signora è ancora in possesso dell’arma?
— No, me l’ha resa.
— Quando?
— Mi oppongo perché la domanda non è giustificata né pertinente! — esclamò Hamilton Burger.
Il Giudice guardò Mason, guardò il Procuratore Distrettuale. Dovette leggere qualcosa nel viso di Mason perché si appoggiò allo schienale della sua poltrona e decretò: — L’obiezione è respinta: rispondete alla domanda.
— Mi ha reso la pistola il 13 maggio — precisò Harlan. — Ha detto che aveva più paura dell’arma che dei malintenzionati e che d’altronde data la sua scarsa abilità non sarebbe mai riuscita a colpire un uomo.
— Questo è avvenuto il 13 maggio?
— Sì.
— Cosa avete fatto della pistola?
— L’ho messa nella mia collezione d’armi.
— Quando?
— Quel pomeriggio stesso.
— Che pistola era?
— Una Smith & Wesson.
— Simile all’arma che figura tra le prove?
— Sì, dello stesso tipo. Io compero le pistole a coppie, per poter fare del tiro a segno con qualche amico con armi uguali.
— Le vostre armi sono assicurate?
— Ho una polizza generale contro il furto, i danni e le perdite.
— Tenete registrati i numeri di matricola delle vostre pistole?
— Sì, ne ho l’elenco.
— L’avete con voi?
— No. naturalmente.
Mason si volse e colse lo sguardo di Paul Drake: fece un impercettibile segno all’investigatore, poi tornò ad Enright Harlan.
— Dove tenete le vostre armi da fuoco, signor Harlan? — domandò.
— I fucili sono in alcune vetrine a muro. Le pistole invece le tengo nascoste in un armadietto incassato, costruito appositamente e chiuso da un pannello scorrevole.
— E questo armadietto è sempre chiuso a chiave?
— Certo. Sono molto rigido, in proposito. Ho munito l’armadietto di serratura speciale della quale esistono solo due chiavi. Ho sempre temuto che qualche ladro potesse entrare nella casa, rubare le mie armi e servirsene per scopi criminali.
— Dunque le chiavi sono due?
— Sì.
— Voi ne avete una?
— Sì.
— E chi ha l’altra?
— Un momento — interruppe il Giudice. — Non rispondete, signor Harlan. Avvocato Mason, la situazione è singolare.
— Sì, Vostro Onore.
— Come il Procuratore Distrettuale ha precisato, l’accusa non ha la facoltà di chiamare questo teste.
— Conosco la legge. Vostro Onore.
— Eventuali prove a carico dell’imputata, quindi, possono essere messe in luce solo mediante questo testimone, e voi siete l’unico che abbia i poteri di mettere in luce tali prove.
— Sì, Vostro Onore.
— Ma a voi incombe l’obbligo di difendere l’imputata e la Corte non vuol vedere i suoi interessi posti a repentaglio. Desidero quindi rammentarvi le vostre responsabilità professionali in materia.
— Sì, Vostro Onore.
— Date le circostanze, insistete perché il teste risponda alla vostra domanda?
— Sì, insisto.
Il Giudice Sedgwick strinse le labbra. — La Corte non è in grado di opporsi... Signora Harlan, vi opponete a che vostro marito deponga, in questo caso?
— No, se l’avvocato Mason ritiene che debba farlo.
Il Giudice sospirò. — Benissimo: il teste è autorizzato a rispondere.
— Chi ha l’altra chiave? — domandò Mason.
— Mia moglie.
Il Giudice aggrottò la fronte, fece per dire qualcosa, poi si trattenne.
— Dunque le uniche due persone che abbiano accesso all’armadietto nel quale sono tenute le pistole siete voi e vostra moglie?
— Esattamente.
Le porte oscillanti dell’aula furono spalancate. Si udì un gran stridere di ruote mentre Paul Drake e un suo assistente entravano, spingendo un furgoncino.
— Cos’è quella roba? — domandò il Giudice.
— Chiedo l’indulgenza della Corte — disse Mason. — Per necessità della difesa mi vedo costretto a presentare dei materiali che sono stati scartati da... Be’, si tratta di roba pesante: non avevo altro modo per presentarla alla Corte. Mi dispiace di dover interrompere l’udienza, ma...
