• 12

Mason fermò l’automobile davanti alla villetta stile California e aprì la portiera. 

Scese, seguito da Della Street, e un attimo dopo premeva il pulsante del campanello. 

La donna che aprì la porta aveva capelli rossi e occhi azzurri. Doveva essere sulla trentina, e la sua bocca, malgrado gli sforzi per modificare il contorno, rimaneva una linea sottile e rigida. 

— Buongiorno. 

— La signora Doxey? Sono Perry Mason. 

— L’ho pensato. Ho visto le vostre fotografie. 

— Vi presento la signorina Street, mia segretaria. Possiamo entrare un attimo? 

— Herbert non c’è. 

— Volevo parlare con voi. 

— Io sono piuttosto sconvolta, in questi giorni, avvocato Mason. Il... 

— Non intendo impormi al vostro dolore — disse Perry Mason ma si tratta d’una cosa importante. 

— Non si tratta solo del mio dolore, ma anche delle faccende domestiche. Ho lasciato andar tutto. Entrate. 

La signora Doxey fece strada verso uno spazioso e confortevole soggiorno. 

Mason si guardò intorno, apprezzando i mobili di ottimo gusto. 

— È grande — mormorò la signora. — Troppo grande per noi due soli, ora che papà non c’è più. Non so cosa faremo. Viveva con noi, sapete. Accomodatevi. 

— Verrò direttamente al punto, signora — fece Mason, quando si furono seduti. — Voi e vostro padre eravate molto affezionati? 

— Sì, in un certo senso. Ci capivamo e ci rispettavamo. Mio padre non si fidava troppo della gente, in genere. 

— Sapete che aveva venduto le sue azioni della Sylvan Giade? 

— Ne sono a conoscenza. 

— Il tre, data della morte di vostro padre, non lo sapevate? 

La signora esitò un attimo. — Sì, lo sapevo. 

— Anche nel pomeriggio? 

— No, l’ho saputo alla sera. Quando mio padre non è arrivato all’ora di cena, io e mio marito ci siamo chiesti quali potevano essere le cause del suo ritardo. Era puntualissimo. 

— E vostro marito vi ha informato della vendita? 

— Sì. 

— Vi ha detto che ero stato io a comperare il pacchetto? 

— Sì. 

— Vi avrà anche detto che agivo per conto di un cliente: vi ha rivelato il nome del mio cliente? 

— No. Non lo sapeva. 

— Non lo sapeva? Gliel’avete chiesto? 

— Naturalmente. Ci siamo domandati chi potesse essere. Herbert pensava a Cleve Rector, o Ezekiel Elkins. 

— Capisco — fece Mason. — Ma poi avete scoperto l’identità del mio cliente? 

— No. Non la conosco nemmeno adesso. Non è stata resa pubblica, credo. Vero? 

— Però avete saputo quel nome da vostro marito, in via confidenziale. 

La signora strinse le labbra e scosse il capo. 

— Conoscete la signora Claffin? 

— L’ho vista tre o quattro volte. 

— Siete amiche o semplici conoscenti? 

— Semplici conoscenti. Perché mi chiedete queste cose, avvocato? 

— Per cercar di chiarire una faccenda della massima importanza. 

La signora Doxey non replicò. 

— Non avete mai parlato con la signora Claffin dell’identità del mio cliente? 

— No. 

— E avete discusso il fatto che io avevo comperato le azioni? 

— No. Dopo il vostro acquisto non l’ho vista. 

Mason scambiò uno sguardo con Della Street. — Vi ringrazio — disse. — Volevo appurare una cosa in merito alla signora Claffin e al suo atteggiamento. 

— Temo di non potervi aiutare, avvocato. Evidentemente la signora Doxey non vedeva l’ora che se ne andassero. Ma bruscamente la porta d’ingresso si aprì. — Ciao, tesoro! — esclamò una voce allegra. 

La signora Doxey si alzò. — C’è gente, Herbert. 

— Ho visto un’automobile, qui fuori... Oh, ma è l’avvocato Mason! Come mai, avvocato? E c’è anche la signorina Street. Che piacere! 

— Ero venuto per cercar di appurare cos’è successo dopo la riunione del consiglio del giorno tre. 

Doxey perse gran parte della sua cordialità. — Mia moglie non ne sa niente. 

— Così mi ha detto. Evidentemente il signor Lutts doveva sospettare chi era il mio cliente, quando io mi sono offerto di comperare le azioni. 

— Sapeva chi era, ma non me l’ha detto. Ve l’ho già spiegato. 

— Quando l’avete visto per l’ultima volta? 

— Al ristorante. Vi ho già raccontato tutto. 

— E durante il pranzo ha discusso con voi il mio acquisto? 

— Non abbiamo parlato d’altro, naturalmente. 

— E si chiedeva chi era il mio cliente? 

— Ce lo chiedevamo tutti e due: io ero incline a pensare a Elkins. Mio suocero propendeva per un estraneo. A un tratto ha avuto un’idea ed è andato a fare una telefonata. Deve aver saputo qualcosa che non ha creduto opportuno dirmi. 

— Conoscete la signora Claffin? 

