• 9

Perry Mason sedeva nella sala dei colloqui, e dall’altra parte del tavolo, separata da lui da una sottile rete metallica, Sybil Harlan sorrideva, serena. 

— Be’, non avete l’aria d’una donna che si trova nei guai. 

— Non sono nei guai. Son felice come un’allodola. 

— Non dimenticate che fra un quarto d’ora sarete imputata d’omicidio. 

— E poi? — fece Sybil. 

— Poi verrà fissata la data dell’udienza preliminare. 

— E che cosa succede all’udienza preliminare? 

— Si tratta d’una udienza che viene tenuta in presenza del magistrato per determinare se c’è motivo di ritenervi colpevole. In tal caso sarete rimandata davanti alla Corte Suprema di giustizia. Poi il Procuratore Distrettuale preparerà l’atto d’accusa e avrà luogo il processo davanti ai giurati. 

— Ebbene? — domandò Sybil. 

— Tutto dipende dall’autista del tassì e dalla sua testimonianza. 

— Potete demolirla? 

— Se tenete la bocca chiusa forse ci riuscirò. 

— L’ho tenuta chiusa: per questo son qui. Il Procuratore Distrettuale m’ha detto che se gli spiegavo cosa facevo su quello stradone, dov’ero stata e perché avevo preso quel tassì non avrebbe fatto nessuna imputazione a mio carico. 

— E voi? 

— Gli ho sorriso dolcemente e gli ho detto che non potevo rispondere se non c’era il mio legale. 

— E ora che vi siete rivolta a me, vostro marito non sospetterà nulla? Non penserà che siete stata voi a incaricarmi di comprare le azioni? 

— No; credo di aver agito abilmente, avvocato. Enny m’ha raccontato come vi eravate comportato alla riunione del consiglio e io gli ho detto che se mi fossi trovata nei guai mi sarei certamente rivolta a voi. Quando son venuti gli agenti, ho dichiarato che il loro atteggiamento non mi piaceva e che desideravo consultare un legale, senza di che non avrei detto neanche una sillaba. È stato allora che Enny mi ha consigliato di chiamarvi. Io gli ho ubbidito. È stata un’idea sua. 

— E il vostro anniversario del matrimonio com’è andato ? 

Gli occhi di Sybil divennero sognanti. — Enny è tornato da me, avvocato. È accaduto proprio quello che avevo previsto. Roxy l’aveva cucinato a forza di languidi sospiri e di occhiate incendiarie, ma appena ha temuto d’essersi impegolata in un guaio per colpa di mio marito, il suo vero carattere ha fatto capolino. Ha trascinato Enny dal suo legale, il quale ha commesso l’errore di far la voce grossa, dichiarandolo responsabile di tutto, perché la Claffin aveva agito secondo i suoi consigli. E Roxy, che era presente, annuiva e approvava, dimostrando la sua avidità. Enny è tanto disgustato che non vuol più vederla. È una fortuna che tutto sia andato liscio e che sia stato proprio Enny a consigliarmi di chiamarvi, avvocato. Ha molta stima della vostra abilità. Quando gli agenti sono venuti e hanno cominciato a far domande... A proposito, avvocato, sapete che hanno trovato nella mia borsetta la ricevuta del tassì? Credete che sia stato opportuno lasciarcela? Non avrei fatto meglio a distruggerla? 

— No, no — assicurò l’avvocato. — Volevo che andasse così. Ditemi, cos’hanno detto della pistola? 

— Era una di quelle di Enny. 

— Ed era la stessa che ho visto nel cassettino dell’automobile? 

— A quanto pare. 

— L’avevate presa dalla collezione di vostro marito? 

— Sì, me l’aveva data lui. 

— Come ha potuto trovarsi sulla scena del delitto? 

— È ovvio: qualcuno ha forzato il cassettino della mia macchina e l’ha rubata. 

— Quando? 

— Può esser stato solo... dopo. Vi garantisco una cosa, avvocato: “quella” pistola non ha ucciso George Lutts. 

— Gli esperti di balistica dicono di sì. 

— Allora s’ingannano. 

