Mason aprì l’uscio del suo studio privato.
— C’è in anticamera la signora Harlan — annunziò Della, e sorrise. — Siete arrivato proprio a tempo: è appena entrata.
— Fatela passare — disse Mason, togliendosi il cappello.
Della introdusse la cliente.
— Ci siete riuscito? — domandò Sybil Harlan, ansiosa.
— Ci sono riuscito.
— Ora, come azionista della Sylvan Giade, sarete senza dubbio desideroso di vedere quel che avete acquistato — osservò Sybil. — Ho giù l’automobile e possiamo andare anche subito. Voglio mostrarvi la proprietà perché probabilmente sarà l’ultima volta che oserò farmi vedere con voi. Domani a quest’ora vi metteranno degli investigatori privati alle calcagna, per scoprire chi è il vostro cliente. Naturalmente si renderanno conto che non avete acquistato le azioni personalmente.
— Lo spero — fece Mason prendendo il cappello e invitando con un gesto la signora Harlan a precederlo. — Non voglio che si sparga la voce che compero le azioni al primo prezzo richiesto. Avreste dovuto vedere Lutts: aveva paura che avessimo trovato l’uranio nella proprietà. Non avrebbe voluto vendere, ma d’altra parte temeva che gli sfuggissi e che non tornassi più.
Mason informò Della Street del luogo in cui stava per recarsi e seguì la signora Harlan all’automobile.
— Ditemi qualcosa della proprietà — invitò, quando la macchina si fu avviata.
— Un tempo era un quartiere residenziale abbastanza quotato, poi è stato venduto e suddiviso in lotti: alla fine era diventato una specie di elefante bianco immobiliare. Verso il 1933 o ‘34 un incendio ha spazzato via alcune case e al loro posto son sorte molte baracche. Era un insieme piuttosto strano: un paio di vecchie case signorili cadenti circondate da squallide catapecchie. La strada che conduceva all’agglomerato è stata bloccata, son sorte nuove arterie e Lutts è stato furbo da capire che se avesse potuto comperare la proprietà, demolire gli edifici e livellare la collina, quel posto sarebbe potuto divenire uno splendido campo da golf o un ottimo terreno lottizzabile. Ha cercato di porre vincoli alle proprietà vicine e qui è entrato in campo mio marito. Enny è un uomo pratico: ha intuito subito le intenzioni di Lutts. In principio il suo interesse era legittimo: Roxy era una giovane divorziata con molto denaro da investire in qualche buon acquisto immobiliare. Poi s’è infatuato della donna. Enny ha scoperto che la nuova autostrada sarebbe passata vicino alla proprietà di Roxy e che l’appaltatore avrebbe avuto bisogno di molta terra. Così, mentre Lutts se la prendeva comoda, mio marito, che rappresentava Roxy, si è assicurato tutti i terreni a nord. Poi s’è accordato con l’appaltatore dell’autostrada e gli ha venduto la terra.
— Quanta?
— Tutta quella che avevano. Vedrete voi stesso, quando saremo sul posto. La proprietà di Roxy è stata già livellata. Anzi, dopo le ultime piogge, il terreno della nostra proprietà, indebolito, ha preso a slittare. L’appaltatore ha bisogno subito d’altra terra e sta negoziando con Lutts. È di questo che s’occuperà il consiglio, nella riunione di oggi.
— Di esaminare l’offerta dell’appaltatore?
— Di accettarla. Non possono far altro. L’appaltatore è disposto a pagare la terra e le opere di demolizione, e a fare la pavimentazione d’una strada lungo le proprietà della società e di Roxy. Per questo alla riunione sarà presente anche Enny.
— Per vedere se l’offerta verrà accettata?
— Sì, gl’interessa molto. Ha già venduto la sua terra e la proprietà di Roxy è livellata; naturalmente desidera che la costruzione proceda in fretta, per poter godere della strada selciata.
— E ammesso che la società non accetti l’offerta dell’appaltatore?
— Dovranno pensare a far trasportare via la terra.
— E l’appaltatore?
— Troverà la terra altrove: gli è necessaria. Naturalmente, l’affare è fra i più semplici: l’appaltatore ha bisogno di terra e la Sylvan Giade ha bisogno di livellare la collina.
— E io cosa dovrei fare?
— Far pagare cara a Roxy la sua strada.
— Ma per l’appaltatore si tratta di una combinazione unica?
— Sì. La Sylvan Giade Company vuole la strada per poterla usare. Roxy acconsente ad aprirla purché gliela selcino gratuitamente. L’appaltatore acconsente a selciarla gratuitamente purché la Sylvan Giade gli dia la terra.
— Dunque la faccenda sta così? E cosa vorreste che facessi?