— Certo che la conosco. 

— L’avete incontrata più volte? 

— Cos’è questo? Un interrogatorio? La conosco, ecco tutto. Cosa c’entra con questa faccenda? Il suo uomo d’affari è Enny Harlan e per lo più tratto con lui. 

— Gli telefonate spesso? Non avete mai discusso sull’eventuale identità del mio cliente? 

— Harlan vi ha accennato, qualche volta: ha cercato di farmi parlare, e io gli ho detto che non sapevo nulla. 

— In altre parole, non avete detto a nessuno che io rappresentavo qualcuno in particolare? 

— Non mi piace che siate venuto qui a fare a mia moglie e a me un sacco di domande — dichiarò Doxey. 

— Siete il segretario della società: io sono un azionista. Ho il diritto di sapere quello che vi domando. 

— Voi non volete saperlo come azionista della società. Volete saperlo perché difendete la signora Harlan dall’accusa d’assassinio. 

— D’accordo. Ma resta il fatto che voi siete segretario della società e io azionista. 

— Benissimo. E allora? 

— Allora voglio sapere se avete comunicato qualche vostra eventuale idea riguardante l’identità del mio cliente a Enright Harlan o alla signora Claffin. 

— La risposta è no. Ritengo che non vogliate sapere altro. 

— È tutto — disse Mason. 

La signora Doxey s’intromise. — Herbert, l’avvocato è stato molto gentile e comprensivo. Non è il caso di trattarlo cosi. 

— A questa faccenda ci penso io — ribatté Doxey, brusco. 

— Grazie tante — fece Perry Mason. 

— Di nulla — rispose Doxey, sarcastico, e accompagnò i due alla porta. 

— La nostra visita non ha dato grandi frutti — osservò Della Street, quando furono in automobile, diretti verso lo studio. 

— Ma potrebbe darne: Doxey ha cambiato il suo atteggiamento. 

— È vero, capo. Ora ve ne siete fatto un nemico. 

— È proprio questo che m’interessa. Perché si è inalberato? 

— Forse non gli piace essere interrogato. Enright Harlan ha detto che la signora Claffin ha avuto l’informazione dalla signora Doxey, ma ciò non significa che sia vero. 

Mason parcheggiò la sua automobile, poi prese l’ascensore insieme a Della. Prima di raggiungere il loro ufficio si fermarono in quello di Paul Drake. 

— Salve. Paul — fece Mason. Com’è andata la gita a La Jolla? 

— Oh, benissimo — sbuffò Drake, ironico. —— Ci son rimasto ben quindici minuti, poi ho avuto il tuo telegramma che mi diceva di tornare indietro. 

— È risultato che il caso per il quale t’avevo mandato laggiù non era poi tanto importante. 

— Già — convenne Drake. — Ho letto tutto sui giornali. L’autista del tassì s’è confuso e non ha potuto identificare nessuno; stando così le cose, non occorreva nemmeno che andassi. 

— Ma la tua gita non aveva niente a che fare con l’autista. 

— Oh, lo so, lo so — disse Drake. — Una delle tante coincidenze, eh? 

— Cos’hai scoperto a proposito di quei nomi di cui ho dato l’elenco a Blanton? — riprese Mason. 

— Vediamo — incominciò l’investigatore. — Alle quattro e mezzo del pomeriggio del tre, Herbert Doxey era a casa con sua moglie. C’era fin dalle quattro. Prendeva un bagno di sole nel giardinetto dietro la casa, nascosto da una tenda. Ha la schiena tutta rossa. Enright Harlan e Roxy Claffin erano insieme. 

— Ne sei certo? 

— Certissimo. Erano nella casa di Roxy. Roxy ha risposto al telefono un po’ prima delle quattro, e alle quattro e un quarto parlava ancora. Enright Harlan è arrivato poco prima delle quattro e mezzo. Avevano un appuntamento per le cinque con un certo avvocato Arthur Hagan, e quasi subito hanno lasciato la casa di Roxy per andarci. 

“Ora veniamo a Neffs: che tu ci creda o no, era all’Agenzia Investigativa Sunbelt ad assumere un agente affinché pedinasse certe persone. Secondo la sua teoria, il tuo cliente doveva trovarsi tra queste, e voleva scoprire chi fosse. Cleve Rector era insieme a Jim Bantry della Costruzioni e Pavimentazioni Bantry.” 

— Alle quattro e mezzo? — chiese Mason. 

— Be’, a quanto pare è stato con lui solo sino alle quattro. Dice di essersi poi fermato in un bar a bere una bibita e di essere arrivato in ufficio alle cinque. 

— E non puoi verificare dov’è stato realmente, fra le quattro e le cinque? 

— “So” che alle quattro era dall’appaltatore, “so” che alle cinque era nel suo ufficio e “so” che ci vogliono venticinque minuti per andare da un posto all’altro. Non può aver fatto del male, nel tempo rimanente. Però, a voler essere precisi, non puoi dargli un alibi. 

— Ma io non voglio dargli un alibi — stabili Mason. — A questo deve pensarci lui. Io voglio solo sapere quali prove può portare. 