— Come sapete che non ha ucciso Lutts? 

— Io... ne sono sicura. Avvocato, potete basare tutta la vostra difesa sull’interrogatorio dei periti. La loro teoria non può reggere: quella pistola “non è” l’arma omicida. 

— Va bene — disse Mason. — E ora guardatemi negli occhi: vostro marito ha ucciso George Lutts? 

— Dio buono! No! 

— Come lo sapete ? 

— Ma... non avrebbe mai fatto una cosa simile. E poi... proprio nel momento in cui Lutts ed io raggiungevamo la vecchia casa, Enny e Roxy si preparavano a recarsi all’appuntamento con l’avvocato di Roxy. 

— Ne siete certa? 

— Certissima. Enny mi ha raccontato tutto. Avevano un appuntamento con Arthur Hagan alle cinque in punto. Ho visto mio marito arrivare, mentre ero sulla collina. Almeno: ho visto la sua automobile. Andava a prendere Roxy per accompagnarla dall’avvocato. 

— Non lo avete visto andar via? 

— No. 

— E Roxy l’avete vista? 

— Sì. Indugiava per la casa ed Enny ha suonato due volte il clacson. Non gli piace aspettare la gente. 

— Siete certa che fosse Roxy? 

— Oh, sì: non c’è da sbagliarsi. Era proprio quella civetta. 

— Strano che la polizia non abbia fatto nessuna pressione su vostro marito, per quanto sia risultato che la pistola era sua disse Mason. 

— Ma Enny ha un alibi a prova di bomba: l’hanno controllato. Fin dopo le quattro è stato nel suo ufficio; poi è andato a prendere Roxy e insieme hanno raggiunto lo studio dell’avvocato Hagan. Sono stati con lui fino alle sei e mezzo. Avete spaventato tutti, avvocato Mason: Hagan è molto preoccupato, a quanto pare. E naturalmente Roxy è in preda al panico... Può darsi che sia generosa nei suoi affetti, ma per il resto non lo è di certo. È attaccata ai suoi dollari come la tappezzeria al muro. 

— Benissimo — concluse Mason. — Cos’avete detto dunque agli agenti? 

— Niente. 

— Proprio niente? 

— Niente di tutto. Ho solamente ammesso d’essere stata all’istituto di bellezza, perché lo sapevano già. Ma a parte ciò, non ho detto nulla. Ho dichiarato che non desideravo parlare delle mie faccende private. 

— Brava — approvò Mason. — Restate a bocca chiusa finché non sapremo qual è la situazione. Vi avverto però che non sarà piacevole. 

— Mi sento di affrontare tutto, adesso — mormorò Sybil sorridendo. 

— Bene. Io farò quel che potrò. 

Mason lasciò la sala e cinque minuti dopo chiamava Harry Blanton, all’ufficio di Paul Drake. — Ho bisogno di sapere dove si trovavano esattamente certe persone alle sedici e trenta del giorno tre. Potete appurarlo? 

— Certo. Vi costerà del denaro, ma appena è possibile otterrò le informazioni. Naturalmente per qualcuno bisognerà fidarsi della parola. 

— In tal caso specificherete che non esiste nessun testimone in grado di sostenere l’affermazione. 

— D’accordo. Datemi i nomi, avvocato: farò del mio meglio. 

Mason si tolse di tasca un elenco. — Herbert Doxey, il genero di Lutts; Roxy Claffin; Enright Harlan; Ezekiel Elkins, Rogerson B. Neffs e Cleve Rector, tutti e tre consiglieri della Sylvan Giade Company. 

— Benissimo. Tutto qui? 

— Tutto qui. Datevi da fare. Un’altra cosa: la pistola omicida ha esploso tre colpi. Uno dei proiettili è entrato nel petto di Lutts; cercate di scoprire dove son stati scaricati gli altri due. 

— Qui forse faremo fiasco — disse Blanton. — Abbiamo dei contatti, è vero, ma probabilmente a questa domanda non sanno rispondere neanche quelli della polizia, al momento. 

— Be’, fate quel che potete — fece Mason. E interruppe la comunicazione.