— Dovete rendere la vita difficile a Roxy. Fate il possibile per metterla in imbarazzo.
— Questo potrebbe essere in contrasto con i vostri interessi d’azionista.
— Vi ho già detto, avvocato, che non si trattava di comperare delle azioni ma di comperare mio marito.
Mason annuì.
— Pensate che possa interessare mio marito... ancora?
— Lo avete già fatto una volta.
— Ma è stato cinque anni fa. La mia rivale ha sei anni di vantaggio su di me.
— Penso che possiate riuscire — dichiarò Mason. — Dove ha preso il suo denaro, questa Claffin? Assicurazione, immobili o...
— Qualche porcheria — interruppe lei.
Mason la guardò, sorpreso. — Da quel che m’avevate detto m’ero fatto l’idea che fosse ben provvista.
— Pare che lo sia. Ma non so dove abbia preso il denaro... o dove lo prenda.
— Alimenti, forse?
— Non ha avuto un soldo. È stata dichiarata parte colpevole.
— Investimenti?
— Ne ha adesso, ma il capitale originario è venuto da qualche altra parte. È un’avventuriera e ora ha in vista un pollo da spennare.
— Pensate che vostro marito possa averle dato del denaro?
— No. Attualmente potrebbe essere indotto a farlo, ma all’inizio la faccenda è incominciata come relazione d’affari. Non è rimasta a lungo tale, però. Ci ha pensato Roxy.
Mason studiò il profilo corrucciato della sua compagna.
La macchina lasciò lo stradone, percorse mezzo chilometro d’una strada molto mal ridotta, poi. dopo una stretta curva, prese a salire il fianco d’una collina.
— Ci siamo — disse Sybil indicando una vecchia casa a tre piani, isolata, che un tempo doveva esser stata imponente. — Quello è l’edificio da demolire. Quelle cataste di rottami provengono dalle baracche abbattute: per lo più si tratta di legname che può servire solo da ardere. La società è disposta a venderlo a qualunque prezzo: ha messo anche delle inserzioni sul giornale.
Sybil Harlan frenò e Mason scese dall’auto.
— Volete entrare nella casa? — chiese la donna.
Mason annuì. — Diamo un’occhiata.
Sybil aprì il cassettino del cruscotto e tolse un portachiavi in cuoio, e una custodia da binocolo.
— Cosa c’è là in fondo? — chiese Mason, brusco.
Lei richiuse lo sportello del cassettino. — Una pistola — disse, con indifferenza.
— A cosa vi serve?
— La porto per difesa. È una di quelle di Enny.
— “Una” di quelle?
— Sì, ha una collezione di armi. È uno sportivo: ama molto la caccia.
— E perché dovreste averne bisogno? — insisté Mason.
— Vengo qui abbastanza spesso — chiarì la donna, distogliendo lo sguardo — e il posto è molto isolato. Quando entro nella casa metto sempre la pistola in borsetta: si leggono troppe storie di donne assalite e non voglio correr rischi.
Andarono verso l’ingresso. La signora Harlan aprì il portachiavi, infilò una chiave nella serratura e la fece scattare.
— Funziona bene — rilevò Mason.
— L’ho oliata.
— Posso vedere quelle chiavi?
Sybil esitò. Mason tese la mano con fermezza. — Oh, come volete — risolse lei, e gli porse il portachiavi.
— Son tutti grimaldelli — notò Mason. — Come li avete avuti?
— Dio buono, avvocato: non siate ingenuo. Qualunque agente immobiliare ne ha una collezione. Li ho presi dall’auto di Enny.
— E lui non se n’è accorto?
— Se n’è accorto ma non sa chi glieli ha sottratti. Ne ha degli altri.
— E perché glieli avete presi? — domandò Mason.
— Ora ve lo dirò. Dal secondo piano si guarda direttamente nella casa di Roxy. Si vedono il patio e la piscina. Capite adesso?
— Avete tenuto d’occhio vostro marito?
— Esattamente.
— E avete visto qualcosa?
— Molte cose.
— Se volevate le prove del suo tradimento perché non vi siete servita d’un investigatore? — domandò Mason.
— Ve l’ho già detto: le prove non m’interessano. Non voglio il divorzio, non voglio la separazione: voglio mio marito.
— Quante volte siete stata qui?
— Quante son bastate a scoprire quel che succedeva.
— Capisco — disse Mason. — Andiamo.
Sybil aprì la porta della casa. — Vi farò strada.
L’interno dell’edificio era umido: nell’aria c’era odore di muffa. Gli ultimi inquilini della casa avevano lasciato tutto in gran disordine: vecchi giornali, sedie sgangherate, stracci, rottami. Su ogni cosa c’era una spessa coltre di polvere.