— Avreste potuto attendere che la Corte s’assentasse per l’intervallo — disse il Giudice. — Un simile disturbo non può essere tollerato.
— Ma si tratta d’una prova necessaria a sostenere la difesa... — spiegò Mason.
Il Giudice Sedgwick alzò la testa e guardò verso il fondo dell’aula. — Ehi, laggiù, con quel furgoncino!
— Sì, Vostro Onore — rispose Paul Drake.
— Aspettate che l’avvocato Mason abbia terminato l’interrogatorio di questo testimone; poi la Corte prenderà un breve riposo. Ed ora continuate, avvocato Mason. Simili interruzioni sono intollerabili... E mi sembra che avreste potuto trovare un veicolo meno rumoroso.
— Sì, Vostro Onore.
— Continuate l’esame del teste.
Mason si volse al testimone. — Desidero che controlliate le rimanenti pistole in base all’elenco dei numeri di matricola, e chiedo che presentiate tale elenco.
— Ma, Vostro Onore — protestò Hamilton Burger — questo è assolutamente fuori luogo!
— Assicuro la Corte che la mia richiesta è pertinente — disse Mason. — Si tratta d’una parte vitale della difesa. Desidero che il teste produca l’elenco dei numeri di matricola delle sue pistole, dopo aver controllato le armi. Voglio un inventario completo.
— Non ne vedo il perché, avvocato — obiettò il Giudice. Secondo la testimonianza da voi richiesta or ora, è stabilito che l’arma del delitto appartiene al testimone, coniuge dell’imputata. Non so cosa potreste accertare di più.
— Intendo provare, almeno per illazione, che altri ha avuto accesso all’armadietto chiuso.
Il Giudice si lisciò una guancia. — Be’, naturalmente questa è una cosa diversa.
Si volse al testimone. — Quanto tempo impiegherete per andare a casa vostra, procurarvi l’elenco dei numeri, aprire l’armadietto e controllare le armi in esso contenute?
— Tre quarti d’ora, un’ora. Non meno, sicuramente.
— Desidero che il teste esegua tutto ciò — insisté Mason.
— Nel frattempo avete qualche altro testimone da interrogare? — domandò il Giudice.
— Purtroppo no, Vostro Onore. Chiedo alla Corte di sospendere l’udienza fino all’una e mezzo del pomeriggio. Spero che alla difesa sia riconosciuto questo diritto perché il processo sin qui è stato condotto molto speditamente, in gran parte per il mio desiderio di collaborare con la Corte e con l’accusa.
Il Giudice scosse la testa. — La Corte non può consentire un intervallo tanto lungo. L’udienza è sospesa fino alle undici e mezzo. Ritengo che il signor Harlan sia in grado di tornare per quell’ora. Un agente lo accompagnerà con una macchina della polizia, per accelerare i tempi. Signor Harlan, andate a casa vostra, prendete l’elenco, fate il vostro controllo e tornate qui. L’udienza è sospesa sino alle undici e mezzo.
Il pubblico incominciò ad uscire dall’aula. Mason si alzò e fece un segno a Paul Drake, che a sua volta gli fece un cenno affermativo. Poi Drake e il suo aiutante presero a spingere il pesante furgoncino nello spazio centrale lasciato libero dalle seggiole, mentre la gente guardava con curiosità il carico coperto dal telone.
Mason si volse a Sybil Harlan. — Ecco fatto — disse. — Abbiamo giocato tutto su una carta sola. Alle undici e mezzo faremo centro... oppure avrete davanti la prospettiva della camera a gas, o della prigione a vita. — Aprì il cancelletto di legno perché lo scricchiolante furgoncino potesse passare. Tutto in ordine? — chiese a Drake, quando questi gli passò davanti.
— Tutto in ordine. Se uno degli individui di cui m’hai scritto i nomi lascia il Tribunale, sarà seguito da agenti troppo abili per perdere le tracce d’un uomo... specialmente se ha fretta.
— Avrà fretta — dichiarò Mason.
— Non puoi dirmi cosa stai tentando di fare, Perry?
Mason sorrise. — Sto preparando la trappola per un complice nervoso.