— Ha dato il nome del bar nel quale s’è fermato, ma il barista a quell’ora ha molto da fare e la foto di Rector non gli ricorda nulla: può darsi che sia stato lì, e può anche darsi che non ci sia stato, per quel che lo riguarda. 

— Va bene — concluse Mason. — Ora resta soltanto Ezekiel Elkins. 

— È un bocconcino che ho serbato appositamente per ultimo —— disse Drake. — Ezekiel Elkins è molto ma molto misterioso. Non parla. 

— Con nessuno? 

— Non parla coi miei uomini. Abbiamo usato tutti i trucchi del mestiere, ma non vuole aprir bocca. Incidentalmente, ti dirò che ha un occhio nero. 

— Come se l’è prodotto? — chiese Mason. — Ha battuto in una porta, nel cuore della notte? 

— Ha battuto nel pugno di qualcuno, e in piena luce. Non so altro: il Procuratore Distrettuale l’ha interrogato. Ma naturalmente non m’ha detto se è riuscito a farlo cantare o no. 

— E cos’ha detto ai giornalisti? 

— Che ha ricevuto parecchi testimoni fra cui Elkins. Ma non ha specificato se ha parlato e cos’ha detto. Ha fatto solamente un bel sorriso. Quanto al ritrovamento del secondo proiettile — riprese Drake — pare che la pistola sia stata scaricata almeno due volte, dentro la casa sulla collina. La terza cartuccia vuota indica che è stata scaricata una terza volta. Ma contro quale bersaglio? 

— Vorrei saperlo anch’io — mormorò Mason. 

— La tua cliente ha udito gli spari? — domandò Drake. 

— Cosa ti fa pensare che la mia cliente fosse da quelle parti? 

— Potrebbe aiutarci molto, se volesse. Intanto, potrebbe dirci “esattamente” a che ora è stato commesso il delitto. Il chirurgo che ha fatto l’autopsia ha lasciato un margine di venti minuti... e venti minuti son venti minuti. 

Mason annui. 

— In secondo luogo, potrebbe dirci quanti colpi son stati sparati — continuò Drake — e con quale intervallo. 

— Ma cos’avrebbe dovuto fare la mia cliente in quel posto? Come ci sarebbe giunta, e perché?... 

— Un momento, Perry: non spezzare nessuna lancia. Io ti ho fatto queste domande solamente perché le risposte semplificherebbero il mio lavoro. 

Mason ci pensò sopra. — Paul, nessuno ha provato che la mia cliente fosse laggiù... almeno per ora. Ma “qualora” ci fosse stata, sarebbe rimasta seduta nell’auto di Lutts, ad ascoltare la radio, e la musica sarebbe stata tanto forte da impedirle di udire lo sparo. 

— Gli spari — corresse Drake. — Plurale. 

— E va bene, plurale. Della ed io abbiamo fatto degli esperimenti sulla scena del delitto. Una persona che fosse stata seduta nell’auto di Lutts avrebbe dovuto sentire gli spari, a meno che la radio non avesse funzionato a pieno volume. 

— Era accesa, quando tu e Doxey avete scoperto il cadavere? 

— No. 

— E chi aveva le chiavi dell’automobile di Lutts? 

— Ma... lui, immagino. 

Drake scosse la testa. — Non erano nelle tasche del cadavere, quando è stato perquisito. 

— Accidenti! — esclamò Mason. — Cosa può aver voluto fare l’assassino con le chiavi dell’auto? 

— Forse si proponeva di prendere in prestito la macchina. 

— E gli agenti non hanno rilevato le impronte nella vettura? 

— Al momento no. Lo stanno facendo adesso. Ecco le foto della macchina, per quel che valgono. 

Drake estrasse da una busta alcune fotografie e Mason si mise a studiarle. 

— L’auto è stata trovata così ? 

— Precisamente. 

Mason osservava la foto del cruscotto. 

— Cosa c’è che non va? — domandò Drake. 

— Chiama l’agenzia che vende queste automobili. Fatti dire se è possibile accendere la radio quando il motore è spento e la chiavetta d’accensione non c’è. 

— Oh, oh! — fece Drake, e si diresse verso il telefono. 

— Non dare il tuo nome — raccomandò Mason. — Di’ che sei un cliente. Inventa qualche storia. 

Drake annuì e gli accennò di star zitto. — Pronto... — disse. — Nella vostra macchina, modello dello scorso anno, è possibile accendere la radio quando la chiavetta d’accensione non è infilata nel cruscotto? ... Sì... Un mio vicino dice che mio figlio è andato nella sua rimessa, ha acceso la radio e ha scaricato la batteria... Ah, bene. Ne siete certo?... Per tutte le macchine di quel modello?... Grazie, grazie. 

Drake abbassò il ricevitore. I suoi occhi evitarono quelli dell’avvocato. — Quando la chiavetta non c’è, Perry, non è possibile accendere la radio. L’auto è stata progettata appositamente così perché c’erano state delle lamentele. Gli inservienti delle rimesse, alla notte, facevano scaricare le batterie lasciando gli apparecchi accesi. 

— Be’ — disse Mason. — Così stanno le cose. Andiamo, Della, venite.