— Deprimente, vero? — fece la signora Harlan.
Mason annuì.
— Scusate — riprese lei. — C’è un gran sudiciume e la mia gonna è bianca.
Sollevò la gonna, tenendola stretta con una mano attorno alla parte superiore delle gambe, e prese a salire le scale.
Mason guardò le sue scarpe bianche, le calze fini. — Non siete vestita per un giro d’ispezione in questo posto — notò.
— Lo so, ma fra poco devo andare all’istituto di bellezza. Scusate se do spettacolo, ma non voglio insudiciarmi.
— Fatemi strada — concluse Mason.
Anche al primo piano c’erano molti rottami, scheletri di vecchi mobili, polvere.
La signora Harlan, sempre tenendo ben alta la sua gonna, salì al secondo e si diresse verso una stanza esposta a nord. Quell’ambiente era più pulito e meno ingombro: l’unica seggiola era coperta da un giornale e posta in modo che sedendo si potesse guardar fuori della finestra, ancora velata da due logore tendine di rete.
La gonna bianca ricadde intorno alle gambe. Sybil si guardò le scarpe e batté i piedi per scuoterne la polvere. — Eccoci, avvocato — disse.
Mason guardò: in fondo al ripido pendio smangiato dagli scavi c’era una casa bianca dal tetto rosso. — Fa impressione, guardar giù — disse. — Non ci si sente sicuri. Non posso far a meno di pensare che da un momento all’altro la casa può incominciare a scivolare verso il basso.
— È vero — convenne la signora. — Le piogge hanno scavato delle caverne. Ma fra un mese tutto sarà demolito e la collina non esisterà più. Guardate adesso, avvocato Mason: capite a cosa alludevo? Quelle due persone.
Andò alla finestra e rialzò il vetro inferiore: le tendine ondeggiarono agitate dalla lieve brezza. La donna si ritrasse, aprì la custodia e ne tolse un costoso binocolo che porse a Mason dicendo: — Sedetevi, e potrete vedere attraverso la finestra.
Mason, incuriosito, tolse il giornale dalla seggiola, prese posto, aggiustò il binocolo e guardò il patio dal tetto rosso e la piscina.
Vicino alla vasca c’erano un uomo e una donna. L’uomo indossava un abito a doppio petto; la donna, praticamente, non aveva addosso nulla: era distesa su un materassino di gomma.
— Fa un bagno di sole — spiegò Sybil Harlan, amara. — Ne fa molti, specialmente quando deve arrivare Enny.
— Quello è vostro marito, allora.
— Sì. Probabilmente è venuto a prendere le ultime istruzioni per la riunione di oggi.
Mentre Mason guardava, l’uomo si chinò e allungò una mano. La donna la prese e saltò in piedi con leggerezza. Per un attimo rimase davanti al suo compagno, poi prese una vestaglia e se la mise addosso.
La signora Harlan, che guardava da sopra la spalla di Mason, senza aiuto del binocolo, disse: Ora avete un’idea di quel che succede.
— Volete il binocolo? — chiese Mason.
— Non voglio privarvi dello spettacolo — fece lei. — Ora Roxy si metterà la vestaglia e farà sfoggio di modestia e di pudicizia... dopo aver mostrato a Enny tutto quel che c’era da mostrare. Ha una bella figura, vero, avvocato?
— Una bellissima figura.
— Se così non fosse non avrei dovuto investire trentaduemilasettecentocinquanta dollari in azioni che non m’interessano — dichiarò seccamente Sybil. — Adesso andranno in casa a bere qualcosa e...
Harlan era ancora vicino alla donna, che gli sorrideva. Mason vide Roxy muovere le labbra, dicendo qualcosa, e poi rimanere col viso levato verso il suo compagno, come in attesa.
Bruscamente l’uomo la strinse in un violento abbraccio.
Mason abbassò il binocolo per guardare la signora Harlan: Sybil aveva voltato la schiena alla finestra e se ne stava a pugni serrati, rigida.
— Benissimo — disse Mason. — Ora ho visto la proprietà.
— Volete andare?
— Sarà opportuno. La riunione del consiglio è all’una e mezzo. Voglio esser là quando verrà aperta la seduta.
— Anche Enny fra poco dovrà andarsene. La casa di Roxy è stata costruita dopo che il terreno è...
— No. C’era già. Si trova nella parte piana della proprietà. La collina incominciava proprio dietro la piscina, che è stata costruita di recente. A Enny piace molto il nuoto e il muro che circonda il patio li isola. La baracca rustica che si vede qui sotto è dell’appaltatore.
— Roxy Claffin non ha mai guardato in alto? — domandò Mason. — Non può avervi vista?
— Sono stata molto attenta. E poi quei due non si son mai curati di guardar su. Sono sicuri che questa vecchia casa è disabitata, così come una moglie è sicura che il proprio marito è fedele... finché non scopre che è troppo tardi per salvare il matrimonio.
— Siete vestita di bianco oggi — notò Mason. Quando avete sollevato la finestra eravate in vista...
— Non mi vesto mai di bianco quando vengo quassù. Volevo soltanto mostrarvi la proprietà, signor Mason, perché vi rendeste conto della situazione. Volete scendere ad osservare la linea di confine?
Mason rimise nella custodia il binocolo. La signora Harlan tornò a rialzarsi accuratamente la gonna. — Mi sento quasi un’esibizionista come quella civetta là sotto, ma c’è un tal sudiciume... E poi immagino che di gambe ne avrete già viste, avvocato Mason.
— Ma non così belle — commentò l’avvocato.
La donna rise. — Grazie. Avevo bisogno d’un complimento che mi rialzasse un po’ il morale... diversamente non ne sarei andata a caccia in modo tanto sfacciato. Sì, sono abbastanza belle: conosco le mie qualità, avvocato. Ma talvolta temo di non conoscere i miei difetti.
— Cosa volete dire?
— Sono troppo emotiva. A volte ho degli impulsi selvaggi che non so dominare e ho paura di me stessa, perché non riesco a controllarmi. Spesso temo di perdere la testa. Vedete, qualche donna, nel mio caso, avrebbe cercato di far amicizia con la rivale, per cercar di scoprire la sua tecnica... Ne ho viste parecchie, impegnate in una guerra fredda, ma tutte dolcezza in superficie... Io però non so farlo. Le salterei alla gola; debbo star lontana da quella donna perché so bene di non potermi fidare di me stessa.
— È una buona idea. State lontana da lei... — disse Mason.
— Avete ragione. Ma non parliamo più di Roxy. volete? — La signora Harlan si diresse verso le scale e Mason la seguì. Al pianterreno lei aprì l’uscio, lasciò cadere la gonna, rimase un attimo sulla soglia, nel sole, poi uscì. Quando anche Mason fu uscito chiuse la porta a chiave. — La linea di confine passa di qui e volge a nord-est — disse. — Potete vedere il punto in cui hanno smesso di scavare. La nostra proprietà ha slittato, dopo le piogge.
— Slitterà ancora di più se piove un’altra volta.
— Immagino. Ma dopotutto non importa: l’edificio dev’essere demolito. Pensate a tutte le storie che questa casa potrebbe raccontare, avvocato — continuò Sybil, pensosa. — Matrimoni... nascite... morti... È orribile che qualcosa sopravviva alla propria utilità. — Fissò il legale, e il suo volto aveva un’espressione dura e amara. — Sei anni — sussurrò tra i denti, come se sputasse quelle parole.
— Credevo che fosse il “quinto” anniversario delle vostre nozze — osservò Mason.
— È il quinto anniversario, infatti. Ma io stavo pensando a quella donna, laggiù. Ha sei anni meno di me: è un vantaggio che devo riconoscerle e contro il quale devo lottare. E man mano che invecchio dovrò lottare contro un vantaggio sempre maggiore.
— Un momento — fece Mason. — È il quinto anniversario del vostro matrimonio. Ora andrete a farvi bella, poi metterete in opera tutte le seduzioni della vostra personalità e la donna della piscina sembrerà insignificante al vostro confronto.
— Non è insignificante. È bella. Ha uno splendido corpo. La sua pelle ha una tinta calda... Oh, l’ho studiata bene! E ha sei anni meno di me.
— E — aggiunse Mason — sta per chiedere a vostro marito perché non protegge i diritti della sua proprietà, nonché il significato della locuzione “sostegno laterale”.
— Sostegno laterale? E cos’è? — domandò la signora Harlan, incuriosita.
— È ciò che si chiederanno anche i consiglieri della Sylvan Giade, fra mezz’ora. E se volete accettare il parere d’un esperto, signora, quella Roxy non ha nessun vantaggio su di voi. Potete competere con lei, curva per curva. Per non parlare della personalità.
— Grazie del vostro aiuto, avvocato. Non sapete quanto ne ho bisogno. Sono disperata. Io... — D’improvviso la signora Harlan montò in automobile, aprì il cassettino del cruscotto per riporvi il binocolo che Mason le porgeva, esitò, quindi ne tolse la pistola, che si mise in borsetta.
— Perché? — chiese Mason.
La risatina di lei parve allegra. — La rimetterò fra le armi di mio marito. Penso che dopotutto non ne avrò bisogno: ora incomincio a capire come intendete trattare la mia faccenda.